lunedì 22 febbraio 2016

Stili di vita moderni e infertilità

           I ricercatori sostengono di aver trovato riscontri all’ipotesi che, peraltro, non è tanto eccentrica, secondo la quale il tipo di vita così impegnativo che le donne che lavorano molto, "le superdonne", hanno, esercita una influenza negativa sulla fertilità perché agisce sulla produzione di ormoni e perfino sulla morfologia del corpo.
In questa ottica si inserirebbe la considerazione sulle modificazioni del corpo della donna negli anni, le quali sarebbero passate da un corpo "più femminile" ovvero connotato da una vita sottile e fianchi larghi, ad uno "più maschile", nel quale il punto vita si è allargato e i fianchi sono diminuiti.

           Gli autori sostengono persino che lo stress correlato al lavoro porti con sé una sorta di "spostamento dell’equilibrio ormonale che porta gli ormoni femminili, gli estrogeni, ad essere sostituiti dagli androgeni". Questo spostamento porterebbe a modificazioni morfologiche del corpo femminile alle quali sarebbero associate anche minori probabilità di concepire.
Lo studio in esame sostiene quindi che le modificazioni morfologiche che ci hanno portato a cambiamenti nel punto vita e nei fianchi, associate a maggiore presenza di ormoni maschili, se ci aiutano a sopportare meglio lo stress da carriera, si riflettono in negativo sulla fertilità e persino sulle relazioni sociali.
           Per quanto mi riguarda non posso dire di considerare queste considerazioni del tutto convincenti. E’ vero che esistono alcune ricerche sulle associazioni tra lo stress, inteso in senso generico, e il successo nei trattamenti di PMA, ma è altrettanto vero che queste ricerche sono anche oggetto di attenzione critica da parte di altri ricercatori.
           Cosa ci resta allora di utilizzabile? Partirei da una semplice considerazione basata sul senso comune, al quale tutti possiamo fare riferimento, anche nella nostra esperienza di vita e di lavoro. L’esposizione all’ansia, all’incertezza, alle preoccupazioni, è ormai una condizione molto presente nella vita di tutte le donne, così come lo è per la maggior parte degli uomini.
Le donne, però, aggiungono a questa condizione un altro elemento che è tipico della nostra attuale situazione, sono chiamate a incarnare stili di vita molto esigenti che le chiamano ad impegnarsi prima sul lavoro e poi a cercare di formare una famiglia. Questa circostanza implica lo spostamento nel tempo delle scelte di procreazione e porta con sé – inevitabilmente – il calo naturale della fertilità che l’avanzare dell’età sempre comporta per la donna.

           In conclusione, rispondere alla domanda se lo stress psicologico, qualunque sia la fonte che lo produce, può ridurre la fertilità femminile è difficile, e lo stress è certamente una componente anche dei percorsi di fecondazione assistita.
E’ certamente vero, e su questo punto ci sono già evidenze scientifiche, che il supporto psicologico può essere un alleato importante nell’accompagnare il percorso delle coppie.
E’ probabilmente vero che una condizione di serenità maggiore è di aiuto, anche nei percorsi di PMA.
           E’ più difficile fornire alle persone le istruzioni e gli strumenti per la ricerca della serenità, troppi e troppo personali sono i fattori in gioco. Per quanto mi riguarda penso che suscitare domande e suggerire approfondimenti emotivi personali e di coppia possa, nella maggioranza dei casi, già essere di aiuto.
Fonte Marina Mengarelli è sociologa e presidente O.S.I. - Osservatorio Sociale sulla Infertilità

Nessun commento:

Posta un commento