mercoledì 17 febbraio 2016

Quella ricerca sugli embrioni che può salvare tante vite. Il caso inglese

         Quando, il 25 luglio 1978, in un ospedale del Nord dell`Inghilterra nasceva Louise Brown, furono in tanti a gridare allo scandalo. Louise era nata, come tutti, da un ovocita e uno spermatozoo, solo che i due gameti si erano incontrati in una provetta e non dentro il corpo di una donna con la tecnica della fecondazione assistita. Inutile ricordare gli spettri evocati dai suoi detrattori che la definirono immorale e causa di manipolazioni che avrebbero generato deformità e patologie. Così non la pensavano a Stoccolma dove, invece, decisero di assegnare il Premio Nobel a Robert Edwards e Patrick Steptoe proprio per averla messa a punto. Oggi Louise Brown ha 38 anni e, come lei, sono stati concepiti oltre 5 milioni di bambini nel mondo che crescono come tutti gli altri con la stessa probabilità di ammalarsi, di morire o di guarire.
         Tutto il mondo si è arreso all`evidenza e queste tecniche oggi aprono altri scenari e cioè quelli degli studi sugli embrioni a scopo terapeutico. Dalla Human Fertilisation and Embryology Authority (Hfea), l`ente britannico responsabile degli studi sulla fertilità e sugli embrioni, il 1 febbraio 2016 è arrivato il via libera al primo esperimento nella storia del Paese che modifica il Dna di embrioni umani non destinati alla riproduzione con il beneplacito di tutto il mondo scientifico.
         Al Francis Crick Institute cercheranno di capire perché la natura stessa distrugge un numero alto di blastocisti-embrioni e tutti gli studi autorizzati oltremanica serviranno a migliorare le probabilità di successo delle tecniche di fecondazione.
         In Gran Bretagna questo significa favorire la vita. In Italia, invece, la vita si difende con la legge 40, una legge che ci ha resi secondi solo al Costarica per proibizioni in materia di ricerca e di accesso a tecniche per favorire la nascita di nuovi bambini e, proibendo, nello stesso testo di legge, la ricerca su embrioni italiani a scopo terapeutico. Dodici anni di lotte per non subire questo sopruso giuridico.
         Dall`entrata in vigore della legge, abbiamo contato tre interventi della Corte Costituzionale che hanno cancellato cinque divieti, una condanna da parte della Corte Edu e trentasette interventi da parte dei tribunali a sottolineare le diverse illegittimità. E sono state le persone, i cittadini colpiti dall`iniquità di questa brutta legge, ai quali siamo stati accanto, che hanno dovuto difendersi da una legge dello Stato per affermare diritti come la salute, la famiglia, il rispetto del principio di uguaglianza. E non è finita. È in corso di esame, da parte della Corte Costituzionale il divieto di ricerca sugli embrioni italiani. Oltremanica si regolano le ipotesi per favorire l`incremento della conoscenza di base, che è premessa di ogni nuovo trattamento. Tutte azioni che dovrebbero rendere felice chi dice di difendere la famiglia, i diritti dei malati e che rende legale una ricerca di questa natura. L`alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani nei giorni scorsi ha dichiarato che, in difesa dei diritti umani e delle donne, è essenziale che siano abrogate le norme che limitano l`accesso ai servizi per la salute riproduttiva.
Fonte Associazione Luca Coscioni | Licenza CC BY 2.0

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