martedì 31 gennaio 2017

Caffeina in gravidanza

consumo-di-caffeina     La caffeina è un alcaloide naturale presente in molti alimenti: caffècacaocolamateguaranà. L’assunzioni di caffeina in gravidanza è sconsigliata in dosi eccessive poiché riduce l’assorbimento di alcune sostanze essenziali, aumenta il rischio di aborto e di nascita del bambino sottopeso. In grandi quantità può ridurre i livelli di calcio e aumentare la pressione sanguigna entrambe pericolose per le donne incinta.
     Una tazza di caffè espresso contiene in media dai 100 ai 150 mg di caffeina. Si consiglia di non superare i 300 mg al giorno, quindi una o due tazzine di caffè, magari durante i pasti.
     Se riescievita del tutto di bere caffè e ricorda che la caffeina è contenuta anche nel tè, in molte bibite energetiche, nelle creme anticellulite, nelle bevande a base di cola e nella cioccolata.

Il sesso dopo il parto: è meglio o peggio?

      Qui invece tramite un sondaggio condotto tra più di 1000 coppie di neogenitori, andiamo a vedere sulla base delle risposte date, cosa cambia effettivamente  nell’intimità di coppia.
      Mediamente la ripresa dei rapporti avviene dopo circa 2 mesi dal parto e secondo i risultati del sondaggio l’intimità raggiunge livelli più appaganti per la coppia, rispetto a quanto accadeva prima della gravidanza. Insomma la ripresa  si tinge di nuova passione che da una spinta in più al rapporto di coppia.
      Esattamente sono  58 i giorni che separano il parto dal primo rapporto sessuale. Gli uomini verrebbero avere due rapporti alla settimana. Alle donne ne basta uno.
      Il problema di fondo probabilmente è anche trovare il tempo (e le forze) per farlo!!
      La maggior parte delle donne teme che il loro partner non non le trovi più attraenti dopo il parto e invece molti sondaggi  evidenziano che  in realtà gli uomini preferiscono la figura femminile del post-nascita per le forme più piene e sinuose del loro corpo.
10095359_m      Più del 94% delle coppie intervistate dichiara di essere soddisfatto della propria vita sessuale e quasi il 60% dichiara che  l’intimità risulta migliorata dopo il parto.
      E sono sempre gli uomini quelli più desiderosi ( ovviamente ) di riprendere l’attività sessuale. Le donne sono meno disponibili perchè impegnante a tempo pieno nell’accudimento del bambino. Il sesso può essere uno dei nostri ultimi pensieri durante i primi mesi del bambino. Anche in questo caso è bene parlarne assieme e trovare il giusto compromesso.
      L’arrivo di un bambino nella coppia è il più grande cambiamento che  si possa portare in un rapporto. E’ bello quindi vedere dai risultati di questi sondaggi come la nascita possa portare le coppie a un più alto livello di complicità, fisica e mentale.
      E’ anche il vostro caso? Tutto è più bello dopo? Speriamo di sì altrimenti .. impegnatevi assieme per renderlo tale,  consapevoli che tutto  può migliorare :)
Felice continuazione!

YO Sperm: il kit casalingo per testare la fertilità maschile

      La FDA (Food and Drug Administration) ha approvato un kit per l’esecuzione di un test casalingo che va a sfruttare la tecnologia degli smartphone.
      Si tratta di Yo Sperm  che al costo di circa 50 dollari  comprende tutto il necessario per eseguire un test della fertilità maschile nella comodità della propria casa.
      Yo sperm è stato messo a punto dalla  Medical Electronic Systems (www.mes-global.com) leader globale nell’analisi  veloce e automatizzata dello sperma.
      Il kit contiene un contenitore per la raccolta del campione da analizzare, una pipetta di plastica,un vetrino,  una  speciale polverinae uno speciale microscopio da applicare allp smartphone.
      Il  microscopio viene applicato alla fotocamera dello smartphone per misurare la motilità  ( la capacità cioè di muoversi spontaneamente e attivamente) e il numero delgli spermatozoi. Grazie alla fotocamera è possibile visualizzare  gli spermatozoi sullo schermo del proprio smartphone

Come funziona il test?

      Dovete istallare l’app  gratuita già disponibile su Play Store e Apple Store.
      Una volta collegato  il microscopio allo smartphone e raccolto il campione, si aggiunge a questo la polverina . Si agita per 10-15 secondi e si lascia riposare per 10 minuti.
      Si preleva quindi un po’ di campione con la pipetta per metterlo sul vetrino che viene poi inserito nel sistema. L’applicazione analizza il campione per 30 secondi  ( e nel frattempo nello schermo si possono vedere gli spermatozoi muoversi)
Secondo l’azienda l’analisi del kit è accurata al 97%.
      Il kit è rivolto agli uomini che voglio avere una prima risposta sulla loro salute riproduttiva .
      In questo modo si può avere facilmente più consapevolezza della propria fertilità.
Se un uomo produce 100 milioni di spermatozoi non significa nulla se sono tutti fermi o morti.La chiave della fertilità sono gli spermatozoi in movimeno  in quanto sono questi che possono fecondare una cellula uovo in un concepimento naturale.

Compatibilità

      Il kit è compatibile con il Samsung Galaxy S6, S7, e tutti i recenti modelli di iPhone ad eccezione delle varianti plus.
Sito di riferimento:  www.yospermtest.com

CON LE NOSTRE DEBOLEZZE SIAMO TUTTE MAMME FRAGILI E FORTI INSIEME

mamme-fragili      Perché la maternità cambia tutte le donne, le aiuta a scavare dentro la loro anima.       A sopportare le notti insonni con una forza di cui non credevano di essere capaci.       Ad ascoltare il pianto di un figlio come se fosse la loro musica preferita.       A curare i loro disagi e le loro debolezze. 
      Come ha fatto la cantante Adele, che in un’intervista su Vanity Fair ha raccontato di come la maternità l’abbia resa più matura e consapevole, di come l’abbia aiutata a smettere di bere e a guarire dalle sue leggerezze. Quando sei mamma con le leggerezze devi stare attenta, perché hai delle responsabilità a cui non puoi voltare le spalle, dei doveri da genitore con cui ti scontri ogni giorno. 
      E questo Adele lo sa bene. Perché anche se le sue migliori canzoni sono nate sotto il segno dell’alcool, oggi che è mamma questi eccessi non se li può più permettere. 

«V'immaginate avere una sbornia con un bambino nelle vicinanze che capisce che qualcosa non va? Diventa l’inferno!»
      Come mamma vip non si è vergognata di raccontare la sua depressione post partum, avuta dopo la nascita di Angelo James, che oggi ha 4 anni. Il suo sentirsi cattiva madre la rendeva ancora più fragile, la faceva sentire poco adatta alla maternità. Ma ne è uscita, ha superato quel momento difficile e oggi ne parla con serenità per far sentire tutte noi “mamme comuni” fragili ma più forti e un pochino più speciali.

TRA LEGGENDA E REALTÀ: SFATIAMO ALCUNI MITI!

"Morirai dal dolore!"

       Sfatiamo questo mito. Siamo donne e sopportiamo anche il dolore fisico più grande, altrimenti la popolazione sarebbe dimezzata da un bel pezzo e nessuna di noi avrebbe il coraggio di affrontare gravidanze successive dopo la prima!
travaglio-e-parto       Non possiamo negare che il parto sia doloroso ma si tratta di un dolore tollerabile e che, come dicono in tanti, dopo il parto, non si sa come, dimenticheremo.
       Se la paura è veramente troppa, valutiamo la possibilità di sottoporci ad anestesia epidurale o partecipiamo a qualche corso di preparazione al parto (yoga, training autogeno, canto carnatico)  che ci aiuti nel momento in cui il dolore prenderà il sopravvento.

"Se hai perso il tappo mucoso, sei in travaglio"

       Attenzione a questa affermazione, perchè se priva di altri segnali, rischiate di correre in ospedale parecchio tempo prima che si scateni il vero e proprio travaglio, caratterizzato dalle contrazioni regolari che indicano come il collo dell'utero si sta raccorciando e dilatando, per permettere la fuoriscita del bebè durante il parto. 
       Il tappo mucoso è un materiale gelatinoso spesso striato di sangue che chiude il collo dell'utero e viene espulso quando l'utero inizia a dilatarsi, può verificarsi da poche ore prima dell'inizio del travaglio fino a una settimana.

"Se hai fatto un cesareo, devi fare un altro cesareo!"

       Anche questa affermazione rappresenta una leggenda metropolitana. Infatti ogni parto è a se, diverso da tutti gli altri, e non si può sapere se avverrà tramite taglio cesareo come il precedente o per via naturale, a meno che non vi siano fattori che ci costringono ad andare sotto i ferri come ad esempio:
  • conformazione del bacino troppo stretta
  • placenta previa
  • sofferenza fetale
  • posizione podalica
  • parto gemellare
  • infezioni materne o diabete gestazionale
  • interventi chirurgici pregressi che hanno lasciato cicatrici importanti sull'utero
  • In tutte le altre situazioni, se è passato almeno un lasso di tempo di 24 mesi non ci saranno controindicazioni per provare il parto VBAC.

"Il secondo parto sarà più veloce e meno doloroso!"

       Ahimè, qui porto anche la mia esperienza assolutamente a conferma che si tratta di un mito. Partendo dal presupposto che ogni parto è differente dagli altri, sono tanti i fattori che influenzano l'andanmento e la durata del travaglio e del parto.
       Se è vero che il corpo dovrebbe sbrigare più velocemente la fase di appianamento e dilatazione, che dopo il primo parto vanno a braccetto, è anche vero che durata e dolore dipendono anche dal bambino: peso, grandezza, posizione, cordone che rende difficoltosa l'uscita.

"Non hai rotto le acque, non sei in travaglio!"

Картинки по запросу PARTO E TRAVAGLIO T       Non tutte le donne perdono le acque come segnale di travaglio. Spesso le membrane vengono scollate in sala parto, favorendo la fuoriscita delle acque e permettendo la nascita, poichè capita che anche a travaglio avviato, con contrazioni regolari e dolorose che preannunciano l'imminente nascita, le membrane siano integre.
       Così il ginecologo o l'ostetrica, soprattutto quando il travaglio si sta dilungando troppo e si rischia la sofferenza fetale, decidono di intervenire meccanicamente con una pratica chiamata amnioressi che accellera il travaglio. Diverso è se le membrane si rompono prima del travaglio,poichè in quel caso si dovrà correre comunque in ospedale per evitare infezioni.

"In sala parto ti rasano e ti fanno il clistere"

       Questo detto è vero solo in parte, poichè se prima erano procedure di routine ora non si usano più, nel rispetto della futura mamma, a meno che non siano veramente indispensabili.
       Di norma si invita la mamma a svuotare spontaneamente l'intestino, mentre la tricotomia viene effettuata solo se si deve praticare l'episiotomia.

lunedì 30 gennaio 2017

MAMME IN CARRIERA: COME CONCILIARE LAVORO E FAMIGLIA?

Mamme in carriera: come avere tutto sotto controllo

      Eppure esiste una formula magica per uscire da questa spiacevole situazione: si chiama organizzazione.
      Programmare le attività da svolgere in casa giorno per giorno può essere di grande aiuto: anziché sforzarsi di fare il più possibile, considerando ogni incombenza non portata a termine come un fallimento, si rivela molto più produttivo e gratificante suddividersi secondo tabella gli impegni per la casa giorno per giorno, in base naturalmente alle ore a disposizione.
mamme in carriera      La suddivisione, oltre a permettere di mantenere tutto sotto controllo, renderà le pulizie meno pesanti e fastidiose. La pausa pranzo, poi, può essere sfruttata per pagare le bollette o fare le piccole spese quotidiane.
      Naturalmente, per poter realizzare tutto ciò, la collaborazione del partner è fondamentale: in quanto lavoratrice, a parità di ore di lavoro la donna deve richiedere lo stesso impegno nelle faccende domestiche e nella cura dei figli anche da parte del padre.

Mamme in carriera e figli: momenti di qualità

      Il tempo dedicato ai figli, inoltre, non deve essere necessariamente moltissimo, ma assolutamente di qualità; ritagliatevi anche solo mezz’ora per il gioco o il dialogo con loro ogni giorno, ma in quel lasso di tempo lasciate perdere tutto il resto ed organizzate attività piacevoli che coinvolgano tutta la famiglia e che permettano il dialogo e lo scambio affettivo: i vostri figli ve ne saranno grati.
      E una volta ogni tanto, ritagliatevi anche una serata tutta per voi e per stare da sole con il vostro partner, perché diventare genitori non significa smettere di essere coppia. E pazienza se i vetri della finestra non saranno sempre brillanti.

Sonno Importante per la Fertilità Maschile: Nuova Ricerca

Картинки по запросу fertilita maschile       Una ricercatrice dell’University of Southern Denmark, in Danimarca e i colleghi hanno pubblicato una ricerca che ha asserito l’essere del Sonno Importante per la Fertilità Maschile sull’American Journal of Epidemiology.

      I ricercatori hanno fatto compilare a 953 giovani di circa 18 anni dei questionari sul sonno e li hanno incrociati con delle analisi condotte sul loro sperma, scoprendo che gli uomini affetti da problemi del sonno hanno una concentrazione dello sperma ridotta  del 29%.

Benefici Sperma: lo sperma è Antidepressivo

Картинки по запросу sperma       Lo sperma agirebbe infatti migliorando l’umore femminile e rendendo le donne più felici, a dirlo è un recente studio americano, della State University of New York.
       Le donne che hanno regolarmente rapporti sessuali non protetti sarebbero meno inclini alla depressione, perché vengono a contatto con lo sperma, tramite il sesso orale o attraverso i rapporti sessuali.
       Perché? Il liquido seminale avrebbe questa capacità perché contiene delle sostanze chimiche particolari e perché favorisce il rilascio di ormoni come l’ossitocina, il cortisolo, la melatonina, la prolattina, la serotonina che tutte insieme contribuirebbero a rendere migliore l’umore.
       Sempre secondo lo studio, le donne che usano il preservativo mostrerebbero spesso sintomi di depressione e tristezza, rispetto alle donne che non utilizzano questo contraccettivo, per giungere a questa conclusione sono state studiate circa 293 donne alle quali sono stati sottoposti dei test psicologici.

Italia, siamo sempre meno fertili: cause e soluzioni


      Se aggiungiamo il fatto che ormai una coppia su cinque ha difficoltà a procreare con metodi naturali (il doppio di vent’anni fa), si capisce meglio perché il ministro della Salute Beatrice Lorenzin ha lanciato nei giorni scorsi il piano nazionale “Difendi la tua fertilità, prepara una culla nel tuo futuro”. Questi gli obiettivi: «Più sensibilizzazione, anche attraverso l’istituzione di un Fertility Day il 7 maggio di ogni anno; un bonus bebè, da rinnovare per i primi cinque anni di vita del bambino; la valorizzazione e il potenziamento dei consultori; più formazione per i medici di base e per i pediatri», elenca il professor Andrea Lenzi, presidente della Società italiana di endocrinologia e consulente del ministro per il Piano. «Questa iniziativa non mira solo a incrementare le nascite, quanto ad affrontare la fertilità come un problema di salute pubblica, dunque in modo più efficace e stabile negli anni». Ma perché l’Italia è agli ultimi posti in Europa per natalità?
FACCIAMO FIGLI TROPPO TARDI
Картинки по запросу infertilita donna      Siamo il Paese, a pari merito con l’Irlanda, in cui le mamme hanno il primo figlio in età più avanzata (31 anni e 3 mesi) e tra i primi, nel mondo, per bambini partoriti dopo i 40 anni. Secondo l’Istat, per il 40% dei casi i motivi dell’infertilità dipendono dalla donna, per un altro 40% dal maschio e per il restante 20% da entrambi. «Le donne italiane hanno responsabilità precise, sembrano convinte che la fertilità sia eterna», spiega la professoressa Alessandra Graziottin, direttore del centro di Ginecologia, Ospedale San Raffaele Resnati di Milano. «E continuano a seguire stili di vita sbagliati, che mettono a rischio la possibilità di avere figli: fumare anche meno di un pacchetto di sigarette al giorno rende le ovaie di una trentenne come quelle di una quarantenne. E anticipa di circa due anni la menopausa. Discorso analogo per gli alcolici, per l’alimentazione squilibrata (solo proteine, solo carboidrati e via dicendo), per la riduzione delle ore di sonno, uno stress biologico che incide sulla capacità di procreare». Possibile che gli altri Paesi siano più virtuosi di noi? «Non lo sono, è ovvio. Ma almeno il primo figlio si fa in media a 24 anni, quando l’apparato riproduttivo è ancora giovane e può tollerare qualche eccesso di troppo», commenta Graziottin.
ABBIAMO UNO STILE DI VITA AD ALTO RISCHIO
Картинки по запросу infertilita donna      Vale anche per l’uomo: «Se negli ultimi cinquantanni il numero di spermatozoi si è ridotto della metà, è perché oltre a fumo, alcol, diete sbagliate, i maschi hanno preso abitudini come fare il bagno molto caldo nella vasca oppure almeno una sauna alla settimana: l’eccessiva esposizione al calore può creare danni ai testicoli», precisa Lenzi. «L’infertilità può colpire anche chi fa uso, o lo ha fatto, di sostanze anabolizzanti per aumentare forza e massa muscolare: oltre alla salute fisica e psichica, danneggiano gravemente quella sessuale e riproduttiva. Infine c’è chi al calore elevato e prolungato è costretto a esporsi per motivi di lavoro». A questo quadro vanno aggiunti altri fattori: «Siamo ai primi posti in Europa per obesità nei bambini e negli adolescenti. Lo squilibrio ormonale che ne deriva, causa un danno profondo alla fertilità, una volta adulti», aggiunge Graziottin. «In più, la metà dei ragazzi non pratica sport regolarmente, privandosi dunque dell’azione antinfiammatoria dell’attività fisica».
FACCIAMO FATICA A PROGETTARE
      «La situazione socioeconomica attuale ha il suo peso», fa notare il professor Guido Giarelli, sociologo della salute dell’Università Magna Grecia di Catanzaro. «Fare figli vuol dire progettare il futuro e ciò oggi accade sempre meno, per colpa delle difficoltà economiche e del senso di precarietà, tipico di questi tempi. Pensare alla famiglia è difficile: le giovani coppie preferiscono guardare all’oggi, piuttosto che costruire qualcosa per il domani. L’aspetto più sconfortante è che questo modo di pensare appartiene sempre di più anche alla generazione dei quarantenni. La conseguenza ovvia è che l’idea di avere figli passa in secondo piano, se non addirittura nel dimenticatoio».
EPPURE L’INFERTILITÀ SI PUÒ PREVENIRE
Картинки по запросу infertilita donna      Per fronteggiare l’emergenza, il Governo adotta politiche sanitarie ad hoc. Ma l’arma più importante resta la prevenzione, specie se si considerano le cause dell’infertilità maschile: «Nei primi 10 anni di vita le patologie maschili che più danneggiano la fertilità sono il criptorchidismo (ritenzione testicolare), le orchiti e la torsione del funicolo spermatico. Tra i 12 e i 14 anni, il varicocele. Tra i 14 e i 20, le infezioni genitali e gli eccessi negli stili di vita», sottolinea Lenzi. «Peccato però che la popolazione maschile sembri non avere affatto una cultura in questo senso», fa notare Graziottin. «A differenza delle donne, abituate a contare su una figura di riferimento come il ginecologo fin da ragazzine, i maschi quasi ignorano l’esistenza degli andro-logi, che pure in Italia rappresentano un’eccellenza». Proprio per questo, il piano nazionale del Governo ha pensato anche a iniziative specifiche: «I consultori dovranno prevedere un andrologo», annuncia Lenzi, «ma si cercherà anche di eliminare la diffusa diffidenza verso lo spermiogramma, l’esame che valuta la quantità e la qualità degli spermatozoi. Non deve essere considerato uno spauracchio, ma un semplice strumento di prevenzione, una sorta di pap test al maschile. Se lo si fa a 18 anni, permette di capire se la fase dello sviluppo si è conclusa in modo regolare. E se il risultato è negativo, non si dovrà più ripetere a meno che non insorga una malattia dell’apparato genitale». Infine, l’autopalpazione dei testicoli: «Essenziale per lui proprio come quella che lei impara a fare con il seno, fin da giovanissima».
Fonte https://www.magazinedonna.it/italia-siamo-sempre-meno-fertili-cause-e-soluzioni/

Pneumococco: come può diventare pericoloso

         Lo Streptococcus pneumoniae – questo il nome scientifico del temibile Pneumococco – è un batterio la cui pericolosità è nota fin dalla prima metà del ‘900. La particolarità di questo microrganismo, però, è di vivere fasi alterne di pericolosità e di inerzia, subendo delle trasformazioni delle quali fino a oggi non si conoscevano le cause. 
           Come spiegano i Dottori Marco Oggioni (Università di Siena e di Leicester, UK) e Michael Jennings (Università di Adelaide), coordinatori della ricerca, i dati raccolti hanno finalmente permesso di fare luce sul motivo di queste mutazione, attribuendone la responsabilità a un gruppo di geni capaci di invertire il proprio stato, passando da condizioni di inattività a condizioni di attività. Proprio queste trasformazioni, quindi, sarebbero in grado di condurre a quei cambiamenti di DNA che rendono pericoloso questo batterio. 
  In seguito a questa bizzarra attività genetica, infatti, lo Pneumococco sarebbe in grado di assumere ben sei forme differenti, alle quali sarebbero associati diversi gradi di pericolosità. Rimane ancora poco chiaro, comunque, il motivo ultimo del cambiamento di stato caratterizzante queste porzioni di sequenza genetica, che ancora sembrano avvenire in modo casuale. Ogni volta che questo batterio si scinde – come sostengono i ricercatori – è come tirare in aria un dado e attendere di scoprire su quale delle sei facce cadrà.
batteri            La ricerca in esame apre gli orizzonti a importanti indagini future su quali siano le ragioni di queste trasformazioni genetiche, nel tentativo di poter intervenire bloccando il manifestarsi delle forme pericolose di Pneumococco. Conoscere le differenti forme di questo batterio, inoltre, permetterà di farvi fronte con medicinali e vaccini adeguati, debellandolo ancora prima che raggiunga il suo stato più pericoloso. Grazie a questo importante risultato, frutto di uno studio che coinvolge anche molti ricercatori italiani, si apre la strada al completo intendimento anche di molti altri tipi di patologie. 

    Fonti  A random six-phase switch regulates pneumococcal virulence via global epigenetic changes - Six faces of Streptococcus in Biological Sciences, News, Pathology, Proteomics & Genomics, Virology 

domenica 29 gennaio 2017

Il cervello dei neonati cresce molto velocemente

         L’analisi è stata condotta da un’equipe di scienziati delle università della California e delle Hawaii e della Scuola di Medicina di San Diego. L’utilizzo di una nuova tecnica di ricerca, basata una forma di risonanza magnetica – detta MRI, Magnetic Resonance Imaging – che non produce radiazioni, ha reso possibile raccogliere dati accurati e immagini di alta qualità direttamente sui neonati, senza ricorrere ad analisi post-mortem o basate sulla sola misurazione della circonferenza del cranio. La possibilità di monitorare con questo grado di precisione la crescita cerebrale, già durante i primissimi mesi di vita, apre un vasto panorama alla ricerca medica e permette un’indagine approfondita sull’importanza e lo sviluppo delle varie aree del cervello. 
51176110_xxl          L’analisi dei dati raccolti, infatti, evidenzia come la crescita sia imputabile in primo luogo a determinate aree cerebrali – come quelle legate allo sviluppo delle capacità motorie – mentre altre zone sono soggette a una crescita meno veloce. Questa osservazione consentirebbe di attribuire ad alcune funzioni dell’organo, come quella legata alla memoria a lungo termine, una minore importanza in questa precocissima fase di vita rispetto ad altre funzioni del cervello. I dati raccolti hanno permesso, inoltre, di evidenziare come lo sviluppo cerebrale sia più rapido nei maschi rispetto alle coetanee di sesso opposto.
           La ricerca, infine, svela delle differenze nella traiettoria di sviluppo tra i bimbi prematuri e gli altri neonati: a parità di età, il cervello dei prematuri è più piccolo. Questo gap non viene colmato neanche dall’accrescimento accelerato che caratterizza lo sviluppo cerebrale dei bambini nati prima del tempo. La ricerca in esame rappresenta l’importante punto di partenza per conoscere meglio il funzionamento del cervello. La completa comprensione della crescita normale, infatti, permette di diagnosticare precocemente – fino, appunto, dai primi mesi di vita – eventuali disturbi nella crescita e nello sviluppo cerebrale.
           Questo studio, quindi, rappresenta il primo e importante passo nella comprensione del cervello e delle sue patologie. Ancora pressoché inesplorate, inoltre, sono le conseguenze effettive sullo sviluppo neonatale del cervello provocate dall’assunzione di sostanze stupefacenti o alcolici durante la gravidanza.

    Fonte Structural Growth Trajectories and Rates of Change in the First 3 Months of Infant Brain Development

Ecco come funziona la fecondazione assistita

foto: Getty Images       Era un processo di smantellamento che andava avanti ormai da anni. E ieri è stata sferrata la picconata più grossa: la Corte Costituzionale ha stabilito una volta per tutte che il divieto di fecondazione assistita eterologa è incostituzionale. Le coppie non fertili che vogliono avere un figlio, da oggi, non saranno più costrette ad andare all’estero (uno dei tanti escamotage che rendevano il divieto aggirabile), ma potranno ricorrere alla donazione di ovociti e spermatozoi sul suolo italiano. Proviamo allora, con l’aiuto del vademecum dell’Istituto superiore di sanità, a fare un po’ di chiarezza su come funziona la procreazione medicalmente assistita (Pma).
Il percorso della Pma: l’anamnesi       Se la coppia, dopo un “ragionevole periodo di rapporti non protetti, in genere indicato con un anno, massimo due”, non riesce ad avere figli, la prima cosa da fare è raccogliere la storia clinica individuale di uomo e donna, per individuare trattamenti precedenti che possono aver danneggiato la fertilità (cura dei tumori, per esempio), fattori legati allo stile di vita (consumo di alcol o tabacco), informazioni sulla vita sessuale e su eventuali terapie per l’infertilità tentate in passato.
       I medici raccomandano una certa tempestività: “Arrivare a una diagnosi corretta nel minor tempo possibile è di importanza fondamentale: specie se la donna non è più giovanissima (ha cioè più di 35 anni), più tempo si perde e minori sono le possibilità di successo di un trattamento di Pma”.
Le indagini       A questo punto, la coppia si sottopone a una serie di analisi di base, tra cui esami ormonali, per valutare i livelli di ormoni sessuali presenti nel sangue (che nella donna danno indicazioni sulla regolarità dell’ovulazione e sull’età biologica dell’ovaio), ecografietamponi vaginalipap-test (per la donna) e spermiogramma spermiocultura (per l’uomo). Se questi esami non fossero sufficienti a stabilire le cause dell’infertilità, il medico prescrive indagini più approfondite, come isterosalpingografiaecoisterosonografia e isteroscopia nella donna (servono a valutare lo stato di salute di utero e tube) e test di vitalità e di frammentazione del Dna degli spermatozoi per l’uomo.
Quando ricorrere alla Pma       A seconda dell’esito delle analisi, i medici decidono se l’infertilità deve essere trattata o meno con la Pma. Se non nella donna non funziona l’ovulazione a causa di uno squilibrio ormonale connesso al peso, per esempio, in molti casi bassa tornare al peso forma, o intervenire con terapie farmacologiche di stimolazione ovarica. Per problemi anatomici è possibile ricorrere a soluzioni chirurgiche (per esempio in casi di criptorchidismo, cioè mancata discesa di testicoli nello scroto, o varicocele, cioè dilatazione delle vene del testicolo). Quando, invece, il concepimento spontaneo è impossibile o estremamente remoto e gli interventi farmacologici o chirurgici sono inadeguati, è necessario ricorrere alla Pma. “Ad esempio”, spiega ancora l’Istituto Superiore di Sanità, “una donna con le tube chiuse o danneggiate in modo irreparabile o un uomo con valori spermatici troppo deficitari non possono sperare in un concepimento naturale né in un reale ripristino della capacità riproduttiva. Anche le coppie che non sono completamente sterili ma che non riescono a concepire spontaneamente dopo due anni, dopo aver effettuato i dovuti accertamenti, sono candidate ideali per la Pma”. È a questo punto necessario individuare la tecnica più idonea per la particolare coppia e il particolare problema.
Le tecniche       Le tecniche di Pma sono classificate sostanzialmente in tre livelli. Fanno parte del primo livello le procedure meno complesse, tra cui l’inseminazione semplice, che consiste nell’inserimento della cavità uterina del liquido seminale che può essere fresco o scongelato (è la cosiddetta intra-uterine-insemination, o Iua).
       Se l’infertilità da affrontare è più grave, si può ricorrere alle tecniche di secondo livello, più complesse e invasive, che differiscono tra loro soprattutto per le modalità di fecondazione. Una delle più utilizzate è la Fivet (fertilizzazione in vitro con trasferimento di embrioni): tre degli ovociti prelevati vengono posti su una piastra nella quale si versa una goccia di liquido seminale. Se gli ovociti si fecondano, gli embrioni ottenuti, fino a un massimo di tre, vengono trasferiti nell’utero: la tecnica è applicabile in casi di infertilità maschile non troppo grave (almeno un milione di spermatozoi per millilitro di liquido seminale). Al di sotto di questa soglia conviene invece ricorrere alla Icsi (Intracytoplasmatic sperm injection), in cui un singolo spermatozoo viene inserito direttamente con micropipetta nell’ovocita. La Icsi è una delle tecniche più diffuse, perché ha ottime percentuali di successo anche in casi di infertilità maschile grave o gravissima: anche se nel liquido seminale non sono presenti spermatozoi, è possibile usare quelli prelevati direttamente dai testicoli o dall’epididimo. Per migliorare l’attecchimento dell’embrione nell’utero, infine, si può praticare una sorta di breccia nella zona che circonda l’ovocita fecondato (il cosiddetto hatching assistito).
       L’unica tecnica di terzo livello, che richiede l’anestesia totale della donna e prevedo la fecondazione in vivo, è ormai quasi inutilizzata. In sostanza, i gameti maschili e femminili vengono caricati in un catetere e trasferiti nelle tube della donna, dove avviene il concepimento. Sebbene questa tecnica abbia buone percentuali di successo (anche perché è quella che più si avvicina alle condizioni naturali) è fortemente invasiva e poco ripetibile e per questo praticata sempre meno.
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       Già dodici giorni dopo il trasferimento dell’embrione in utero, le donne che si sono sottoposte a Pma eseguono un dosaggio ormonale per confermare l’inizio della gravidanza. In caso di esito positivo, 6-7 settimane dopo si esegue la prima ecografia: se non insorgono complicazioni, il percorso di Pma si ritiene concluso con successo e la donna può continuare a farsi seguire dal proprio ginecologo di fiducia.
Fonte https://www.wired.it/scienza/medicina/2014/04/10/ecco-come-funziona-la-pma/

RAQUEL RENTERIA: "HO PARTORITO COL CESAREO, NON SONO MAMMA DI SERIE B!"

Raquel Renteria: "Io, mamma cazzuta!"

raquel-renteria      Lo sa bene Raquel Renteria che lo ha sperimentato sulla sua pelle. La sua bambina ha deciso di non mettersi in posizione per il parto naturale. A 32 settimane la piccola era in posizione podalica e a 37 ha deciso di non cambiare. Così Raquel ha dovuto affrontare il cesareo.
      Quando lei ha cominciato ad esporre i suoi dubbi, molte madri le hanno assicurato che il cesareo di per sé non è un problema.
      “Sì. È vero,” afferma Renteria “non mi sento come se mi avessero tolto la possibilità di dare alla luce Alexa, né mi sento meno forte. Questa cicatrice dimostra che sono veramente una madre cazzuta. Durante il parto ho avuto tutto ciò che desideravo. Ho avuto il contatto pelle a pelle con mia figlia, abbiamo visto come è nata, mio marito ha tagliato il cordone ombelicale e quello che è più importante è che nostra figlia sta bene”.

Cicatrici che aiutano a crescere

      Poi aggiunge che non potrebbe essere più orgogliosa della cicatrice e di sé stessa. Certo, all'inizio la cicatrice e i possibili effetti sul suo corpo la spaventavano molto.
      Ma poi ha preso il coraggio a due mani, ha affrontato l’intervento e ha deciso di postare la foto della cicatrice su Instagram. Ha raggiunto 3000 like, ha dato ad altre mamme, che sono passate per un cesareo, la forza di condividere la loro storia.