giovedì 28 febbraio 2019

Bonus bebè, può essere negato in caso di fecondazione assistita?

         Bonus bebè negato perché il parto è avvenuto a seguito di fecondazione eterologa all’estero. La vicenda va avanti dal 2015 ma è venuta alla luce ora, dopo la denuncia degli avvocati della donna suo malgrado protagonista (e di sua figlia). La signora è diventata mamma all’età di 65 anni dopo essersi sottoposta a fecondazione eterologa in Spagna. Al rientro in Italia però si è vista negare dall’Inps il diritto al bonus bebè (in quel momento riconosciuto per tre anni dalla nascita a chi ne faceva domanda e non ad un anno come dal 2018).

Domanda bonus bebè respinta per fecondazione eterologa: il parere Inps
Ha un figlio all'estero con inseminazione eterologa: perde il diritto al bonus bebè? Il caso.         In Italia l’inseminazione eterologa è vietata per legge. Ecco perché ci sono celibi o nubili che si sottopongono a questa pratica all’estero (sostenendo spese non indifferenti per la cura). Sulla base di questo assunto l’Inps ha quindi negato alla donna, cassiera in un supermercato di Milano, il diritto al bonus bebè (ricorrendo invece gli altri requisiti). Dopo alcuni tentativi di risolvere la cosa in via stragiudiziale, la donna si è rivolta ad uno studio legale portando il caso in tribunale. Cosa succederà ora? Considerando che le sarebbero spettate 160 euro al mese per tre anni, si tratta, qualora sarà riconosciuta, di una cifra non indifferente. Ma per gli avvocati, aldilà dell’oggetto economico della pretesa, si tratta di ottenere una sentenza storica che possa costituire un precedente per casi simili. Si tratta in effetti di un caso molto particolare. Vedremo se i giudici appoggeranno il parere dell’Inps, negando il bonus bebè in caso di fecondazione eterologa vietata in Italia, o se daranno ragione alla signora e ai legali che la rappresentano riconoscendo gli arretrati del bonus bebè dal 2015 al 2018.

Fonte https://www.investireoggi.it/fisco/bonus-bebe-puo-essere-negato-in-caso-di-fecondazione-assistita/

Rapporti sessuali dopo la gravidanza: accorgimenti e cosa cambia

       L‘arrivo di un figlio muta inevitabilmente gli equilibri di coppia e dopo una gravidanza si affronta in modo differente anche il sesso.

       Dopo il parto infatti cambiano moltissime cose: se fino a nove mesi prima ci si concentrava sul rapporto di coppia con giochi sotto le lenzuola, complicità e seduzione, ora bisogna pensare soprattutto al bambino a quelle che sono le sue esigenze e i bisogni.

Картинки по запросу Rapporti sessuali dopo la gravidanza: accorgimenti e cosa cambia       Questo periodo è molto delicato per entrambi i partner, se infatti è necessario attendere un lasso di tempo prima di tornare a vivere liberamente la propria sessualità è anche vero che aspettare troppo potrebbe causare freddezza e rancori. Già un mese circa dopo il parto dunque è possibile tornare ad avere una normale vita sessuale.

       Il consiglio degli esperti è di iniziare per gradi, ciò significa che non è necessario avere immediatamente un rapporto completo, ma ci si può riavvicinare a poco a poco al partner con effusioni e scambi d’affetto che consentano di ritrovare l’eros perduto. Ovviamente l’approccio al sesso dopo il parto è inevitabilmente legato all’esperienza vissuta. Ciò significa che se il parto è stato naturale bisognerà attendere che le piccole lacerazioni guariscano naturalmente, in caso contrario il rapporto potrebbe risultare fastidioso o, peggio ancora, doloroso.

       Per quanto riguarda il parto cesareo invece il discorso è diverso. In questo caso gli organi genitali non hanno subito un trauma, ma sarà comunque necessario prestare molta attenzione al taglio. Inoltre la donna potrebbe comunque avvertire dolore a causa della pressione esercitata durante il rapporto. In ogni caso un mese è il periodo necessario per consentire all’utero e alla vagina di ritornare alla loro dimensione normale e scongiurare nuove perdite ematiche post parto.

        Trascorsi 30-40 giorni si potrà riprendere a vivere tranquillamente la propria vita sessuale. Non esistono particolari accorgimenti da seguire, l’unico consiglio utile è quello di approcciarsi al sesso con delicatezza e senza forzare troppo la situazione. All’inizio vi sembrerà difficile e anche il desiderio sarà in caduta libera, ma a poco a poco ritroverete il piacere di ritagliarvi un momento di intimità con il partner.

Fonte https://dilei.it/sesso/sesso-dopo-gravidanza-accorgimenti-cosa-cambia/587019/

DIFETTI CONGENITI, L’ALLARME DEI NEONATOLOGI: “ANCORA POCA PREVENZIONE”

         Secondo le stime ogni anno in Italia nascono circa 25mila bambini con una malformazione congenita. “Un numero enorme”, avverte la Società italiana di neonatologia (SIN), che sottolinea quindi come non si faccia “ancora abbastanza in termini di prevenzione preconcezionale e di assistenza post natale”.

         Non solo: “I difetti congeniti attualmente sono responsabili di circa il 25% della natimortalità e del 45% della mortalità perinatale e rappresentano nel mondo occidentale la più importante causa di morte nel primo anno di vita”, aggiungono i neonatologi.

Картинки по запросу ecografia bimbo
         Provare a prevenire alcuni dei principali difetti congeniti, però, si può: per questo il 3 marzo si celebra la quinta Giornata mondiale dei difetti congeniti, il World birth defect day. L’intento è di ricordare l’importanza della prevenzione prima del concepimento e durante la gravidanza: in particolare è fondamentale assumere un’adeguata quantità di acido folico, che può prevenire fino al 40% del rischio che il feto sviluppi un’anomalia nota come spina bifida, dovuta alla mancata chiusura del tubo neurale.

 
         Nonostante l’acido folico sia raccomandato non solo nei primi mesi della gravidanza ma anche prima del concepimento, ancora oggi molte coppie ne sottovalutano l’importanza: “Manca una politica organica di prevenzione che inizi ben prima della gravidanza, appena la coppia comincia a pensare di avere un bambino”, spiega il presidente Fabio Mosca in una nota. “Il risultato è che sono ancora poche le coppie che si rivolgono ai servizi sanitari per prevenire il problema dei difetti congeniti. Un solo dato, ma molto indicativo, e ‘italiano’: la possibilità di iniziare una gravidanza con un livello ottimale di folatemia per ridurre il rischio dei difetti del tubo neurale (e non solo!) dovrebbe essere offerta al 100% delle future madri attraverso una prolungata assunzione di acido folico (0.4 mg/die) prima del concepimento, ma tale possibilità è concretamente offerta solo nel 20-25% di loro“.

Fonte http://www.gravidanzaonline.it/news/difetti-congeniti-allarme-dei-neonatologi-manca-la-prevenzione

GRAVIDANZA EXTRAUTERINA: SCOPRIAMO DI COSA SI TRATTA

       Nella stragrande maggioranza dei casi l’impianto dell’ovulo fecondato si manifesta nella tuba e molto più raramente si sviluppa a livello dell”ovaio, nella cavità addominale o nella cervice uterina. Le cause sono determinate solitamente da lesioni infiammatorie o da altri fattori che ritardano o impediscono il trasporto dell’uovo fecondato  favorendo l’impianto della blastocisti nella tuba.

       L’incidenza della GEU è del 2%, ciò significa che 2 gravidanza su 100 vanno incontro a questa diagnosi.
I fattori di rischio principali sono:


  • precedente gravidanza extrauterina
  • chirurgia tubarica
  • utilizzo di IUD
  • malattia infiammatoria pelvica
  • infertilità
  • fumo


       La sintomatologia è caratterizzata da dolori addominali, amenorrea e, in un terzo dei casi, da perdite ematiche. Se i sintomi vengono trascurati possono sfociare in un addome acuto con shock emorragico.
dolore mestruo       Dinanzi a tali sintomi è necessario recarsi in ospedale dove verrà eseguita una visita ginecologica ed esami specialistici per stabilire l’ esatta diagnosi. Gli esami per la diagnosi prevedono l’ecografia transvaginale e addominale e il dosaggio seriato delle b-hcg. La diagnosi precoce riduce la mortalità poichè impedisce che l’aumento di volume dell’embrione provochi la rottura della tuba con conseguente shock ipovolemico della gestante.

       Raramente si assiste ad un riassorbimento spontaneo del materiale ovulare, pertanto l’intervento chirurgico rappresenta il gold standard della terapia. La terapia chirurgica prevede la salpingectomia (rimozione totale della salpinge) o la salpingotomia (rimozione parziale della tuba) per via laparoscopica o la laparotomica.

       È possibile intervenire anche con terapia medica, attraverso l’utilizzo di Methotrexate, un antagonista dell’acido folico che agisce bloccando la sintesi di DNA inibendo  la crescita  delle cellule trofoblastiche, per via locale o sistemica.

       Se la gestante è clinicamente stabile con livelli di hCG inferiori a 175 mIU/ml e ecografia transvaginale non dirimente per GEU è ragionevole il trattamento d’attesa.
       Mentre la mortalità per gravidanza ectopica è scesa vertiginosamente grazie al miglioramento delle tecniche diagnostiche e terapeutiche, rimane un’ emergenza ginecologica significativa e un ritardo nella diagnosi e nel trattamento può avere effetti disastrosi.
       La miglior prevenzione per evitare una gravidanza extrauterina dunque è la diagnosi precoce.

Come affrontare i piccoli malesseri della gravidanza

         La gravidanza è, probabilmente, nella vita di una donna, insieme al parto uno dei momenti più indimenticabili e, sicuramente, il periodo più importante in cui ciascuna futura mamma scopre una nuova dimensione del suo essere donna e vive un'esperienza che la porterà a confrontarsi e ad affrontare problemi che, fino a quell'istante, aveva ignorato o di cui aveva soltanto sentito parlare. Premesso che ogni gravidanza è a sé, nel senso che è diversa da un'altra tanto che persino una stessa donna vivrà in modo assolutamente diverso due o più gravidanza nel corso della propria vita, magari anche a distanza di pochissimo tempo, e che è indispensabile, fondamentale e necessario sempre il confronto con il proprio ginecologo anche quando sembra che tutto vada al meglio - un controllo ginecologico in gravidanza andrebbe fatto almeno una volta al mese per tutta la durata della gestazione e fino al momento del parto - vedremo ora come affrontare i piccoli malesseri della gravidanza, che possono comparire o meno, che devono essere sempre monitorati dal proprio medico, ma che possono facilmente e con un po' di forza di volontà essere affrontati e superati dalle future mamme.

Картинки по запросу Le nausee donna'         Il primo e più comune malessere che caratterizza una gravidanza e che è concentrato specialmente nel primo trimestre è la nausea. Non stiamo parlando di una condizione di nausea passeggera, la nausea da gravidanza è qualcosa di veramente fastidioso ed è accresciuta dal fatto che in gravidanza l'olfatto diventa molto più sensibile così che avvertiamo con maggiore intensità odori che magari fino a quell'istante non sentivamo o comunque ci lasciavano indifferenti. Ora capita spesso che ci siano proprio odori che precedentemente amavamo e che d'improvviso ci disgustano letteralmente, si tratta in particolare di odori molto forti e intensi non solo a livello di profumi, ma anche di odori di cucina - l'aglio, la cipolla, il caffè, perfino l'odore degli agrumi d'improvviso possono divenirci molesti. A questo problema si sommano le vere e proprie nausee, che possono essere più o meno forti e che per alcune donne sono una vera tortura, perché accompagnate da un forte stato di malessere e dal vomito. Le nausee si manifestano soprattutto al mattino, ma si ripresentano nel corso dell'intera giornata. Spesso nel corso del primo trimestre di gravidanza diventa davvero difficile consumare un pasto intero, ecco che allora si può ricorrere a dei semplici rimedi per alleviarli nell'attesa che scompaiano da sole, generalmente intorno al quarto/quinto mese. Intanto occorre cercare di evitare i profumi e gli odori forti, anche in cucina. Altro rimedio è consumare degli stuzzichini nel corso della giornata così da spezzare letteralmente la nausea, particolarmente indicati sono gli alimenti secchi come i cracker, le fette biscottate, i biscotti ed anche il pane, meglio ancora se integrali, perché più leggeri e più ricchi di fibre. Bere spesso acqua, in dosi non eccessive, ma in piccole quantità è anche d'aiuto, e soprattutto controllare la propria alimentazione evitando cibi troppo grassi e ricchi di condimenti.

Картинки по запросу Le debolezza donna'
         Un altro problema con cui dovremo fare i conti per tutti i nove mesi è la debolezza fisica che spesso ci coglierà, soprattutto se una parte della gravidanza la trascorreremo durante il periodo estivo. Questa debolezza è molto più evidente al mattino, perciò è buona norma, alzandosi dal letto, muoversi lentamente e restare un attimo sedute prima di alzarsi del tutto in piedi, così da dare modo al sangue di andare bene in circolo e di evitare quei fastidiosi giramenti di testa che ci danno letteralmente l'impressione di essere lì lì per cadere. Il vostro corpo sta sostenendo e sta per sostenere uno sforzo enorme, è normale che a volte non abbia le energie. Cercate, pertanto, se potete, di fermarvi e riposarvi tutte le volte che vi è possibile, magari anche soltanto sedendovi un attimo. Molte donne soffrono in gravidanza di pressione bassa, in questo caso è sempre bene bere molto e sedersi immediatamente non appena vi sentirete svenire, per evitare i cadere. Ricordate che il monitoraggio della pressione sanguigna è sempre molto importante, ma soprattutto in gravidanza, pertanto effettuatene spesso la misurazione e recatevi con cadenza mensile dal vostro ginecologo che saprà consigliarvi al meglio.

         Un altro problema molto comune che affligge le donne per tutta la gravidanza è quello dello stitichezza che potrebbe portare poi alla comparsa di emorroidi. Il ginecologo, informato del fastidio, potrà indicare un sciroppo da assumere per alleviare il problema, da parte nostra potremo bere molta acqua e consumare molti alimenti ricchi di fibre come frutta, verdura, legumi, cereali, pane e derivati integrali.

Картинки по запросу Le fame  donna'          La fame potrebbe manifestarsi dopo il primo trimestre, cioè dopo che saranno scomparse le nausee, di sicuro non potremo sfuggirle nell'ultimo trimestre ed in particolare nell'ultimo mese,il più difficile da affrontare da questo punto di vista. Negli ultimi giorni, infatti, i bisogni nutritivi del bambino sono più alti ed il senso di fame diventa un fastidio quasi insopportabile. Anche per il controllo della fame e del peso corporeo dovremo affidarci al ginecologo soprattutto nel caso in cui si parta già da una situazione di sovrappeso o si soffra di problemi particolari come il diabete. In ogni caso occorre grande forza di volontà per non assecondare totalmente la fame e ciò non soltanto per una questione puramente estetica legata al nostro aspetto fisico ed al peso, ma anche e soprattutto per il benessere e la salute nostra e del nostro bambino. Perciò occorre sempre mangiare in modo salutare prediligendo frutta e verdura. Meglio poi mangiare poco e spesso - circa cinque pasti al giorno compresi quindi colazione e merenda - piuttosto che concentrare tutto in due soli pasti -pranzo e cena. Importante è anche bere molta acqua e non esagerare con il consumo dei carboidrati. Meglio eliminare del tutto i dolciumi, dannosi soprattutto in caso di diabete.

Fonte https://mammaebambino.pianetadonna.it/come-affrontare-i-piccoli-malesseri-della-gravidanza-461947.html#steps_5

mercoledì 27 febbraio 2019

Aumento del peso in gravidanza: come calcolare e tenere a bada il peso forma

L'aumento di peso in gravidanza
       L’aumento di peso in gravidanza è assolutamente fisiologico. I chili aggiunti sono così distribuiti: il bambino raggiunge circa i 3,5 chilogrammi e la placenta i 650 grammi. Il liquido amniotico pesa circa un chilo, mentre i liquidi trattenuti corrispondono a 2-3 chilogrammi. Infine, l’ingrossamento dell’utero aggiunge un altro chilogrammo al peso della madre.

       Il vecchio adagio popolare secondo cui in gravidanza bisogna mangiare per due è oggi completamente superato. Le mamme non devono prendere troppo peso e devono tenersi sotto controllo con un monitoraggio costante, in modo da evitare vari problemi.

Peso ideale in gravidanza
        L’aumento di peso deve essere graduale. È considerato normale un aumento complessivo corrispondente a massimo 12 chili nell’arco dei 9 mesi.

       Nel primo trimestre i chili in più sono finalizzati unicamente all’accumulo delle riserve energetiche che serviranno per nutrire il bambino. Si tratta cioè di una fase di preparazione fisica all’allattamento. L’incremento vero e proprio comincia a verificarsi a partire dal secondo trimestre, in cui l’aumento del peso materno è dovuto essenzialmente alla crescita del feto.

Qui sotto, trovi una tabella con l’aumento medio di peso per trimestre:


  • primo trimestre: 1,5/ 2 chilogrammi con un aumento di 500 grammi al mese
  • secondo trimestre: 4,5/5,5 chilogrammi con un aumento di 350/450 grammi a settimana
  • terzo trimestre: 2,5/3,5 chilogrammi con un aumento di 200/300 grammi a settimana


       Per rispettare questa tabella indicativa e non incorrere in un aumento eccessivo è sufficiente un supplemento calorico pari a una media di 250 calorie al giorno. In realtà, l’apporto calorico varia anche in base al peso della madre. Una donna sottopeso, per esempio, avrà bisogno di più calorie durante il secondo trimestre rispetto a una donna con peso normale. Al contrario una donna sovrappeso dovrà tenere meglio sotto controllo l’apporto calorico e ridurlo rispetto alla media delle 250 calorie quotidiane. Al di là del quantitativo di calorie assunte, è fondamentale seguire un regime alimentare specifico, perché ci sono cibi consigliati e cibi sconsigliati in gravidanza.

App per il calcolo del peso forma
Aumento peso gravidanza       Per il calcolo del peso in gravidanza puoi usare le applicazioni apposite. Inserisci la tua altezza, il tuo peso e la settimana di gestazione e avvii il calcolo. Hai a disposizione tante applicazioni scaricabili sul tuo smartphone per tenere sotto controllo il tuo peso nei nove mesi di gestazione. iMamma, per esempio, ti consente di calcolare il peso fetale e di tenere sotto controllo la tua dieta. Hai a disposizione, infatti,  l’elenco degli alimenti consigliati e il tracker per il conteggio del numero di bicchieri d’acqua assunti quotidianamente.


Pericoli del sovrappeso in gravidanza
       Se ti accorgi di un aumento anomalo del peso in gravidanza, devi subito rivolgerti al medico. Un chilogrammo in più in 10 giorni accompagnato da piedi gonfi ed edematosi, va subito segnalato al tuo ginecologo.

       I chili in eccesso in gravidanza possono essere la causa di un feto macrosomico, con possibili complicazioni al momento del parto. Per feti macrosomici si intendono i bambini con un peso alla nascita superiore ai 4 chilogrammi.

       Le mamme che si alimentano troppo in gravidanza, inoltre, sottopongono il loro apparato digerente a uno sforzo eccessivo che potrebbe avere delle ripercussioni sull’andamento metabolico del feto e successivamente del bambino. Infine, le donne che ingrassano di 15/16 chilogrammi si espongono a un rischio più alto di contrarre il diabete gestazionale. E se sono presenti altri fattori di rischio, possono incorrere anche nell’ipertensione gestazionale.

Pericoli del sottopeso in gravidanza
       Cosa succede invece se non si prende peso e al contrario si tende a dimagrire? Nel caso di forti nausee durante il primo trimestre, è normale non prendere chili. Se però la condizione persiste, bisogna rivolgersi a un medico.

       Un ridotto peso in gravidanza potrebbe essere indice di una inadeguata nutrizione fetale o della presenza di una patologia. In queste situazioni si corre cioè il rischio di avere un parto pretermine o di riscontrare una scarsa crescita fetale a causa del deficit nutrizionale. Si tratta comunque di rischi in cui incappa chi si nutre male o chi non si alimenta abbastanza durante i mesi di gestazione.

Come mantenere il giusto peso in gravidanza
       Una ricerca condotta negli Stati Uniti sull’obesità in gravidanza ha rivelato che il 47,2% delle donne prende troppi chili in gravidanza e che il 20,9% raggiunge un peso inadeguato. A parte i casi in cui l’aumento di peso è dovuto all’abbandono delle sigarette, le cause sono da ricondurre a una scarsa attenzione alle raccomandazioni di medici e nutrizionisti.

       Basterebbe, infatti, attenersi con rigore alle indicazioni ricevute dal medico e seguire una dieta equilibrata, mangiando cibi ricchi di proteine e di calcio e bilanciando l’apporto di fibre. Queste ultime, per esempio, sono fondamentali in gravidanza visti i frequenti casi di stitichezza e problemi emorroidali.


       È buona norma anche evitare i prodotti dolciari confezionati, eliminare gli insaccati e il pesce crudo e limitare il consumo di bevande a base di caffeina e teina. Ovviamente, il primo principio a cui attenersi è: controllare con regolarità il proprio peso!

Fonte https://www.foxlife.it/2019/02/27/guida-aumento-peso-in-gravidanza/

Pfas, studio Università Padova: «ecco come alterano la gravidanza»

       Dopo la scoperta del meccanismo attraverso il quale i Pfas alterano lo sviluppo del sistema uro-genitale maschile e la fertilità interferendo con l’attività del testosterone, adesso il gruppo di ricerca dell’Università di Padova coordinato dal professor Carlo Foresta e dal dottor Andrea Di Nisi propone alla comunità scientifica una nuova evidenza: le patologie riproduttive femminili, come alterazioni del ciclo mestruale, endometriosi e aborti, nati pre-termine e sottopeso, possono essere correlate all’azione dei Pfas sulla funzione ormonale del progesterone, ormone femminile che regola la funzione dell’utero. Un risultato raggiunto dopo due anni di lavoro, analizzando in vitro come i Pfas interferiscano sull’attivazione dei geni endometriali attivati dal progesterone. In particolare, è stato dimostrato che, su più di 20.000 geni analizzati, il progesterone normalmente ne attiva quasi 300, ma in presenza di Pfas 127 vengono alterati e tra questi quelli che preparano l’utero all’attecchimento dell’embrione e quindi alla fertilità. «La mancata attivazione di questi geni da parte del progesterone – spiega Foresta – altera le importanti funzioni coinvolte nella regolazione del ciclo mestruale e nella capacità dell’endometrio di accogliere l’embrione e quindi giustificano il ritardo nella gravidanza, la poliabortività e la nascita pre-termine».


        «Nella donna –  prosegue il professore – il progesterone svolge un ruolo fondamentale nel regolare finemente lo stato maturativo dell’endometrio attraverso lo stimolo di diverse cascate di geni. La riduzione nell’espressione di questi geni da parte dei Pfas è dunque indicativa di una possibile alterazione della funzione endometriale». Le conseguenze cliniche di questi risultati sono state peraltro confermate dal recente studio della Regione Veneto, che ha riportato un incremento di pre-eclampsia (edemi o ipertensioni nelle donne gravide), diabete gravidico, neonati sottopeso alla nascita e anomalie congenite al sistema nervoso e di difetti congeniti al cuore nelle aree a maggiore esposizione a Pfas. Il team di Padova ha ora individuato un meccanismo alla base dello sviluppo di questi fenomeni. «A questo punto – aggiunge Foresta – la comprensione di una interferenza importante dei Pfas sul sistema endocrino-riproduttivo sia maschile che femminile e sullo sviluppo dell’embrione, del feto e dei nati suggerisce l’urgenza di ricerche che favoriscano la eliminazione di queste sostanze dall’organismo, soprattutto in soggetti che rientrano nelle categorie a rischio». (r.a.)

Fonte https://www.vvox.it/2019/02/27/pfas-studio-universita-padova-ecco-come-alterano-la-gravidanza/

La rivoluzione delle mini-placente

       Mini-cervelli, mini-polmoni, mini-intestini, mini-reni: sono gli organoidi, agglomerati tridimensionali di cellule che mimano struttura e funzione di un organo, già da alcuni anni grandi protagonisti della ricerca come evoluzione delle colture cellulari tradizionali, in due dimensioni. E ora il club degli organoidi si arricchisce di un elemento in più: la mini-placenta, un piccolo modello 3D dell’organo fondamentale della gravidanza.

       A metterne a punto la versione più sofisticata, caratterizzata da stabilità a lungo termine e presentata lo scorso novembre sulla rivista Nature, è stato un gruppo di ricercatori coordinati da Ashley Moffett e Graham Burton del Centro per lo studio del trofoblasto dell’Università di Cambridge, ma pochi mesi prima anche un’équipe viennese aveva annunciato un suo primo organoide di placenta. Il mondo della ricerca ha salutato la novità con grande entusiasmo, parlando di conquista fantastica, svolta emozionante, tecnica brillante (dichiarazioni rilasciate al Science Media Centre inglese dopo la pubblicazione del lavoro di Moffett e colleghi.). Non c’è da sorprendersi.

L’importanza della placenta
       Fino a pochissimi decenni fa la placenta era un organo negletto: considerata mero supporto nutrizionale per il feto, veniva gettata via velocemente dopo il parto e nessuno pensava di farne un oggetto di studio. “Oggi le cose sono molto cambiate” afferma la ricercatrice Chiara Mandò, a capo del Laboratorio di ricerca traslazionale materno-fetale dell’Università di Milano ed esperta proprio di biologia della placenta. “Ora sappiamo che si tratta di un’entità più che mai attiva della gravidanza, un terzo attore fondamentale, insieme a mamma e feto, per il successo della gravidanza stessa ma anche per la salute del feto, del bambino e dell’adulto che quel bambino diventerà”.

       È il nuovissimo ambito di studi della programmazione fetale, secondo la quale le basi della salute – o della mancanza di salute e predisposizione a malattie, in particolare cardiovascolari e metaboliche – di un individuo vengono gettate durante la vita in utero. Studiare la placenta è diventato importantissimo per capire la fisiologia della gravidanza, i meccanismi alla base di eventuali eventi avversi o complicazioni come aborti spontanei, preeclampsia o ritardo di crescita fetale, i determinanti della salute. Per farlo, però, servono modelli adeguati ed è qui che sorgono i problemi.

Studiare la placenta tra modelli animali e linee cellulari
       “I modelli animali disponibili sono molto scarsi e approssimativi” spiega il placentologo Alessandro Rolfo ricercatore dell’Università di Torino e Ceo di Corion biotech, start up che si occupa di sviluppare soluzioni terapeutiche a partire da nuove conoscenze derivate dallo studio della placenta. “L’ideale sarebbe lavorare con i primati, ma per (giuste) ragioni etiche – e di costi – il loro impiego per la ricerca di base è improponibile. D’altra parte, ratti e topolini hanno dato e possono dare informazioni utili, ma non possono essere considerati un modello definitivo, perché le loro placente non hanno la stessa architettura anatomica di quella umana”. Da qui la “fame” dei ricercatori per i modelli in vitro.

       Intendiamoci: nei laboratori di tutto il mondo ci sono già varie opportunità. Si possono usare linee cellulari derivate da cellule di placenta, che però non restituiscono la complessità architettonica dell’organo, costituito da vari tipi cellulari organizzati in villi (coriali). Nel laboratorio di Rolfo, invece, vanno per la maggiore gli espianti villari, più completi.

       “Sono come bonsai di placenta, ricavati da alberelli villari messi in coltura. Sono tridimensionali e contengono tutti i diversi tipi cellulari della placenta, ma hanno il limite di sopravvivere per breve tempo”. E mentre c’è chi sta mettendo a punto una placenta su chip, il gruppo di Moffett ha puntato tutto sulla realizzazione di un organoide in grado di garantire una certa stabilità a lungo termine, per condurre studi con una certa continuità.

       Punto di partenza del lavoro sono state cellule di trofoblasto, il tipo cellulare più numeroso della placenta e a lungo considerato la sua unità funzionale, ricavate dopo interruzione volontaria di gravidanza nel primo trimestre e messe in coltura su una matrice apposita che ne ha consentito la ramificazione e lo sviluppo tridimensionale. Le analisi hanno permesso di confermare che effettivamente queste mini-placente sono molto stabili, hanno strutture simili a quelle dei villi coriali “naturali” e producono una serie di sostanze di origine tipicamente placentare. Tra queste, la gonadotropina corionica o ormone della gravidanza, quello rilevato dai test di gravidanza, anche quelli fai da te sulle urine. Non a caso, test effettuati con le sostanze secrete da questi organoidi hanno dato esito positivo.

Perché è importante studiarla?
Картинки по запросу La rivoluzione delle mini-placente       La prospettiva, adesso, è impiegarli per lo studio delle primissime fasi della gravidanza, anche quelle che si verificano ancora prima che una donna sappia di essere incinta, e di quei meccanismi patologici che magari hanno origine nelle prime fasi di sviluppo della placenta stessa per poi manifestarsi più avanti nel corso della gravidanza con condizioni come preeclampsia o ritardo di crescita fetale. O utilizzarli per testare la sicurezza di farmaci da impiegarein gravidanza. “Credo che saranno modelli utilissimi, soprattutto se usati in combinazione con gli altri già disponibili, perché anche loro comunque non sono perfetti” commenta Rolfo. Che indica nella mancanza di rappresentatività degli altri tipi cellulari della placenta il limite principale di questi organoidi.

       “Per esempio manca del tutto la componente di cellule staminali mesenchimali, che sempre più si stanno rivelando importanti non solo come supporto strutturale della placenta, ma anche per il coinvolgimento nello sviluppo fisiologico della gravidanza, a partire dalla soppressione delle reazioni immunitarie della mamma che le rendono possibile tollerare un feto con un patrimonio genetico per il 50% differente dal suo, e nello sviluppo del sistema nervoso del feto”.

       Quello che è certo è che gli organoidi di placenta costituiscono un ulteriore segnale di quanto sia fervida la ricerca in questo settore. “Un altro ambito che ha conosciuto una grande accelerazione negli ultimi anni, anche grazie alle innovazioni tecnologiche, è quello delle cosidette analisi omiche, come genomica, proteomica, metabolomica, metilomica eccetera” afferma Mandò.

        Lo stesso gruppo di Moffett aveva pubblicato, poco prima del lavoro sugli organoidi, uno studio di trascrittomica ritenuto importantissimo dalla comunità scientifica perché fornisce una mappa dei geni espressi in circa 70 mila cellule collocate esattamente nella decidua, il punto di contatto tra utero e placenta: una mappa fondamentale per cominciare a costruirsi una visione completa di un organo così straordinariamente complesso come la placenta. Del resto non è un caso che negli Stati Uniti la ricerca sulla placenta sia stata finanziata con un grande progetto governativo ad hoc, lo Human Placenta Project. E anche in Italia, dove pure manca un’attenzione istituzionale a questo tipo di ricerca (ma si potrebbe dire lo stesso in generale), cresce l’interesse per l’argomento, con una manciata di gruppi che ci lavorano attivamente, oltre a quelli di Rolfo e Mandò, spesso nell’ambito di collaborazioni internazionali.


Fonte https://oggiscienza.it/2019/02/27/placenta-organoide/

Quando programmare il taglio cesareo e come preparasi

         Il parto cesareo è a tutti gli effetti un intervento chirurgico che si pratica in casi molto particolari, come le gravidanze gemellari o quando il bambino presenta dei problemi. Prima cosa, cerchiamo di essere sincere: il parto naturale fa paura a tutte, decisamente più paura del cesareo. Va detto anche che, però, il cesareo andrebbe evitato quando non ci sono problemi. Per evitare di spaventarvi ancora di più cercate di vivere serenamente le settimane di gestazione, evitando di dare troppo peso a racconti di parti difficili: ogni donna ha un parto diverso e una situazione da valutare caso per caso. Quando poi terrete in braccio il vostro piccolo, tutti i dolori e tutte le paure scompariranno.


Parto cesareo: come si svolge

Картинки по запросу Quando programmare il taglio cesareo e come prepararsi         Il parto cesareo è una vera e propria operazione chirurgica. Viene praticato un piccolo taglio nell’addome e nell’utero, da cui viene poi estratto il bambino. L’incisione avviene in modo orizzontale: ora le cicatrici lasciate dal cesareo sono davvero piccolissime e impercettibili. La degenza prevista in ospedale è di circa 5 giorni. Pensate che una volta, il cesareo veniva fatto con un taglio verticale. Esistono comunque varie tecniche per eseguire un taglio cesareo. C’è la tecnica Pfannenstiel, con un taglio orizzontale a circa 10 centimetri sopra il pube. Con il Metodo Stark invece l’incisione, di soli 2 cm, viene fatta sempre sopra il pube ma, con l’aiuto del bisturi, si provvederà ad allargare le pareti muscolari e si estrarrà il bebè.

Parto cesareo: decorso post operatorio

         Ricordate che il cesareo è un’operazione e anche la ferita deve essere costantemente disinfettata e curata nei giorni successivi al parto. Ovviamente il ricovero in ospedale sarà più lungo rispetto ad un parto naturale. Per circa sue settimane dovrete anche tenere ben coperto il taglio con delle garze per evitare che vada a contatto con i vestiti. E’ sempre consigliato anche indossare una guaina nei primi mesi, per permettervi di muovervi più liberamente.

Parto cesareo: programmato o d’urgenza

          Il parto cesareo può essere programmato durante la gravidanza o fatto “d’urgenza”: se aspettate dei gemelli, il cesareo sarà programmato qualche settimana prima del termine della gravidanza. In realtà, il cesareo può essere programmato anche se non ci sono particolari problemi, in base all’ospedale a cui vi rivolgete e al vostro medico. Il medico ha l’obbligo di valutare i vari casi e poi esprimersi sul tipo di parto. Quando ci sono situazioni gravi e di emergenza come ad esempio la sofferenza fetale o il cordone intorno al collo, può essere fatto un cesareo d’urgenza.

Fonte https://mamma.pourfemme.it/articolo/quando-programmare-il-taglio-cesareo-e-come-preparasi/12343/

IL MICROBIOMA, INFLUISCE SU CONCEPIMENTO, NASCITA E NEONATO

       Il microbioma è l’insieme – una sorta di vera e propria “comunità” – di microrganismi che risiedono all’interno del corpo umano, condividendone in pratica le sostanze nutritive o conducendo una vera e propria vita in simbiosi con l’uomo che, da questi, può trarre giovamento e una piena funzionalità di alcuni organi e apparati.

Non mancano, d’altra parte, gli agenti patogeni.
microbioma gravidanza       Per queste ragioni, la comunità scientifica sta dedicando una particolare attenzione al microbioma al momento del concepimento, durante la gravidanza, il parto e le prime fasi di vita del neonato.
       Lo ricorda Rachel Reed, ostetrica, ricercatrice e insegnante.
Posto in relazione con obesità, salute mentale, autismo, asma, cancro e diversi altri casi di anomalie o malattie che possono insorgere nel corso della vita, il microbioma umano rappresenta un’entità, per così definirla, alla quale prestare attenzione fin dalle fasi che precedono la nascita. Le ragioni appaiono ovvie, prime tra tutte la prevenzione e la cura in tempi appropriati le patologie che possono insorgere.


Il microbioma non va alimentato.
       Quando si desidera un bambino o si è già in attesa, occorre smettere di fumare, evitare un’alimentazione ricca di tossine a vantaggio di fibre fermentabili e ortaggi ricchi di amido, come le patate.
       In caso di problemi intestinali, è necessario provvedere a ripristinare l’equilibrio del microbioma, assumendo all’occorrenza prodotti probiotici. Bisogna inoltre ricordare che anche lo stress interferisce con la flora batterica intestinale e che i batteri stessi possono essere addirittura veicolo di trasmissione dello stesso stress dalla madre al bambino. Evitare inoltre i prodotti antisettici ad azione cutanea e il contatto o l’inalazione con quelli per la pulizia della casa.

       Alla nascita, è il caso di arrivare preparate, con un ambiente vaginale ricco di microbioma sano, da trasmettere al neonato.
Occorre evitare l’impiego di antibiotici, se non necessario, durante il travaglio.
       Nel caso che vengano utilizzati, bisogna provvedere con la somministrazione di probiotici a madre e figlio. Va inoltre ridotto al minimo il contatto tra chi presta assistenza alla partoriente, la vagina, il perineo e il bambino.

        In caso di taglio cesareo, infine, i probiotici e l’allattamento al seno si rendono ancora più necessari.
Subito dopo la nascita, e nei primi giorni di vita, il bambino dovrebbe trascorrere più tempo possibile nudo, sul petto della madre.
       Da evitare, almeno per 24 ore dopo la nascita, la nursery.
Occorre inoltre allattare al seno e, se non è possibile, ricorrere ai probiotici.
        Gli estranei alla famiglia, infine, dovrebbero limitare o evitare i contatti, specie pelle a pelle, col neonato.

Fonte

The Human Microbiome: considerations for pregnancy, birth and early mothering

martedì 26 febbraio 2019

Il tumore al seno duranta la gravidanza non peggiora la sopravvivenza

        Rimanere incinte in coincidenza di cancro mammario non incide negativamente sulla sopravvivenza. È quanto sostengono alcuni ricercatori canadesi in uno studio pubblicato sulla rivista scientifica JAMA Oncology. Sono state considerate più di 7.500 donne con diagnosi di tumore mammario tra i 20 e i 45 anni di età. Le pazienti sono state divise in gruppi, a seconda della comparsa del tumore e dell’epoca della gravidanza: quelle che non hanno avuto gravidanze, quelle che l’hanno avuta prima del tumore, quelle in cui gravidanza e tumore sono stati contemporanei e quelle che hanno avuto la gravidanza dopo la diagnosi. Dall’analisi dei dati si è evinto che i tassi di sopravvivenza sono stati dell’87,5% nelle donne senza gravidanza; 85,3% nelle donne con gravidanza prima del cancro; 82,1% nelle donne con cancro al seno associato a gravidanza e 96,7% nelle donne rimaste incinte sei mesi dopo la diagnosi di tumore mammario.
        La differenza di mortalità per le donne con cancro al seno associato alla gravidanza rispetto a quelle senza gravidanza è stata di 1.18, differenza non significativa. “Abbiamo scoperto – dice Steven A. Narod, dell’Ospedale Universitario Femminile di Toronto e principale autore dello studio – che le donne molto giovani hanno un decorso generalmente sfavorevole del cancro al seno rispetto alle donne più anziane, ma questo rischio non è aggravato da una gravidanza. Le giovani donne che hanno un tumore mammario quando sono in stato di gravidanza devono affrontare molte sfide ed è importante che venga loro fornita la corretta e più aggiornata informazione al riguardo.”

Fonte http://www.clicmedicina.it/tumore-al-seno-duranta-la-gravidanza-non-peggiora-la-sopravvivenza/

Gravidanza, bere tè e caffè può mettere a rischio il nascituro

       Tè e caffè, per la maggioranza degli italiani, rappresentano una vera e propria dipendenza. Che sia in ufficio, a scuola o, semplicemente, a zonzo, ogni scusa è buona per spendere un euro dal barista in cambio del divino nettare che risveglia i sensi.

       Come ogni alimento degno di nota, anche caffè e tè hanno pro e contro: infatti, consumarli non è pericoloso, a patto che non si esageri. Il consumo abituale di queste bevande è positivo per la salute, ma berne troppi fa male, in particolar modo alle donne in stato di gravidanza.

       Secondo alcuni studi, infatti, la caffeina contenuta nel tè e nel caffè potrebbe comportare seri rischi per il nascituro, addirittura rientrando nelle categorie delle donne che partoriscono bambini sottopeso. The American Journal of Clinical Nutrition, in una ricerca, ha confermato l’ipotesi secondo cui l’abitudine di sorseggiare le due bevande amate dagli italiani, potrebbe causare, addirittura, un rischio doppio di nascita di bambini troppo piccoli per la propria età gestazionale.
Картинки по запросу Gravidanza, bere tè e caffè può mettere a rischio il nascituro
       L’Organizzazione Mondiale per la Salute ha messo un punto fermo sui dubbi riguardanti gli aspetti negativi legati alla caffeina. La sua assunzione può essere un reale rischio per il bambino, nonostante non si indichi con precisione la convenienza ad astenersi totalmente. Al momento ci si ferma unicamente a raccomandazioni, soprattutto per le assidue consumatrici di tè nero, che pare contenga un quantitativo di caffeina ancora più elevato rispetto alle altre miscele di tè.

       Un altro grave pericolo segnalato, questa volta, dal British Medical Journal riguarda, questa volta, uno sviluppo del bambino a dir poco eccessivo, che potrebbe avere gravi problemi legati all’obesità. Secondo lo studio, infatti, nel primo anno di vita, gli infanti potrebbero sviluppare dei problemi si sovrappeso, che potrebbero aggravarsi nel periodo che porta all’ottavo compleanno.

       Lo stesso effetto del caffè lo hanno le bevande energizzanti. Si calcola che queste abbiano lo stesso quantitativo di caffeina presente in una tazza di tè nero, ovvero tra i 25 mg ed i 50 mg, mentre una singola tazzina di nettare sudamericano ne contiene circa tre volte tanto.

        In sintesi, per evitare problemi è consigliato ridurre al minimo le quantità di caffeina ingerite durante il periodo di gravidanza. Non è necessario rinunciare completamente al piacere di questa pausa, l’importante, però, è farlo con parsimonia e nei tempi adeguati.

Fonte https://dilei.it/salute/gravidanza-bere-te-caffe-rischi/581559/

LE MAMME DI OGGI RISCHIANO LA DEPRESSIONE PIÙ DI 20 ANNI FA: LO STUDIO

        Le mamme del Duemila sono più a rischio di sviluppare forme di depressione rispetto al passato. A dirlo uno studio condotto su due diversi gruppi di mamme giovani (di 22 anni in media), in due diversi momenti: il primo gruppo è stato preso in esame tra il 1990 e il 1992, il secondo dal 2012 al 2016.

        Al primo gruppo di studio hanno partecipato 2.390 donne, mentre per il secondo sono state esaminate 180 donne (figlie o nuore delle donne del primo gruppo). I ricercatori dell’Università di Bristol, che ha condotto lo studio pubblicato sul Jama Journal, hanno evidenziato come nella seconda generazione presa in esame l’incidenza della depressione prenatale risultava più alta rispetto al primo gruppo: il 17% delle donne del primo gruppo era considerata a rischio depressione, contro il 25% del secondo gruppo. Non solo: le figlie delle donne che avevano sofferto di depressione durante la gravidanza avevano un rischio tre volte più alto di soffrire di depressione a loro volta.

Картинки по запросу LE MAMME DI OGGI RISCHIANO LA DEPRESSIONE PIÙ DI 20 ANNI FA: LO STUDIO        I risultati suggeriscono che la depressione prenatale sia il 51% più diffusa tra le giovani donne dell’attuale generazione rispetto alla generazione delle loro madri 25 anni fa. Dati i costi associati alla depressione prenatale e alle conseguenze per la madre, il bambino e l’intera società, un aumento dell’incidenza è importante per la fornitura dei servizi e la salute pubblica, al di là del fatto che tale aumento sia specifico della gravidanza. I risultati evidenziano la necessità di ulteriori ricerche per chiarire le ragioni di questa tendenza intergenerazionale e per ridurne gli effetti negativi.

        Come ha spiegato la coordinatrice dello studio, Rebecca Pearson, all’origine di tali effetti negativi, potrebbe esserci la minore qualità della vita di oggi rispetto al passato:


        Le donne incinte sono maggiormente sottoposte a pressioni ulteriori. In primo luogo, rispetto agli anni ’90 il numero di madri lavoratrici è aumentato sensibilmente, e la rigidità del lavoro insieme alle pressione lavorative sono associate ad una più alta presenza di sintomi depressivi nelle mamme. Le difficoltà nel trovare un equilibrio tra famiglia e carriera, le pressioni finanziarie sono a loro volta associate alla depressione durante la gravidanza. che aumentano il confronto sociale e il sovraccarico di informazioni, le pressioni finanziarie.

        Fondamentale per arginare gli effetti della depressione sulle future mamme e neomamme è riconoscerla tempestivamente: fino al 10-15% delle mamme soffre di depressione post partum, ma non tutte ricevono assistenza adeguata.

Fonte http://www.gravidanzaonline.it/news/mamme-di-oggi-piu-depresse-di-20-anni-fa?fbclid=IwAR2MXzpAn8kUQh0acDRtPrH91Ofjr5djW-ME3_5H1UvRFntkiw97bDurv5I&on=ref

Consigli per la maternità dopo i 40 anni

Картинки по запросу Consigli per la maternità dopo i 40 anni
       Nella società in cui viviamo c'è uno spostamento in avanti dell'età in cui una donna decide di intraprendere una gravidanza, per cui è più frequente iniziare una maternità a 40 anni. Il primo dubbio della futura mamma è quello di dover affrontare maggiori fattori di rischio, ma al giorno d'oggi sono disponibili maggiori strumenti di controllo rispetto a qualche anno fa ed è quindi possibile vivere serenamente una maternità tardiva.

       Durante i nove mesi il corpo della donna subisce notevoli cambiamenti, e in questa guida vi fornirò alcuni consigli per affrontare quest'esperienza unica e speciale nel modo migliore.

       Quando si decide di avere un figlio dopo i 40 anni è necessario porre attenzione a tutti i potenziali fattori di rischio, per cui è opportuno informare preventivamente il proprio ginecologo, affinché questi possa prescrivere analisi del sangue, accertamenti clinici, oppure integratori vitaminici adeguati per intraprendere al meglio la maternità.
       Se per esempio ci sono specifici problemi di tipo ereditario è bene prendere le dovute precauzioni. Anche nel caso in cui la maternità non sia stata programmata è comunque necessario, fin dal momento in cui ci si accorge di essere in dolce attesa, confrontarsi immediatamente con il proprio medico di fiducia.
       È necessario inoltre interrompere l'assunzione di qualsiasi medicinale che non sia espressamente autorizzato dal proprio medico, o di sostanze dannose (come fumo e alcool) che altrimenti andrebbero assorbite dal nascituro.

       Il corpo di una donna in questi 9 mesi è in continuo mutamento, per cui è necessario averne cura da tutti i punti di vista.
Похожее изображение       Il particolare è opportuno rallentare il ritmi quotidiani, e prendersi tutti i momenti di riposo di cui si percepisce la necessità. Anche nel caso in cui si senta di avere notevoli energie è bene non abusarne, perché tutti gli organi sono sottoposti ad affaticamento, anche se può accadere di non rendersi conto subito, semplicemente per effetto degli ormoni, o per l'abitudine di svolgere sempre le solite mansioni.

       Inotre è utile utilizzare sin da subito creme e oli idratanti per mantenere la pelle elastica. È bene massaggiare quotidianamente non soltanto la pancia ma anche altre zone del corpo (fianchi, seni, cosce).
       Si trovano in commercio prodotti estetici specifici, ma si può anche utilizzare il classico olio di mandorle per mantenere la pelle morbida e idratata.

       Con l'aumento di peso può accadere di avere disturbi come una maggiore ritenzione idrica, oppure problemi di circolazione, che però possono essere risolti facilmente. Basta svolgere un'attività fisica, regolare ma leggera. Il consiglio dei ginecologi è quello di camminare, di dedicarsi a brevi passeggiate nel verde, o comunque in luoghi tranquilli e se possibile all'aria aperta. L'attività motoria consente di diminuire la tensione muscolare e psicologica, e può essere associata a cicli di massaggi.

Картинки по запросу Mangiare sano
       Sembra un consiglio scontato ma non lo è perché si sente ancora dire in giro che una donna in dolce attesa deve mangiare per due, quindi il doppi odi tutto. Invece è opportuno non eccedere nell'alimentazione per evitare di aumentare troppo il proprio peso. Questo non è semplicemente un suggerimento estetico, per poter rientrare nei propri vestiti subito dopo la gravidanza, ma è importante per la salute sia della mamma che del bambino. Una dieta variegata, consente di far assimilare anche al bambino tutto ciò di cui ha bisogno per crescere bene, ed evita che la mamma si ritrovi con valori sballati.
       Inoltre è indispensabile mantenere alcune norme sull'alimentazione per il bene del bambino. Ad esempio bisogna seguire norme igieniche come lavare accuratamente le verdure con bicarbonato, oppure non mangiare carni crude, nè insaccati tranne quelli cotti.

       Proprio perché a 40 anni l'organismo può essere potenzialmente più soggetto a rischi fisici (ipertensione, glicemia, tiroide, etc) è necessario essere accurati nel sottoporsi a esami periodici, durante tutti i nove mesi. Per il benessere del nascituro sarà necessario seguire con scrupolosamente il calendario degli esami.
       In particolare è bene sottoporsi a regolari ecografie per monitorare la crescita del bambino. Per chi intraprendere una maternità oltre i 40 c'è ad esempio un maggior rischio di invecchiamento precoce della placenta, con tutto ciò che può scaturirne in termini di sviluppo del feto.

       La maturità psicologica di una donna di quarant'anni potrebbe far pensare che non sia necessario un percorso di preparazione al parto. Invece seguire un corso che consenta di confrontarsi con altre neo-mamme è utilissimo, non solo per affrontare con serenità il momento del parto e non lasciarsi prendere dal panico. Il supporto psicologico può anche essere utile anche per imparare a controllare il respiro, ricevere informazioni pratiche sul modo di affrontare il travaglioe prendere confidenza con il ruolo di mamma. Oltre al classico corso pre-parto è interessante prendere in considerazione alcune attività come il Mindfulness per imparare a controllare lo stress.
Il parto è un momento complesso e unico che racchiude tutto il percorso dei nove mesi precedenti, perciò è indispensabile che una donna si senta pronta ad affrontarlo al meglio.

Fonte https://mammaebambino.pianetadonna.it/consigli-per-la-maternita-dopo-i-40-anni-451132.html?fbclid=IwAR0IVwTEB8LJnHT0JxLVY86BvaDsAjH8-H6ws-Yv7LEnmsP4Rr-fZ4tH65M#steps_8

Cesareo d’urgenza: quando serve, anestesia e come si svolge

Картинки по запросу Cesareo d’urgenza: quando serve, anestesia e come si svolge        Un cesareo d’urgenza può rendersi necessario nel caso vengano meno le condizioni di sicurezza per la madre, il feto o entrambi. Ma quando serve? Quale anestesia viene impiegata? E come si svolge? Ecco tutte le informazioni sul taglio cesareo d’urgenza, una procedura che davanti ad una improvvisa emergenza permette di salvare molte vite.


        La storia tramanda il particolare che Giulio Cesare sia nato grazie ad un taglio cesareo, ma il primo cesareo di cui si ha un documento sanitario vero e proprio risale al 1960.
        L’incidenza di questa procedura è andata progressivamente aumentando grazie allo svilupparsi della medicina materno-fetale e neonatale e all’aumentare dell’età materna.

Quando serve
        Un cesareo d’urgenza quando le condizioni materne o fetali rendono il parto impossibile o pericoloso, ossia per esempio nei casi di:


  • difficoltà nella discesa della testa del bambino
  • anomalie della dilatazione del collo uterino
  • sofferenza fetale
  • distacco di placenta
  • sanguinamento di placenta previa
  • prolasso di funicolo
  • crisi eclamptica
  • patologie immunitarie
  • travaglio lungo e complicato

Come si svolge
        La preparazione ad un cesareo d’urgenza è la medesima di un cesareo programmato, ma cambiano solo i tempi, che nel caso di un taglio d’emergenza saranno più rapidi.
        Un taglio cesareo d’urgenza avviene con un’incisione trasversale della parete addominale, ossia della cute e di tutti i tessuti sottostanti di 6-7 cm, e successivamente del segmento uterino inferiore, che consentirà l’estrazione del nascituro e della placenta. Se non intervengono problemi alla madre, l’intervento si conclude con la chiusura dei tessuti con graffette o punti dopo 30/40 minuti, ma il bambino viene estratto dopo 10/15 minuti dall’inizio della procedura.
        L’intervento viene eseguito da almeno due chirurghi con l’aiuto dell’anestesista, del tecnico, di un’infermiera, di uno strumentista, di un’ostetrica e di un pediatra neonatologo.


        Ricordiamo che come tutti gli interventi chirurgici, anche un parto cesareo presenta dei rischi sia per la mamma che per il bambino, ma se il personale medico ritiene di procedere con un parto cesareo d’urgenza la mamma deve considerare che esso viene eseguito per evitare un grosso rischio di complicanze per lei e il suo bambino.

Il tipo di anestesia utilizzata
Картинки по запросу Cesareo d’urgenza: quando serve, anestesia e come si svolge        L’anestesia utilizzata in un taglio cesareo d’urgenza può essere di tipo spinale nella regione lombare che garantisce il blocco del dolore nella metà inferiore del corpo e la veglia della paziente, oppure generale quando la situazione è di estrema urgenza. L’anestesia generale è comunque quella meno utilizzata perchè consistentemente più pericolosa.

        Se non sono intervenute situazioni particolari i tempi di ripresa sono i medesimi di un cesareo programmato, e la dimissione avviene quattro/sette giorni dopo l’intervento.

Fonte https://mamma.pourfemme.it/articolo/cesareo-d-urgenza-quando-serve-anestesia-e-come-si-svolge/35329/

DEPRESSIONE POST PARTO E SONNO?

         A giugno 2016 ha preso il via uno dei più ambiziosi progetti di ricerca scientifica cui abbia mai preso parte l’Ente Ospedaliero Cantonale (EOC): si chiama Life-ON e si occupa del tema particolarmente ostico della depressione in gravidanza e post parto, una patologia purtroppo molto frequente.

         Il progetto coinvolge diversi centri diagnostici e ha come campione di riferimento un gruppo di cinquecento donne in attesa di nazionalità svizzera e italiana.
sonno dopoparto         A capo di Life-ON ci sono il dottor Mauro Manconi del Centro Sonno/EEG, il Neurocentro della Svizzera Italiana, e il professor Christian Cajochen, del Centro di Cronobiologia dell’Università di Basilea.
         Tra i collaboratori, invece, figura il dottor Thomas Gyr, primario di ginecologia e ostetricia dell’Ospedale Regionale di Lugano.
         Il progetto si avvale inoltre della collaborazione attiva di diverse strutture ospedaliere italiane specializzate in materia.

          Tra gli obiettivi primari di Life-ON, c’è quello di individuare la relazione esistente tra la depressione perinatale, una condizione grave e non di rado invalidante che colpisce neo-mamme e future mamme, e i disturbi del sonno.
         Si cercheranno di individuare quei fattori di rischio genetici e psicologici legati al sonno che potrebbero avere un ruolo attivo nel determinare l’insorgere della depressione perinatale.
         Per capire quali caratteristiche hanno le donne predisposte a soffrire di queste patologia e cercare di evitarne l’insorgenza, nel corso del progetto i ricercatori coinvolti sperimenteranno l’efficacia della terapia della luce nel contrastare e prevenire questa particolare tipologia di depressione.

         Per questo motivo, nei prossimi tre anni gli esperti di Life-ON esploreranno in maniera sistematica e approfondita le caratteristiche del sonno di queste donne, misurando i loro livelli ormonali e monitorando il loro umore e gli stati d’animo collegati per tutto il periodo dell’attesa e nei primi mesi dopo il parto (per la precisione fra le settimane dieci e quindici di gestazione e fino a un anno dopo il parto).
         Solo un’attenta osservazione, infatti, permetterà loro di individuare i fattori di rischio che predispongono l’insorgere della depressione perinatale.

         Si tratta di una ricerca molto importante non solo per le donne che soffrono di questa patologia, le quali si trovano a sperimentare sulla loro pelle una condizione di disagio profondo che le fa sentire inadatte al ruolo di madri, ma anche per i bambini che purtroppo risentono moltissimo dello stato d’animo della madre, la figura cui nei primi mesi di vita sono legati indissolubilmente e dalla quale dipendono.
         Una volta compresi i meccanismi che scatenano la malattia, sarà possibile individuare preventivamente quali donne sono a rischio depressione e mettere a punto interventi terapeutici da approntare durante la gravidanza e l’allattamento.


Fonte

Comunicato Stampa EOC