sabato 20 febbraio 2016

Endometriosi, una malattia sociale

        Studi epidemiologici indicano che la prevalenza dell’endometriosi nelle donne in età riproduttiva è circa il 10%. La sua eziologia è tuttora incerta. Esistono solo ipotesi: mestruazione retrograda, trasporto tramite i vasi sanguigni o linfatici, origine da cellule totipotenti peritoneali sotto stimoli di varia natura. Una volta insorti, i focolai rispondono agli stimoli ormonali nello stesso modo in cui risponde l’endometrio e quindi micromestruano, s’incistano, creano piccole emorragie, aderiscono agli organi vicini, richiamano cellule infiammatorie e induriscono i tessuti. Pur essendo una malattia benigna, l’endometriosi può quindi infiltrarsi negli organi pelvici creando gravi danni funzionali. I sintomi possono essere vari e comprendono dismenorrea, dolore pelvico non correlato al ciclo mestruale, dispareunia (dolore durante i rapporti sessuali), dolore alla defecazione o alla minzione.In genere non c’è un rapporto preciso tra l’estensione della malattia e i sintomi, tuttavia la localizzazione e il tipo delle lesioni possono influenzare il dolore pelvico.
        Per molte donne il dolore può essere così intenso da richiedere una permanenza a letto fino ad una media di 18 giorni l’anno, con sintomi ingravescenti col tempo. La natura cronica e la gravità del dolore causato dall’endometriosi portano pertanto ad un considerevole deterioramento della qualità della vita con un elevato impatto psicologico.
        Una diagnosi di certezza si ottiene generalmente solo con la chirurgia. Le linee guida sul trattamento del dolore pelvico cronico suggeriscono di considerare la laparoscopia diagnostica un esame di secondo livello dopo il fallimento dei trattamenti farmacologici, in considerazione dei potenziali rischi di tale esame. Alcuni studi hanno però evidenziato come generalmente è presente un ritardo di circa otto anni nella diagnosi di endometriosi, imputabile al comportamento sia delle pazienti sia dei medici. Una diagnosi precoce sarebbe invece estremamente importante per donne che soffrono a livello fisico, emotivo e sociale quando rimangono senza una diagnosi
        L’ipotesi che l’endometriosi causi infertilità è tutt’ora controversa. Secondo vari studi, tra il 25 e il 50% delle donne infertili hanno endometriosi e tra il 30 e il 50% delle donne con endometriosi sono infertili. Vari meccanismi sono coinvolti in questa associazione. La presenza di aderenze pelviche e danni tubarici possono impedire il rilascio dell’ovocita dall’ovaio e il suo trasporto nelle vie genitali. Alterazioni del liquido peritoneale con aumentate concentrazioni di cellule e sostanze infiammatorie possono esercitare effetti dannosi su ovociti, spermatozoi, embrioni o funzionalità tubarica. Infine disordini funzionali o immunologici dell’endometrio possono alterare la recettività endometriale e l’impianto embrionario, con conseguente riduzione della fertilità e aumento del rischio di aborto nelle donne con endometriosi. Recenti studi hanno però suggerito che disordini funzionali dell’endometrio possano predisporre sia allo sviluppo dell’endometriosi sia a difficoltà di impianto embrionario.
        La terapia medica è lunga e spesso mal tollerata, poiché consiste nel sottrarre ai focolai endometriosici il nutrimento, in altre parole gli estrogeni, inducendo uno stato simil-menopausale, con tutta la sintomatologia e i disagi che questo comporta. Nei casi più gravi occorre un intervento chirurgico. Nella maggior parte dei casi è possibile l’approccio laparoscopico, molto meno invasivo, ma in alcuni casi è necessario utilizzare la laparotomia.         Vi può essere però una recidiva anche nel giro di soli cinque anni, per cui è necessario sottoporsi ad altre terapie e altri interventi fino addirittura alla rimozione delle ovaia, soluzione estremamente traumatica nelle donne giovani.
        Il comportamento terapeutico deve essere invece, ove possibile, maggiormente conservativo nelle donne infertili, che per ottenere una gravidanza sono spesso costrette a ricorrere a tecniche di procreazione assistita, conseguendo però spesso risultati inferiori a quelli ottenuti dalle coppie infertili, ma senza endometriosi. Tutto questo incide fortemente sulla qualità di vita delle donne e rende l’endometriosi una malattia di grande rilievo sociale. Bisognerebbe pertanto migliorare l’informazione per aiutare le donne a riconoscere i sintomi spia della malattia e spingerle a controlli ginecologici periodici per ottenere diagnosi più precoci. 

Fonte http://www.news_pma/227/endometriosi-una-malattia-sociale

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