giovedì 31 ottobre 2019

MAMME E BAMBINI IN SALUTE GRAZIE ALLA VITAMINA D

       Dietisti, nutrizionisti, ginecologi e ostetriche dovrebbero informare le donne dell’importanza di assumere un apporto adeguato di vitamina D durante la gravidanza e l’allattamento (10 microgrammi/die).

      Livelli ottimali di vitamina D garantiscono sia alla madre che al bambino di avere riserve adeguate e riducono l’incidenza di rachitismo infantile.

      In particolare bisognerebbe prestare attenzione alle donne che hanno un rischio maggiore di andare incontro a carenze di vitamina D.
Картинки по запросу Vitamina D
      In questa lista annoveriamo le donne obese, le donne con limitata esposizione al sole, o le donne con fototipo scuro.

      La carenza di vitamina D è associate ad un aumento della fragilità ossea nei bambini e negli adulti, e ad un incremento del rischio di patologie croniche.

      Le fonti principali di vitamina D sono la dieta e la sintesi cutanea che avviene grazie all’esposizione al sole.

      I fattori principali che influenzano la produzione endogena di vitamina D sono le stagioni, l’ora del giorno, la latitudine e il fototipo.

      Ci si aspetterebbe quindi di riscontrate carenza di vitamina D nelle popolazioni che vivono in luoghi freddi, a latitudini elevate. Tuttavia pare che situazioni di ipovitaminosi si siano riscontrate anche in regioni tropicali come il Brasile. In queste zone il fototipo della popolazione prevede pelle più scura che forma una barriera naturale contro i raggi UV.

      Carenze di vitamina D espongono anche al rischio di vaginosi batterica che, se contratta in gravidanza, può aumentare il rischio di complicanze e di parti prematuri.

      I dati a sostegno di questa affermazione provengono da uno studio pubblicato sul Journal of Nutrition, che ha evidenziato che il 41% delle donne in esame presentava una vaginosi batterica e, di queste, il 93% aveva livelli insufficienti di vitamina D.

      L’azione protettiva della vitamina D è riconducibile alla sua attività antimicrobica nel sistema immunitario, che avrebbe effetti positivi anche contro le infezioni placentari.

salute bambini      Secondo alcuni ricercatori di Boston, la carenza di vitamina D aumenterebbe di quattro volte il rischio di ricorrere a un parto cesareo per aumento della pressione arteriosa o riduzione della forza muscolare.

      Per quanto riguarda i bambini, uno studio coreano mostra un collegamento tra carenza infantile di vitamina D e aumento del rischio di allergie alimentari ed eczema.

      Nello studio, è stata misurata la concentrazione ematica di vitamina D in 226 bambini con dermatite atopica o allergie alimentari. I bambini allergici a più di un alimento avevano livelli significativamente bassi di vitamina D rispetto ai bambini con singola allergia.

      I bambini affetti da eczema grave invece mostravano livelli minori di vitamina D rispetto a quelli con dermatite lieve.

      La vitamina D interessa queste due patologie per il suo ruolo nella riduzione dell’infiammazione e nella regolazione del sistema immunitario. Infatti l’eczema è una condizione infiammatoria che arrossa la pelle e provoca prurito e desquamazione.

      Uno studio pubblicato nel mese di ottobre riporta che il trattamento con vitamina D nei bambini riduce i sintomi correlati alla dermatite atopica invernale.

      In questa ricerca, 107 bambini con storia di dermatite che peggiorava durante la stagiona fredda, sono stati trattati con vitamina D per un mese.

      E’ stata riscontrata una diminuzione del 29% dei sintomi. Essendo un disordine infiammatorio della cute, la dermatite rende i pazienti maggiormente incline alle infezioni batteriche; l’esposizione a raggi ultravioletti durante l’inverno potrebbe stimolare la produzione di vitamina D e migliorare la sintomatologia.
      I danni principali causati da bassi livelli di vitamina D riguardano principalmente il sistema muscolo scheletrico ma in pochi sanno che alla carenza di questo micronutriente è legata anche l’incidenza di asma. Infatti la vitamina D contribuisce alla salute dei polmoni.

      I bambini con asma sembrano avere un aumentato rischio di insufficienza di vitamina D; i dati epidemiologici suggeriscono che bassi livelli sierici di questo componente, siano associati a sintomi più gravi. La vitamina D inoltre riduce l’infiammazione polmonare, regolando il sistema dei linfociti e agendo direttamente sui meccanismi antimicrobici.

      La vitamina D3 stimola la produzione di catelicidine, una famiglia di che svolge un ruolo chiave nella difesa immunitaria, poiché sopprime infezioni ed agenti patogeni. Si pensa infatti che l’aumento dell’incidenza di malattie durante l’inverno possa essere correlata ad una riduzione dell’esposizione alla luce del sole, con conseguente diminuzione della sintesi di vitamina D3.

      E’ stata dimostrata anche un’associazione tra bassi livelli di vitamina D e infezioni alle alte vie respiratorie, polmoniti, otiti, vaginosi, infezioni delle vie urinarie, influenza, epatite B e C e HIV.

      Uno studio turco ha dimostrato che i neonati pretermine con alti livelli di vitamina D erano meno a rischio di sviluppare una sindrome da distress respiratorio rispetto a quelli che avevano livelli inferiori.

      La sindrome da distress respiratorio rappresenta attualmente la prima causa di morte per i neonati prematuri. Nello studio si è misurata la concentrazione di vitamina D nel sangue cordonale di 81 neonati pretermine e i casi di sindrome da distress respiratorio (RDS). L’incidenza di RDS era più alta nei nati con bassi livelli di vitamina D, dimostrando che livelli elevati di questo micronutriente riducono del 40% il rischio di sviluppare RDS.


Fonti Bibliografiche

An adequate vitamin D supply may prevent respiratory distress syndrome in preterm infants
Vitamin D and asthma in children
Vitamin D: a new anti-infective agent?

OBESITÀ INFANTILE: È ALLARME

      Dal congresso “Science in Nutrition”, sono emersi dati allarmanti sull’obesità infantile.
L’Italia è il paese europeo con il più alto tasso di obesità infantile, con punte del 40% nel Sud del paese, cifre che devono metterci in guardia.


I maggiori fattori di rischio
     L’obesità infantile dipende da vari fattori, tra loro strettamente interconnessi, tra cui ricordiamo, a titolo di esempio, una alimentazione errata, uno stile di vita eccessivamente sedentario e in alcuni casi origini genetiche.
     Un bambino che mangia troppo o male in molti casi desta poche preoccupazioni nei genitori, preoccupati maggiormente dei figli che mangiano poco.
     Un’alimentazione eccessiva o sbagliata conduce al sovrappeso e successivamente all’obesità del minore.
     Sempre più minori non svolgono un’adeguata attività fisica, necessaria per smaltire i grassi in eccesso.
obesitv     Fondamentale, in presenza dei due fattori di rischio sovraelencati, l’azione dei genitori volta a correggere i comportamenti sbagliati.
     In molti casi, però, i genitori sono direttamente responsabili, non offrendo un buon esempio negli stili alimentari, o accompagnando i figli ovunque con l’auto. Molti bambini preferiscono all’attività fisica in palestra o all’aria aperta la televisione, le consolle per videogiochi e il computer.
     In alcuni casi i fattori genetici favoriscono l’insorgere dell’obesità nei minori.
     In base ad una indagine realizzata dall’ISTAT (Istituto nazionale di Statistica) la presenza in famiglia di un genitore obeso (o di entrambi i genitori obesi) aumenta in maniera significativa la possibilità che i figli, a loro volta, diventino obesi.

L’importanza della prevenzione
     L’obesità può provocare disagi psicologici e i soggetti colpiti sono spesso oggetto di discriminazione, ma i problemi fisici legati alla patologia sono altrettanto gravi: le maggiori probabilità di incorrere in problemi cardiovascolari, diabete mellito e cancro riducono l’aspettativa di vita delle persone obese.
     Nel contrastare la malattia è di fondamentale importanza la prevenzione, poiché è molto probabile che un bambino obeso diventi un adulto obeso.
     Fondamentale nella prevenzione è il ruolo dei genitori, deputati a insegnare ai figli corretti stili di vita, ma il ruolo dei docenti e delle istituzioni non può passare in secondo piano.
I genitori devono insegnare ai figli, ad esempio, alcune semplici norme alimentari da rispettare, come il consumo della prima colazione, di pasti frequenti (con porzioni ridotte), di prodotti quali frutta, verdura, ortaggi e legumi.

Fonti
Sovrappeso e obesità nel bambino da 0 a 6 anni

PERCHÉ INCINTA E NATURALMENTE DOPO UNA PMA?

       Uno studio condotto in Australia su un campione significativo di donne, rivela che una parte consistente delle coppie che ricorrono alla fecondazione assistita, potrebbero procreare con modalità naturale se sottoposte a diagnosi più approfondite e con le relative cure conseguenti.

Картинки по запросу PERCHÉ INCINTA E NATURALMENTE DOPO UNA PMA?       I ricercatori hanno infatti dimostrato che il 33% delle madri che hanno partorito una prima volta ricorrendo alla PMA – la procreazione medicalmente assistita – concepiscono un secondo figlio in modo naturale nell’arco temporale di soli due anni dal primo parto.
       Queste gravidanze inaspettate, fanno riflettere sulla possibilità di una donna di riuscire a concepire, seppur in presenza di problemi, senza far ricorso alla PMA.

        La ricerca, condotta dagli specialisti della Monash University di Melbourne, è la prima ad avere esaminato gli inattesi tassi di concepimento nelle donne australiane che hanno avuto un primo figlio mediante la PMA.
       I ricercatori dell’università, istituzione scientifica presente anche con una sede in Italia, hanno preso in esame i casi clinici di 236 donne che hanno concepito un bambino grazie a trattamenti di procreazione assistita e hanno rilevato che un terzo del campione ha poi concepito un secondo figlio nel volgere di due anni, con modalità assolutamente naturale.

        Lo studio è stato pubblicato in Australia e Nuova Zelanda sul Journal of  Obstetrics and Gynaecology.
       In molti di questi casi, hanno rilevato i ricercatori, la sterilità delle donne prese in esame dalla ricerca era stata diagnosticata come dovuta a cause sconosciute.
       Questa tipologia di “infertilità” dalle origini sconosciute, potrebbe in realtà celare patologie che potrebbero essere curate, benché non sempre in modo risolutivo e definitivo.
       Lo sostiene, il dottor Karen Wynter, ricercatore dell’equipe dello studio:  ha infatti ipotizzato che le gravidanze impreviste in alcune delle donne del campione esaminato, potrebbero derivare da casi di infertilità non diagnosticata, in particolare da endometriosi.


       La mancata diagnosi di questa malattia, per la quale non esistono cure risolutive, potrebbe in sostanza essere il motivo che ha convinto medici e assistite a ricorrere alla PMA.
Se la malattia fosse stata trattata, la coppia avrebbe procreato in maniera del tutto naturale. La tesi di fondo, sostenuta dal ricercatore, è che la gravidanza rappresenti una sorta di cura per l’endometriosi e i suoi sintomi, al punto da rendere successivamente possibile una seconda, inaspettata gravidanza.
Ma all’ipotesi del ricercatore si potrebbe muovere qualche rilievo, riconoscendo nei motivi del risultato positivo anche altri meccanismi e le conseguenti riflessioni.
       La maternità e il suo evidente impegno psicofisico ben si prestano nel risolvere efficacemente tutte quelle situazioni ansiogene che da ogni parte sono riconosciute come cause o concause dell’infertilità. La maternità dona alle donne esperienza e consapevolezza sulle personali capacità: un elemento fondamentale, potremmo considerarlo un pilastro fondante.
Affrontare le vicissitudini quotidiane del corpo e della vita,  il “ri-centrarsi” (come lo definiscono i terapeuti), ha degli effetti positivi e inaspettati sulla funzionalità del sistema riproduttivo umano.
naturalmente-incinta       È infatti parere unanime, nonché un risultato acclarato dalle analisi epidemiologica di molte ricerche, che la vita contraddistinta da una elevata quatità di aspettative e conseguenti tensioni, sia poi accompagnata da disordini ormonali che altri non sono che, le prime conseguenze delle influenze sull’articolato e complesso sistema della psiconeuroendocrinoimmunologia.

       Le influenze psicologiche, sono meccanismi che hanno da sempre caratterizzato le specie viventi sin dalla notte dei tempi, per la natura è stato fondamentale al fine della tutela delle famiglie evitare la fecondità durante le situazioni ambientali sfavorevoli.
       A favore dell’ipotesi della risoluzione dello stress, potremmo considerare che analoga situazione si riscontra nelle coppie infertili che adottano un figlio e a cui fa seguito con una certa frequenza una gravidanza successiva spontanea.
       Sarebbe pertanto utile, per poter ragionare con modalità scientifiche, poter disporre di dati statistici in merito e le associazioni di famiglie adottive potrebbero venire in soccorso con numeri e casi.
Nel frattempo, l’invito è di riconsiderare il quadro generale della propria vita.


Fonti
Women conceive naturally after IVF
Spontaneous conceptions within two years of having a first infant with assisted conception

FITNESS IN GRAVIDANZA: EFFETTI SU DIABETE E PESO

       Durante la gestazione si verificano importanti cambiamenti fisici e psicologici, che influiscono sulla qualità della vita della gestante; fra questi vi è anche l’incremento ponderale, che, parallelamente allo sviluppo dell’utero e alla crescita del feto, determina variazioni della postura e dell’equilibrio che si ripercuotono sull’operatività quotidiana.
      Altri fattori possono poi minare la serenità delle mamme in attesa e fra questi vi è il rischio di sviluppare il diabete gestazionale, una delle complicanze più frequenti della gravidanza.
Allo scopo di prevenirlo è fondamentale seguire un regime alimentare sano ed equilibrato, praticando esercizio fisico.

       Come rivelato da un recente studio, lo sport potrebbe preservare sia dallo sviluppo di questa patologia che di altre come l’ipertensione, la preeclampsia e la nascita pretermine.
I ricercatori della Harvard School of Public Health di Boston hanno appurato che l’attività fisica praticata prima della gravidanza contribuisce a ridurre del 50% il rischio di soffrire di diabete durante la gestazione.
      Inoltre, gli studiosi hanno dimostrato che lo sport praticato durante i nove mesi riduce tale rischio di 1/4.
      Osservando la correlazione esistente tra diabete gestazionale e attività fisica praticata da un campione di 34.929 donne nel periodo antecedente la gravidanza, si è potuto constatare che le gestanti nel quartile più alto di esercizio fisico presentavano una probabilità del 55% in meno di sviluppare il diabete gestazionale in rapporto alle donne con un livello più basso di attività fisica.
      Questo beneficio andava aumentando del 24% nelle donne che proseguivano con lo sport anche nei primi mesi di gravidanza.
yoga gravidanza      Una revisione dalla letteratura che si è focalizzata su tale tematica ha esaminato 13 studi condotti su un campione di circa 2800 gestanti con una vita prevalentemente sedentaria, sottoposte a specifici programmi di esercizio fisico.

      Secondo quanto emerso, lo sport praticato sin dal momento del concepimento può aiutare a combattere il diabete riducendo il rischio di svilupparlo del 36%.
      A questo risultato si aggiunge anche il controllo dell’eccessivo aumento di peso che, nelle donne coinvolte nei programmi di ginnastica, è risultato inferiore di un chilo rispetto alle altre.
      Lo sport praticato in gravidanza, sia pur in quantità moderata, mantiene il tono muscolare, migliora l’umore e ricarica le energie.
      Inoltre, l’attività fisica influenza la secrezione di ormoni coinvolti nella regolazione della glicemia. L’esercizio fisico moderato, oltre ad avere benefici sulla salute, risulta essere sicuri sia per la mamma che per il bambino.

      Nel caso di gestanti già affette da diabete è sufficiente dedicare mezz’ora al giorno ad una camminata a passo lento piuttosto che seguire dei veri e propri programmi di fitness; questo accorgimento, insieme con una dieta equilibrata, potrà contribuire a regolare il livello degli zuccheri nel sangue.


Fonti
– Effectiveness of physical activity interventions on preventing gestational diabetes mellitus and excessive maternal weight gain: a meta-analysis.
– BJOG release: Moderate exercise helps prevent gestational diabetes and reduce weight gain during pregnancy

IL CERVELLO DEI NEONATI CRESCE MOLTO VELOCEMENTE

      Bastano 90 giorni – i primi tre mesi di vita – perché il cervello di un neonato raggiunga la metà delle dimensioni di quello di un adulto.
     Questa interessante scoperta, pubblicata sulla rivista scientifica JAMA Neurology, è stata conseguita grazie a una ricerca che ha monitorato la crescita cerebrale di 87 neonati attraverso innovative tecniche di risonanza magnetica.
     L’aumento della materia cerebrale avviene, in questo periodo, nella percentuale dell’1% ogni giorno, rallentando dopo il terzo mese e stabilizzandosi su un incremento giornaliero dello o,4%.
     L’analisi è stata condotta da un’equipe di scienziati delle università della California e delle Hawaii e della Scuola di Medicina di San Diego.
L’utilizzo di una nuova tecnica di ricerca, basata una forma di risonanza magnetica – detta MRI, Magnetic Resonance Imaging – che non produce radiazioni, ha reso possibile raccogliere dati accurati e immagini di alta qualità direttamente sui neonati, senza ricorrere ad analisi post-mortem o basate sulla sola misurazione della circonferenza del cranio.
     La possibilità di monitorare con questo grado di precisione la crescita cerebrale, già durante i primissimi mesi di vita, apre un vasto panorama alla ricerca medica e permette un’indagine approfondita sull’importanza e lo sviluppo delle varie aree del cervello.
   
     L’analisi dei dati raccolti, infatti, evidenzia come la crescita sia imputabile in primo luogo a determinate aree cerebrali – come quelle legate allo sviluppo delle capacità motorie – mentre altre zone sono soggette a una crescita meno veloce.
     Questa osservazione consentirebbe di attribuire ad alcune funzioni dell’organo, come quella legata alla memoria a lungo termine, una minore importanza in questa precocissima fase di vita rispetto ad altre funzioni del cervello.
     I dati raccolti hanno permesso, inoltre, di evidenziare come lo sviluppo cerebrale sia più rapido nei maschi rispetto alle coetanee di sesso opposto.
      La ricerca, infine, svela delle differenze nella traiettoria di sviluppo tra i bimbi prematuri e gli altri neonati: a parità di età, il cervello dei prematuri è più piccolo.
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     Questo gap non viene colmato neanche dall’accrescimento accelerato che caratterizza lo sviluppo cerebrale dei bambini nati prima del tempo.
     La ricerca in esame rappresenta l’importante punto di partenza per conoscere meglio il funzionamento del cervello. La completa comprensione della crescita normale, infatti, permette di diagnosticare precocemente – fino, appunto, dai primi mesi di vita – eventuali disturbi nella crescita e nello sviluppo cerebrale.
     Questo studio, quindi, rappresenta il primo e importante passo nella comprensione del cervello e delle sue patologie.
     Ancora pressoché inesplorate, inoltre, sono le conseguenze effettive sullo sviluppo neonatale del cervello provocate dall’assunzione di sostanze stupefacenti o alcolici durante la gravidanza.

 Fonte
– Structural Growth Trajectories and Rates of Change in the First 3 Months of Infant Brain Development

mercoledì 30 ottobre 2019

LAVORO E MATERNITA’

      Il congedo di maternità è il periodo di astensione obbligatoria dal lavoro riconosciuto alle lavoratrici dipendenti durante la gravidanza e il puerperio. Il diritto al congedo e alla relativa indennità sono previsti anche in caso di adozione o affidamento di minori.

DURATA
      Il congedo di maternità inizia due mesi prima la data presunta del parto e termina dopo i primi tre mesi di puerperio. Pertanto viene data la possibilità di avere un’astensione lavorativa di 5 mesi, salvo casi specifici.

QUANTO SPETTA
      Durante i periodi di congedo di maternità (o paternità) la lavoratrice (o il lavoratore) ha diritto a percepire un’indennità pari all’80% della retribuzione media globale giornaliera calcolata sulla base dell’ultimo periodo di paga precedente l’inizio del congedo di maternità, quindi, solitamente, l’ultimo mese di lavoro precedente il mese di inizio del congedo (articoli 22 e seguenti del TU).

A CHI È RIVOLTO
Il congedo di maternità spetta a:


  • lavoratrici dipendenti, se assicurate all’INPS anche per la maternità.
  • apprendiste, operaie, impiegate, dirigenti con un rapporto di lavoro in corso all’inizio del congedo;
  • disoccupate o sospese, se il congedo di maternità inizia entro 60 giorni dall’ultimo giorno lavorativo
  • lavoratrici agricole che siano in possesso della qualità di bracciante con iscrizione negli elenchi nominativi annuali per almeno 51 giornate di lavoro agricolo
  • lavoratrici addette ai servizi domestici e familiari (colf e badanti)
  • lavoratrici a domicilio
  • lavoratrici LSU o APU (attività socialmente utili o di pubblica utilità)
  • lavoratrici iscritte alla Gestione Separata INPS e non pensionate



POSSIBILITA’ DI ANTICIPARE IL CONGEDO

      Nel caso in cui si diagnostichi che la gravidanza è a rischio, l’Azienda Sanitaria Locale si adopera per salvaguardare la salute della madre e del feto.
Nel caso in cui le mansioni lavorative sono incompatibili con la gravidanza o possono nuocerla, la Direzione territoriale del lavoro può orientare la donna nel dedicarsi ad una mansione temporanea consona oppure anticipare la sospensione lavorativa.

POSSIBILITA’ DI POSTICIPARE IL CONGEDO
Se il parto è avvenuto dopo la data presunta, è possibile integrare i giorni compresi tra la data presunta ed effettiva.
Se il parto è stato anticipato (per esempio un parto prematuro o precoce) è possibile integrare con i giorni antecedenti al parto.
Se il lavoro è incompatibile con il puerperio la Direzione territoriale del lavoro definisce il periodo di congedo.


Картинки по запросу LAVORO E MATERNITA’CASI SPECIFICI
      Se il neonato è ricoverato in una struttura, pubblica o privata, la madre può sospendere per una sola volta il congedo successivo al parto e riprendere l’attività lavorativa. La madre usufruirà del periodo di congedo residuo a partire dalle dimissioni del bambino.
      Per l’adozione o l’affidamento nazionale di minore il congedo di maternità spetta per cinque mesi a partire dall’ingresso in famiglia del minore adottato o affidato prima dell’adozione.
      In caso di interruzione di gravidanza dopo 180 giorni dall’inizio della gestazione o di decesso del bambino alla nascita o durante il congedo di maternità, la lavoratrice – dipendente o iscritta alla Gestione Separata – può astenersi dal lavoro per l’intero periodo di congedo di maternità, tranne se rinuncia alla facoltà di fruire del congedo di maternità.
In caso di parto gemellare la durata del congedo di maternità non varia.

DIVIETO DI LICENZIAMENTO
L’azienda non può, salvo casi specifici, intimare il licenziamento :

Della lavoratrice madre dall’inizio della gravidanza e sino al compimento di un anno di età del bambino. L’inizio della gestazione si presume avvenuto 300 giorni prima della data presunta del parto indicata nel certificato di gravidanza;
Del padre lavoratore che fruisce del congedo di paternità, per la durata del congedo stesso e fino al compimento di un anno di età del bambino;


Fonti

ARTICOLO 37 COSTITUZIONE
Indennità per congedo di maternità/paternità per lavoratrici e lavoratori dipendenti e per iscritti alla Gestione Separata- INPS

NEONATI: ALL’APERTO IN AUTUNNO

      Sono diventata mamma in inverno. I primi tempi, si sa, sono tutti dedicati al nuovo arrivato, in più il  brutto tempo, il freddo, la pioggia e la neve, non invogliavano ad uscire di casa.

      Mia madre però mi ha sempre consigliato di portare a passeggiare la mia piccina, anche se il clima non era dei migliori. Secondo lei le avrebbe fatto bene. Così, appena presi i nostri ritmi, abbiamo inserito tra le abitudini, una camminata mattutina. Sempre.

 Solo il diluvio universale ci ha bloccate.

      Ora quel tipo di giornate uggiose sta tornando. Le prime nebbie, i pomeriggi grigi con acquazzoni continui, i primi freddi… Ma noi, imperterrite, proseguiamo con le nostre uscite al fresco.

      Si cambia aria, ci si guarda attorno, si incontrano persone, si scambiano parole ed opinioni…
Qualche giorno fa, pronte per partire, già infagottate con cappellino e giacca, mi accorgo che alle nuvole sopra la mia testa, scappa qualche goccia di pioggia.

      Nessun problema! La mia pupa adora l’ombrello!

       Così la infilo nella fascia porta bebè e ci incamminiamo verso il paese, al riparo e felici.
Lei osserva i colori dell’ombrello che ci protegge e le donne che tutti i giorni incontriamo sulla nostra strada, sorridono sorprese esclamando: “che bella idea!”

      Pensavano veramente che queste quattro gocce ci avrebbero fermate? Non ci conoscono ancora…


Nicla

La sessualità nel rapporto di coppia, cosa accade in gravidanza?

Картинки по запросу La sessualità nel rapporto di coppia, cosa accade in gravidanza?       Com'è gestita la sessualità in gravidanza dalle coppie? La domanda più frequente per quanto riguarda questo argomento è: "si possono avere rapporti sessuali nel periodo della gravidanza"? In condizioni che siano "nella norma" non esistono controindicazioni, sicuramente ci sono determinati casi nella quale è sconsigliato avere rapporti. Anche in una gravidanza nella norma, solitamente, la donna è meno predisposta a causa delle famose nausee che si hanno durante i primi 3 mesi, nel secondo trimestre c'è un miglioramento dello status della "quasi mamma" dove le sue condizioni fisiche e la sua propensione al rapporto sessuale migliorano. Ovviamente la decisione e la frequenza dei rapporti sono comunque  soggettive.

       Il numero di coppie che lamentano una situazione di disagio nella sfera sessuale è consistente, una tra le cause potrebbe essere un mancato counseling da parte del ginecologo, che in alcuni casi non fornisce tutte le informazioni necessarie per affrontare la sessualità durante il periodo di gravidanza. Anche il cambiamento ormonale può ostacolare il rapporto di coppia.

       Se si parla del post parto le difficoltà in una coppia, in ambito sessuale, possono essere svarite poiché la donna a livello fisico e mentale sarà ancora provata. Il dottor Maurizio Podestà (specialista in Ginecologia e Ostetricia e Responsabile SSD Ostetricia e Diagnostica Prenatale Asl3) ci ha fornito un prezioso cotributo, dandoci dettagli scientifici sui dubbi qui sopra elencati molto diffusi, sopratutto tra futuri genitori.

Fonte https://telenord.it/la-sessualita-nel-rapporto-di-coppia-le-problematiche-che-si-creano-durante-la-gravidanza

GRAVIDANZA E… CHE ANSIA!

ansiaSe ne parla poco, però…  avete notato?

       Eppure a quanto pare non è un disturbo raro in questa particolare fase della vita.
Capita che si verifichi in donne che ne soffrivano anche prima della gravidanza, ma ci sono anche situazioni in cui l’ansia si presenta  in gravidanza per la prima volta, quasi come un fulmine a ciel sereno.

      Potremmo in effetti pensare all’ansia come ad un disagio tipico dei nostri tempi (magari esisteva anche cento anni fa e non si diceva,  ma è certo che le nostre attuali condizioni di vita che ci sottopongono a ritmi frenetici, stress, ricerca di elevate performance, sono il terreno ideale per coltivarla).

      E va detto anche che a tutti noi succede di attraversare delle fasi (come la gravidanza ad esempio ) in cui abbiamo una sensibilità più accentuata… e siamo quindi  in grado di “sentire di più”, di rivolgere una maggiore attenzione a ciò che sta avvenendo dentro di noi.

      Avvertire un disagio di questo tipo è senz’altro spiacevole  ma potrebbe essere un’opportunità per guardarci dentro.

      Fortunatamente ci sono alcune Mamme che hanno il desiderio di parlarne: è un bene perché è così che nasce il confronto… dal confronto nasce la consapevolezza e da lì si aprono le strade al benessere…

Ilenia78: Sono alla 25+2 della mia seconda gravidanza e aspetto un maschietto che si chiamerà Gabriele.

La gravidanza sta andando bene… il bimbo sta bene, io invece a livello emotivo insomma… nel senso che ogni tanto all’improvviso mi prende il “senso di vuoto” nella pancia, non so se vi è mai capitato: a me solo in gravidanza perché a cose “normali”non soffro di questo tipo di problema. A voi capita? Io credo che si tratti di ansia; è la stessa sensazione delle montagne russe e quando mi viene non riesco nemmeno a mangiare e non sopporto nulla. Poi all’improvviso sparisce e tutto torna sereno e torna anche la fame…

IsabellaJane: Premetto che sono sempre stata una persona molto ansiosa (mi allarmo e mi preoccupo anche per le piccole cose) in questo periodo diciamo che non sto proprio bene! Il matrimonio organizzato in meno di un mese, le case da gestire, gli inquilini, la gravidanza, gli impegni familiari (pranzi domenicali e company) e il lavoro di mio marito che ci lascia sempre poco tempo da trascorrere insieme e tante cose messe insieme stanno provocando in me un grave stress, tanto che sabato sera sono dovuta andare al Pronto Soccorso perché avevo quasi 115 battiti e mi sono spaventata molto.

Gabriellaxyz: Credo sia molto più frequente di quanto non si pensi e che sia un argomento … come dire … tabù! Quando durante la mia prima gravidanza frequentai il corso pre-parto una ragazza parlò timidamente di crisi di panico ​(non so se la mia è una generalizzazione avventata) e dopo un po’ venne fuori che su una ventina di ragazze che eravamo almeno tre vivevano la stessa problematica.

Flattershy: E’ successo anche a me! E’ proprio una brutta sensazione, dovrebbe essere il periodo più bello della vita e invece. Durante la prima gravidanza, non attesa, mi si è scatenato il putiferio: di notte mi svegliavo con un senso di oppressione da non riuscire più a respirare per vari minuti, i corsi per la respirazione facevano pure peggio! […].
A me più che l’ansiolitico ha aiutato tanto la psicoterapia, che non è una brutta parola ma un aiuto concreto a capire cosa non va, a cercare di risolverlo e a capire come muoversi. Con lo psicologo è saltato fuori che la mia ansia derivava dal fatto di avere dentro di me la bambina, con tutta la resposabilità che ne conseguiva: ogni cosa succedeva a me succedeva a lei e questo mi creava l’ansia. […]
Картинки по запросу GRAVIDANZA E… CHE ANSIA!E’ finita con il parto: una volta uscita dal mio corpo la bambina io sono come guarita e l’allattamento è stato il periodo più sereno di tutta la mia vita!

Etourdit: E’ una condizione molto frequente… anche se si è portati a credere che la gravidanza sia un periodo felice e gioioso – e per molti versi lo è – esiste anche una sua faccia diversa, non così solare.

Io in entrambe le gravidanze sono stata poco serena, la prima perché era la prima e, per quanto l’avessimo cercata, quando è arrivata è stato un piccolo-grande shock a livello emotivo, la seconda per via della stanchezza e di altre questioni più “esistenziali”

Ci sono dei momenti della vita in cui abbiamo una maggiore e più spiccata sensibilità e, per quanto ci creano disagio o malessere, sono in realtà una spinta a interrogarci su noi stessi, sulla nostra vita.

L’ansiolitico ti dà un aiuto alleggerendoti un po’ da questi stati d’animo ma non cura la loro causa che va cercata più in quello che si sta vivendo che nei meccanismi neuro-chimici del nostro sistema nervoso… anche parlare è una “medicina” molto efficace.

Sarà proprio così? Facciamo un esperimento e scopriamo che succede a parlare e scrivere di ansia.

Chi vuole provarci e raccontarci la sua esperienza?

P.S. Se raccontandoci ci accorgiamo che sentiamo il bisogno di chiedere un aiuto, abbiamo fatto un altro importante passo in avanti…
Le esperienze delle Mamme sono tratte dal Forum di Mammole a cura di Angela Lettieri

Attenzione, l’articolo si limita a riportare le esperienze personali e non intende fornire consigli medici o effettuare consulenza psicologica. I contenuti non si sostituiscono al consulto di un professionista.

PAVIMENTO PELVICO: IL NOSTRO SOSTEGNO

      Spesso, soprattutto durante la gravidanza e ancor più in puerperio, le donne sentono parlare di perineo e pavimento pelvico e dell’importanza di prendersene cura.

      Ma gli operatori ancor più spesso dimenticano di spiegare cosa sia il pavimento pelvico e quale sia la sua funzione; conoscere la propria anatomia e comprendere l’importanza di questa parte del corpo permette alle donne di prestarvi cura e attenzione con maggior consapevolezza.
Il normale posizionamento dei visceri pelvici, in particolare di utero, vagina, vescica e retto dipende dall’azione integrata di due sistemi: il sistema di sostegno muscolo-fasciale e il sistema legamentoso di sospensione.

      Il sistema di sostegno è costituito principalmente dal pavimento pelvico, a sua volta composto dal diaframma pelvico e dal diaframma urogenitale. Il sistema di sospensione rappresenta una struttura fondamentale per la statica e la dinamica degli organi pelvici ed è costituito dal tessuto connettivo che costituisce i legamenti. Dal punto di vista funzionale,il normale posizionamento degli organi addomino-pelvici è garantito dall’integrità del pavimento pelvico e dei legamenti.

      Una buona attività del pavimento pelvico permette di mantenere i visceri in sede senza sovraccaricare il sistema di sospensione; al contrario, una riduzione del tono muscolare e la perdita della funzione di supporto determinano un affaticamento del sistema legamentoso che non riesce più a garantire un sostegno adeguato.
      Il pavimento pelvico è un sistema di muscoli profondi e superficiali, grasso sottocutaneo e pelle che si estende dalla vulva al perineo. La fascia muscolare profonda è composta dai muscoli dell’elevatore dell’ano, che hanno lo scopo di supportare le pareti vaginali e l’utero, la vescica e il canale rettale, inoltre controbilanciano l’aumento della pressione addominale e mantengono la continenza.

perineo fitness      La fascia muscolare superficiale è invece composta dai muscoli bulbo cavernoso, ischio cavernoso, muscoli trasversi del perineo (profondo e superficiale), sfintere esterno dell’ano e sfintere dell’uretra. Il compito di questi muscoli è quello di rafforzare la funzione di continenza e contrarsi durante i rapporti sessuali. Esiste poi un’altra struttura, il corpo perineale, situata tra il terzo inferiore della vagina, lo sfintere anale e le tuberosità ischiatiche. Esso è una struttura fibromuscolare a piramide che ha il compito di controllare la defecazione e stirarsi durante il parto per permettere la nascita. Il suo punto centrale è detto nucleo fibroso centrale del perineo ed è la struttura maggiormente interessata dalle lacerazioni perineali al parto.

      Oltre alle funzioni statiche e di continenza, il pavimento pelvico può essere considerato un muscolo respiratorio accessorio poiché riduce la pressione intraddominale e favorisce la risalita del diaframma. Promuove inoltre il ritorno venoso e linfatico, riducendo la congestione pelvica (spesso causa di dolore cronico), le emorroidi e la stipsi. Il pavimento pelvico si oppone anche ai cambiamenti della pressione endo-addominale grazie ad una contrazione spontanea che avviene al momento di colpi di tosse e starnuti.

      Durante il parto i muscoli perineali sostengono la cervice uterina fino a completa dilatazione e promuovono la rotazione interna del feto. Durante il periodo espulsivo la muscolatura si ritrae al di sopra della parte presentata per ridurre il rischio di eccessive sollecitazioni e lacerazioni. Le funzioni del perineo sono complementari a quelli dell’ipotalamo: è sede di importanti funzioni neurovegetative, di istinti legati alla sopravvivenza, quali l’eliminazione, la sessualità, la riproduzione, e di emozioni e pulsioni profonde quali le paure e le angosce, il coraggio, la forza, il piacere intenso.

      Pertanto il pavimento pelvico è una struttura complessa, composta da un numero elevato di muscoli e legamenti che hanno il compito di lavorare insieme al fine di garantire la continenza fecale e minzionale, sostenere gli organi pelvici, mantenere la pressione addominale e favorire il ritorno venoso e linfatico, e soprattutto agire durante il parto per favorire la nascita del feto promuovendo la rotazione interna e l’estensione del capo.
Non male per una parte del nostro corpo così poco conosciuta!

martedì 29 ottobre 2019

L'equilibrio immunitario dell’epididimo per preservare la fertilità maschile

       Fino al 15% dell'infertilità maschile ha un'origine immunologica, a causa di infezioni ripetitive o di risposte autoimmuni che colpiscono principalmente l'epididimo, la prostata e il testicolo. Osservazioni cliniche e dati epidemiologici contraddicono chiaramente l'idea che il testicolo conferisca protezione immunitaria all'intero tratto genitale maschile.

L'equilibrio immunitario dell’epididimo per preservare la fertilità maschile      Di conseguenza, l'epididimo – in cui gli spermatozoi post testicolari maturano e sono immagazzinati – ha suscitato un certo interesse negli ultimi anni quando si tratta dei suoi meccanismi immunitari. In effetti, le cellule spermatiche vengono prodotte durante la pubertà, molto tempo dopo l'instaurarsi della tolleranza di sé, e possiedono proteine superficiali uniche che non possono essere riconosciute come sé. Questi sono potenziali bersagli del sistema immunitario, con il rischio di indurre autoanticorpi e di conseguenza infertilità maschile.

      L'immunità epididimale si basa su un equilibrio finemente sintonizzato tra risposte immunitarie efficienti ai patogeni e forte tolleranza alle cellule spermatiche. Questi processi si basano su molecole e tipi di cellule descritti in modo incompleto.
      La recensione che riporto in bibliografia raccoglie studi recenti incentrati sui tipi di cellule immunitarie che popolano l'epididimo e propone modelli ipotetici dell'organizzazione dell'immunità epididimale con un'enfasi speciale sulla risposta immunitaria, discutendo anche aspetti importanti della regolazione immunitaria dell'epididimo come la tolleranza e il controllo del tumore.


Fonte:
Asian Journal of Andrology

Salute: “È l’infertilità la malattia del nostro tempo, colpisce il 25% degli italiani”

       La Medicina della Riproduzione è una delle protagoniste del Congresso Nazionale di Ginecologia e Ostetricia in corso a Napoli: una disciplina che nasceva oltre trent’anni fa di esclusiva pertinenza ginecologica e che oggirappresenta l’emblema della multidisciplinarietà, nello sforzo costante di accompagnare scrupolosamente la coppia attraverso un percorso diagnostico-terapeutico personalizzato per il raggiungimento della gravidanza.

      Integrazione e dialogo tra le differenti competenze hanno caratterizzato questa edizione del congresso che vede la partecipazione di oltre 1500 professionisti di diverse discipline – Ginecologia e Ostetricia, ma anche Genetica, Biologia, Endocrinologia e Oncologia –, e il contributo di esperti di fama internazionale, in pieno spirito di condivisione delle conoscenze e confronto con realtà scientifiche e assistenziali di altri Paesi.

      Al centro del confronto l’affermazione di una ostetricia che tutela la maternità e contrasta l’eccesiva medicalizzazione di gravidanza e parto, la presentazione delle nuove raccomandazioni sulla contraccezione ormonale, le novità nel trattamento dei tumori ginecologici e le strategie di preservazione della fertilità.

      Un’area di grande attualità, quest’ultima, alla luce dei cambiamenti sociali che vedono ogni anno in Italia un nuovo record di calo delle nascite (1,32 figli in media per ogni donna – dati ISTAT 2018) e un progressivo aumento dell’infertilità maschile e femminile, e in considerazione delle straordinarie opportunità offerte dalla medicina predittiva per la preservazione della fertilità sia nelle pazienti oncologiche, sia in quelle fisiologiche.

      “L’infertilità va considerata una vera e propria patologia che oggi interessa il 25% della popolazione, in egual misura uomini e donne, che tendono a posticipare sempre più la decisione di avere un figlio, trascurando la riduzione dell’età ovarica correlata all’aumento dell’età biologica – commenta Giuseppe De Placido, Direttore Dipartimento Materno-Infantile dell’Università di Napoli “Federico II” – Centro di Sterilità, e co-presidente del Congresso –. Le donne in cerca di una gravidanza, in particolar modo dopo i 35 anni, dovrebbero sempre sottoporsi al ‘pap-test riproduttivo’: un semplice esame diagnostico che misura il valore dell’ormone antimulleriano, consentendo di accertare il numero di follicoli, e quindi di effettuare una stima dell’età ovarica, vale a dire del potenziale riproduttivo, così da poter intervenire con una strategia appropriata”.

      Un’opportunità concreta per gli ‘aspiranti genitori’, non solo in presenza di patologie oncologiche, è rappresentata dal social freezing che consente di congelare il materiale biologico – gameti e tessuto ovarico – per poterlo utilizzare in un secondo momento.

      “Nei centri di sterilità – continua il prof. De Placido – la crioconservazione viene effettuata nelle donne infertili che si sottopongono a PMA, per aumentare le chance di una gravidanza in caso di fallimento del primo ciclo di stimolazione, e nelle pazienti oncologiche che devono sottoporsi a chemioterapia. È il caso, ad esempio, delle donne affette da tumore al seno, la neoplasia oncologica femminile più diffusa – il 30% di tutti i tumori – che insorge già tra i 20 e i 44 anni. Solo presso il Centro di Sterilità dell’Università “Federico II”, centro di riferimento per tutto il Sud Italia, negli ultimi due anni abbiamo effettuato un counseling dedicato ad oltre 2mila pazienti oncologici. Stanno inoltre aumentando le richieste di social freezing anche da parte di donne ‘sane’ che, in attesa di realizzarsi nella vita di coppia e nel lavoro, decidono di congelare gli ovociti per non rinunciare al desiderio di diventare madri”.

      Le ultime frontiere della Medicina della Riproduzione consentono di crioconservare anche parti di ovaio in adolescenti e giovani donne affette da neoplasie del sangue, per un successivo reimpianto nella sfera genitale della paziente. Si tratta di una tecnica in grado di restituire alla donna la piena capacità riproduttiva.

      Tenere sotto controllo l’età ovarica non basta a preservare la fertilità. Secondo gli esperti, un errato stile di vita rappresenta un fattore di rischio importante al pari dell’età. Ad esempio, le infezioni contratte attraverso rapporti sessuali occasionali possono comportare conseguenze negative a lungo termine sulla fertilità. Anche il fumo, l’obesità e l’esposizione a inquinanti ambientali sono fattori in grado di influenzare la salute sessuale e riproduttiva di un individuo, intervenendo negativamente sula qualità degli ovociti e degli spermatozoi.

      “La prevenzione dell’infertilità è diventata una tematica di estrema rilevanza sociale – conclude Antonio Chiantera, Segretario nazionale AOGOI e co-presidente del Congresso –. Per questo motivo, la consulenza clinica da parte del ginecologo deve essere supportata dall’impegno delle Istituzioni, in primis della scuola, verso azioni concrete per promuovere una maggiore consapevolezza da parte dei giovani, fin dall’adolescenza, dell’impatto di scorretti stili di vita sulla salute riproduttiva”. 

Fonte  http://www.meteoweb.eu/2019/10/salute-infertilita/1334606/#YkA8ppWJmEQZdfJo.99

Gravidanza e maternità, cinque impegni degli ostetrici ginecologi

       Tutelare la maternità rispettando i tempi della gestante, arginando la tendenza a medicalizzare in maniera eccessiva la gravidanza e il parto. Questo l’impegno, articolato in cinque punti, sottoscritto dai medici che fanno parte dell’Associazione ginecologi ospedalieri italiani (Aogoi) che hanno aderito al movimento Choosing Wisely, progetto lanciato in Italia da Slow Medicine, la rete che sostiene un’assistenza sanitaria basata sul dialogo tra medici e pazienti. Le cinque raccomandazioni sono state presentate oggi a Napoli dove è in corso il congresso nazionale di ostetricia e ginecologia.

1. Cordone ombelicale, taglio senza fretta. Prima di legare il moncone (tecnicamente si definisce clampaggio) consentire un fisiologico passaggio di sangue dalla placenta al feto, che andrà a rinforzare le scorte di ferro del neonato, riducendo il rischio di colite necrotizzante, malattia gastrointestinale che può rivelarsi fatale. Il taglio tardivo non comporta maggior rischio di emorragia post partum nella donna e consente di ridurre la mortalità nei neonati ad alta prematurità (prima di 32 settimane).

2. Episiotomia solo quando serve: secondo i ginecologi, l’episiotomia, l’incisione del perineo effettuata nel momento finale del travaglio per favorire il parto, è una pratica sovrautilizzata senza vantaggi per la donna, poiché richiede l’applicazione di punti di sutura che possono provocare dolore, rischio di infezione, difficile ripresa dei rapporti sessuali. Per questi motivi, è raccomandato il ricorso alla episiotomia solo in presenza di complicanze, ad esempio in caso di sofferenza fetale.

3. Induzione travaglio di parto: l’induzione del travaglio, precisano i ginecologi, medicalizza un evento del tutto fisiologico, e può causare effetti avversi come l’aumento di tagli cesarei. Pertanto, l’induzione è raccomandata solo quando il proseguimento della gravidanza può comportare un reale pericolo per il feto o per la madre.

4. Taglio cesareo: i ginecologi smentiscono la regola “una volta cesareo sempre cesareo”, in quanto priva di basi scientifiche. Al contrario, le donne con pregresso cesareo ammesse al travaglio di parto hanno un rischio di mortalità minore (3 vs 13 su 100mila) rispetto alle donne sottoposte a cesareo programmato.

5. Alimentazione: nelle gravidanze fisiologiche, l’assunzione di liquidi non è controindicata, nessun rischio complicanze in caso di ricorso ad anestesia generale durante il parto.

      “Come ricorda l’Oms – afferma Elsa Viora, Presidente AOGOI –la gestazione e il parto sono esperienze che vanno vissute con serenità e, in presenza di una gravidanza fisiologica, vale a dire senza fattori di rischio, vanno medicalizzate il meno possibile. Il travaglio e il parto sono, senza dubbio, circostanze delicate dal punto di vista emotivo, in cui, più di altre, la donna ha bisogno di sentirsi protetta, rassicurata e rispettata. Questo è l’impegno profuso quotidianamente dagli operatori sanitari, medici ginecologi ed ostetriche, coinvolti nel percorso nascita e parto, che si fonda sul dialogo, la fiducia e la relazione empatica costruita nel tempo con la donna, necessari per giungere a scelte informate e condivise”.

Fonte https://www.quotidiano.net/blog/malpelo/gravidanza-e-maternita-cinque-impegni-degli-ostetrici-ginecologi-33.3621