domenica 30 giugno 2019

Prurito al pancione: è normale?

Prurito al pancione: è normale?       In genere, il prurito al pancione è legato ai cambiamenti ormonali tipici della gravidanza, ma potrebbe anche dipendere da un problema al fegato.  In diversi casi, oltre al prurito al pancione, compaiono macchioline lievemente rilevate dovute al fatto che si “sfrega” la pelle per trovare un po’ di sollievo, in particolare di notte, quando il solletico è più forte.

“Colpa” degli ormoni
       Sarebbero proprio alcune delle modificazioni che l’organismo subisce durante la gravidanza a favorire la comparsa di questo disturbo. Più precisamente, il più alto livello di progesterone (ormone che induce il rilassamento della muscolatura allo scopo di predisporre l’organismo della donna a ospitare il feto e ad affrontare poi il parto) tende ad abbassare la tonicità degli organi fra cui la cistifellea che, non riuscendo più a contrarsi in modo efficace, fa più fatica a svuotare nell’intestino la bile e i sali biliari (sostanze irritanti prodotte dal fegato per permettere la digestione dei grassi): i sali finiscono così per passare nella circolazione sanguigna e raggiungere i capillari e la pelle, scatenando appunto la sensazione di prurito.

Gli altri fattori coinvolti
       Anche la tensione cui la cute della gestante è sottoposta in corrispondenza dell’addome ingrossato e (in misura minore) delle cosce e del seno, tende a favorire la comparsa del prurito al pancione. Tale ingrossamento, inoltre, determina l’accumulo di sudore nelle pieghe della pelle, rendendone più probabile l’irritazione e aumentando la fastidiosa sensazione di solletico così come l’impulso di grattarsi. Nell’organismo della futura mamma può, poi, manifestarsi una reazione allergica al progesterone, che si associa a una maggiore sensibilizzazione della pelle e, di conseguenza, alla comparsa del prurito. Infine altri disturbi abbastanza frequenti, quali l’anemia e il diabete gestazionale, sollecitando le terminazioni nervose della cute, possono provocare la sensazione di solletico.

Картинки по запросу Prurito al pancione: è normale?Che cosa fare per ridurlo
       Anche se il prurito è un sintomo normale negli ultimi tre mesi dell’attesa, è sempre bene riferirlo al ginecologo che, valutandone l’intensità, potrà indicare i rimedi più adatti, a cominciare dall’applicazione di prodotti idratanti o oli emollienti (come l’olio di mandorle dolci) che riducono gli effetti legati allo stiramento della cute. Anche rinfrescare la pelle è utile per ottenere un po’ di sollievo: si può ricorrere al talco mentolato o a lozioni quali l’acqua di rose, oppure fare un bagno in acqua tiepida dopo avervi diluito dell’amido.Nel caso il prurito fosse molto intenso ed esteso a tutto il corpo, il medico potrebbe prescrivere una cura a base di medicinali che stimolino l’espulsione dei sali biliari e di antistaminici mirati ad attenuare il prurito. Potrebbe anche prescrivere esami del sangue per verificare la funzionalità del fegato. È importante, infine, seguire una dieta alimentare equilibrata, evitando i cibi più grassi, speziati o pesanti, e aumentare il consumo di acqua (almeno un litro e mezzo al giorno) per favorire l’eliminazione delle sostanze irritanti.

Fonte https://www.bimbisaniebelli.it/gravidanza/disturbi/prurito-al-pancione-e-normale-90380

Dieta in gravidanza: i cibi sì e quelli no

Dieta in gravidanza: i cibi sì e quelli no       In gravidanza e allattamento l’alimentazione è fondamentale, ma molte future mamme pensano, come si diceva una volta, che sia necessario mangiare per due: nulla di più sbagliato. Più che alla quantità, che va comunque controllata, occorre prestare attenzione alla qualità di ciò che si mangia. Infatti, se naturalmente durante la gravidanza un aumento di peso è fisiologico, in alcuni casi, se la dieta in gravidanza è scorretta, si può andare incontro a vari problemi sia per la madre sia per il bambino. Per questo è bene consultare il ginecologo per sapere quali sono i cibi consentiti e quelli da evitare.

Attenzione al rischio infezioni
       Per il sano sviluppo dell’embrione, ricordano gli esperti del Centro Ivi (Istituto Valenciano di Infertilità) di Roma, si consiglia una dieta in gravidanza varia ed equilibrata, evitando i cibi che possono aumentare il rischio di toxoplasmosi, quali pesce crudo, molluschi, crostacei, carni poco cotte, insaccati, pollame e selvaggina. Al contrario sono indicati carne ben cotta e pesci delicati come sogliola e merluzzo cucinati al vapore. Si consiglia di consumare le uova ben cotte e con il tuorlo ben addensato al fine di evitare il rischio di salmonellosi. Mentre il latte va bevuto solo dopo un’accurata bollitura per evitare infezioni batteriche quali l’Escherichia coli. Occorre lavare e sbucciare la frutta e lavare accuratamente la verdura.

No all’alcol e alla caffeina
       Tanti i divieti della dieta in gravidanza, come le bevande alcoliche, che possono arrecare gravi danni al bambino o causare aborto. Dal momento che la quantità critica sembra essere individualmente diversa, è meglio astenersi. Ma anche la caffeina in grandi quantità può influenzare lo sviluppo del bambino e il peso alla nascita.

Precauzioni anche in allattamento
       E dopo la nascita cosa devono fare le neo mamme per garantire al proprio figlio il migliore allattamento? Niente dieta specifica ma è consigliabile l’assunzione di proteine, lipidi e glucidi, oltre a frutta fresca e verdure. Bisogna bere almeno 2 litri e mezzo di acqua al giorno, mentre sono da evitare fumo, superalcolici e birra (non è vero che fa latte!) e non bisogna superare le 2 tazzine di caffè al giorno. Per il benessere del lattante, si sconsigliano talvolta anche selvaggina, frutta secca, crostacei, fragole, arachidi e cioccolata, cavoli, aglio, cipolle, pepe e peperoncino, ma tutto dipende anche dalle proprie abitudini alimentari e dalle eventuali reazioni del neonato.

Fonte https://www.bimbisaniebelli.it/gravidanza/dieta/dieta-in-gravidanza-i-cibi-si-e-quelli-no-34195

Ferro alto in gravidanza: cosa comporta

Картинки по запросу Ferro alto in gravidanza: cosa comporta       Monitorare i livelli di ferro nel sangue durante la gravidanza è fondamentale per garantire la salute di mamma e nascituro, evidenziando prontamente carenze o valori superiori al normale, in modo tale da promuovere rimedi efficaci. Se la tendenza all’anemia è abbastanza comune nel corso della gestazione, soprattutto con l’aumento del volume del sangue e il conseguente diluirsi di questo elemento, il ferro alto è una condizione più rara che tuttavia deve essere affrontata tempestivamente.

       La concentrazione del ferro nel sangue (sideremia) deve essere tenuta sotto controllo anche valutando i valori della trasferritina e della ferritina, che segnala i veri e propri depositi dell’organismo. I parametri di riferimento variano in base al sesso, all’età, all’utilizzo di specifici farmaci e a condizioni particolari come il ciclo mestruale e la gravidanza che vede un aumento del fabbisogno giornaliero. Qualora dalle analisi del sangue effettuate mensilmente dalle donne incinta dovesse emergere una sensibile variazione dei valori inerenti la sideremia, la richiesta di un consulto medico diventa indispensabile.


       A causare un aumento dei livelli di ferro nel sangue durante la gestazione può essere anche l’assunzione di integratori a base di acido folico, la vitamina B9 che agisce positivamente per limitare il rischio di sviluppare malattie neurologiche da parte del feto, come la spina bifida: si tratta di un elemento utile ma se assunto in dosi elevate può condurre a un incremento dei valori di ferro.

Ferro alto nel sangue: cosa mangiare
Картинки по запросу Ferro alto in gravidanza: cosa comporta       Dietro questa anomalia possono celarsi anche alcune patologie come l’emocromatosi ereditaria, un vero e proprio difetto genetico, ma anche malattie come l’anemia aplastica che vede un insufficiente utilizzo di ferro da parte dl midollo, o anche come l’anemia megaloblastica e l’anemia emolitica.


Conseguenze
       La sideremia alta in gravidanza deve essere tenuta strettamente sotto controllo e potrebbe richiedere l’intervento di un ematologo per verificare le cause dei valori fuori norma. Il primo aspetto da valutare è sempre l’assunzione di eventuali integratori di ferro o acido folico, così come il controllo dell’alimentazione per verificare la presenza di un quantitativo eccessivo i cibi ricchi di ferro, oppure di elementi che ne agevolano lì assorbimento (come la vitamina C).

       In ogni caso, le conseguenze possono essere di vario tipo, dall’irregolarità del battito cardiaco al comparire di stati depressivi e ansia, come altri disturbi del sistema nervoso. Anche la tiroide e la pelle possono risentirne. Tra i maggiori rischi compare lo sviluppo del diabete.

Fonte https://www.greenstyle.it/ferro-alto-gravidanza-cosa-comporta-227029.html

DEPRESSIONE POST PARTUM: UNA SCOPERTA PER I MECCANISMI

       La depressione post-partum è un disturbo che colpisce un discreto numero di donne dopo la nascita del bambino.

      Si caratterizza per la presenza di crisi di pianto o cambiamenti dell’umore e per un generale disinteresse verso le attività quotidiane ed a volte anche nei confronti del bambino stesso.
      La percentuale di donne che soffre di questo disturbo si aggira intorno al 10-20% ma si tratta di percentuali in costante aumento.
      Il costo sociale della depressione post-partum stimola la ricerca verso l’individuazione dei meccanismi chimici alla base del suo scatenarsi.

      Un recente studio ha fatto un’interessante scoperta: l’Istituto Max Planck a Lipsia (Germania) grazie alla ricercatrice Julia Sacher, ha ricondotto la depressione post-partum ad una particolare molecola, il Monoammina ossidasi A.
depressione materna      Secondo quanto riportato sulla rivista Neuropsychopharmacology, si tratta nello specifico di un enzima definito “forbice” che va a tagliare molecole importanti per il benessere del cervello, quali la serotonina e la dopamina.
       Lo studio, infatti, ha dimostrato come nelle neomamme nelle quali i sintomi di depressione post-partum erano acclarati, nel cervello era presente una quantità decisamente elevata del suddetto enzima.
      Questa scoperta risulta essere particolarmente importante per l’elaborazione di terapie mirate per la cura e la prevenzione della malattia.
       La depressione post-partum non va però confusa con il baby blues, un leggero e transitorio disturbo che colpisce la neomamma nei primissimi giorni.
      Anche questo è caratterizzato da variazioni dell’umore, nervosismo ed irritabilità, ma tende a scomparire molto presto.
      Questo fenomeno è in parte riconducibile al radicale abbassamento del livello di ormoni estrogeni che si realizza al momento del parto.
       Alcune neomamme, invece, subiscono degli episodi depressivi molto più gravi e duraturi e in questo caso si tratta di vera e propria patologia.
      Quando i livelli di Momoammina ossidasi A sono molto elevati, i classici anti-depressivi non hanno riscontri positivi, come si è visto in moltissimi casi.
      Questo si spiega in maniera molto semplice: l’anti-depressivo tradizionale va ad innalzare i livelli di serotonina, ma dato che l’enzima va a tagliare questa molecola, il farmaco non ottiene l’effetto sperato.
       Al giorno d’oggi esistono già farmaci specifici che vanno ad inibire i livelli di Monoammina ossidasi A e, a seguito dei risvolti della ricerca, si potrebbe pensare di utilizzarli nella sperimentazione clinica per la cura della depressione post-partum.
      Purtroppo, non è ancora possibile effettuare test chimici di diagnosi.

Fonte
Relationship of Monoamine Oxidase-A Distribution Volume to Postpartum Depression and Postpartum Crying

sabato 29 giugno 2019

Gravidanza: bere è la prima regola anti-caldo

Gravidanza: bere è la prima regola anti-caldo       Bere acqua è la prima regola per idratarsi in gravidanza. Ma anche tè aromatizzati, verdura a tavola e frutta a merenda possono aiutare. La bella stagione e le vacanze favoriscono, infatti, passeggiate e pomeriggi all’aria aperta, aumentando però la perdita di acqua e sali minerali e aumentando il rischio di pressione bassa e svenimenti.

L’acqua più adatta
       L’acqua migliore in gravidanza è quella a basso contenuto di sodio, per favorire la diuresi e combattere la ritenzione idrica, che spesso colpisce le donne in attesa. Questa andrebbe alternata ad acque a media mineralizzazione, con un buon apporto di sali minerali, per assicurare alla mamma e al bambino i nutrienti utili per la salute.

Quanta berne
Картинки по запросу Gravidanza: bere è la prima regola anti-caldo       L’ideale in gravidanza sono 2 litri al giorno, divisi tra acqua, tisane tiepide alle erbe, tè non zuccherati, succhi di frutta e frullati allungati con acqua, centrifugati, frutti e vegetali interi o a pezzi. Ottimi i mix di agrumi spremuti, il tè fresco arricchito con foglie di menta, fettine di limone, un pizzico di cannella, noce moscata, chiodi di garofano o zenzero, essenze utili contro le nausea. È meglio evitare, invece, le bevande industriali e le bibite gassate: contengono additivi, coloranti e una gran quantità di zuccheri.

Sempre durante la giornata
       Non bisogna aspettare di avere sete: bisogna bere durante tutto l’arco della giornata. L’acqua deve essere minerale naturale, a temperatura ambiente: aiuta a combattere la stipsi, favorendo il transito intestinale ed evitando il rischio di congestioni.

Frutta e verdura
       La dieta che favorisce l’idratazione in gravidanza comprende: 5 porzioni al giorno di vegetali, cibi ricchi di fibre e proteine, zuccheri complessi come pane, pasta e riso. Un’idea? La pasta integrale, anche in versione fredda, accompagnata da tanta verdura. Preferire il pesce alla carne: è più digeribile, soprattutto se lesso o alla brace.

Anche dopo il parto
       Queste abitudini vanno mantenute anche dopo il parto, per favorire la produzione del latte. È bene, anzi, aumentare l’apporto di acqua tra i 2,5 e i 3 litri al giorno.

Fonte https://www.bimbisaniebelli.it/gravidanza/gravidanza-bere-e-la-prima-regola-anti-caldo-97989

Nascere in estate rende i bimbi più alti e forti

       Chi viene al mondo durante i mesi estivi tende a pesare di più al momento della nascita,a diventare più alto e ad avere una salute più solida negli anni. Lo ha appurato uno studio pubblicato sulla rivista medica Heliyon da ricercatori della Scuola di Medicina Clinica dell’Università di Cambridge, nascere in estate rende i bambini più alti e protegge la salute delle donne.

La stagione di nascita è importante
Nascere in estate rende i bimbi più alti e forti       Durante la ricerca, gli autori hanno esaminato le cartelle cliniche di 452.399 cittadini britannici e irlandesi. Lo scopo era capire se nascere in un determinato periodo dell’anno piuttosto che in un altro potesse avere ripercussioni sul piano psicofisico. Dall’analisi è emerso che le persone nate in giugno, luglio e agosto avevano quasi sempre un peso più elevato alla nascita e un’altezza maggiore da adulti rispetto a quelle nate negli altri mesi. In particolare, avevano il 10% di possibilità in meno di avere una statura inferiore alla media. Al contrario, i bimbi venuti alla luce tra dicembre e febbraio erano più magri alla nascita e, in media, risultavano più bassi di 3 millimetri rispetto ai nati in giugno. Con la ricerca è stato evidenziata anche una correlazione tra il fatto di nascere in estate e la salute delle donne. Venire alla luce nei mesi estivi, infatti, ritarda lo sviluppo puberale e protegge le bambine dal rischio di cancro al seno, diabete e malattie cardiovascolari.

Il merito è del sole
       Gli esperti ritengono che gli effetti benefici evidenziati dallo studio siano merito del sole: le donne che portano avanti la gravidanza durante i mesi primaverili ed estivi producono più vitamina D, una sostanza indispensabile a molte funzioni che viene sintetizzata soprattutto in seguito all’esposizione solare. La vitamina D rafforza le ossa e favorisce la crescita in altezza del nascituro.

Fonte https://www.bimbisaniebelli.it/gravidanza/parto/nascere-in-estate-rende-i-bimbi-piu-alti-e-forti-40836

Ketchup in gravidanza: si può mangiare o no?

Картинки по запросу Ketchup in gravidanza: si può mangiare o no?        La gravidanza è uno stato del tutto fisiologico e, come tale, va affrontato sia in termini di attività quotidiane, sia in termini alimentari. In linea generale durante tutto il periodo gestazionale, e in seguito durante l’allattamento, è necessario seguire un’alimentazione equilibrata basata sul modello della dieta mediterranea, nonché mantenere uno stile di vita attivo, nel rispetto dello stato di salute generale e dei consigli del medico.

       Nell’ambito di queste considerazioni, è chiaro che il ketchup, così come le altre salse destinate al condimento, deve essere consumato con moderazione. Tuttavia ci possono essere alcune condizioni in cui è preferibile evitarne l’assunzione.

       Vediamo cos’è il ketchup, quali sono gli ingredienti con cui è preparato e perché è preferibile limitarne l’uso in gravidanza.

       Il ketchup è una salsa agrodolce a base di pomodoro. È nota soprattutto come condimento di patatine fritte e panini a base di hamburger grigliato.
Картинки по запросу Ketchup in gravidanza: si può mangiare o no?       La salsa viene realizzata mediante l’impiego di alcuni ingredienti base: pomodoro, aceto, zucchero e spezie. Tuttavia, nei preparati industriali distribuiti nella grande distribuzione di tutto il mondo, sono talvolta presenti anche coloranti e conservanti: questi hanno lo scopo di rendere il colore più intenso e invitante, ma anche di aumentare il periodo di conservazione. Tra i diversi additivi sono piuttosto comuni gli esaltatori di sapidità o gli aromi sintetici: in generale è preferibile scegliere prodotti che ne siano privi, in quanto è probabile che la loro aggiunta serva a coprire la mancanza di sapore data dalla scelta di una materia prima di scarsa qualità.

Fonte https://www.greenstyle.it/ketchup-gravidanza-si-puo-mangiare-no-228195.html

IL CAMMINO DELLA PMA: FATICA ED EMOZIONI

Картинки по запросу IL CAMMINO DELLA PMA: FATICA ED EMOZIONIHo percorso due volte il Cammino di Santiago partendo dai Pirenei francesi e percorrendo a piedi gli 850 chilometri che separano il paesino di St. Jean Pied de Port alla mèta del pellegrinaggio: Santiago de Compostela.

Questo Cammino mi ha cambiato la vita, entrambe le volte.
Non mi dilungherò a spiegare il come e il perché, ma la persona che è partita da Saint Jean non è la stessa persona che è arrivata a Santiago, anche se il mio aspetto esteriore non è cambiato! Ogni volta che sono tornata, ho desiderato ripartire… E oggi, mentre aspettavo di fare il secondo monitoraggio per la mia prima ICSI ho capito che questo percorso verso la maternità, è in sé un Cammino, diverso ma simile a quello che mi ha condotta a Santiago.


In entrambi vi è dolore.
Il dolore fisico, del corpo cui viene richiesto un impegno fuori dal normale, che sia camminare ogni giorno 30 chilometri, o iniettarsi ormoni che impongono al corpo un “comportamento” anomalo e forzato.
Ma vi è anche un dolore psicologico ed emotivo: perché entrambi i Cammini ci obbligano a confrontarci con noi stessi, a farci domande e darci risposte. Il silenzio che si sperimenta camminando in solitudine, anche circondanti da tanti altri pellegrini, e il silenzio che si fa dentro di noi nei momenti in cui si attende l’esito della stimolazione o dell’impianto, non sono momenti “vuoti”. Al contrario, sono pieni di pensieri e riflessioni che lasciano spazio alla parte più vera e intima di noi stessi.

In entrambi i casi, vi è aspettativa e timore.
Chi parte per giungere a Santiago desidera arrivare alla fine e non pensa di potersi fermare lungo la via. Ma dopo pochi giorni, la durezza del Cammino rende chiaro che raggiungere la mèta non è cosa scontata; e anzi, via via che alcuni compagni di viaggio abbandonano e rinunciano, si teme di non farcela.
Così come la PMA.
Chi inizia a percorrere questo difficile Cammino, da un lato è pienamente consapevole che non tutti riusciranno a coronare il loro sogno; dall’altro spera ardentemente di farcela.
Ci sono molte altre similitudini, ma vorrei chiudere con questa: chi percorre il Cammino resta per sempre un pellegrino e si sente per sempre legato a tutti i pellegrini che, dal Medioevo in poi, hanno percorso o percorreranno quella stessa via.

Così la PMA. L’ho capito oggi: io sarò per sempre una donna della PMA, in qualche modo “sorella” di tutte le donne della PMA. Anche se non dovessi farcela.. Se un domani, anche fra anni, vedrò una donna in attesa del suo monitoraggio – come io oggi – lo capirò e nel mio cuore le augurerò di giungere alla meta. Un legame effimero ma profondo che ci accomuna tutte, perché tutte stiamo andando o andremo verso la stessa meta, con lo stesso dolore, gli stessi timori e la stessa speranza nel cuore.
E così senza volere mi trovo nuovamente in Cammino, pur se non per scelta ma per necessità. So che, comunque vada, mi porterà i suoi doni, come ogni Cammino, perché so che alla fine del viaggio sarò una persona diversa, spero cresciuta e maturata che saprà guardare in modo diverso la maternità, i figli e la vita.
Il Cammino di Santiago mi ha cambiato la vita.. spero che il Cammino della PMA me la stravolga!

Una Donna

Gravidanza: assumere olio di pesce favorisce la crescita dei bambini

Картинки по запросу Gravidanza: assumere olio di pesce favorisce la crescita dei bambini       Un recente studio ha dimostrato che assumere olio di pesce durante la gravidanza può favorire la crescita dei bambini e un aumento di peso corporeo sano più rapido nei primi 6 anni di vita. A scoprirlo sono stati i ricercatori dell’Università di Copenaghen, che hanno evidenziato come l’aggiunta nella dieta di olio di pesce nel periodo della gestazione possa avere un’influenza notevole sullo sviluppo dei nascituri.

       Altre ricerche in passato condotte su animali da laboratorio avevano analizzato gli stessi aspetti, ma fino a questo momento non era stato preso in considerazione l’impatto che un maggior apporto di olio di pesce nelle donne in gravidanza può avere sui bambini nel corso dei primi anni della loro vita.

       Inoltre ricerche precedenti avevano dimostrato che le donne che assumono integratori di olio di pesce durante la gestazione hanno figli con un peso più alto alla nascita. Il dottor Hans Bisgaard, coautore dello studio, ha dichiarato:

       La dieta durante la gravidanza è un fattore determinante ed importante per lo sviluppo e la salute dei bambini. In particolare l’assunzione di pesce contenente acidi grassi polinsaturi a catena lunga è importante per uno sviluppo adeguato.

Fonte https://www.greenstyle.it/gravidanza-assumere-olio-pesce-favorisce-la-crescita-dei-bambini-251616.html

venerdì 28 giugno 2019

Ictus in gravidanza? Raro, ma i casi sono in aumento

ictus gravidanza       Nove mesi di gravidanza, nove mesi di cambiamenti. Il corpo muta, si adatta a una nuova vita e la salute diventa più delicata. Secondo Alice Italia Onlus, l’Associazione per Lotta all’Ictus Cerebrale, tra le conseguenze negative della gestazione potrebbe esserci anche l’ictus cerebrale. Questa patologia in Italia ha un tasso di prevalenza nella popolazione anziana del 6,5%, ma nonostante la maggior parte degli episodi si verificano in persone di età superiore ai 65 anni, circa il 10% di tutte le ischemie colpisce anche le persone sotto i 45 anni e, in particolare, le donne sono più a rischio rispetto agli uomini.

Aumento di casi negli ultimi 10 anni
       Come hanno rilevato gli esperti dell’associazione, i cambiamenti fisici delle donne nel periodo della gravidanza potrebbero esporre maggiormente al rischio di ictus e, nello specifico, a forme di ictus piuttosto gravi. In base ai dati resi disponibili dall’American Heart Association, l’incidenza dell’ictus ischemico (cioè quando un’arteria si ostruisce e senza ossigeno le cellule cominciano a morire dopo pochi minuti) e quello emorragico (cioè quando un vaso sanguigno scoppia all’interno del cervello) è di “solo” 26 casi su 100.000, ma ciò che preoccupa gli esperti è l’aumento che si è registrato negli ultimi 10 anni, con un incremento del 54% dei casi. Questi dati hanno allertato la comunità scientifica, che si ha voluto approfondire il rapporto tra ictus e gravidanza.

Emoraggia cerebrale in gravidanza
       Un gruppo di ricercatori dell’Azienda Ospedaliera di Perugia/Università di Perugia ha raccolto e analizzato gli ultimi dati sull’emorragia cerebrale in gravidanza: in base alla ricerca condotta, il rischio assoluto di emorragia intracranica associato alla gravidanza è stato stimato essere 12.2 su 100.000, ma generalmente collegato a un alto rischio di morte o invalidità permanente sia della mamma che del feto.

Soprattutto nel terzo trimestre
       Di tutti i casi, il 90% delle emorragie cerebrali occorrono nel periodo gestazionale: più del 50% nel terzo trimestre, l’8% durante il puerperio e il 2% durante il travaglio. Ciò si spiega con il fatto che durante la gravidanza, la gittata cardiaca, cioè il volume di sangue espulso dal cuore in un minuto, può aumentare fino al 60% dall’inizio del terzo trimestre di gravidanza fino al parto.

Le patologie associate e i fattori di rischio
       La maggior parte delle emorragie in gravidanza sono infatti associate a ipertensione, gestosi o eclampsia. E con queste ultime due sindromi, il rischio complessivo aumenta del 24,7% e persiste per i 12 mesi successivi al parto. Inoltre, donne fumatrici e che diventano mamme in età avanzata (sopra i 35 anni), se portatrici di ulteriori fattori di rischio come ipertensione, malattia vascolare e coagulopatie sono più a rischio di sviluppare un’emorragia cerebrale. Fondamentale, quindi, la prevenzione.

Preeclampsia ed eclampsia
       «Nel periodo di gestazione il corpo delle donne subisce cambiamenti profondi sia a livello ormonale che fisiologico» dichiara Valeria Caso, neurologa presso la Stroke Unit dell’Ospedale Misericordia di Perugia e Past President dell’European Stroke Organisation (ESO). «Questi episodi si verificano generalmente nei soggetti che presentano specifici fattori di rischio che possono accentuarsi in gravidanza e che, a maggior ragione, vanno tenuti sotto controllo. È anche vero, comunque, che esistono problemi specifici legati proprio alla gestazione che possono aumentare il rischio di ictus come la preeclampsia, spesso asintomatica, che si verifica nel 2-8% delle gravidanze, e l’eclampsia (la complicanza più grave della gestosi caratterizzata da convulsioni, confusione mentale, deficit visivi che porta potenzialmente a coma e morte della gestante)».

Il dilemma farmaci
       La gestione dell’ictus in gravidanza è una questione decisamente difficile, perché se da un lato è fondamentale l’intervento farmacologico, nello stesso tempo bisogna inevitabilmente considerare l’eventuale tossicità che i farmaci possono avere nei confronti del bambino.

Fonte https://www.ok-salute.it/salute/ictus-in-gravidanza-raro-ma-i-casi-sono-in-aumento/

Fino a che mese si può viaggiare in aereo in gravidanza?

       Se sei incinta, puoi prendere senza alcun problema un aereo fino alle 36 settimane, 32 se aspetti dei gemelli. Queste sono le linee guida comunemente accettate per evitare il rischio di parti prematuri durante il volo. Sarebbe bene, inoltre, limitarsi a spostamenti non superiori alle quattro ore di volo e chiedere sempre e comunque la conferma del proprio ginecologo. Per chi ha già avuto dei problemi durante la gravidanza e soffre oppure ha sofferto di emorragie sarà meglio evitare.

       La maggior parte delle compagnie aeree si attiene al limite delle 36 settimane, ma possono esserci anche variazioni specifiche che ti conviene sempre controllare: alcune compagnie, ad esempio, richiedono il certificato del medico che attesti la buona salute della mamma e del bambino già dalle 28 settimane in poi, oppure altri documenti specifici. Informati sempre prima di partire!

        Fino alle 36 settimane, se la tua gravidanza procede per il meglio, non hai di che preoccuparti. La scienza ha provato che volare non aumenta il rischio di aborto spontaneo o di parto prematuro. Vanno inoltre sfatate le leggende che vorrebbero come pericolosi per la salute del bambino i controlli di sicurezza (si pensi alle radiazioni emesse dai metal detector, del tutto innocue), oppure le stesse radiazioni emesse durante il volo: se si tratta un volo ogni tanto, non succede nulla! Potrebbero esserci dei problemi se dovessi volare molto frequentemente, e in quel caso rivolgiti ancora una volta al tuo medico per avere delucidazioni sul tuo caso specifico. Gli stessi cambiamenti di pressione o di umidità all'interno della cabina durante il volo non rappresentano un problema per la salute né tua né del piccolino.

Fonte https://www.alfemminile.com/gravidanza/aereo-in-gravidanza-s3009931.html

Gravidanza. L’importanza di un’alimentazione corretta e dell’amore materno

       La nascita è sempre una gioia! Avere un bambino è un’emozione indescrivibile, la gravidanza e i primi mesi di vita sono cruciali per la sua crescita.

Quanto è importante l’amore materno?

       E’ essenziale per lo sviluppo del bambino. Molte ricerche scientifiche hanno messo in evidenza come come le coccole e l’attenzione della madre invii segnali positivi al patrimonio genetico, Due geni in particolare che sono responsabili della produzione di ossitocina e vasopressina, (ormoni dell’affettività), sono strettamente correlati all’affetto materno. Questi ormoni possono influenzare vari aspetti del carattere e dei sentimenti.

       Se la madre ha carenza di vasopressina non instaura un buon rapporto con il figlio, se invece ha alti livelli di vasopressina succede il contrario. Le carenze di affetto da parte della madre potrebbero plasmare il carattere dei figli che risulterebbero insicuri e tendenti al pessimismo, al contrario, il giusto affetto influirebbe positivamente su di loro aumentando l’autostima e la sicurezza.

       Tutte queste evidenze sono state viste facendo esperimenti su topi, ma la stessa cosa potrebbe accadere anche con madri e figli umani. L’ipotesi comunque è che se attivati alcuni geni si generano effetti positivi, se attivati altri geni l’effetto è totalmente opposto. L’attivazione o il silenziamento di questi geni sembra proprio essere connesso all’amore materno.

Amore materno ed alimentazione

       L’allattamento è una fase importante nello sviluppo del bambino, ma ancor prima del latte materno il bambino viene alimentato in pancia! Quello che mangia la madre viene automaticamente assorbito dal bambino. Accade spesso che in gravidanza le madri abbiano più fame, ma attenzione, sembra che mangiare per 2 non sia la soluzione migliore. Bisognerebbe seguire un’alimentazione corretta e variegata includendo anche vegetali e frutta.

       Da evitare è anche il digiuno! Esso agisce negativamente sullo sviluppo del feto. Non bisogna nemmeno eliminare i carboidrati, perchè facendo ciò il fegato produce corpi chetonici che potrebbero avere effetti teratogeni sul feto. Il sovrappeso della madre non aiuta il bambino! L’aumento di peso se avviene nelle primissime settimane può portare ad un aumento di rischio di diabete per la madre e la probabilità da parte del bambino di incorrere a sovrappeso in età adulta.

       Quindi ricapitolando, non si deve mangiare né troppo e né troppo poco in gravidanza. Entrambi gli stili alimentari possono agire negativamente sul bambino.

Latte materno ed intelligenza

       Il latte materno sembra essere un toccasana per l’intelligenza futura del bambino. Non sono sconosciute le proprietà nutritive del latte materno. Un’alimentazione corretta della madre presuppone una produzione di latte materno molto nutriente.

       Secondo l’organizzazione mondiale della sanità è importante allattare i bambini al seno fino ai sei mesi. Se il periodo dovesse prolungarsi ancora meglio. Il latte materno sembra fornire al bambino resistenza alle infezioni e sembra potenziarne l’intelligenza. Non è ancora chiaro quali siano tutti gli elementi del latte materno che permettano al bambino di acquisire queste potenzialità, ma ci sono molti studi che confermano questa magnifica correlazione.

No alcol in gravidanza

       Non è il caso di bere un bel bicchiere di vino rosso in gravidanza! L’alcol se consumato in quantità elevate può influire negativamente sullo sviluppo del bambino. Le donne che hanno assunto grandi quantità di alcol durante la gravidanza partoriscono spesso figli con sindrome alcolica fetale. Questa sindrome consiste in anomalie cardiache e fisiche, disturbi legati al comportamento e all’apprendimento, anomalie nello sviluppo fisico e forti ritardi nella crescita.

       Non si sa se ridotte quantità di alcol anche influiscano sullo sviluppo del feto, ma alcuni studi pare siano a favore di questa teoria anche se non completamente confermata. Quindi evitare l’alcol a priori sarebbe la scelta migliore per una corretta gravidanza ed un corretto sviluppo del feto.

       In conclusione, sono molti i fattori che interagiscono durante la gravidanza ed il mix di amore materno, alimentazione corretta e totale assenza di alcol permettono di vivere con serenità una gravidanza instaurando già in pancia un rapporto madre/figlio salutare.

FONTI
Il latte della mamma rende più intelligenti? – Focus.it
L’alcol in gravidanza e il profilo del bambino – Focus.it