venerdì 30 novembre 2018

Gravidanza, l’alcol distrugge il feto (ma non giudicate le donne)

Картинки по запросу alcol distrugge il feto          Le conseguenze, come rivela The Lancet Global Health, sono pesantissime: disfunzioni morfologiche, deficit di attenzione e di apprendimento, iperattività, malattie mentali, che possono manifestarsi anche dopo qualche anno dalla nascita. Che l’alcol facesse male in gravidanza è cosa nota sia alle donne che ai medici, ma in una forma così generica e vaga da risultare spesso inefficace. Si sa che bere non fa bene al bambino, ma non che bere porti, in un caso su 67, a questa patologia, finora sconosciuta anche agli stessi specialisti, come i ginecologi, che di fronte a una donna incinta si limitano spesso a dire: “Non fumi, non beva”, ma senza spiegare esattamente perché. Ma, ripeto, le indicazioni non motivato e non spiegate non aiutano le donne a seguire le prescrizioni.

          Non solo. Nel senso comune, vale ancora la convinzione che il fumo faccia più male dell’alcol durante i nove mesi di gestazione. Io stessa, ammetto, non mi sono mai granché preoccupata di questa aspetto durante le gravidanze, anzi mentre ero attentissima non solo a non fumare ma anche a non respirare fumo passivo, bevevo senza problemi un bicchiere di vino ogni tanto. Penso dunque che di questa patologia vadano informate tempestivamente tutte le donne che stiano pianificando una gravidanza, così come i medici di base, i ginecologi, i pediatri. E penso anche che, come al solito, esista ancora oggi una contraddizione totale nel modo in cui trattiamo le sostanze nocive. Battaglie campali (sacrosante) per indurre la gente a smettere di fumare e scritte scioccanti sui pacchetti di sigarette da un lato. Silenzio su alcolici e superalcolici dall’altro, quando questi ultimi provocano danni irreparabili su organismi adulti – 435.000 morti dal 2008 secondo l’Eurispes – figuriamoci su donna in gravidanza e feti. Ancora oggi il fumo è considerato un male assoluto, il vino rosso no, e anzi quando la ministra della Salute francese disse che l’alcol non dava alcun beneficio Macron corse ai ripari mostrandosi in pubblico con un bicchiere di rosso e in mano per evitare la rivolta dei produttori del settore.

          Tornando alla gravidanza. Ricordo perfettamente il motivo per cui continuavo a bere ogni tanto un bicchiere di vino (come andare in motorino e altre cose “proibite”). Era un modo per esprimere l’insofferenza verso un modello di gravidanza sempre più veicolato da medici e media. Un modello ipersalutista e proibizionista, dove alle donne incinte, appunto, è impedito tutto. E dove ci si immagina la donna in gravidanza quasi come una macchina, non un soggetto, e sempre nella stessa identica maniera: possibilmente pastello-vestita e dedita unicamente a curare il proprio corpo e la propria alimentazione in maniera ossessiva. Mi sono imbattuta fin troppe volte in donne incinte capaci di andare nel panico per una insignificante violazione, e spaventate dalle mille proibizioni date appunto senza motivazioni. Ho letto chat di donne disperate per essersi spruzzate uno spray anti zanzara o fatte la tinta ai capelli e convinte che il loro figlio sarebbe nato deformato. Donne impossibilitate a rilassarsi e godersi la gravidanza nella sua bellezza anche per la sfilza di prescrizioni affibbiate, che oggi tra l’altro generano un business notevole (ginnastica in gravidanza, integratori per la gravidanza, analisi, cibi bio e così via).

Gravidanza, l’alcol distrugge il feto (ma non giudicate le donne)          Certo, mettere a rischio la vita di un bambini che deve nascere è grave e non è un caso sul tema c’è un dibattito filosofico molto acceso tra chi pende per la libertà delle donne e chi invece sarebbe favorevole a restrizioni, anche pesanti, della loro libertà purché evitino comportamenti dannosi come bere e fumare, o peggio assumere droghe etc. Io vorrei, più che schierarmi, e senza giustificare chi beve, mettere in luce un altro aspetto: per portare avanti una gravidanza perfetta così come oggi ci viene prescritta bisognerebbe avere una vita riposata, lavorare pochissimo o farlo senza stressarsi, avere mille aiuti in casa e con eventuali altri figli. Cosa che, invece, non avviene per i muovi che sappiamo. Perché il lavoro delle donne è precario, gli aiuti pochi. Perché ci si aspetta da una donna in gravidanza che si curi come una donna in gravidanza ma sia efficiente come una donna non incinta, oppure – ancor di più – come un uomo. Le prestazioni che ci chiedono sono altissime, e sempre contrastano con i ritmi dei nostri corpi. E allora limitarsi a vietare l’alcol a donne che magari bevono un bicchiere per riprendersi dopo giornate sfinenti non aiuta. Informare va bene, informare e aiutare è molto, molto meglio.

Fonte https://www.ilfattoquotidiano.it/2018/11/28/gravidanza-lalcol-distrugge-il-feto-ma-non-giudicate-le-donne/4796989/

LE MAMME HANNO BISOGNO DI SUPPORTO… E DI SUPPORTER

        Ero felicissima, non fraintendetemi, ero entusiasta della mia nuova vita e curiosa di scoprire come il mio pargoletto si sarebbe trovato nel nostro nido, ma mi domandavo se sarei riuscita a giostrarmi tra poppate, pannolini, pulizie e cucina.
        Sapevo di poter contare sull’aiuto di più persone che sarebbero accorse immediate al mio primo richiamo ma, in quel delicato momento, più che notare il supporto di parenti ed amici, vedevo lo strano comportamento di alcune donne…

         Perché, se anche tu sei mamma, non ti comporti con me come avresti desiderato che le donne si comportassero con te?
amiche        Perché mi chiedi se il mio latte è buono? Perché mi fai venire dubbi sul mio modo di accudire la piccola? Perché mi dai da intendere che faccio un sacco di errori irrimediabili di cui mi pentirò amaramente??

        Avevo solo bisogno di qualcuno che mi dicesse che quello che stavo facendo era giusto proprio perché era ciò che spontaneamente mi veniva suggerito dal cuore…
        Avevo solo bisogno di donne che mi rassicurassero e confermassero che tutte ci si trova in quello stadio in cui non ti piaci più come quando avevi il tuo bel pancione a renderti splendida e magari ti senti goffa o maldestra e, soprattutto, bisognosa di aiuto e supporto!
        Sì perché, se tutti guardano incantati il frutto dell’amore tra te e il tuo compagno di vita….tutte guardano te con occhi indagatori… O almeno a te così sembra!


        Mi domandavo perché le donne riuscissero ad essere così subdole…
        E’ assurdo che si crei competizione! Ognuna di noi è la mamma ideale per il proprio figlio!
Peccato che tutta questa sicurezza al momento fosse schiacciata dai dubbi che mandano in crisi.
Mi piacerebbe che, quando nasce una nuova vita, le donne si facessero forti l’una con l’altra, che si aiutassero, che si spalleggiassero e che insieme creassero la certezza nella neo mamma che se si è diventate mamme è perché si era pronte per esserlo e poco importa se non si riesce più ad avere la casa in ordine come un tempo o i vestiti stirati come d’abitudine!

         Le donne per migliaia di anni sono riuscite a far girare il mondo e bisognerebbe ricordarcelo a vicenda di tanto in tanto!

Nicla

Come dire agli amici che tuo figlio è stato partorito da una madre surrogata

         La maternità surrogata è un passo molto coraggioso e complesso. Prima di tutto, bisogna prestare attenzione alle questioni mediche e legali del programma. La maternità surrogata non è consentita in tutti i paesi europei. Ci possono essere alcuni problemi con lo sbrigo dei documenti. Ma non in Ucraina. Qui esiste un regolamento legislativo sull'uso delle tecniche PMA. Migliaia di coppie infertili provenienti da tutto il mondo vanno in Ucraina perché è uno dei pochi paesi dove ci sono le condizioni ideali per realizzare un programma legale di maternità surrogata.
        Quando si decide di ricorrere all'aiuto di un programma di maternità surrogata per avere figli bisogna assicurarsi di essere pronti a fare un passo così serio. Anche se gli aspetti medici e legali sono chiari, spesso rimangono problemi psicologici. Sovente le coppie che fanno ricorso alla maternità surrogata devono affrontare la questione di come comunicare tali notizie ai loro familiari. I dubbi su come reagiranno gli amici e se i colleghi giudicheranno la loro scelta sono assolutamente normali.
        Occorre pensare in anticipo come presentare i cambiamenti dello stato civile agli altri. Durante il programma di maternità surrogata, una donna estranea porta in grembo e partorisce un bambino ad una coppia infertile. In questo periodo bisogna preparare i familiari e gli amici all’arrivo del neonato senza essere giudicati troppo. A volte, gli amici o solo conoscenti vogliono conoscere alcuni dettagli che la famiglia non è sempre pronta a condividere. Talvolta, anche se si tratta solo di riconoscere il metodo con cui è arrivato il bambino, può essere difficile parlarne chiaramente e sinceramente senza sentirsi in imbarazzo.
        Alcune donne possono indossare una pancia finta imitando una vera gravidanza. Ma ci sono molte coppie che dichiarano esplicitamente che il loro figlio è il risultato di una fecondazione in vitro. Ognuno è libero di decidere come presentare le informazioni riguardo l'arrivo del bambino.
        Comunque si consiglia di iniziare a pensare a cosa raccontare non appena arriva la notizia che la madre surrogata è incinta. Se si decide di mantenere segreto il metodo di concepimento e di nascita del bambino è necessario ragionare sulle eventuali domande che si possono ricevere dalle persone.   
Картинки по запросу Come dire agli amici che tuo figlio è stato partorito da una madre surrogata        Ognuno ha sempre il diritto di difendere i limiti della propria privacy. Ma bisogna saperlo fare in modo intelligente. Sarebbe auspicabile prendere in considerazione da chi provengono le domande. Si potrebbe scegliere di rispondere in forma comica ed ironica mettendo in chiaro in questo modo che la questione riguarda soltanto la vostra famiglia. Oppure si potrebbe raccontare apertamente tutti i dettagli del programma effettuato.
        Qualunque tattica si decida di attuare bisogna ricordare che queste sono scelte personali. Pertanto, tocca ad ognuno decidere se raccontare o no di maternità surrogata ai parenti, amici, vicini, colleghi, ecc.
        La maternità surrogata, come tutti gli altri metodi di procreazione medicalmente assistita, sta diventando così gettonata che questo argomento non sorprende più nessuno. Guardando le statistiche sul numero di famiglie che ricorrono all'aiuto della PMA, possiamo tranquillamente affermare che forse tra qualche anno la frase "La nostra famiglia ha fatto ricorso all'aiuto di una madre surrogata" suonerà come "Ieri sono stato dal dentista". 

Fonte http://uteroinaffitto.com/  

LA MISURAZIONE DEL FONDO UTERINO ALTERNATIVA ALL’ECOGRAFIA?

      Questa misurazione può essere effettuata dalla ventiquattresima settimana di gestazione in poi ed essere riportata sulla Tabella di Cardiff (vedasi nelle fonti a piè di pagina), tramite la quale è possibile effettuare un confronto con le curve di crescita fetale.

      La corretta valutazione di questo parametro, risulta essenziale per stabilire se il feto stia crescendo adeguatamente nel corso delle settimane; eventuali valori molto discostanti, possano dare un preavviso, fornendo così, con una semplice valutazione, un’adeguata assistenza prenatale.

      La lunghezza sinfisi/fondo va eseguita possibilmente sempre dallo stesso professionista, per evitare potenziali errori di valutazione determinati da parametri puramente soggettivi.
gravidanza pancia
      La donna che si appresta alla misurazione, dopo aver svuotato la vescica, dovrà mettersi in posizione semisdraiata, con l’addome scoperto; prima della misurazione vanno valutati alcuni fattori, tra cui la condizione di un utero non contratto e poi, tramite un’adeguata palpazione, va identificato il punto corrispondente al fondo uterino.

       A questo punto va posizionato il centimetro su tutta la lunghezza della pancia, facendo attenzione a posizionare un capo, mantenuto fisso con una mano, in corrispondenza del fondo, mentre l’altro in corrispondenza del margine superiore del pube.

      La lunghezza ottenuta fornisce quindi un valore direttamente correlato alla crescita del feto, tant’è che il fondo dell’utero tenderà a salire man mano che la gravidanza aumenta, spostandosi per accogliere il bambino.

       Questo metodo di valutazione fornisce informazioni utili anche in merito alle dimensioni del futuro nascituro ed è considerata comunque valida e attendibile quando usata sistematicamente dall’operatore.
      La valutazione della lunghezza sinfisi/fondo non va a sostituire un regolare controllo, ma è un aiuto efficace che fornisce informazioni sulla crescita fetale, decretando la necessità o meno, di ulteriori indagini diagnostiche.

      La valutazione della pancia di una gestante è molto importante perché può indicare la presentazione del bambino (podalica o cefalica), la sua posizione (anteriore o posteriore), i MAF (movimenti attivi fetali) e l’eventuale impegno nel canale del parto.

Fonte
La distanza sinfisi- La distanza sinfisi-fondo

RICONOSCERE IL PIANTO DEL NEONATO

pianto del bambino
       La mamma e il papà impareranno rapidamente a distinguere le motivazioni del pianto, mentre il piccolo svilupperà la consapevolezza di poter interagire con loro. I genitori non devono avere paura che il bambino, quando piange, abbia necessariamente una malattia.

        Se è malato infatti  il neonato apparirà debole e anziché piangere rifiuterà il cibo, ma soprattutto sarà assopito,  spesso con gli occhi chiusi, svogliato e poco incline alla relazione.
       Nei casi invece in cui il bambino con il pianto esprime una necessità o un bisogno oppure un dolore intenso, come nel caso delle cosiddette “coliche”, più passa il tempo più il pianto acquisirà forza e intensità.

Esistono diverse tipologie di pianto:

  • quello da fame con modalità acuta;
  • da dolore, tipico per il forte grido iniziale seguito da una pausa di silenzio e da una forte inspirazione che darà il via ad una lunga serie di grida acute, incessanti, ravvicinate e spesso inconsolabili;
  • da sonno, è caratterizzato dal suono lamentoso, quasi melanconico.

        Indipendentemente dal tipo di pianto, i genitori devono rispondere al richiamo di aiuto consolando il bambino, tenendolo in braccio, cullandolo e mostrando di comprendere il suo disagio.
       In questo modo favoriscono la percezione di accoglimento e di ascolto, condizioni fondamentali nello sviluppare la fiducia nelle persone e nella vita.
       Il neonato considera se stesso un tutt’uno con la propria madre (diade mamma-bimbo) ed è per lui fondamentale ricreare la percezione di unione-fusione nelle situazioni di disagio, indipendentemente dalla causa.

 Sono i primi passi, anche se impegnativi, di una relazione.
       Tranquillizzare il bambino prendendolo in braccio non significa “viziarlo”, tanto più il bambino vivrà con naturalezza l’assidua presenza della mamma tanto più velocemente imparerà a separarsi da lei senza l’angoscia perché avrà soddisfatto pienamente le esigenze primarie delle prima fase di vita.
       Quando prendete in braccio e coccolate il vostro bambino, lui smette di sentirsi solo, il suo dolore è condiviso e compreso; nulla appare più impossibile perché l’abbraccio di una madre rasserena l’animo.


E per la madre?
       Una opportunità di crescita nel saper ascoltare e il rendersi conto che quello che può fare, è contenere con amore lavorando sui sensi di inadeguatezza.
Perché il porto sicuro ha muri forti e saldi per contenere le alte onde delle emozioni che frangono.

giovedì 29 novembre 2018

Cancro e gravidanza: tutto quello che c'è da sapere

Картинки по запросу Cancro e gravidanza       Avere un figlio è il sogno di molte donne, ma a volte le cose non vanno come si vorrebbe: c’è chi purtroppo si trova a dover affrontare una diagnosi oncologica durante la gravidanza – circa un caso ogni 1000-2000 gravidanze -, e chi invece il cancro lo ha già “conosciuto” da vicino e sta affrontando i trattamenti antitumorali – spesso causa di infertilità –, con la paura che la possibilità di diventare mamma rimanga soltanto un sogno confinato nel cassetto. L'argomento è stato al centro di una sessione del Congresso dell'Associazione italiana di oncologia medica (Aiom), in cui si è parlato di rischi e prospettive.

• CANCRO E GRAVIDANZA: IL TEMPO “GIUSTO”
       Una delle principali paure delle pazienti riguarda, ad esempio, l'effetto "ritardato" dei farmaci sul futuro bambino. “È stato appena pubblicato un lavoro che fa vedere come nelle donne che hanno avuto una pregressa neoplasia, la gravidanza successiva non è associata a un aumento del tasso di malformazione del feto", spiega Fedro Alessandro Peccatori, Direttore dell’Unità di Fertilità e Procreazione in oncologia all’Istituto europeo di oncologia (Ieo) di Milano, tra il relatori della sessione: "Però se la gravidanza si verifica in un tempo inferiore a un anno dalla fine dei trattamenti, c’è un rischio maggiore di avere neonati più piccoli per l’età gestazionale (Sga), e un’incidenza più alta di parti prematuri. Si tratta di due complicanze della gravidanza non gravi, ma che necessitano di un controllo più attento”. Le possibili spiegazioni di questo dato sono legate all’effetto che un tumore o un trattamento precoce può avere sulla gestazione, sia dal punto di vista immunologico sia dal punto di vista della qualità degli ovociti o dell’annidamento dell’embrione.

• I TUMORI PIÙ DIFFICILI PER UNA GRAVIDANZA
       La possibilità di diventare o meno mamme dipende anche dal tipo di neoplasia che viene diagnosticato: “Tra i tumori che ostacolano di più la gravidanza quelli del collo dell’utero – in particolare un intervento conservativo sul collo dell’utero o un trattamento di radio-chemioterapia – e il tumore della mammella", continua Peccatori: "È molto importante che i servizi di oncofertilità lavorino con gli oncologi già da subito dopo la diagnosi, preservando la fertilità, ad esempio attraverso il congelamento degli ovociti, preservando la funzione ovarica attraverso la somministrazione di farmaci GnRha nel corso della chemioterapia stessa, una tecnica oramai consolidata. Oppure preservando il tessuto ovarico in tutte le pazienti interessate, cosa che per ora non succede – fa notare il medico: il numero delle pazienti che accede ai servizi di preservazione della fertilità è ancora molto basso, tra il 10 e il 20%”. Tra i tumori meno problematici per la gravidanza, invece, quelli che non richiedono una chemioterapia o una terapia sistemica, quindi i tumori della tiroide, oppure i melanomi localizzati, che sono abbastanza frequenti nelle donne fertili.

• LA GRAVIDANZA DOPO UN TUMORE
Cancro e gravidanza: tutto quello che c'è da sapere       La gravidanza dopo un tumore, anche nel caso di tumori ormono-responsivi, ad esempio il tumore mammario, "non aumenta il rischio di recidive e non peggiora gli esiti oncologici, nonostante la gravidanza sia associata a livelli di estrogeni circolanti molto elevati", sottolinea l'esperto: "Si tratta di un’evidenza molto importante nel campo dell’oncofertilità, che non viene ancora del tutto metabolizzata dai medici: circa un oncologo su tre, infatti, sconsiglia erroneamente la gravidanza alle donne che hanno avuto questo tipo di tumori”. E adesso l’attenzione degli esperti è focalizzata sulla possibilità di far sospendere temporaneamente il trattamento ormonale in corso nelle pazienti oncologiche che cercano una gravidanza, per poi riprenderlo dopo aver partorito ed eventualmente allattato al seno. Come spiega Peccatori: “Abbiamo iniziato nel 2014 uno studio internazionale - Positive - ancora in corso, che ci fornirà dei dati precisi sulla probabilità di poter realmente ottenere una gravidanza in tutte quelle donne che hanno questo tipo di tumore. Cercheremo, inoltre, di capire qual è impatto delle principali tecniche di fecondazione assistita, come la Fivet, la Icsi e l’ovodonazione, sia in termini di efficienza che in termini di prognosi oncologica. E poi potremo finalmente dire qualcosa in più in questi casi, su quale sia realmente il contributo dei fattori che sappiamo favorire la gravidanza, come ad esempio l’essere giovani, aver avuto già un figlio, non aver fatto la chemioterapia”.

Fonte https://www.repubblica.it/oncologia/qualita-di-vita/2018/11/29/news/cacnro_e_gravidanza_tutto_quello_che_c_e_da_sapere-212970651/

PESO CORPOREO IN GRAVIDANZA

        Indicativamente in una donna incinta, nel corso dei nove mesi della gravidanza, si dovrebbe riscontrare un incremento di peso compreso fra i 9 e i 12 Kg per una gravidanza singola non complicata.
       Per le gravidanze gemellari l’aumento ponderale dovrebbe essere compreso tra i 16 e i 20 Kg.
Картинки по запросу PESO CORPOREO IN GRAVIDANZADurante i primi mesi, la crescita del peso materno è influenzata dall’incremento di liquidi e di grasso all’interno dei tessuti corporei ed è meno marcata a causa dei comuni sintomi della gravidanza quali nausea e vomito.

       A partire dal II trimestre si verificano sostanziali variazioni di peso a causa dell’ingrossamento dell’utero, della placenta e del bambino, nonché dell’incremento del liquido amniotico.
       Nelle ultime settimane di gestazione la ritenzione dei liquidi, evidente soprattutto agli arti inferiori con la comparsa di edemi, contribuisce in modo evidente all’aumento ponderale.
       E’ infatti evidente, come nei primi giorni di puerperio, si assista ad un’evidente diminuzione del peso per l’aumentata diuresi (produzione di urina) e il rientro nei compartimenti vascolari dei liquidi extracellulari.

        Per evitare un aumento di peso eccessivo si consiglia di intraprendereuno stile di vita e una alimentazione sana, equilibrata e varia.
       Non è vero che bisogna mangiare per due, ma è certo che l’appetito varia in funzione del fabbisogno energetico materno. E’ opportuno svolgere moderata attività fisica, non solo per tenere sotto controllo l’aumento ponderale ma anche per ridurre i disturbi della gravidanza incrementati da uno stile di vita sedentario.
       Bisogna poi considerare che ogni donna è diversa, e l’aumento di peso varierà in funzione del fisico e dell’Indice di Massa Corporea di ciascuna.

L’ECOGRAFIA PER DIAGNOSI PRECOCE DEL TUMORE AL TESTICOLO

        Oggi parleremo, grazie ai risultati conseguiti da un gruppo di ricercatori dell’Università Sapienza di Roma, della possibilità di utilizzare una nuova tecnica ecografica per l’identificazione di tumori e lesioni testicolari, anche di piccolissime dimensioni.

        Radiology, una delle riviste scientifiche più importanti del settore, offre un’anticipazione dei rilevanti risultati della ricerca e riporta i dati raccolti dall’équipe medica italiana.
Come spiega il Dott. Andrea Lenzi, coordinatore del progetto di ricerca, la possibilità di utilizzare un’ecografia con mezzo di contrasto per la diagnosi dei tumori ai testicoli è un traguardo importantissimo.

ecografia
        La capacità di individuare le masse tumorali quando sono ancora impossibili da percepire alla palpazione (dimensioni inferiori a 1,5 cm) rende possibile intervenire tempestivamente con la chirurgia conservativa, salvaguardando la fertilità del paziente nella maggior parte dei casi.
        La tecnica ecografica, inoltre, permette di definire nel 97% dei casi la natura della massa, distinguendo con un’ottima approssimazione tumori benigni da quelli maligni.
        I benefici della tecnica sono quindi davvero considerevoli, sia in termini strettamente medici che per la psicologia del paziente colpito.

        I tumori testicolari rappresentano, oggi, la tipologia più frequente tra i giovani uomini di età compresa tra i 15 e i 40 anni, e negli ultimi cinquant’anni si è registrato un costante aumento della loro incidenza.
        I dati riportati dalla ricerca hanno permesso di riscontrare ben 44 tumori maligni sui 115 pazienti presi in esame durante l’analisi, tutti delle dimensioni di pochi millimetri.
        La possibilità di individuarli prima che raggiungano le dimensioni necessarie a essere percepiti con la palpazione, permette di scongiurare la necessità di asportare l’intero testicolo.

        Grazie all’ecografia, sono stati individuati anche 42 tumori benigni e 29 lesioni di natura non tumorale.
        La tecnica – sperimentata dai ricercatori mediante visite andrologiche condotte presso il Policlinico Universitario Umberto I – rappresenta un mezzo non invasivo per la diagnosi differenziale di rivoluzionaria importanza, al più presto destinata a un utilizzo su larga scala.

Fonte :
Differential Diagnosis of Nonpalpable Testicular Lesions: Qualitative and Quantitative Contrast-enhanced US of Benign and Malignant Testicular Tumors

CARENZE ALIMENTARI IN GRAVIDANZA E SALUTE DEI FIGLI

       I risultati, pubblicati sull’American Journal of Epidemiology, hanno messo in evidenza come una dieta da 900 o meno calorie al giorno di una futura mamma sia responsabile, non solo di una malnutrizione durante la gravidanza stessa e alla nascita del bambino, ma anche un fattore di grave rischio per la salute negli anni a venire, aumentando l’incidenza di malattie e la predisposizione all’insorgenza di patologie di un particolare gravità.
       I risultati ottenuti, in realtà, sono stati estrapolati da dati storici ricavati dalla valutazione dei soggetti nati durante il periodo di carestia dell’Olanda, avvenuto negli anni 1944-1945.
Infatti, gli uomini nati in quegli anni e sottoposti alla visita militare dei 18 anni, mostravano già uno stato di salute precario ed una forma di malnutrizione pregressa.

       Inoltre, di questi, ben 5.011 soggetti morirono non per causa accidentali ma per malattie e più precisamente il 39% morì di tumore, il 21% di malattie cardiache, il 29% di malattie circolatorie, diabete e cause naturali.
       Questi risultati, associati all’anno di nascita avvenuta in corrispondenza della carestia (che molto presumibilmente impose un regime alimentare ristrettissimo e al di sotto di un livello accettabile per le donne in gravidanza) e all’indice di massa corporea registrata in corso di visita militare con eventuale idoneità, hanno quindi permesso di trarre conclusioni circa la sottonutrizione durante la gravidanza e gli effetti sullo stato di salute del figlio in età adulta.
       La fame che patirono i civili in Olanda nell’inverno tra il ’44 e il ’45, unita alla scarsa e cattiva nutrizione causata dalla seconda guerra mondiale, ci offrono un dato storico su cui incentrare uno studio dalla grande importanza sociale e sanitaria, fornendo l’opportunità unica di studiare la possibile origine fetale di malattie molto diffuse e i relativi effetti in età adulta.

        Inoltre si è notato, come la maggior parte degli uomini e delle donne che sono stati esposti alla cosiddetta fame prenatale, hanno presentato una notevole incidenza di aumento di massa corporea ed insorgenza di diabete di tipo II.
        Lo studio, inoltre, mette in luce come, soprattutto durante il primo trimestre di gestazione, momento particolarmente delicato e di notevole sensibilità per il feto verso l’ambiente e i cambiamenti del grembo materno, sia stato decisivo nell’innescare processi patologici precisi e prevedibili, sia in soggetti nati durante la carestia, sia in soggetti nati successivamente ed esposti alla fame durante l’infanzia.

Fonte
Prenatal Famine Exposure and Adult Mortality From Cancer, Cardiovascular Disease, and Other Causes Through Age 63 Years

DIRITTI NATURALI DEI BAMBINI E DELLE BAMBINE DI GIANFRANCO ZAVALLONI

       Il documento apre ad una nuova visione delle reali esigenze dei piccoli che superano e sovente sono in antitesi con le necessità della vita alienante delle famiglie.


  • Il diritto all’ozio a vivere momenti di tempo non programmato dagli adulti.
  • Il diritto a sporcarsi a giocare con la sabbia, la terra, l’erba, le foglie, l’acqua, i sassi, i rametti.
  • Il diritto agli odori a percepire il gusto degli odori, riconoscere i profumi offerti dalla natura.
  • I diritto al dialogo ad ascoltatore e poter prendere la parola, interloquire e dialogare.
  • Il diritto all’uso delle mani a piantare chiodi, segare e raspare legni, scartavetrare, incollare, plasmare la creta, legare corde, accendere un fuoco.
  • Il diritto al buon inizio a mangiare cibi sani fin dalla nascita, bere acqua pulita e respirare aria pura.
  • Il diritto alla strada a giocare in piazza liberamente, a camminare per le strade.
  • Il diritto al selvaggio a costruire un rifugio-gioco nei boschetti, ad avere canneti in cui nascondersi, alberi su cui arrampicarsi.
  • Il diritto al silenzio ad ascoltare il soffio del vento, il canto degli uccelli, il gorgogliare dell’acqua.
  • Il diritto alle sfumature a vedere il sorgere del sole e il suo tramonto, ad ammirare, nella notte, la luna e le stelle.

CARTA DEI DIRITTI DEL BAMBINO  E DELLA FAMIGLIA IN AMBIENTE ACQUATICO


Картинки по запросу DIRITTI NATURALI DEI BAMBINI1° Congresso per le attività acquatiche per la prima infanzia

Torino, 6 Maggio 2007
A questo forum ha preso parte Mammole, il documento è stato elaborato e sottoscritto con alcune scuole di formazione italiane.

Il Bambino in acqua ha diritto a:

• Essere accolto, rispettato, ascoltato e protetto nella sua peculiarità individuale
• Vivere questo ambiente giocando con piacere ed allegria come lui sa, senza costrizioni
• Scoprire l’acqua in compagnia della sua famiglia o di adeguate figure di riferimento fino a quando ne ha bisogno
• Raggiungere l’autonomia nel rispetto dei propri tempi e senza essere prigioniero delle aspettative
• Utilizzare strutture ed ambienti adeguati

I Genitori hanno diritto a:

• Ricevere dall’educatore informazioni e spiegazioni pedagogiche e didattiche
• Conoscere la formazione professionale degli operatori
• Essere rispettati nel loro ruolo parentale
• Essere istruiti sulla prevenzione degli incidenti

I DIRITTI DEL BAMBINO

        Ecco quindi qui raccolti, oltre alle indicazioni “tradizionali” (realizzati dall’ONU già nel 1924), anche del materiale per trarre alcuni spunti di riflessione.
        Citiamo quelli dell’italiano Zavelloni e quelli specifici legati alle attività in acqua, a cui ha preso parte nella redazione, anche Mammole.
Beh… buona lettura a tutti noi.

diritti-bambino@Principio primo:
il fanciullo deve godere di tutti i diritti enunciati nella presente Dichiarazione. Questi diritti devono essere riconosciuti a tutti i fanciulli senza alcuna eccezione, senza distinzione e discriminazione fondata sulla razza, il colore,il sesso, la lingua la religione od opinioni politiche o di altro genere, l’origine nazionale o sociale, le condizioni economiche, la nascita, od ogni altra condizione sia che si riferisca al fanciullo stesso o alla sua famiglia.

Principio secondo:
il fanciullo deve beneficiare di una speciale protezione e godere di possibilità e facilitazioni, in base alla legge e ad altri provvedimenti, in modo da essere in grado di crescere in modo sano e normale sul piano fisico intellettuale morale spirituale e sociale in condizioni di libertà e di dignità. Nell’adozione delle leggi rivolte a tal fine la considerazione determinante deve essere del fanciullo.

Principio terzo:
il fanciullo ha diritto, sin dalla nascita, a un nome e una nazionalità.

Principio quarto:
il fanciullo deve beneficiare della sicurezza sociale. Deve poter crescere e svilupparsi in modo sano. A tal fine devono essere assicurate, a lui e alla madre le cure mediche e le protezioni sociali adeguate, specialmente nel periodo precedente e seguente alla nascita Il fanciullo ha diritto ad una alimentazione, ad un alloggio, a svaghi e a cure mediche adeguate.

Principio quinto:
il fanciullo che si trova in una situazione di minoranza fisica, mentale o sociale ha diritto a ricevere il trattamento, l’educazione e le cure speciali di cui esso abbisogna per il suo stato o la sua condizione.

Principio sesto:
il fanciullo, per lo sviluppo armonioso della sua personalità ha bisogno di amore e di comprensione. Egli deve, per quanto è possibile, crescere sotto le cure e la responsabilità dei genitori e, in ogni caso, in atmosfera d’affetto e di sicurezza materiale e morale. Salvo circostanze eccezionali, il bambino in tenera età non deve essere separato dalla madre. La società e i poteri pubblici hanno il dovere di aver cura particolare dei fanciulli senza famiglia o di quelli che non hanno sufficienti mezzi di sussistenza. È desiderabile che alle famiglie numerose siano concessi sussidi statali o altre provvidenze per il mantenimento dei figliuoli.

Principio settimo:
il fanciullo ha diritto a una educazione, che, almeno a livello elementare deve essere gratuita e obbligatoria. Egli ha diritto a godere di un’educazione che contribuisca alla sua cultura generale e gli consenta, in una situazione di eguaglianza di possibilità, di sviluppare le sue facoltà, il suo giudizio personale e il suo senso di responsabilità morale e sociale, e di divenire un membro utile alla società. Il superiore interesse del fanciullo deve essere la guida di coloro che hanno la responsabilità della sua educazione e del suo orientamento; tale responsabilità incombe in primo luogo sui propri genitori. Ogni fanciullo deve avere tutte le possibilità di dedicarsi a giochi e attività ricreative che devono essere orientate a fini educativi; la società e i poteri pubblici devono fare ogni sforzo per favorire la realizzazione di tale diritto.

Principio ottavo:
in tutte le circostanze, il fanciullo deve essere fra i primi a ricevere protezione e soccorso.

Principio nono:
il fanciullo deve essere protetto contro ogni forma di negligenza, di crudeltà o di sfruttamento. Egli non deve essere sottoposto a nessuna forma di tratta. Il fanciullo non deve essere inserito nell’attività produttiva prima di aver raggiunto un’età minima adatta. In nessun caso deve essere costretto o autorizzato ad assumere un’occupazione o un impiego che nuocciano alla sua salute o che ostacolino il suo sviluppo fisico, mentale, o morale.

Principio decimo:
il fanciullo deve essere protetto contro le pratiche che possono portare alla discriminazione razziale, alla discriminazione religiosa e ad ogni altra forma di discriminazione. Deve essere educato in uno spirito di comprensione, di tolleranza, di amicizia fra i popoli, di pace e di fratellanza universale, e nella consapevolezza che deve consacrare le sue energie e la sua intelligenza al servizio dei propri simili.

mercoledì 28 novembre 2018

DIETA VEGETARIANA, BENESSERE PER TUTTA LA FAMIGLIA

Картинки по запросу BENESSERE PER TUTTA LA FAMIGLIA        La dieta vegetariana, in particolare quella definita lacto ovo vegetariana, prende sempre più piede nei Paesi industrializzati in quanto ritenuto il giusto regime alimentare in grado di aiutare a preservare la salute.
       E’ infatti scientificamente provato che un consumo eccessivo di carni aumenta la probabilità di malattie gravi come ad esempio il tumore al colon, ma anche ipertensione e conseguenti problemi cardiaci.

       Ricerche approfondite in materia sono state condotte dall’ADA (American Dietetic Association) che ha studiato gli effetti di tale regime alimentare nelle varie fasi della vita sconfessando anche alcune false credenze.
       In particolare una ricerca ha dimostrato che questo regime alimentare può essere seguito anche in gravidanza ed allattamento.
       Dalle ricerche emerge che in gravidanza ed allattamento non vi sono particolari differenze per le donne che hanno una dieta vegetariana rispetto a donne che invece hanno un regime alimentare che prevede anche il consumo di carne e pesce, l’importante è pianificare una dieta che preveda integrazioni laddove necessarie.

        E’ stato rilevato che nelle donne vegetariane in gravidanza vi sono assunzioni inferiori di calcio, vitamina B 12 e zinco mentre, per quanto riguarda l’allattamento al seno, è stato riscontrato che il latte materno delle donne vegetariane è simile per composizione rispetto al latte delle donne non vegetariane e quindi non si riscontrano particolari necessità integrative.
       Vengono però mantenuti tutti i benefici perché una dieta vegetariana riduce il rischio di obesità infantile e di ipertensione e di conseguenza abbassa la probabilità di ischemie e problemi cardiocircolatori.

       Anche lo svezzamento deve avvenire con le stesse tappe dello svezzamento praticate dalle donne onnivore e sostituendo gli omogeneizzati di carne con il tofu e utilizzando yogurt, legumi e integrando con vitamina B12 e zinco laddove vi dovessero essere carenze.
       Dello stesso tenore sono i risultati del progetto EPIC, condotto con la collaborazione dell’AIRC, associazione che si occupa di ricerca sul cancro, è stato rilevato che le donne vegetariane hanno un’incidenza inferiore di tumore al seno.

       La stessa ricerca punta anche a sottolineare il ruolo fondamentale delle fibre di origine vegetale che hanno una funzione protettiva nei confronti del colon riducendo così l’incidenza del carcinoma.
verdureDa questo studio emerge che i vegetariani hanno il 12% di possibilità in meno di sviluppare patologie tumorali in genere, percentuale che sale al 45% per il cancro allo stomaco, vescica e leucemie.

       Questi dati sono convalidati da una ricerca condotta presso la Loma Linda University in California che ha sottoposto ad analisi 73000 americani divisi in onnivori, lacto ovo vegetariani, semivegetariani pescovegetariani e vegani.
       Dai dati riscontrati a sette anni dall’inizio della ricerca, è emerso che vi è una mortalità inferiore nei lacto ovo vegetariani.

Quali sono i sintomi della gravidanza nei primi giorni dal concepimento?

sintomi-della-gravidanza-nei-primi-giorni-dal-concepimento        I sintomi di una gravidanza si manifestano infatti fin dal primo mese della stessa e anzi subito dopo il concepimento. In questo caso, si sarebbe già alla prima settimana di gravidanza. E’ importante non confondere questi sintomi con l’arrivo delle mestruazioni, visto che essi potrebbero proprio essere confusi con il ciclo.

Tra i sintomi della gravidanza nei primi giorni dal concepimento potrebbero presentarsi:


  • nausea
  • mal di testa
  • perdite bianche
  • bruciori di stomaco
  • dolori al basso ventre
  • alterazione del gusto e dell’olfatto
  • rigonfiamento del seno (che può anche essere dolorante)
  • frequenti sbalzi d’umore
  • inoltre è possibile sentire un maggiore bisogno di andare in bagno ad urinare

        Pensi di poter essere incinta e ti piacerebbe sapere cosa potrebbe capitare al tuo corpo in questo momento? Prova il nostro tool per il calcolo delle settimane di gravidanza e corrispondenza mesi: scoprirai tante cose interessanti e curiose sul tuo stato

Qual è la differenza tra sintomi della gravidanza e l’arrivo delle mestruazioni?
        Molte donne non riescono a distinguere la differenza tra i sintomi di una possibile gravidanza e l’arrivo delle mestruazioni e questo è del tutto normale, perché essi possono essere molto simili tra loro.

        Se non sei sicura quando possa essere stato il tuo periodo fertile, prova a calcolarlo con il nostro tool e, se hai avuto rapporti proprio nei giorni indicati, è probabile che tu sia incinta.

        Il consiglio però è sempre quello di eseguire quanto prima un test di gravidanza perché i calcolatori possono dirti matematicamente quando potrebbe essersi verificato il tuo periodo fertile, ma fisiologicamente non potranno mai essere totalmente affidabili. Gli esperti suggeriscono di attendere almeno 10-15 giorni dalla data del concepimento per avere un’attendibilità maggiore. E’ quindi opportuno ascoltare il proprio corpo con la massima attenzione: sebbene molti sintomi tra gravidanza e mestruazioni siano comuni, ce ne sono altri che si manifestano solo in caso di un nuovo bebè in arrivo.

Sintomi della gravidanza
        In seguito alla fecondazione dell’ovulo e al suo successivo impianto, possono verificarsi vari sintomi della gravidanza ormai in atto. Tra questi ad esempio c’è la nausea gravidica: solitamente non si soffre di nausea nella fase di pre-ciclo e dunque la sensazione di nausea al mattino lascia presagire una possibile gravidanza. La nausea è inoltre un sintomo che si protrarrà per tutto il primo mese della gravidanza e solitamente fino al terzo.

        Allo stesso modo anche le perdite bianche abbondanti e i bruciori di stomaco non sono tipici dell’arrivo delle mestruazioni: le perdite dei giorni prima del ciclo sono eventualmente di tipo ematico, e quindi rosa o rosso chiaro, e più che bruciori di stomaco si sentono fitte alle ovaie e al basso ventre.

        Un sintomo che compare invece esclusivamente in caso di gravidanza e può manifestarsi fin dalla prima settimana è l‘alterazione di gusto e olfatto: i cibi e i sapori possono sembrare diversi, così come odori e profumi.

        Se si presta attenzione e si ascolta il proprio corpo si potrà quindi, con facilità, capire la differenza tra i sintomi di una gravidanza e quelli delle mestruazioni.

Le perdite bianche acquose: quando iniziano?
        Si è parlato di perdite bianche come sintomo di gravidanza: esse possono comparire fin dalla prima settimana di gravidanza e prolungarsi come sintomo durante tutto il primo mese di gravidanza.

Картинки по запросу Quali sono i sintomi della gravidanza
        Spesso quando si è incinte si temono molto le perdite, perché esse sono associate a problemi del feto. Non sempre però è così e anzi, sebbene sia sempre consigliato ascoltare il parere del proprio ginecologo ed effettuare il test di gravidanza a 10-15 giorni dal primo giorno di ritardo nel ciclo per fugare ogni dubbio, le perdite bianche sono proprio la conseguenza dei cambiamenti che avvengono nel corpo di una donna in dolce attesa.

        In caso di gravidanza, gli organi genitali interni trovano un nuovo assestamento, diverso dal precedente, e le perdite bianche ne sono la chiara manifestazione. E’ inutile cercare di eliminare questo tipo di sintomo confondendolo magari con un’infezione da candida: le perdite che indicano una gravidanza e si manifestano come sintomo di essa già nella prima settimana e per tutto il primo mese, sono piuttosto acquose ed inodori e non hanno nulla a che vedere con un’infezione.

        Sono perdite del tutto fisiologiche di cui non ci si deve preoccupare: basti pensare che quel liquido che spesso ci si ritrova sulla biancheria intima ha proprio la funzione di proteggere le mucose vaginali e preservarle da eventuali infezioni batteriche e micotiche come candida, vaginite, gardnerella e molte altre ancora.

Sintomi della gravidanza nei primi giorni: le perdite da impianto
        Se si notano delle perdite non bianche e acquose, ma di colore più tendente al rosato o al marroncino chiaro, allora si tratta di perdite da impianto. Anche queste perdite possono essere confuse con l’imminente arrivo delle mestruazioni, ma esse sono molto più tenui e durano soltanto qualche ora.

        Moltissime donne infatti, pur incinte, sostengono di non aver mai avuto perdite da impianto perchè non si sono nemmeno accorte di esse. Inoltre una differenza sostanziale tra le perdite da impianto e l’arrivo del ciclo è che le prime si manifestano in completa assenza di dolori, mentre il secondo solitamente si accompagna a dolore pelvico o ovarico.

        Le perdite da impianto si possono verificare intorno al quinto-settimo giorno dal concepimento, cioè proprio in contemporanea con l’impianto dell’embrione. Se in un primo momento l’embrione viene fecondato nella tuba, successivamente si sposta verso l’utero, dove poi avverrà tutto il processo della gravidanza.

        Le perdite da impianto, così come quelle bianche ed acquose dei primi giorni, non sono per nulla pericolose per il corretto svolgimento della gravidanza e non indicano assolutamente che c’è qualcosa che non va.

        Per approfondire l’argomento, leggete l’articolo: Perdite da impianto (spotting): sintomi e come riconoscerle

        Se si sono avuti rapporti sessuali non protetti è sempre bene effettuare quanto prima un test di gravidanza dopo circa 2 settimane dall’atto sessuale e successivamente eseguire delle semplicissime analisi del sangue che confermino o smentiscano l’arrivo di un nuovo bebè.

        Essere madri è una gioia indescrivibile ma occorre arrivarci pronte ed informate.

Fonte http://mammedicotone.it/mamme/gravidanza/quali-sono-i-sintomi-della-gravidanza-nei-primi-giorni-dal-concepimento/

GRAVIDANZA, SARÀ DAVVERO ANEMIA?

       Una riserva di ferro adatta all’età e al fisico, è sicuramente garanzia di buona salute: permette la produzione di emoglobina, che a sua volta garantisce il trasporto dell’ossigeno nei tessuti, e della mioglobina, che fissa l’ossigeno nel tessuto muscolare.
       È quindi particolarmente importante che in un corpo che ospita una gravidanza, e quindi già sottoposto ad un evento impegnativo,  tale presenza venga monitorata con la massima attenzione.
anemia gravidanza       È verità unanime comunque che il fisico femminile vada incontro, nel corso dei nove mesi di attesa, ad un’alterazione naturale di alcune delle sostanze presenti nel sangue.

       La diluizione dello stesso sangue, che permette un aumento ematico fino al 40%, ed è causata da una maggiore presenza di anticoagulanti, provoca un abbassamento della concentrazione di ferro.
       Lo scopo però non è negativo, bensì serve a permettere una migliore irrorazione di tutti i tessuti, sia della madre che del bambino.
       Spesso nel corso della gravidanza si scende al di sotto della soglia di 11 g/dL, ma da uno studio effettuato da un gruppo di ricercatori inglesi, e citato da Michel Odent nel suo libro “La scientificazione dell’amore” è dimostrato come questa penuria non rappresenti un problema, ma sia un trucco della natura per garantire una maggior protezione del neonato.

       Su oltre 150.000 parti presi in esame, i figli di madri che non presentavano carenze di ferro non solo avevano alla nascita un peso minore dei “colleghi” nati da madri anemiche, ma rischiavano anche di venire al mondo prematuramente.
       D’altronde dall’inizio della gravidanza è buona prassi garantirsi il miglior apporto di ferro con un’adeguata alimentazione, e se il medico lo consiglia, anche con l’apporto di ferro in fiale o compresse, onde evitare che quella che generalmente viene considerata come un’anemia fisiologia della gravidanza si trasformi in un’anemia carenziale.

Riferimento Bibliografico
M. Odent, La scientificazione dell’amore

BIRTH PLAN – IL PIANO DEL PARTO

        L’obiettivo è avere uno strumento che possa aiutarti a riprendere il controllo sul processo della nascita, in un contesto ormai medicalizzato, che si fonda sulla superiorità paternalistica del medico.
Il birth plan aiuta a spiegare le tue volontà e ad aumentare la tua soddisfazione.
       Dà la possibilità di evitare protocolli standardizzati più o meno invasivi e discutere riguardo a ciò che è necessario per la tua situazione individuale.
       Le donne scelgono il birth plan perché le fa sentire più sicure e aumenta la fiducia che hanno in sé stesse. Inoltre risultano più tranquille in quanto riescono ad avere un’idea e a capire meglio cosa le aspetta.

piano del partoMa attenzione! Il birth plan non è una lista della spesa!
Pondera sulle tue scelte, indaga sul perché per te è meglio un tipo di approccio piuttosto che un altro.
       In questo modo saprai affrontare in maniera più consapevole anche gli imprevisti. Infatti non sempre va tutto come immaginato.
       Può essere che per un tuo cambiamento di opinione o per la tutela della salute tua e del tuo bambino, debbano essere effettuati degli interventi più o meno invasivi che contrastano con quanto scritto nel piano del parto.
       Altre volte invece il piano del parto non viene rispettato per scarso supporto da parte degli operatori o operatori troppo legati ai protocolli.
       Oppure ancora, operatori che, anche a volte intenzionalmente, minano le tue sicurezze sui tuoi bisogni, convinti di saperne più di te.
       In alcune realtà si manifesta ostilità nei riguardi di donne che presentano un birth plan, perché si pensa che lo facciano per mancanza di fiducia nel sistema sanitario o per la presunzione di saperne più dei medici.

Si crea un clima di forte tensione e di incomprensione.
       Ciò riflette il problema più ampio del nostro tempo legato alla cura nell’ambito della nascita: pensieri contrastanti tra quello che è la nascita, come evento naturale, e ciò che costituisce una cura efficace e sicura.
       In conclusione, possiamo fare un’esortazione: riprendi in mano la nascita di tuo figlio.
Non avere paura di manifestare quello che vuoi, e sii comprensiva con te stessa laddove qualcosa non dovesse andare come avresti desiderato.
       Fidati anche degli operatori che ti accompagnano. In un momento così delicato non sei da sola! Dialoga con l’ostetrica, lei è lì per te e il tuo bambino.
Fidati, ma non essere dipendente. Opponiti quando non vieni ascoltata, ascolta tu quando è necessario.


Insomma sii protagonista!

Fonti Use and influence of Delivery and Birth Plans in the humanizing delivery process. Rev Lat Am Enfermagem. 2015 Jun; 23(3):520-6 Suárez-Cortés M., Armero-Barranco D., Canteras-Jordana M., Martínez-Roche M.E.
Communication and decision-making in labour: do birth plans make a difference?  Health Expect. 1998 Nov;1(2):106-116 Brown S.J., Lumley J. 

ALLATTARE AL SENO RIDUCE LA DEPRESSIONE POST PARTUM

        Un recente studio condotto in Gran Bretagna, inoltre, ha dimostrato come allattare al seno possa ridurre l’incidenza della depressione post-partum anche del 50%.
allattamentomamma        Lo studio è stato condotto da un team di ricercatori dell’Università di Cambridge e pubblicato sulla rivista Maternal and Child Health.
        Ad essere prese in esame sono state circa 14.000 madri in fase di allattamento.
        I dati segnalano che, se la depressione post-partum diminuisce nelle donne che allattano al seno, per quelle che sono impossibilitate a farlo la probabilità che si verifichi questo disturbo aumenta esponenzialmente.

         Le 13.988 mamme esaminate risiedono tutte nella zona sud-est dell’Inghilterra.
        Tra i ricercatori di Cambridge spicca la figura di Maria Iacovou che ha dichiarato che anche solo l’idea di allattare crea un effetto benefico nella madre e il farlo è in grado di far nascere una sorta di protezione dalla depressione post parto.
        Il beneficio che ne trae la mamma, inoltre, aumenta di mese in mese, fino a quando non passa il primo anno.
        Il motivo principale per cui questo accade è che la produzione di latte da parte della donna va a stimolare la produzione di neuro-ormoni che determinano una significativa riduzione dello stress e una complessiva sensazione di benessere.
        Ovviamente, quindi, per le donne che sono impossibilitate per vari motivi ad allattare, le conseguenze saranno decisamente negative.
Картинки по запросу ALLATTARE AL SENO RIDUCE LA DEPRESSIONE POST PARTUM
        In questi casi, si ha a che fare con le madri maggiormente a rischio di depressione post-partum.

        Essenzialmente le circostanze vanno a creare uno stato emotivo fortemente depressivo che va sotto il nome di “sindrome del fallimento”.
        L’incidenza è pertanto sempre più maggiore quanto più sono gli sforzi condotti dalla madre per tentare l’allattamento al seno.
        I risultati di questa ricerca si inseriscono all’interno di uno studio molto più ampio condotto sulla depressione post-partum.


Fonte
– Breastfeeding is negatively affected by prenatal depression and reduces postpartum depression

EFFETTI DEL FUMO IN GRAVIDANZA VISIBILI SUL VOLTO DEI FETI

       La ridotta ossigenazione del sangue che giunge al comparto fetale influenza lo sviluppo neurologico del feto e può condurre ad alterazioni della regolazione del sistema nervoso autonomo a livello di cellule e organi.
       Gli effetti più specifici del fumo durante la gestazione includono una variabilità della frequenza cardiaca e dei movimenti respiratori fetali, un ritardo nella maturazione polmonare, e anche alcune differenze anatomiche nella simmetria tra testa, addome, gambe e braccia. Alcuni studi hanno invece dimostrato un ritardo nello sviluppo della capacità di elaborazione vocale nei bambini le cui madri erano fumatrici in gravidanza.

        Una recente indagine in questo settore, pubblicata sulla rivista rivista Acta Paediatrica ed effettuata avvalendosi delle immagini in 4 dimensioni (4D), suggerisce la possibilità che il fumo induca ulteriori effetti sul sistema nervoso centrale del bambino nella sua fase di sviluppo.
Ricercatori delle Università di Durham, Lancaster e Middlesbrough hanno analizzato alcune immagini ottenute grazie alle moderne ecografie in 4D; oggetto dell’indagine è stata l’area del volto fetale, esaminato in modo oggettivo nei suoi movimenti.

fumo gravidanza sigaretta
       Gli autori dello studio dichiarano di aver rilevato che i feti figli di donne fumatrici mostrano un numero di movimenti facciali significativamente più alto rispetto a quello atteso e a quelli osservati nei feti di madri non fumatrici, in particolar modo della bocca.
       Sulla base del fatto che i risultati degli studi sui movimenti fetali indicano che lo sviluppo delle funzioni neurologiche è deducibile dallo sviluppo di normali movimenti (che includono il movimento generale, il tocco del viso e il movimento facciale), secondo i ricercatori questi movimenti dimostrerebbero l’interazione che il fumo ha con lo sviluppo neurologico: il sistema nervoso centrale del feto, che controlla anche i movimenti del volto, non si è sviluppato alla stessa velocità e nello stesso modo dei feti figli di donne non fumatrici.

        Lo studio è stato condotto basandosi su un totale di 80 ecografie di 20 feti, effettuate in quattro intervalli differenti, tra 24 e 36 settimane di gravidanza.
       Sono state invitate a partecipare alla ricerca 20 madri, 16 delle quali non erano fumatrici e 4 delle quali fumavano invece una media di 14 sigarette al giorno.
Tutti i feti, 10 maschi e 10 femmine, sono poi risultati sani alla nascita.

        Una delle autrici della ricerca, la Dott.ssa Nadja Reissland, ha asserito che dovranno essere svolti ulteriori studi per confermare quanto osservato sino ad ora. Le moderne tecnologie consentono ai ricercatori di effettuare indagini scrupolose, esaminando direttamente elementi che in passato non era possibile osservare, tuttavia è necessario anche valutare la fattibilità e la sicurezza delle tecniche adottate per svolgere le indagini.

Fonte  Ultrasound observations of subtle movements: a pilot study comparing foetuses of smoking and nonsmoking mothers

martedì 27 novembre 2018

NO AI RETINOIDI IN GRAVIDANZA

        I derivati della vitamina A, quali appunto i retinoidi, hanno infatti mostrato effetti teratogeni; non solo possono indurre malformazioni fetali, ma tendono anche ad aumentare il rischio di sviluppare aborto.
        E’ stato dimostrato che l’1% di tutte le malformazioni fetali sono legate all’esposizione all’acitretina durante la gestazione.
        Proprio per questa ragione, gli specialisti sconsigliano in modo assoluto il loro utilizzo nelle donne gravide; benché la loro pericolosità sia tutt’altro che da sottovalutare, secondo diverse indagini emerge che i rischi derivati dall’esposizione all’acitretina in gravidanza non sono sufficientemente chiari alle donne, le quali paiono non essere esaurientemente informate in merito.

crema-gravidanza        Poiché sono stati riportati casi di teratogenicità anche in donne che avevano sospeso da oltre 1 anno l’assunzione di retinoidi, i ricercatori dello studio sopracitato hanno preso in esame le raccomandazioni fornite dal “Piano di prevenzione della gravidanza” (Pregnancy Prevention Plan), le quali spingono verso un deciso no all’uso di retinoidi nelle donne sia prima, sia durante, sia dopo la gravidanza qualora non vengano adottati metodi contraccettivi validi.
        In particolare, i ricercatori hanno sottolineato l’importanza di evitare l’esposizione all’acitretina in tutte le donne fertili che non hanno fatto uso di metodi contraccettivi nel mese precedente all’assunzione dei retinoidi, e che quindi, potenzialmente, potrebbero essere gravide.
        L’indagine è stata condotta prendendo in esame un vasto campione di donne francesi (nello specifico 8.672) di età compresa tra i 15 ed i 49 anni e tutti i soggetti presi in considerazione avevano effettuato un trattamento a base acitretina tra 2007 e il 2013.

        Dall’analisi dei dati è emerso che solo il 12% delle donne si era sottoposto al test di gravidanza prima dell’inizio della terapia farmacologica.
        Si è inoltre reso evidente che tale percentuale, già di per sé significativa perché molto bassa, subiva un ulteriore calo sia in corso di terapia sia nei 2 anni immediatamente successivi alla sua sospensione.
Poiché al momento del follow-up sono state registrate 470 gravidanze tra le donne-campione, è possibile dire che 27 soggetti ogni 1000-anno sono esposti ad un rischio teratogeno acitretina-dipendente.
        Alla luce di quanto emerso, gli autori dello studio invitano i medici a sottoporre ciascuna donna in età fertile ad un accurato esame (comprendente il test di gravidanza) prima di prescrivere acitretina, esortandoli inoltre a fornire alle assistite accurate informazioni in merito alla pericolosità dei retinoidi durante la gestazione e alla conseguente importanza di adottare metodi contraccettivi validi.

Fonte
Compliance with pregnancy prevention plan recommendations in 8672 French women of childbearing potential exposed to acitretin.

Come fare la valigia del parto

       Il termine della tua gravidanza si sta avvicinando? È arrivato il momento di pensare alla valigia per il parto in ospedale, quella valigia con cui portare con sé un po' del comfort di casa e tutto l'occorrente per accogliere il piccolo che sta per arrivare.

Quando preparare la valigia del parto
       Non c'è un momento prestabilito per iniziare a preparare la valigia del parto ma ti sarà utile averla a portata di mano già intorno alla 34a – 36a settimana di gravidanza. A questo punto della gravidanza avrai già scelto il tuo ospedale di riferimento e stabilito il piano del parto.

Cosa mettere nella valigia del parto
       Per avere un'idea precisa di cosa mettere in valigia potrai contattare il tuo ospedale, che ti saprà dare indicazioni precise su cosa dovrai avere con te. Ogni ospedale infatti può avere modalità diverse nel fornire, ad esempio, pannolini per il neonato, assorbenti post-parto, mutandine a rete, detergenti e altri prodotti per l'igiene personale della mamma e del neonato.

Metti in valigia una busta contenente:

- tutta la documentazione clinica della tua gravidanza (ecografie, referti ecc.)

- tessera sanitaria

- documento d'identità valido

- i dati della tua eventuale assicurazione sanitaria

       Per praticità dividi in buste di plastica trasparente i tuoi indumenti da quelli del neonato. Puoi anche preparare per il bimbo 3 o 4 buste trasparenti contenenti un cambio completo per ogni giorno di degenza. Applica un'etichetta con nome e cognome del bambino in modo da semplificare le operazioni di chi si occuperà di lui durante la degenza.

Come fare la valigia del parto per la mamma
       Per la tua comodità metti in valigia capi morbidi, e traspiranti:

-3 o 4 camicie da notte abbottonate sul davanti per facilitare l'allattamento al seno (in caso di cesareo puoi scegliere, come alternativa, t-shirt di cotone in una taglia molto abbondante

-3 o 4 paia di calzini in cotone

-3 o 4 paia di mutande a rete

- 1 confezione di assorbenti post-parto

- 3 o 4 reggiseni per allattamento
(facoltativi: ricorda che per i primi giorni dopo il parto il seno va lasciato "libero", meglio non comprimerlo per non compromettere l'arrivo della montata lattea e un corretto avviamento all'allattamento al seno)

- 1 confezione di coppette assorbilatte
(o morbidi fazzoletti in cotone: lasciano traspirare la pelle evitando fastidiose irritazioni)

- 1 vestaglia per le tue uscite dalla stanza

- ciabattine

- 2 o 3 asciugamani

- abiti per l'uscita dall'ospedale

       Ricorda che il parto cesareo prevede qualche giorno in più di degenza, per cui aggiungi qualche cambio di biancheria in più.

       Nel beauty case: burro cacao, elastici per capelli, mollette, crema idratante, specchio, pettine, deodorante, salviette detergenti per le mani, spazzolino da denti, dentifricio, fazzoletti di carta, salviette umidificate per le mani, tappi per le orecchie. Niente profumo, che potrebbe risultare fastidioso all'olfatto sensibile del neonato.

       Non dimenticare: monete per i distributori automatici di bottigliette d'acqua e di snack, il caricabatterie per il cellulare, qualche passatempo rilassante (tablet, libri, MP3), 

Cose mettere nella valigia per il neonato
       Per il neonato scegli capi in cotone, morbidi e facili da lavare:

- 6 tutine in cotone (o in ciniglia d'inverno)

- 6 body in cotone (meglio sempre con maniche corte: in ospedale, anche in inverno, fa molto caldo!)

- se richiesti dall'ospedale: 1 confezione di pannolini nella taglia per neonati

- 2 paia di calzini in cotone

- un morbidissimo cappellino

- una copertina leggera o un portabebé imbottito per l'inverno

       Sarà tassativo, per il rientro a casa in auto, un sistema omologato per trasportare il neonato in modo sicuro e corretto. Sei pronta per questa bellissima avventura?

Fonte https://www.donnamoderna.com/mamme/gravidanza/come-fare-valigia-parto

Pubertà precoce

Come si fa la diagnosi di pubertà precoce

        E’ necessario effettuare alcuni esami, come la radiografia delle ossa, un’ecografia per verificare le dimensioni dell’utero e naturalmente un esame del sangue per valutare la presenza di ormoni sessuali in circolo.

Come si cura la pubertà precoce

        L’obiettivo di qualsiasi terapia è essenzialmente quello di migliorare l’altezza da adulti, evitare al bambino disagi e problemi psicologici legati ai cambiamenti che avvengono troppo presto nel suo corpo rispetto ai coetanei, proteggere le funzioni riproduttive.

        La terapia si basa generalmente su farmaci che agiscono bloccando la produzione dall’ipofisi delle gonadotropine.

puberta precoce        Gli esperti della Società Italiana di Medicina dell’Adolescenza precisano che solo il 3-5% dei casi sottoposti agli specillasti necessitano di una terapia farmacologica. In casi di lieve pubertà precoce non è necessario fare nulla perché con ogni probabilità non porterà ad un menarca prematuro.

        Si interviene farmacologicamente solo se la pubertà arriva prima dei 7 anni e mezzo perché così si limita il rischio che si blocchi la crescita a causa della chiusura prematura delle cartilagini. I farmaci normalizzano a curva di crescita, mentre non hanno alcun effetto su una bambina di otto anni in pubertà anticipata.

Da cosa dipendono i tempi della pubertà?

        Indubbiamente gioca un ruolo importante l’elemento ereditario, quindi a che età mamma e nonna hanno avuto il loro primo ciclo mestruale. Ma rispetto a due secoli fa l’età del menarca è scesa da 17 anni a 12 annie mezzo, a causa di un miglioramento dello stile di vita e dell’alimentazione. Ma attenzione, obesità e sovrappeso possono favorire la pubertà precoce perché il tessuto adiposo è un organo endocrino e quindi produce ormoni che possono dare il via alla fase puberale.

Fonte https://www.paginemamma.it/puberta-precoce

Sterilità e infertilità: di cosa parliamo?

        Nel linguaggio comune questi due termini vengono spesso utilizzati come sinonimi. Si tratta in realtà di due aspetti distinti, sebbene entrambi relativi all’ambito della procreazione.

Картинки по запросу Sterilità e infertilità        La sterilità è infatti l’incapacità per una coppia di concepire, e da un punto di vista più strettamente statistico si può parlare di un problema reale di sterilità soltanto dopo 12 mesi di rapporti frequenti e non protetti senza ottenere il concepimento. Trascorso un anno è consigliabile procedere con accertamenti, ma questo periodo di attesa può essere ridotto in caso la donna abbia un’età superiore ai 35 anni, oppure se esiste un precedente problema ginecologico o andrologico.

L’infertilità consiste invece nell’impossibilità di portare a termine la gravidanza.

        La differenza assume naturalmente rilievo per quanto riguarda ricerca della causa e della relativa soluzione. I problemi di fertilità in generale riguardano circa il 10-20% delle coppie che cercano un figlio, e in Italia ogni anno 500.000 di queste ricorrono al consulto di uno specialista.

        Alcune problematiche possono essere risolte grazie alla prevenzione, a diagnosi tempestive e terapie farmacologiche adeguate, ma quando la condizione viene valutata dal medico come permanente, diventa allora necessario ricorrere alle tecniche di Procreazione Medicalmente Assistita (PMA).

        Gli specialisti tengono a sottolineare che non esiste una sterilità femminile e una maschile: la sterilità è un problema di coppia, che porta all’impossibilità del concepimento, determinato da fattori maschili e femminili in misura percentuale praticamente uguale.

        Da segnalare che, anche con accertamenti approfonditi, non sempre si giunge a una diagnosi precisa: nel 10% casi ci si trova di fronte a sterilità inspiegata, cioè a coppie che non riescono a concepire in assenza di problemi.

Fonte https://www.progestazione.it/infografiche/sterilita-infertilita-cosa-parliamo/

MUTILAZIONI GENITALI FEMMINILI: ULTIME RACCOMANDAZIONI

La MGF è una pratica tipicamente diffusa in alcune zone dell’Africa, in particolare nella parte centro-settentrionale del continente (Egitto, Sudan, Somalia, Burkina Faso ecc.); tuttavia, oggi, questa coinvolge numeri impressionanti di bambine e giovani donne non soltanto in Africa, ma anche nei paesi occidentali, dove viene praticata in modo clandestino.
In seguito all’emigrazione della popolazione africana nel resto del mondo, la questione delle MGF è venuta alla luce, ma di fronte agli occhi di culture profondamente differenti rispetto a quella di origine.



In particolare, la Gran Bretagna è molto attiva rispetto a questa tematica, tanto che in data 23 aprile 2015 è stato pubblicato il resoconto di un lungo lavoro prodotto grazie alla collaborazione degli appartenenti al Gruppo Intercollegiale delle MGF, della Federazione Internazionale di Ginecologia e Ostetricia (FIGO), della Confederazione Internazionale delle Ostetriche (ICM), del Royal College Ostetrico (RCM), del Royal College Infermieristico (RCN), e grazie al patrocinio di diverse altre organizzazioni. La pubblicazione formula importanti raccomandazioni rivolte a tutti i professionisti che sono ritenuti fondamentali per poter avviare dei cambiamenti significativi, necessari nel Regno Unito tanto quanto negli altri paesi per aiutare a sradicare le MGF.


Картинки по запросу MUTILAZIONI GENITALI FEMMINILI: ULTIME RACCOMANDAZIONI       Ma cos’è la MGF? Essa comprende una svariata tipologia di procedure che comportano la rimozione parziale o totale dei genitali esterni o altre lesioni agli organi genitali femminili, per ragioni non mediche. L’OMS classifica quattro diverse topologie di MGF: (tipo I) clitoridectomia, (tipo II) escissione, (tipo III) infibulazione, e (tipo IV) altre procedure dannose quali punture, perforazioni, incisioni, raschiature e cauterizzazioni.
    Poiché spesso questi interventi vengono eseguiti in ambiente non ospedaliero e con strumenti grossolani ed artigianali, la procedura si accompagna a grande sofferenza ed espone ad un elevatissimo rischio di infezione e setticemia.

        L’inchiesta intercollegiale pone grandemente in rilievo le conseguenze delle MGF, talvolta fatali, partendo dal presupposto che tale pratica è medicalmente inutile ed interferisce con il normale funzionamento dei genitali femminili dando luogo a una vasta gamma di complicazioni per la salute: tra i danni a breve termine vi sono emorragia, shock, ritenzione urinaria e lesioni degli organi adiacenti; tra i danni a medio-lungo termine vi sono ascessi, cisti, aderenze vulvari, infezioni delle vie urinarie, rapporti sessuali dolorosi, disfunzioni sessuali, nonchè notevoli difficoltà al momento del parto. Inoltre, specialmente nelle donne più giovani, lo stress emotivo e i disordini psicologici conseguenti ad una mutilazione minano profondamente l’identità della persona che la subisce.

       Si stima che circa 66 mila donne solo in Inghilterra e Wales abbiano subito l’operazione e che oltre 23 mila ragazze non ancora quindicenni siano a rischio di subirla nelle comunità dell’Africa centrale.
      In relazione a questo tema così delicato, la posizione assunta dagli organi istituzionali a livello internazionale è uniforme. L’ONU ha riconosciuto le MGF come una “tortura”, un “trattamento inumano e degradante”, convocando l’Assemblea Generale allo scopo di promuovere una campagna che porti all’eliminazione di questa procedura mediante interventi legislativi nazionali e sovranazionali.

       In seguito all’inchiesta intercollegiale, è stato prodotto un documento che riassume la posizione presa dai vertici e che vuole essere un forte strumento di diffusione della visione del tema della MGF.
La posizione assunta può essere riepilogata nei seguenti punti-chiave: la MGF è un “crimine” che non può essere e non sarà più tollerato all’interno della moderna società multiculturale, un crimine che colpisce parte delle ragazze e delle donne più vulnerabili; il fenomeno, poiché spesso attuato su ragazze molto giovani/bambine, viene riconosciuto come un abuso su minore ed una grave forma di violenza contro le donne, a prescindere dalla loro età; la MGF viene considerata una violazione dei diritti del bambino, nello specifico delle bambine e più in generale di tutte le donne; nonostante sia noto che in alcune comunità la MGF si verifica in quanto considerata come il prolungamento di un’antica tradizione, un rito di passaggio, questo non rende la pratica accettabile: la medicalizzazione delle MGF “deve finire”.

       Il gruppo di lavoro ha poi sottolineato che, nonostante all’apparenza potrebbe sembrare che molte ragazze si sottomettano volontariamente all’intervento con la benedizione delle loro famiglie, è sbagliato pensare che le bambine scelgano in libertà se sottoporsi o meno all’intervento: infatti, molte ragazze sono minorenni e non sono quindi in grado di dare un consenso informato all’esecuzione di una pratica che darà conseguenze fisiche e psicologiche per tutta la vita; inoltre, queste spesso avvertono una forte pressione sociale e non sono messe a conoscenza di ciò che la procedura comporta e dell’impatto a lungo termine che avrà sulla loro salute sessuale e riproduttiva.

       Da ultimo, il gruppo sostiene con forza che non vi è alcun argomento convincente tale da giustificare la MGF: i traumi fisici, psicologici ed emotivi a lungo termine ad essa conseguenti, che gli operatori sanitari (specialmente le ostetriche ed i ginecologi) e le stesse donne conoscono fin troppo a fondo, dimostrano che tale pratica arreca unicamente un danno significativo e permanente.

Картинки по запросу salute donna
       Da ora in avanti, in Gran Bretagna si prevede la diffusione di nuove regole del SSN (NHS) ed un coinvolgimento degli operatori chiamati a contrastare tale fenomeno; si mira inoltre alla prevenzione della mutilazione nei confronti delle bambine ritenute a rischio.

       La questione presenta comunque sfaccettature molto complesse, come dimostrano le tante ricerche che raccontano il motivo per il quale alcune bambine/ragazze scelgono di essere circoncise; rispetto a questa tematica, i vertici rimarcano il loro interesse ma sottolineano che “la MGF non può essere considerata una scelta” e deve essere bandita.

Fonti – Tackling FGM in the UK Intercollegiate recommendations for identifying, recording and reportin
– Joint statement on story about women choosing to be circumcised

lunedì 26 novembre 2018

ANTIOSSIDANTI E VITAMINE IN CASO DI OVAIO POLICISTICO

farmaci         La PCOS è una patologia endocrinologica ad altissima diffusione tra le donne in età riproduttiva.
        Complessa nelle manifestazioni e nelle ripercussioni sulla salute (può indurre la comparsa di disfunzioni ginecologico-riproduttive e metaboliche con le relative implicazioni psicologiche), ad oggi non ha ancora conosciuto una gestione idonea a prevenire le sue complicazioni. Le terapie attualmente in uso, infatti, spesso si dimostrano efficaci solo nel ridurne i sintomi.

         Una tra le possibili alterazioni alle quali la PCOS può condurre è una sensibile riduzione dei livelli di antiossidanti e di vitamine nell’organismo: proprio questo elemento ha indotto i ricercatori a chiedersi se una supplementazione di tali sostanze possa essere di beneficio alle donne affette dalla sindrome.

I dati disponibili sull’argomento offrono risultati spesso controversi, ed è per tale ragione sono stati oggetto della revisione sopracitata, pubblicata sulla nota rivista Iranian Journal of Reproductive Medicine.

         I ricercatori hanno effettuato la raccolta degli studi attraverso banche dati persiane e internazionali, selezionando tra circa 440 indagini quelli più idonee a formulare una risposta alla domanda di partenza.
        I risultati della revisione suggeriscono che i molti studi condotti fino ad oggi, pur necessitando di ulteriori approfondimenti, hanno riconosciuto alcuni effetti positivi degli antiossidanti e delle vitamine per donne colpite da PCOS.

        In particolare, tra le sostanze prese in esame spiccano le potenzialità del calcio e della vitamina D nel favorire la funzionalità ovarica, nel ridurre la concentrazione degli androgeni e nel contrastare i disturbi mestruali.

        È stata inoltre riconosciuta l’utilità degli acidi grassi Omega-3 nella regolazione dell’equilibrio ormonale e dei livelli di glucosio ematico, così come anche nella protezione dei rischi cardiaci.

        Gli studi hanno preso in esame anche la N-acetilcisteina, evidenziandone gli effetti benefici sui livelli di insulina circolante, sull’ovulazione, sull’equilibrio ormonale e sullo stress ossidativo, spesso compromessi in presenza di ovaio policistico.

        La revisione ha inoltre confermato la preziosa funzione svolta dalle proteine della soia, capaci di intervenire positivamente nella prevenzione dei disturbi metabolici e cardiovascolari ai quali sono particolarmente esposte le donne con PCOS; tra le vitamine e gli antiossidanti presi in considerazione, anche lo zinco può aiutare a ridurre i fattori di rischio cardio-vascolari e metabolici, tendenzialmente più elevati in caso di sindrome dell’ovaio policistico.

      Infine, anche l’acido folico si è dimostrato una molecola utile per via della sua capacità di regolare i livelli di omocisteina, andando a regolare il metabolismo e la fertilità.

Fonte: http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC4306978/

Quando è necessario prescrivere la ricerca degli anticorpi del citomegalovirus in gravidanza?

Картинки по запросу anticorpi del citomegalovirus in gravidanza?      Alcuni ginecologi prescrivono il controllo degli anticorpi del citomegalovirus periodicamente nel corso dei nove mesi, quando non si è mai entrate in contatto con il virus prima della gravidanza e l’eventuale trasmissione al neonato può essere molto rischiosa.

      Se pensate di avere il citomegalovirus, o di essere state esposte al virus (per es. avete un altro bambino malato, insegnate all’asilo, lavorate in ospeale etc.) segnalatelo subito al vostro medico così da potervi sottoporre subito ai necessari controlli.

      In molte regioni di’Italia questo controllo è previsto mensilmente assieme a quello della toxoplasmosi dall’agenda di gravidanza.

Fonte https://www.goodbabyfood.it/citomegalovirus-1422

Obesità e infertilità maschile: meccanismi e relazioni

Le conseguenze dell’obesità sulla salute e sulla fertilità
      L’obesità è una condizione in cui l’eccesso di tessuto adiposo si associa a varie condizioni patologiche come il diabete, l’ipertensione, le patologie cardiovascolari e alcuni tipi di cancro. Diversi studi evidenziano inoltre la correlazione tra obesità e infertilità maschile.

Obesità e infertilità maschile: meccanismi e relazioni      Nella pratica clinica è emerso che alti livelli di Indice di Massa Corporea (BMI – Body Mass Index, il rapporto tra il peso corporeo e l’altezza al quadrato) si associano a un volume testicolare ridotto e a una peggiore qualità del liquido seminale. Secondo studi sugli uomini ipofertili, infatti, è stato osservato che questi hanno in media un BMI superiore rispetto a quello riscontrato nella popolazione maschile generale.

      Inoltre, l’aumento di peso si associa ad alterazioni ormonali con riduzione dei livelli di testosterone circolante. Rispetto ai soggetti normopeso è stato calcolato che il rischio di infertilità aumenta del 10% ogni 9 kg nei soggetti sovrappeso.

      Ancora, è stato riportato che l’obesità paterna aumenta il rischio di obesità e diabete nei figli, suggerendo un possibile meccanismo di amplificazione di queste malattie croniche nella prole.

Troppo peso, minor fertilità: quali sono i meccanismi
      Diversi meccanismi patogenetici alterano la fertilità nei soggetti obesi. Questi riguardano:


  • le alterazioni endocrine, ovvero la secrezione ormonale
  • l’insulino-resistenza,
  • l’infiammazione,
  • il calore
  • lo stress ossidativo.
  • Le alterazioni endocrine

      Molti studi hanno documentato che elevati livelli dell’indice di massa corporea (BMI), tipici dei soggetti obesi, si associano a ridotte concentrazioni di SHBG (Globuline Leganti gli Ormoni Sessuali) e testosterone, con un concomitante incremento degli estrogeni circolanti, che quindi alterano la composizione dello sperma. Bassi livelli di testosterone ed elevate concentrazioni di estrogeni sono da sempre correlati a uno stato di alterata fertilità con ridotta conta di spermatozoi e alterazione dell’asse ipotalamo-ipofisi-gonadi.

       Si stima che circa il 60% dei soggetti obesi presenti un certo grado di ipogonadismo, ovvero di insufficiente funzionalità gonadica. Inoltre, gli elevati livelli di leptina (ormone proteico che regola le riserve lipidiche dell’organismo) presenti nei soggetti obesi contribuirebbero ulteriormente a inibire il funzionamento dell’asse ipotalamo-ipofisi-gonadi.

Il calore: aumento della temperatura scrotale e infertilità
      L’obesità riveste un ruolo determinante nell’aumento della temperatura scrotale a causa della incrementata adiposità addomino-scrotale.

      È infatti noto che sottoporre i testicoli a temperature superiori a quelle fisiologiche, come accade in caso di febbre o in alcune condizioni lavorative (ad es. esposizione a forni), riduce la quantità e la qualità degli spermatozoi in misura proporzionale all’incremento termico; tale incremento nei soggetti obesi può in alcuni casi superare i 2 °C. Scopri di più sul legame surriscaldamento e infertilità

Картинки по запросу Obesità e infertilità maschile      È stato dimostrato che tale condizione può contribuire a ridurre la capacità funzionale degli spermatozoi portando all’infertilità.

Stress ossidativo, radicali liberi e infertilità
      I radicali liberi (ROS) prodotti in abbondante quantità – ad esempio a causa di una dieta squilibrata, povera di frutta e verdura e di anti-ossidanti – portano a stress ossidativo.
Questo è correlato a diverse condizioni patologiche, tra cui anche l’obesità.

      L’obesità aumenta inoltre il fenomeno delle apnee notturne, che da un lato aumentano i processi ossidativi e dall’altro diminuiscono la produzione di spermatozoi umani, particolarmente suscettibili alla perossidazione lipidica (processo di ossidazione dei grassi che porta al danneggiamento delle cellule).

      I ROS vengono prodotti normalmente durante il metabolismo cellulare e a basse concentrazioni risultano fondamentali alla normale funzionalità spermatica.

Tuttavia, un eccesso di ROS può danneggiare il nucleo e il DNA mitocondriale.

Obesità e disturbi della sessualità
      Recentemente gli studi su stile di vita e obesità maschile hanno messo in luce che oltre all’alterazione della fertilità e degli ormoni testicolari, i soggetti obesi possono presentare disturbi della sessualità, come la disfunzione erettile.

      Su questa base, alcuni studiosi hanno verificato l’efficacia della chirurgia bariatrica (trattamento chirurgico dell’obesità) sulle anomalie della funzione riproduttiva in maschi con obesità severa, documentando che mentre i disturbi sessuali si attenuavano già nel primo periodo dopo la chirurgia, non si verificava un miglioramento parallelo dei parametri seminali.

Quanto è diffusa l’obesità
      Oltre la metà della popolazione maschile e femminile in età riproduttiva presenta una condizione di sovrappeso o di obesità. L’incidenza di questa condizione causata spesso da stili di vita sbagliati, sta aumentando progressivamente nel corso degli anni e la prevalenza dell’obesità nei giovani maschi, è addirittura triplicata negli ultimi 40 anni.

Fonte https://www.progestazione.it/fertilita/obesita-e-infertilita-maschile-meccanismi-e-relazioni/