martedì 31 maggio 2016

Ecco cosa sogna il bambino nella pancia della mamma

Cosa sogna il bambino nella pancia

Ecografia in gravidanza
         A sognare si inizia presto. Molto presto. Uno studio condotto dalla Harvard Medical School, infatti, ha scoperto che il feto mostra una certa attività onirica già all'ottava settimana di gestazione, un'attività che avviene per lo più in fase REM, quella nella quale si sogna. Ma cosa sogna il bambino nella pancia?
         A spiegare questa affascinante evidenza è stato Allan Hobson, professore emerito di psichiatria alla Harvard Medical School.
         Sognare è un'attività estremamente importante per gli esseri umani e lo è anche per il feto che, proprio sognando, crea una specie di coscienza primaria che gli permette di nascere con un'enciclopedia di sapere di base che gli tornerà molto utile nelle fasi della crescita

Quando dormiamo non ci svegliamo perché l'organo cerebrale è attivo, ma in modalità offline. Durante il sogno facciamo esperienze simili a quella della veglia, ma immaginandole
         ha spiegato lo studioso americano, e ciò avviene anche nei bambini quando sono ancora nel pancione
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         Ma come hanno fatto gli scienziati a giungere a questa conclusione? Hanno arruolato alcune coppie di gemelli adulti e gatti e hanno analizzato l'attività onirica fuori e dentro l'utero: nel pancione il feto trascorre l'82-90% del proprio tempo dormendo e per la maggior parte si questo tempo sogna. I primi sogni avvengono quando si inizia a sviluppare il sistema di attivazione oculare, "necessario perché si crei la coscienza.

L'attività onirica del feto

         A partire dal terzo trimestre di gravidanza il feto trascorre la maggior parte del suo tempo dormendo e per il 50% si tratta di un sonno REM, la fase nella quale si sogna. Il sonno REM è connesso ad un'intensa attività elettrica a livello cerebrale ed è fondamentale per la crescita psichica, per lo sviluppo del cervello e per metabolizzare tutte quelle sensazioni, tattili e sonore, che gli arrivano nella sua permanenza nel pancione della mamma. Gli esperti non sono sicuri di sapere che cosa sognino.
         Quel che è certo è che il bambino nel pancione è immerso in un universo sonoro. Il battito cardiaco della mamma, il suo respiro, la sua voce, i rumorini che arrivano dallo stomaco, ma anche i suoni che provengono, attenuati, dal mondo esterno contribuiscono a creare un mondo che avvolge il piccolo nel pancione e certamente lo stimola e lo influenza.
         In qualche modo, quindi, anche i sogni del piccolo sono legati a queste sensazioni. Insomma, il bebè nel pancione inizia a sognare già dalla 23esima settimana e trascorre gran parte del suo tempo non soltanto a dormire, ma soprattutto a sognare!

Infezione da Citomegalovirus in gravidanza

Citomegalovirus

/pictures/20141125/infezione-da-citomegalovirus-in-gravidanza-585610301[3879]x[1615]780x325.jpeg       Tutte le donne conoscono ormai il rischio di contrarre la toxoplasmosi in gravidanza e sono a conoscenza anche delle misure precauzionali da adottare. Esiste però un altro virus particolare, più sconosciuto ma da non sottovalutare: il Citomegalovirus. Si tratta di un virus appartenente alla famiglia degli herpesvirus (come la varicella, l’herpes labiale o il virus della mononucleosi).

Come fare ad accorgersi di aver contratto l'infezione?

       Nella maggior parte dei casi e come per la toxoplasmosi la malattia è del tutto asintomatica. Anche nel 10% dei casi in cui si presentino dei sintomi essi non sono specifici e possono essere riconducibili ad una banale influenza, o, in alcuni casi alla mononucleosi (febbre alta, placche dolenti in gola, spossatezza che dura alcuni giorni).
       Per questo motivo all'inizio della gravidanza vengono prescritti degli esami ematici infettivologici, che comprendono anche il citomegalovirus. Nel caso in cui gli esami del sangue rilevino una positività all'infezione o un sospetto si procede con un altro prelievo di sangue chiamato test di avidità (o avidity) che serve a stabilire con approssimazione quando si è venuti a contatto con il virus. Un test di avidità che dia come risultato 60-65% indica che l'infezione è avvenuta oltre 4 mesi prima se invece è uguale o inferiore al 30% indica un'infezione recente.

Cosa fare allora se risulta che l'infezione è recente? Che probabilità ci sono che passi al bambino?

       Partiamo dal presupposto che secondo dati statistici la trasmissione dalla mamma al bambino sia circa del 40% se viene contratta per la prima volta. Non è ancora stato dimostrato che esista una correlazione tra il momento dell'infezione e i danni al bambino ma si presume che, essendo un organismo in formazione, il primo trimestre di gravidanza sia quello più pericoloso. Nel caso quindi in cui dagli esami ematici risulti una probabile infezione recente è indicato sottoporsiall'amniocentesi, procedura leggermente invasiva che va a prelevare un campione di liquido amniotico per analizzarlo in laboratorio.
       Se risulta positivo probabilmente è avvenuta la trasmissione fetale ma attenzione, l'infezione non è un indicatore di malattia.
       Ma se in gravidanza non ho eseguito questo tipo di prelievo come faccio a sapere se il mio bambino ha contratto l'infezione? E cosa rischia un bambino che contrae l'infezione?
       Ci sono dei test che possono essere fatti sulle urine del neonato oppure sul sangue che viene normalmente prelevato per altri esami metabolici (test di Guthrie) prima della dimissione dall'ospedale. Non è però consigliato fare questo tipo di esami su tutti i neonati perché l'85-90% sono del tutto asintomatici anche se hanno contratto l'infezione.
       Per questo motivo all'inizio della gravidanza vengono prescritti degli esami ematici infettivologici, che comprendono anche il citomegalovirus. Nel caso in cui gli esami del sangue rilevino una positività all'infezione o un sospetto si procede con un altro prelievo di sangue chiamato test di avidità (o avidity) che serve a stabilire con approssimazione quando si è venuti a contatto con il virus. Un test di avidità che dia come risultato 60-65% indica che l'infezione è avvenuta oltre 4 mesi prima se invece è uguale o inferiore al 30% indica un'infezione recente.

Cosa fare allora se risulta che l'infezione è recente? Che probabilità ci sono che passi al bambino?

       Partiamo dal presupposto che secondo dati statistici la trasmissione dalla mamma al bambino sia circa del 40% se viene contratta per la prima volta. Non è ancora stato dimostrato che esista una correlazione tra il momento dell'infezione e i danni al bambino ma si presume che, essendo un organismo in formazione, il primo trimestre di gravidanza sia quello più pericoloso. Nel caso quindi in cui dagli esami ematici risulti una probabile infezione recente è indicato sottoporsiall'amniocentesi, procedura leggermente invasiva che va a prelevare un campione di liquido amniotico per analizzarlo in laboratorio.
       Se risulta positivo probabilmente è avvenuta la trasmissione fetale ma attenzione, l'infezione non è un indicatore di malattia.
       Ma se in gravidanza non ho eseguito questo tipo di prelievo come faccio a sapere se il mio bambino ha contratto l'infezione? E cosa rischia un bambino che contrae l'infezione?
       Ci sono dei test che possono essere fatti sulle urine del neonato oppure sul sangue che viene normalmente prelevato per altri esami metabolici (test di Guthrie) prima della dimissione dall'ospedale. Non è però consigliato fare questo tipo di esami su tutti i neonati perché l'85-90% sono del tutto asintomatici anche se hanno contratto l'infezione.
       Per questo motivo all'inizio della gravidanza vengono prescritti degli esami ematici infettivologici, che comprendono anche il citomegalovirus. Nel caso in cui gli esami del sangue rilevino una positività all'infezione o un sospetto si procede con un altro prelievo di sangue chiamato test di avidità (o avidity) che serve a stabilire con approssimazione quando si è venuti a contatto con il virus. Un test di avidità che dia come risultato 60-65% indica che l'infezione è avvenuta oltre 4 mesi prima se invece è uguale o inferiore al 30% indica un'infezione recente.

       Facendo i controlli che vengono prescritti e rispettando queste piccole norme igieniche, il rischio di contagio e trasmissione si riduce drasticamente e consente di vivere la gravidanza in maniera serena, come dovrebbe essere.


I disturbi delle vie urinarie: la cistite

       La cistite è uno dei disturbi più frequenti riguardanti le vie urinarie, soprattutto nella donna. Altro non è che un’infiammazione della mucosa vescicale che colpisce oltre il 40% delle donne in età fertile, ed è molto fastidiosa, dolorosa, irritante e talvolta frequente o ciclica.
       Nella nostra società ipercivilizzata, iperigienizzata, attenta a tutto quanto possa nuocere alla salute, sembra impossibile che i disturbi acuti e cronici delle vie urinarie costituiscano ancora una fonte di malessere e di sofferenza per milioni di persone, eppure si tratta di una realtà di assai difficile gestione, poiché è facile che il primo banale episodio di sofferenza urinaria, se mal gestito e trattato, possa cronicizzarsi diventando via, via più complicato da affrontare.
       In effetti, molti comportamenti della nostra vita quotidiana possono favorire l’insorgere e soprattutto il recidivare di infezioni batteriche o virali, ma anche di infiammazioni sterili, non legate cioè all’intervento di agenti microbici, come ad esempio quelle causate dall’eliminazione di materiali renali microcristallini (sabbia renale o microcalcoli) che ne possono costituire l’agente scatenante. Possiamo senz’altro affermare che oggi tanti comportamenti tipici dello stile di vita moderno, costituiscono sempre più spesso la causa dello scatenarsi della malattia e hanno quasi completamente soppiantato le antiche cause batteriche, che un tempo erano in buona parte dipendenti da scarsa igiene della persona e degli ambienti domestici e lavorativi.

       Infatti, i modi usuali del vivere moderno sono assai spesso lontani dal rispetto delle più elementari esigenze organiche: basti pensare alle lunghe ore seduti, in ufficio o in auto, con scarse assunzioni di liquidi (che di frequente sono costituiti da caffè, alcolici, bibite gassate, ecc.), all’alimentazione inadeguata per quantità e composizione, alle conseguenze della sedentarietà, allo stress, e così via.
       In particolare, un gran numero di infezioni ricorrenti sono legate all’enorme frequenza di alterazioni della flora batterica intestinale (disbiosi intestinale), anch’esse conseguenza delle situazioni suddette. La flora intestinale infatti è costituita da un’insieme di microbi benefici per la nostra vita, che vivono stabilmente nel nostro intestino, e che facilmente va incontro ad alterazioni per le cause più svariate, come ad esempio l’assunzione di farmaci, come gli antibiotici.
       Le disbiosi intestinali diventano vere e proprie sorgenti autogene di infezioni urinarie, specialmente nella donna per le caratteristiche anatomiche dell’apparato urinario, ma che sono ormai comuni anche nell’uomo a causa dei disturbi prostatici.

Cistite sintomi

I sintomi della cistite sono abbastanza riconoscibili:
  • urgenza di urinare spesso, ma la quantità di urina è sempre scarsa
  • bruciore e dolore alla minzione
a volte nelle urine possono essere presenti tracce di sangue. Nelle cistiti comuni che non portano complicanze difficilmente si ha la febbre.

Cistite contagio

       La cistite non è contagiosa, ciò vuol dire che non possiamo prenderla da qualcun altro nè trasmetterla. Tuttavia possiamo mettere in atto alcuni comportamenti finalizzati a prevenirla, come curare la propria igiene intima, ridurre il rischio di passaggio di batteri dalla zona fecale a quella vaginale, bere molto e non trattenere l'urina.

Cistite in gravidanza

       Durante la gravidanza la cistite può essere più frequente, complici i cambiamenti a livello ormonale che possono favorire stitichezza e proliferazione di batteri. Quando si aspetta un bambino la cistite non va mai sottovalutata perché può aumentare il rischio di parto prematuro ed è anche per questo che ogni mese le donne incinte fanno l'esame delle urine. In caso di cistite è importante eseguire un'urinocoltura per individuare il batterio responsabile, in tal modo il medico prescriverà l'antibiotico più efficace.

Cistite in allattamento

       Se la cistite si presenta mentre si sta allattando è importante parlarne con il proprio medico che richiederà un esame delle urine. Individuato il batterio che ha provocato l'infiammazione il medico prescriverà un antibiotico che possa essere assunto anche durante l'allattamento. Molti farmaci, infatti, passando nel latte materno possono arrivare al bambino, quindi è importante curare la cistite senza trascurarla, ma al tempo stesso scegliendo il farmaco più efficace e sicuro.

Cistite bambini

       Nei bambini le infezioni alle vie urinarie si presentano con gli stessi sintomi degli adulti: dolore e bruciore alla minzione, necessità di urinare spesso, fastidio nella zona sovrapubica, talvolta qualche linea di febbre. Se il bambino lamenta questi sintomi è bene rivolgersi al pediatra. Con un esame delle urine sarà possibile comprendere la natura dell'infiammazione (nella maggior parte dei casi si tratta di un batterio) e intraprendere la migliore terapia.

Cistite rimedi

       Generalmente per far passare la cistite è sufficiente assumere una bustina di Monuril (sciogliere il farmaco in un bicchiere d'acqua e berlo prima di andare a dormire in modo che faccia effetto durante la notte), in altri casi, quando la cistite è persistente, è necessario individuare il batterio responsabile facendo un'urinocoltura e assumere un antibiotico più specifico.
       Per la cistite esistono degli integratori che forniscono sostanze naturali che possono supportare la terapia farmacologica classica oppure prevenire le ricadute. Ecco qualche rimedio naturale, illustrato dalla Dott.ssa Marina Multineddu che ha oltre 25 anni di esperienza sulle tematiche legate alla fitoterapia ed alla cosmesi naturale ed in collaborazione con il sito L’erboristeria
  • Uva ursina
si utilizzano le foglie, è un piccolo arbusto sempreverde, che cresce di preferenza nelle foreste di conifere, nelle brughiere alpine e nell’Appennino settentrionale e centrale. L’azione elettiva dell’uva ursina è quella antisettica delle vie urinarie; la sua azione è favorita dalle urine alcaline per cui, se queste non lo fossero, si dovrà renderle tali con la somministrazione di bicarbonato di sodio o di altri alcalinizzanti urinari. E’ quindi utilizzata in caso di infiammazioni delle vie urinarie, come cistite, infiammazioni del rene, uretrite, ipertrofia prostatica.
  • Cranberry
è costituito dai frutti di Vaccinium macrocarpon, conosciuto anche col nome di Mirtillo americano, poiché è un piccolo arbusto di origine nordamericana. Questa pianta cresce bene nei terreni marginali e paludosi, prestandosi a colture su vaste aree di territorio, adatte ad una produzione intensiva. Il Mirtillo americano contiene significative quantità di antocianosidi, flavonoidi, acido citrico, malico, chinico e ippurico, e numerose altre sostanze dalle proprietà antibatteriche, che esplicano la loro azione soprattutto a livello dell’apparato urinario. Studi recenti hanno dimostrato che il succo dei frutti di questa pianta ha la capacità di rendere antiadesiva la superficie delle mucose, ciò che inibisce l’adesione cellulare dei vari batteri patogeni responsabili delle infezioni urinarie, fra cui anche l’Escherichia coli (l’agente patogeno che è più spesso responsabile delle infezioni urinarie). Tale azione antiaderente, favorendo la fisiologica eliminazione delle popolazioni batteriche anomale, può contribuire a contrastare la colonizzazione dell’intestino e della vescica da parte di questi agenti potenzialmente patogeni. Particolarmente interessante nel contrastare le infezioni urinarie recidivanti è la proprietà del succo di abbassare i valori del pH urinario, rendendo quindi più acide le urine, il che contribuisce a combattere le infezioni stesse. L’uso del Mirtillo di palude è particolarmente adatto per i disturbi acuti e cronici delle vie urinarie, come le cistiti, spesso accompagnate da disbiosi intestinali che diventano vere e proprie sorgenti autogene di infezioni urinarie. Raccomandato quindi ai soggetti che presentano ricorrenti infezioni alle vie urinarie, come cistiti e prostatiti, sia occasionali che recidivanti o croniche. Il Cranberry, data la concentrazione abbastanza significativa di ossalati presente nel suo succo, è sconsigliato nei casi di nefrolitiasi (tendenza alla formazione di calcoli renali, che spesso sono costituiti proprio da ossalati).
  • Pompelmo
viene utilizzato l’estratto dei semi, che si ottiene dalla loro macinazione e la successiva estrazione glicerica. L’estratto dei semi di Pompelmo, (o G.S.E., Grapefruit Seed Extract) contiene un’elevata concentrazione di bioflavonoidi e la sua azione battericida si esplica sulla membrana cellulare dei microrganismi, modificandone la permeabilità e le attività enzimatiche, sino alla morte del microrganismo stesso. L’azione è proporzionale alla concentrazione.
  • Ginepro
si utilizzano i coni femminili maturi essiccati, comunemente chiamati bacche, ha un’azione antisettica e diuretica, ma anche antispasmodica della muscolatura liscia. L’uso del Ginepro come antisettico delle vie urinarie e come diuretico risale all’antica medicina egizia.
  • Equiseto
o Coda cavallina, è un’altra pianta di cui si sfrutta l’elevata capacità diuretica, ma essa è anche emostatica, remineralizzante, particolarmente per l’apparato scheletrico e per il trofismo dei tessuti connettivi.
  • Mais
la droga é costituita dagli stili dei fiori femminili (detti anche "barbe di mais") di Zea mays (fam. Graminaceae), pianta erbacea annuale coltivata in tutto il mondo come pianta alimentare e foraggera, largamente conosciuta nel suo aspetto esteriore. Gli stili si raccolgono in luglio-agosto durante la fioritura, oppure in agosto-settembre, dopo la fecondazione: così non si danneggia la pianta e si ottiene un prodotto già in parte essiccato. Questa pianta ha proprietà diuretiche, elimina l’acido urico e i fosfati, ma soprattutto è calmante della sintomatologia dolorosa nelle affezioni delle vie urinarie, quindi è indicata in caso di litiasi urinaria e affezioni delle vie urinarie come cistiti e nefriti.
Un’altra sostanza di origine naturale che viene adoperata per contrastare le infiammazioni dell’apparato urinario è l’aceto di mele biologiche, che ha un’azione acidificante e di regolazione della microflora intestinale, con una spiccata azione antiputrefattiva. Per completare infine l’azione delle piante utili alla salute dell’apparato urinario è bene fare un uso regolare, a cicli da ripetere abbastanza spesso, di fermenti lattici probiotici, come il Lactobacillus sporogenes, che ha un’alta capacita di proliferazione e di fissazione nell’ambiente intestinale, aiutando così a limitare le infezioni autogene di cui abbiamo parlato.

L’età non è un impedimento alla gravidanza!


      Una volta la donna incinta a 26 anni veniva considerata vecchia per il parto. Invece oggi l’età riproduttiva ha subito grandi cambiamenti. Con l’arrivo delle tecnologie riproduttive moderne la donna può non preoccuparsi dell’età e partorire anche quando il suo organismo non produce piu’ ovociti. Con l’aiuto della procedura FIVET e ovuli donati (del materiale biologico delle donatrici giovani e sane) oggi le donne over 50 portano avanti la gravidanza e partoriscono con successo i figli.

      Uno dei casi emblematici piu’ recenti è stato il caso di una professoressa tedesca, signora Raunig. La donna ha usufruito degli ovuli donati e ha effettuato una FIVET ad una nota clinica di medicina riproduttiva a Kiev, in Ucraina. In seguito al trattamento Annegret Raunig ha partorito 4 gemelli! Le storie di questo genere, talvolta incredibili e sconvolgenti, si possono incontrare in ogni angolo del mondo.

      L’attuazione delle tecnologie riproduttive moderne si regola in modi differenti nei diversi paesi. Inoltre, spesso viene applicato un certo limite di età. Così, ad esempio, in Spagna il limite di età non viene regolamentato dalla legge però esiste il cosidetto “accordo comune”. Di solito le donne sopra 50 anni non vengono accettate per fare la FIVET alle cliniche spagnole. In Francia il limite è 43 anni, in Germania e Austria 40 anni e in Repubblica Ceca 49 anni.

 

Il limiti d’età per i programmi FIVET

Svezia
35 anni (talvolta 37 anni)
Paesi Bassi
40-42 anni
Norvegia
38 anni
Islanda
42-45 anni
Gran Bretagna
50 anni
Grecia
50 anni
Australia
40 anni
Danimarca
45 anni
Turchia
40 anni
Stati Uniti
55 anni (in alcuni stati max 39 anni)
Repubblica Ceca
45 anni
Ungheria
45 anni

 

      L’impostazione di tali limiti d’età e l’introduzione di molti altri ristrizioni e divieti nel campo della PMA ha fatto sì che ci sia un grande interesse e sviluppo del turismo medico all’estero. Non avendo la possibilità di usufruire dei vantaggi di medicina riproduttiva in patria, le famiglie infertili e le donne single si dirigono all’estero per effettuare una FIVET con l’esito positivo anche dopo aver superato 40-50 anni. Negli ultimi anni una delle destinazioni gettonate per le famiglie infertili europee è l’Ucraina. L’assenza dei limiti d’età e un alto livello professionale dei riproduttologi locali è un forte punto a favore delle cliniche di medicina riproduttiva ucraine. Oltre all’assenza dei limiti d’età, le leggi ucraine sono a favore delle tecniche riproduttive di maternità surrogata e ovodonazione. I programmi in questione sono assolutamente legali nel territorio ucraino e una serie di leggi difendono i diritti dei genitori stranieri che hanno deciso di ricorrere alle tecniche PMA in Ucraina.

      Secondo la statistica, il numero delle gravidanze tardive è cresciuto di 56% solo negli ultimi anni. Adesso non è piu’ tardi partorire il primogenito a 40 anni. Adesso sono tre volte in piu’ le donne che partoriscono il primogenito dopo 36 anni rispetto a 20 anni fa. La statistica ufficiale dice che circa 4% delle donne dopo 40 anni concepiscono in modo naturale e oltre 70% fanno ricorso ad una FIVET oppure ovodonazione.

      Le donne italiane non fanno eccezione. E nonostante una forte tradizione cattolica e divieti severi che riguardano l’uso delle tecnologie riproduttive moderne le italiane trovano soluzioni. Secondo le statistiche ufficiose, piu’ di 10 mila italiani ogni anno vanno all’estero alla ricerca della cicogna con l’aiuto delle tecniche PMA. L’Ucraina è uno dei paesi piu’ popolari fra le famiglie infertili italiane.

      Nella lista delle cliniche autiorizzate che aiutano le donne over 40 a diventare mamme felici c’è anche un noto centro di medicina riproduttiva BioTexCom. La clinica specializzata aiuta a portare avanti una gravidanza e partorire le donne che non sono piu’ in grado di concepire in modo naturale a causa di età avanzata. L’attuazione delle procedure come FIVET e ovodonazione permettono ai dottori di fecondare con successo le donne di qualsiasi età.

      Nei tempi recenti la quantità dei parti delle donne over 35 è in costante crescita. Per lo piu’ ci sono molti esempi del parto positivo del primogenito dopo 40 anni con l’aiuto delle tecnologie riproduttive moderne. Alla clinica BioTexCom ha avuto luogo la pratica quando una donna di 66 anni con l’aiuto degli ovuli donati ha partorito con successo due gemelli.

      Grazie alla pluriennale esperienza dei dottori riproduttologi, una positiva statistica e delle felici testimonianze dei genitori che hanno creato una famiglia a tutti gli effetti con l’aiuto delle tecniche riproduttive è possibile affermare che la PMA è una invenzione unica e molto richiesta al giorno d’oggi. Per cui il desiderio di diventare mamma in età piu’ avanzata non deve essere piu’ un impedimento ad una famiglia felice.

Ovuli donati ossia come trovare la migliore donatrice?


       La donazione di ovuli è una cura dell’infertilità piuttosto efficace per le coppie dove la donna soffre di una menopausa precoce, scarsa riserva ovarica o malattie genetiche o ginecologiche. Tuttavia, nonostante alti tassi di successo dei programmi FIVET con l’uso di ovuli donati, le coppie sono spesso molto titubanti nella scelta di tale tecnica in quanto il bambino avrà del materiale genetico di una persona estranea.

       La scelta di una donatrice di ovuli è una procedura semplice ma allo stesso tempo complessa per le coppie infertili. Quando si arriva a scegliere una donatrice tutte le coppie presentano le loro esigenze per la donna che diventerà una donatrice del materiale genetico per il loro futuro figlio.

       Spesso la coppia vuole che la donatrice abbia una bella apparenza, buone prestazioni fisiche, alto livello di IQ e, soprattutto, un’ottima salute. 

       I programmi di ovodonazione sono legali in alcuni stati europei. Ciònonostante, molte coppie infertili europee vengono in Ucraina per acquistare ovuli donati.    

       In Ucraina tutte le donatrici, di regola, sono le donne giovani e belle. Prima di diventare una donatrice ogni candidata effettua un dettagliato screening medico per evitare che la stessa abbia infezioni, malattie o virus. Inoltre, una condizione importante per diventare una donatrice è la presenza di almeno un figlio sano. Il costo della donazione di ovuli o del materiale genetico dipende da una serie di indicatori.



       Non è un segreto che gli ovuli donati contengono dell’informazione genetica. Proprio per questo motivo molte coppie infertili si rivolgono alle cliniche di medicina riproduttiva e non agli orfanotrofi. Purtroppo, spesso negli orfanotrofi si trovano i bambini di quei genitori che hanno delle cattive abitudini le quali possono dimostrarsi nella genetica dei figli: una propensione alla droga, eccessivo consumo dell’alcol ecc.

       Nel caso di ovuli donati la selezione del materiale biologico e genetico avviene a molte tappe e vengono eseguiti molti accertamenti nel corso dell’accettazione delle presunte donatrici al programma. Così l’Ucraina è diventata uno dei luoghi piu’ gettonati per le famiglie infertili di tutta l’Europa e anche un posto dove molte cliniche europee acquistano gli ovuli donati.

       Le donne ucraine venivano sempre considerate le piu’ belle al mondo. E molti vogliono che il loro figlio abbia dei geni di una di queste donne meravigliose. Lo studio della distribuzione dei marcatori genetici fra la popolazione ucraina è rilevante sia per lo studio delle origini e migrazioni degli slavi orientali sia per lo studio delle popolazioni europee in generale. In seguito alle richerche condotte sul polimorfismo NRY e allo studio del DNA mitocondriale e dei marcatori autosomici degli ucraini è stato affermato quanto segue: i dati ottenuti durante lo studio della vicinanza genetica sui marcatori NRY sono quasi equivalenti ai dati sulla vicinanza linguistica e geografica con gli altri popoli europei.

       Alle cliniche di medicina riproduttiva ucraine gli europei trovano le migliori banche delle donatrici di ovuli che corrispondono a tutte le esigenze visuali dei clienti. La clinica di medicina riproduttiva BioTexCom possiede la banca delle donatrici piu’ vasta in Ucraina.  Scegliendo di effettuare un programma con ovuli donati siete voi a scegliere la donatrice piu’ adatta alle vostre esigenze. Gli specialisti della clinica fanno una rigida selezione delle candidate fra cui una serie di accertamenti medici, una visita psicologica e lo studio delle informazioni personali di ogni ragazza. Solo 2 donne su 10 superano la selezione e hanno il diritto a partecipare nel programma. Le donatrici di questa clinica sono delle ragazze sane, attraenti e istruite.                

       E’ di estrema importanza saper scegliere una donatrice prendendo in considerazione non solo l’impressione che fa la sua immagine ma anche gli indicatori medici della donna. Le aspiranti donatrici devono fare un dettagliato screening medico per rilevare eventuali deviazioni al livello fisico e un consulto psicologico (che include dei test di vari tipi) per confermare la salute mentale. L’ultimo è di primaria importanza in quanto dopo pochi incontri è difficile capire che persona si trova davanti e cosa è possibile aspettare in futuro. Nel programma di ovodonazione il rischio di ereditare le turbe psichiche è molto alto anche parlando in termini di una semplice deviazione e non una malattia vera e propria. Per cui la decisione giusta sarebbe rivolgersi ad una clinica di medicina riproduttiva che ha molta esperienza nella selezione del materiale biologico donato e vi saprà indirizzare nelle vostra scelta.

       Con una giusta scelta della donatrice, nonostante l’uso del materiale donato, vostro figlio sarà una vera copia di voi due e inseguito lui erediterà indubbiamente i vostri migliori tratti di carattere e abitudini.