giovedì 31 maggio 2018

Cioccolato in gravidanza? Ha effetti positivi sulla placenta e il feto

        Alle donne in gravidanza non è sempre chiaro cosa mangiare e cosa no e non sempre è facile resistere ad alcuni alimenti. Un recente studio, per la gioia delle più golose, fa sapere che il cioccolato non solo non è pericoloso per le donne incinte, ma anzi ha un impatto positivo sulla placenta e sulla crescita del feto stesso. Ovviamente, come qualsiasi alimento, deve essere consumato nelle giuste quantità. Lo studio, intitolato “High-flavanol chocolate to improve placental function and to decrease the risk of preeclampsia: a double blind randomized clinical trial”, è stato pubblicato sull'American Journal of Obstetrics & Gynecology.

        Considerando i precedenti studi che avevano mostrato un possibile ruolo del cioccolato nello sviluppo di preeclampsia, conosciuta anche come gestosi, che porta ipertensione nelle donne gravide e che può essere pericolosa, i ricercatori hanno voluto testare gli effetti del cioccolato ad alto concentrato di flavonoidi su un gruppo di donne incinte, in attesa di un unico figlio.

        I flavonoidi sono composti presenti nelle piante che hanno capacità antiossidanti e anti radicali liberi, ma non solo, possono infatti agire da antivirali, gastroprotettori o antiinfiammatori.

        Le volontarie, 129 donne tra l'undicesima e quattordicesima settimana di gestazione, sono state divise in due gruppi, ad uno sono stati somministrati, quotidianamente e per 12 settimane, 30 grammi di cioccolato ricco di flavonoidi, all'altro 30 grammi di cioccolato con pochi flavonoidi. Durante lo studio e al termine, alle donne è stato valutato l'indice di pulsatilità Doppler dell'arteria uterina, così come la preeclampia, l'ipertensione gestionale, il peso della placenta e il peso del neonato.

        I dati raccolti hanno mostrato che, per le donne che avevano mangiato cioccolato ricco di flavonoidi, l'indice di pulsatilità Doppler dell'arteria uterina era migliore, il che dimostrava una migliore circolazione del sangue alla placente e al feto.

        In conclusione, fanno sapere i ricercatori, “Lo studio indica che il cioccolato potrebbe avere un impatto positivo sulla placenta e sullo sviluppo del feto”.

Fonte : https://scienze.fanpage.it/cioccolato-in-gravidanza-ha-effetti-positivi-sulla-placenta-e-il-feto/
http://scienze.fanpage.it/

Cause genetiche dell’infertilità maschile

    Esistono gli studi genetici specifici che devono essere prescritti dallo specialista quando sussiste una condizione di azoospermia, cioè di assenza di spermatozoi. Si tratta più specificatamente dello studio delle mutazioni genetiche che determinano patologie come fibrosi cistica, microdelezione del cromosoma Y e sindrome di Klinefelter.

FIBROSI CISTICA
    La fibrosi cistica è una grave malattia cronica ereditaria. È determinata da alterazioni del DNA, chiamate “mutazioni”, che insorgono in entrambe le copie del gene CFTR (Cystic Fibrosis Transmembrane Regulator).
Nei pazienti affetti da fibrosi cistica i fluidi biologici come il muco, il sudore, la saliva lo sperma, i succhi gastrici sono molto più densi e viscosi del normale. I problemi più gravi sono a carico dei polmoni, dove il muco estremamente denso può causare problemi respiratori e infezioni. Inoltre, i pazienti affetti da fibrosi cistica sono scarsamente fertili, a causa dell’eccessiva densità del loro liquido spermatico. Inoltre nell’uomo la mutazione causa l’agenesia dei dotti deferenti, cioè dotti che collegano gli epididimi ai dotti eiaculatori per veicolarvi lo sperma.
Questo difetto costituisce circa il 15% delle cause di sterilità maschile che nel 80% dei casi è riconducibile a mutazioni di del gene CFTR.

MICRODELEZIONI DEL CROMOSOMA Y
    Negli ultimi anni è stato dimostrato che il 5-10% dei casi di oligo/azoospermia è imputabile a problemi genetici.
L’analisi genetica ha portato all’identificazione di microdelezioni del cosiddetto gene AZF (Azoospermia Factor) presente sul cromosoma Y.
Circa il 10-18% degli uomini affetto da una grave oligospermia o azoospermia, presenta una piccola delezione, microdelezione appunto, entro una delle regioni del gene AZF o in altre regioni del cromosoma Y.
    Attualmente, con lo sviluppo delle tecniche di biologia molecolare, è possibile dimostrare la presenza, in pazienti oligo-azospermici di microdelezioni così piccole da non poter essere rilevate da un esame classico del cariotipo.
La normale spermatogenesi, cioè il processo di produzione del liquido seminale richiede l’intervento di molti geni del cromosoma Y; l’assenza di uno o più di questi geni provoca l’infertilità.

shutterstock_264190700SINDROME DI KLINEFELTER

    L’anomalia cromosomica più comune associata all’infertilità maschile è la sindrome di Klinefelter, nella quale l’uomo è portatore di un cromosoma X in più (47XXY). Questa patologia oltre che una condizione di infertilità determina un maggior rischio di disturbi cognitivi e dell’apprendimento. La maggior parte degli uomini con la sindrome di Klinefelter non ne è consapevole fino a quando non si scontra con le difficoltà dell’avere un bambino e viene perciò sottoposto a una valutazione per specialistica. Questi soggetti possono avere figli sani, tuttavia esiste una aumentata probabilità di avere un figlio anch’esso portatore di una anomalia cromosomica.

Parametri di riferimento nella valutazione dello sperma

      La fertilità maschile dipende dalla qualità degli spermatozoi e può essere valutata attraverso lo spermiogramma, esame che consiste in una valutazione “macroscopica” del liquido seminale, per la determinazione delle caratteristiche fisico-chimiche, e in una valutazione microscopica, per la determinazione di concentrazione, motilità e morfologia degli spermatozoi. Si tratta di un esame di fondamentale importanza che deve essere eseguito con precisione seguendo i rigidi criteri riportati nel manuale WHO 2010. Le linee guida per una corretta esecuzione dello spermiogramma prevedono delle regole da utilizzare nella raccolta del campione da esaminare, adeguate procedure da applicare da parte dell’operatore che deve effettuare l’esame, una appropriata diagnosi, un’adeguata lettura del referto. Il liquido seminale deve essere raccolto in un contenitore sterile dopo circa 48-72 ore di astinenza sessuale. L’analisi del liquido seminale dovrebbe iniziare subito dopo la fluidificazione del campione seminale (dopo 30 minuti e non oltre 1 ora dall’eiaculazione) processo durante il quale il liquido seminale diventa più fluido, più omogeneo e piuttosto acquoso. Se la fluidificazione completa non avviene entro 60 minuti, deve essere segnalato. Completata la fluidificazione, viene valutata la viscosità del campione aspirando il fluido con una pipetta e facendolo gocciolare. Un campione seminale normale fuoriesce dalla pipetta formando piccole gocce, se la viscosità è alterata la goccia formerà un filamento. Un campione seminale fluidificato dovrebbe presentare un aspetto omogeneo, bianco-grigio opaco. Il colore può variare in base alle condizioni del campione seminale, infatti, ad esempio, se l’aspetto è meno opaco la concentrazione di spermatozoi potrebbe essere molto bassa oppure in presenza di globuli rossi il colore risulta rosso-bruno.

      In ogni valutazione dei campioni seminali è essenziale una misura precisa del volume, il cui valore minimo di riferimento è 1,5 ml, in quanto ciò permette una determinazione della concentrazione totale delle cellule spermatiche e non spermatiche. Dopo 30 minuti dall’eiaculazione e massimo entro 1 ora è necessario misurare il pH del campione, attraverso degli indicatori di pH, il cui minimo valore soglia è 7,2. La successiva valutazione microscopica iniziale viene effettuata analizzando una goccia di liquido seminale al microscopio e a un ingrandimento 200x. Da questa indagine si rileva la presenza di filamenti di muco, di zone di aggregazione spermatica (spermatozoi immobili che aderiscono tra di loro o mobili che aderiscono a detriti o a cellule non spermatiche) e di altre cellule non spermatiche, ad esempio cellule germinali immature, leucociti, cellule epiteliali (provenienti dal tratto genitourinario). Tale osservazione permette, inoltre, la valutazione della motilità degli spermatozoi. Il grado della motilità progressiva degli spermatozoi è correlato alla percentuale di gravidanza. La motilità degli spermatozoi nel liquido seminale dovrebbe essere analizzata, appena possibile, dopo la fluidificazione del campione, preferibilmente dopo 30 minuti, al massimo entro 1 ora, dall’eiaculazione per ridurre al minimo eventuali effetti negativi sulla motilità provocati dalla disidratazione, da cambiamenti del pH o di temperatura. La motilità deve essere valutata su due campioni, contando circa 200 spermatozoi in ogni preparato, calcolandone la percentuale se i valori delle due conte sono paragonabili, altrimenti si procede con successive valutazioni su altri campioni. La classificazione della motilità degli spermatozoi è la seguente:


  • motilità progressiva: lo spermatozoo si muove attivamente, percorrendo una traiettoria rettilinea, indipendentemente dalla velocità
  • motilità non progressiva: comprende tutte le motilità in cui non c’è progressione nello spazio, ad esempio movimenti circolari oppure piccoli movimenti solo della testa o della coda dello spermatozoo
  • immobilità: nessun movimento.

      Il limite inferiore di riferimento per la motilità totale, composta dalla somma della motilità progressiva e non progressiva, è 40%. Il limite inferiore di riferimento per la motilità progressiva è 32%.

Parametri di riferimento nella valutazione dello sperma      La percentuale di spermatozoi vitali viene valutata identificando quelli con membrana cellulare intatta e dovrebbe essere effettuata su tutti i campioni con una motilità progressiva inferiore al 40%. Questo esame si effettua mettendo gli spermatozoi in contatto con un particolare colorante: si coloreranno solo le cellule morte, con membrana cellulare danneggiata, perché permettono la penetrazione del colorante che normalmente non penetra nelle cellule vitali. Il limite di riferimento inferiore per il test di vitalità è 58%. Un altro parametro importante è rappresentato dalla concentrazione degli spermatozoi, rappresentata dal numero di spermatozoi in 1 ml di campione seminale, la quale moltiplicata per l’intero volume consente di determinare il numero totale di spermatozoi nell’eiaculato. Entrambi i parametri sono correlati alla percentuale di gravidanza [1,2] e sono predittivi del concepimento [3,4]. I valori di riferimento per la concentrazione degli spermatozoi è 15 milioni per ml e di 39 milioni per eiaculato (calcolata moltiplicando la concentrazione degli spermatozoi per il volume del liquido seminale).

      La morfologia degli spermatozoi è un altro parametro importante per la determinazione della fertilità maschile. Affinché uno spermatozoo possa essere considerato normale (potenzialmente fecondante) è necessario che siano normali sul piano morfologico la testa (contenente il DNA e gli enzimi che aiutano la penetrazione nella cellula uovo), il tratto intermedio (contenente i mitocondri che forniscono l’energia per il movimento) e la coda dello spermatozoo (che dirige il movimento). I campioni di liquido seminale umano presentano spermatozoi con differenti tipi di alterazioni. I difetti della morfologia sono di solito misti, interessando la testa, il segmento intermedio e la coda. Gli spermatozoi anomali generalmente hanno un più basso potenziale di fecondazione. Secondo il manuale WHO 2010 per definire una morfologia normale il valore minimo di riferimento delle forme tipiche è 4%. Al di sotto di tale percentuale viene data una diagnosi di teratozoospermia che indica la presenza nel campione seminale di una maggiore percentuale di spermatozoi con anomalie rispetto ai valori consentiti.

      Negli ultimi cinquant’anni la qualità del liquido seminale si è ridotta notevolmente. Quindi lo spermiogramma resta la prima indagine da effettuare dopo tentativi falliti per ottenere una gravidanza in modo naturale. Ciò consente di capire la strada da intraprendere per iniziare un iter diagnostico maschile o femminile oppure per l’applicazione di tecniche di procreazione medicalmente assistita.

Fonte https://www.fondazioneserono.org/fertilita/ultime-notizie-fertilita/parametri-riferimento-valutazione-dello-sperma-3/

Procreazione Medicalmente Assistita (PMA): il peso della donna influisce sulla probabilità di successo?

Картинки по запросу obesita e gravidanza      L’obesità può influire negativamente anche sulle probabilità di successo di un trattamento di procreazione medicalmente assistita: numerosi studi riportano un tasso di gravidanze e nascite che si riduce al crescere dell’Indice di Massa Corporea (ovvero il rapporto tra peso ed altezza) nelle donne che ricorrono a tali procedure.

      In primo luogo, l’eccesso di peso ponderale si ripercuote in maniera negativa sulla stimolazione ovarica. Nelle donne obese sono necessarie dosi maggiori di gonadotropine (gli ormoni usati per stimolare la produzione di ovociti), e per un tempo di somministrazione più lungo. Questo può provocare uno sfasamento tra i tempi di produzione degli ovociti e quelli della recettività uterina ottimale. Come risultato le donne obese non solo non riescono a produrre un numero adeguato di follicoli maturi, ma spesso portano a termine i trattamenti di PMA in maniera meno efficace rispetto alle altre. Infatti, sebbene la qualità degli embrioni impiantati non risulti inferiore, diverse ricerche hanno riscontrato, nelle donne con peso in eccesso, una minore qualità media nel numero complessivo di embrioni prodotti, riducendo anche le possibilità di crioconservazione.

Fonte http://www.almares.it/fertilita-e-alimentazione/

Alimentazione in gravidanza: ecco cosa si può mangiare

Cosa si può mangiare in gravidanza
       Molte donne sono poco informate sul tema dell’alimentazione in gravidanza. Spesso, infatti, le gestanti sbagliano nell’eliminare dalla loro dieta particolari cibi che ritengono dannosi, a discapito di altri che invece andrebbero effettivamente evitati. Cosa si può mangiare in gravidanza?

Dieta in gravidanza
La dieta in gravidanza, in generale, richiede gli stessi cibi di una sana e corretta alimentazione:


    foto alimentazione
  • tanta frutta e verdura (assicuratevi che sia ben lavata);
  • carboidrati (facendo attenzione a quantità e condimenti);
  • formaggi;
  • pesce;
  • uova e perché no, anche un dolcetto ogni tanto.

Frutta e verdura in gravidanza
       Sono frutta e verdura in gravidanza, in particolare, ad essere letteralmente fondamentali per ogni gestante: assicuratevi, però, di lavarle bene strofinandole accuratamente con acqua fredda per non correre il rischio di toxoplasmosi. La toxoplasmosi è una malattia infettiva che deve il suo nome al parassita chiamato toxoplasma gondii. Questa infezione solitamente viene contratta senza manifestare sintomi né conseguenze, ma se colpisce una donna incinta può essere pericolosa, rischiando di compromettere il regolare sviluppo del bambino nella pancia.

Carne in gravidanza: sì o no?
carne       Uno dei più grandi dubbi di ogni donna sull’alimentazione in gravidanza, riguarda la carne: si può mangiare durante la gestazione, sì o no? La risposta è nì. Innanzitutto, ricordiamo che la gravidanza è uno di quei periodi che richiede molto dispendio di energie da parte del corpo della donna, ecco perché è necessario che la stessa sia ben nutrita. C’è da dire che la carne è l’alimento che più di tutti garantisce il più grande apporto di proteine, ecco perché è giusto mangiarla.

       Ovviamente, attenzione a non esagerare: prediligete una fettina, il petto di pollo o le polpette, mentre evitate salsicce, carni di maiale, porchetta ed insaccati in gravidanza. Sono quest’ultimi, infatti, a destare più preoccupazione nelle donne in quanto sono particolarmente speziati (dunque dannosi), difficili da digerire e portatori di patogeni.

Formaggio in gravidanza: ecco perché va bene
DIETA ALLATTAMENTO       Anche per quanto riguarda l’assunzione di formaggio in gravidanza, bisogna essere piuttosto selettivi. Il formaggio fa bene ad ognuno di noi in quanto fonte di calcio, ma ci sono dei particolari tipi di formaggi che durante la gestazione possono avere al loro interno la listeria, un batterio che potrebbe andare a danneggiare il feto. Quali sono questi formaggi?

       Solitamente, i formaggi morbidi sono sconsigliati durante la gravidanza perché hanno più possibilità di avere, al loro interno, il suddetto batterio. Più tranquilli, invece, e perciò maggiormente consigliati sono i formaggi duri. Sì anche alla mozzarella in gravidanza che, se consumata con moderazione, costituisce un ottimo modo per aumentare l’assunzione di proteine ma anche per mantenere una dieta equilibrata.

Cosa non mangiare in gravidanza
       La lista di cosa non mangiare in gravidanza è senza dubbio più lunga rispetto a quella dei cibi consigliati durante la gestazione. La donna incinta, infatti, durante i nove lunghi mesi dovrà rinunciare a cibi particolarmente gustosi ma che risulterebbero dannosi per lei e per il feto stesso. Cosa non si deve mangiare in gravidanza?

Cibi da evitare in gravidanza
       Tra i cibi da evitare in gravidanza troviamo il pesce e la carne cruda – particolarmente pericolose perché potrebbero portare la toxoplasmosi – insaccati ed affettati, salumi, latte crudo non pastorizzato, uova crude, porchetta, dolci grassi, verdure non lavate, ma anche alcool, caffé – che deve essere consumato nella norma – bevande gassate, zucchero, molluschi in gravidanza e tonno in scatola.

foto tonnoTonno in scatola in gravidanza tra i cibi da evitare
       Sì, anche il tonno in scatola – apparentemente innocuo – è da evitare durante la gestazione. Se proprio non riuscite a rinunciarci, cercate di ridurne l’uso mangiando non più di 100 grammi a settimana. Perché il tonno in scatola è sconsigliato? Il tonno è un pesce ricco di proprietà benefiche, tra cui fosforo, ferro, selenio, vitamine ed Omega 3. Essendo però un pesce molto grande, contiene anche una massiccia quantità di mercurio che, durante la gravidanza, potrebbe essere dannoso.

Pane e pasta in gravidanza: sì o no?
       Tantissime donne non riescono a rinunciare al pane e pasta in gravidanza: queste pietanze possono essere mangiate durante la gestazione? La risposta farà felici molte future mamme: sì! L’importante, però, è tenere sotto controllo le dosi ed i condimenti. La pasta in sé per sé non fa ingrassare, al contrario di condimenti (tra cui olio e sale) che portano una grande quantità di calorie: la quantità giornaliera di pasta consigliata è di 80 grammi.

Alimentazione corretta in gravidanza: per riassumere
       Per riassumere, ricordiamo che la gravidanza non è uno stato patologico ma fisiologico, durante la quale si assiste ad un vero e proprio sconvolgimento ormonale: ecco perché bisogna fare attenzione ad alimenti che potrebbero essere infiammatori o alcalinizzanti, tipo frutta e verdura in gravidanza che vengono fortemente consigliate.

       Frutta e verdura contengono vitamine B, acido folico ed una serie di benefici che saranno utilissimi al nascituro. Dovete però avere l’accortezza di lavarle bene perché solo in questo modo si potrebbero consumare anche crude. Come lavare frutta e verdura? Sarebbe bene farlo senza bicarbonato ma solo con acqua fredda.

Cibi da evitare in gravidanza: per riassumere
       Ci sono dei cibi da evitare in gravidanza: carni rosse consumate crude, insaccati e salumi (per problemi legati alla toxoplasmosi); è consigliabile non consumare formaggi molli o semimolli per evitare la presenza, tra le altre cose, di salmonella. No anche al sushi in gravidanza, tanto amato dalle donne.

       Sarebbe inoltre da evitare il consumo di latte crudo non pastorizzato, ma anche di pesci di grossa taglia che potrebbero contenere mercurio, o pesci particolarmente grassi per la possibile presenza ed accumulo dei policlorobifenili, noti spesso con la sigla PCB. Il pesce comunque va bene perché ha molto Omega 3, ma è preferibile quello di piccola taglia.

Integratori gravidanza: sì o no?
       Se si segue una corretta alimentazione in gravidanza, gli esperti sconsigliano l’assunzione di integratori, a meno che non ci siano delle situazione particolari dove sarà il ginecologo ad integrare queste sostanze insieme al consulto del nutrizionista.

Fonte https://www.passionemamma.it/2018/05/alimentazione-in-gravidanza-ecco-cosa-si-puo-mangiare/


mercoledì 30 maggio 2018

Fecondazione eterologa: quali le differenze con quella omologa?

Fecondazione eterologa, cos’è
       La fecondazione eterologa è una tecnica di laboratorio che comporta la fecondazione degli ovuli di una donatrice con gli spermatozoi del partner di un’altra donna. Una volta fecondato, l’ovulo diventa pre-embrione e viene posto nell’utero, precedentemente preparato, per continuare lo sviluppo.

       Fecoondazione eterologa cos’è: questo tipo di fecondazione in vitro è consigliata quando si hanno problemi alle ovaie (che potrebbero non produrre ovuli o produrre ovuli di scarsa qualità). Si ricorre alla fecondazione eterologa anche quando si soffre di qualche malattia genetica, di una anomalia cromosomica o se si soffre di una qualche malattia che abbia come controindicazione la stimolazione ovarica. In generale, viene consigliata anche dopo diversi tentativi falliti di fecondazione omologa o se si hanno più di 43 anni, perché a questa età la percentuale di gravidanze scende in modo notevole o, nel caso in cui si verifichi una gravidanza, c’è una possibilità più elevata di aborti o anomalie cromosomiche fetali.

Fasi della fecondazione eterologa
       Possiamo suddividere lo svolgimento della fecondazione eterologa in quattro fasi:


  • Selezione della donatrice
  • Trattamento della donatrice
  • Fecondazione in vitro e trattamento dell’embrione
  • Crioconservazione

Le tecniche utilizzate per la fecondazione eterologa sono tre:


  • di primo livello: prevede l’inserimento nella cavità uterina del liquido seminale;
  • di secondo livello: sono più invasive, come la Fivet (Fertilizzazione in vitro con trasferimento di embrioni) e l’Icsi (Intracytoplasmatic sperm injection);
  • di terzo livello: prevede l’anestesia totale, con la fecondazione in vitro.

Fecondazione eterologa e omologa: le differenze
       Per comprendere le differenze tra fecondazione eterologa e omologa, vi forniamo un veloce e semplice quadro riassuntivo:

    Картинки по запросу eterologa e omologa
  • Fecondazione assistita omologa: il materiale biologico, quindi seme e ovuli, appartiene ai genitori del nascituro.
  • Fecondazione assistita eterologa: il materiale biologico non appartiene a uno dei due genitori o a nessuno dei due.
       Naturalmente, solo nel caso di fecondazione assistita omologa il nasciuto presenterà il patrimonio genetico dei genitori.

Fonte https://www.mammeup.it/fecondazione-assistita/fecondazione-eterologa-quali-le-differenze-quella-omologa

Genitorialità: è il ‘mammo’ la nuova figura materna?

       A Denver in Colorado, un gruppo di cento papà si è incontrato per il ritrovo annuale organizzato dal Network Nazionale dei ‘Mammi’ (non esiste una traduzione migliore per l’inglese at-home dad). In America, secondo uno studio dello scorso giugno, i papà che restano a casa ad accudire i figli rappresentano il 16%, e questo dato non tiene conto di quelli che, nonostante siano i principali caretakers, lavorano part-time. Per il 70% è una scelta, e non una conseguenza della crisi economica. Da uno studio del Boston College, la maggior parte dei padri che lavora a tempo pieno resterebbe volentieri a casa, se solo lo stipendio delle moglie lo consentisse.

       E’ un cambiamento dalle vaste proporzioni che sfida il pregiudizio sociale. Ancora oggi è opinione diffusa che un papà non sia in grado di badare ai figli (per lo meno non bene quanto la mamma) o che quando lo fa, ci sia lo zampino della madre a dirigere i lavori da lontano.

Картинки по запросу Genitorialità: è il ‘mammo’       Molti sono convinti che un uomo non sia in grado di cambiare pannolini, sia una frana a scegliere i vestiti per sua figlia, scordi facilmente un ingrediente nel preparare la pappa.

       Nella sfera lavorativa le cose non stanno meglio. L’università di Toronto ha recentemente rivelato che quando le donne parlano al lavoro dei propri figli non vengono considerate lavoratrici peggiori di quelle che non lo fanno, ma donne migliori; mentre se lo fa un uomo, viene valutato inferiore sia come impiegato che come uomo in sé. Peccato. Perché le ricerche recenti mostrano che le figlie di padri presenti e disposti a partecipare in misura paritaria al ruolo di genitori, risultano più sane e con maggiore autostima.

       Almeno in America (in Italia non esistono grandi statistiche in merito e si fatica anche solo per stare a casa una manciata di giorni dopo la nascita) l’immagine dell‘uomo in carriera capace di essere anche un padre partecipe sta prendendo piede, come dimostrano le nuove politiche lavorative di aziende come Facebook o Change.org, che prevedono nei contratti generosi congedi parentali.

       Come vivono le donne questo cambiamento? Quando le donne rimanevano a casa a dirigere il focolaio domestico, non era – per la maggioranza dei casi – una loro scelta. Nell’America degli anni ’50 e ’60 la politica di tumulare le donne come casalinghe (trasformandole nel 75% del potere d’acquisto) partiva già dalla scuola, e le pubblicità erano piene di donnine felici dentro il loro “castello” in attesa del marito-principe di ritorno dal lavoro.

      Posto che tutti siano soddisfatti nello scambio ‘donne fuori e uomini dentro casa’… possiamo dire di essere all’alba di un inaspettato happy ending? Le donne sono pronte a non vedersi più come riferimento dei propri figli, l’angelo dal quale tutti corrono quando c’è un problema? Molte, ancora no.

      Pur contente del proprio ruolo di lavoratrici, quando il bambino è ammalato, vogliono essere loro a portarlo dal dottore, anche se il marito sarebbe ugualmente in grado di farlo. L’attacco a uno status quo consolidato nei secoli, può minare le certezze (anche illusorie) con le quali hanno convissuto uomini e donne. Un uomo in grado di cucinare meglio di una donna non è certo visto con troppa simpatia in alcuni ambienti domestici; e d’altro canto, quando le donne cominciano a scalare le posizioni aziendali, i colleghi cominciano a sentirsi mancare la terra sotto i piedi.

      Ma il progresso sociale e culturale non può essere fermato e allora meglio smollare le antiche convinzioni per crearne di nuove siglate da entrambe le parti.

      Stasera intanto, cucina mio marito.

Fonte https://www.ilfattoquotidiano.it/2014/11/21/genitorialita-e-il-mammo-la-nuova-figura-materna/1223459/

Più la mamma ride in gravidanza, più il figlio cresce in maniera sana

Benefici del ridere
mamma felice         È stato documentato, più volte, che lo stress in gravidanza può aumentare il cortisolo e influenzare negativamente sulla crescita del bambino, soprattutto se il periodo difficile si prolunga per molto tempo.

         Sorridere, stare allegre, vivere serene e felici stimola, invece, le endorfine, gli ormoni della felicità. Gli scienziati hanno rilevato che quando le mamme si divertono anche il piccolo nella pancia è più attivo. Si muove di più, è più stimolato ed entrambi vivono una sensazione di benessere.

         Tra i benefici della risata c’è anche l’aumento della serotonina così come il livello di anticorpi, che contribuisce a rafforzare il sistema immunitario della futura genitrice.

         Sbellicarsi, esser contente aiuta, inoltre, a diminuire l’ansia e i pensieri negativi che riguardano la gravidanza o altre situazioni, attenua la fame, riduce l’insonnia e rafforza l’autostima.

         Come stimolare il bimbo nella pancia
Ci sono tanti elementi che concorrono a far ridere una mamma durante la gravidanza e consentono di attivare una serie di giovamenti.

         Ascoltare musica, ad esempio, soprattutto quella legata a ricordi felici o quella che ha un ritmo che non lascia indifferenti e bisogna per forza ballarla.

         Ballare è un altro elemento indispensabile per stimolare le endorfine e c’è chi suggerisce di provare con la danza del ventre.

         Altre attività che fanno sorridere e fanno bene sia alla mamma che al bambino sono camminare, fare pilates, leggere un libro, visitare luoghi spettacolari. A questi si aggiungono: vedere film e video divertenti, partecipare a spettacoli teatrali comici o frequentare un corso di yoga della risata.

ridere in gravidanza         In realtà, con le dovute limitazioni, senza esagerare, anche mangiare un po’ di cioccolata o un gelato possono aiutare a stimolare il bimbo nella pancia.

         Questa serenità e allegria è importante che si prolunghi anche dopo la nascita. Se i genitori sono felici, non sono stressati e ansiosi, i bambini percepiscono questa gioia, questa calma.

         Questo li aiuta a trascorrere i loro primi mesi in modo tranquillo e si riducono anche le possibilità di una depressione post partum.


Fonte https://www.passionemamma.it/2018/02/mamma-ride-in-gravidanza-figlio-cresce-sano/

Le fumatrici in gravidanza alterano il DNA del feto

        Già in passato, come mostra il video qui sopra, abbiamo osservato gli effetti del fumo sui feti, adesso però un nuovo studio mostra come le fumatrici siano responsabili di alcune alterazioni del DNA del feto che portano in grembo. Secondo quanto riportato dai ricercatori, il fumo delle sigarette sarebbe in grado di modificare chimicamente il DNA del bambino con conseguenti effetti sul suo sviluppo e sul suo stato di salute. La ricerca è stata pubblicata sull'American Journal of Human Genetics sotto il titolo di “DNA Methylation in Newborns and Maternal Smoking in Pregnancy: Genome-wide Consortium Meta-analysis”.

        Per giungere a queste conclusioni i ricercatori hanno preso in considerazione i dati raccolti da 6.685 mamme e neonati. Le donne sono state suddivise in 3 gruppi “fumatrice attiva”, se fumava quotidianamente, “non fumatrice”, “fumatrice occasionale”, se non fumava tutti i giorni.

        Quando si parla di “modifica del DNA” non ci si riferisce ad una mutazione del genotipo, ma del fenotipo, e quindi ad una metilazione del DNA, come ci spiega l'epigenetica. Per comprendere se il DNA dei neonati sia stato influenzato dal vizio delle madri, i ricercatori hanno raccolto campioni di sangue dal cordone ombelicale dei piccoli appena dopo il parto.

        I dati raccolti hanno mostrato che nei bambini delle madri “fumatrici attive” il DNA era stato modificato in 6.073 punti diversi rispetto a quello dei bambini di madri “non fumatrici”. Circa la metà di questi punti è connessa a geni specifici che, a loro volta, sono collegati con lo sviluppo del sistema nervoso e dei polmoni, con alcune forme di cancro legate al fumo, con alcuni difetti di nascita come il labbro leporino e la palatoschisi e molte alte problematiche legate alla salute e allo sviluppo.

         Quanto scoperto permette ai ricercatori di dare il via a nuovi studi utili a comprendere come queste modifiche del DNA possa influenzare lo sviluppo del bambini e di eventuali malattie.

Fonte: https://scienze.fanpage.it/le-fumatrici-in-gravidanza-alterano-il-dna-del-feto/
http://scienze.fanpage.it/

Alcuni scienziati trovano un legame tra cellule killer naturali e gravidanza

      Alcuni scienziati nel Regno Unito hanno trovato un legame tra le cellule killer naturali (NK) e le complicazioni in gravidanza. Un team di ricerca del Babraham Institute e del Centro per la ricerca sul trofoblasto, presso l'Università di Cambridge nel Regno Unito, ha scoperto che alcune cellule NK associate alla gravidanza possono limitare le interazioni biochimiche tra i tessuti della madre e quelli del feto che si sta sviluppando. Le cellule NK uterine hanno speciali recettori che facilitano l'interazione con altre molecole, garantendo così il normale sviluppo della placenta e il successo della riproduzione. I risultati sono stati pubblicati recentemente sul Journal of Immunology.

      Il dott. Alan Beer, un pioniere nel campo della medicina riproduttiva, ha affermato che i problemi al sistema immunitario causano fino all'80% dei casi di infertilità nelle donne. La ricerca più recente mostra che le cellule NK hanno un ruolo di primo piano nella gravidanza.

      Le cellule NK sono un sottotipo di linfociti - globuli bianchi che si trovano nel sistema immunitario dei vertebrati. Queste cellule proteggono le persone da virus, tumori ed altre malattie. Attaccano le cellule infettive e maligne quando ricevono segnali da altri componenti delle cellule immunitarie. Le cellule del citoplasma delle cellule NK contengono diverse proteine tossiche.

      I recettori rilevano altre molecole immunitarie, in particolare quelle che appartengono al "complesso maggiore di istocompatibilità" (MHC). Le cellule NK si attivano facendo la differenza tra le cellule buone e le cellule cattive, ed attaccando le cellule che hanno perso le proprie molecole MHC o che presentano una serie diversa di molecole MHC, hanno spiegato i ricercatori.

      L'utero ospita uno speciale tipo di cellule NK che si formano durante ciascun ciclo mestruale. Il loro numero aumenta velocemente al confine tra la madre e il feto con l'impianto di un embrione fertilizzato.

      Fino a questo momento, gli scienziati non erano stati in grado di fare luce sul mistero del ruolo delle cellule NK. In circostanze normali, la funzione delle cellule NK è quella di salvaguardare la salute di una persona, le cellule NK che si trovano nell'utero però agiscono in modo diverso. I ricercatori credono che queste cellule producano citochine, proteine che regolano il sistema immunitario. Secondo loro, in questo caso, le arterie della madre che apportano al feto sangue, ossigeno e sostanze nutritive si modificano.

      Il team ha spiegato che i cambiamenti del tessuto devono essere inseriti nel contesto della diversità genetica tra le cellule immunitarie della madre e i geni del padre presenti nella placenta che si sta sviluppando. Il potenziale di gravidanze problematiche - che risultano in genere in aborti ricorrenti - si intensifica quando emergono interazioni ostili tra le cellule NK uterine materne e le molecole MHC paterne.
Alcuni scienziati trovano un legame tra cellule killer naturali e gravidanza
      L'interazione tra le cellule NK uterine e il MHC è venuta alla luce soltanto recentemente. Ma i ricercatori hanno notato che non ci sono ancora informazioni sostanziali su come le cellule immunitarie materne riconoscano le molecole paterne nella placenta in via di sviluppo, impedendo efficacemente che esse vengano attaccate. Il team di ricerca ha mostrato che le differenze tra le cellule NK uterine e le cellule NK del sangue si trovano nella capacità di adesione, attivazione e riconoscimento del MHC.

      "Non si sa abbastanza su queste speciali cellule e sul loro importante ruolo in gravidanza," ha spiegato Hakim Yadi del Babraham Institute, dottorando e autore principale di questa relazione. "Questa analisi approfondita e senza precedenti delle cellule killer uterine è il terreno sul quale possiamo fondare nuove conoscenze, che ci aiuteranno a determinare i fattori che regolano il successo della riproduzione."

Fonte: Babraham Institute; Journal of Immunology

martedì 29 maggio 2018

Allattare al seno rende i neonati prematuri più intelligenti

       I ricercatori sostengono che a maggiori quantità di latte materno corrisponde un maggior sviluppo del quoziente intellettivo e del cervello stesso dei neonati prematuri. A darne conferma sono gli scienziati del Brigham and Women's Hospital che sul Journal of Pediatrics hanno pubblicato lo studio intitolato “Breast Milk Feeding, Brain Development, and Neurocognitive Outcomes: A 7-Year Longitudinal Study in Infants Born at Less Than 30 Weeks' Gestation” che ha seguito un gruppo di neonati prematuri dalla nascita fino ai sette anni di età.

       Lo studio longitudinale è iniziato tra il 2001 e il 2003 e ha preso in considerazione 180 neonati prematuramente che vivevano dunque in ospedale all'interno delle incubatrici neonatali. Durante i primi 28 giorni di vita dei bambini, gli scienziati hanno calcolato le quantità di latte materno che ricevevano e le hanno messe in relazione con lo sviluppo del cervello misurato nei periodi successivi e fino ai sette anni, quindi attraverso risonanza magnetica funzionale hanno osservato il volume di alcune regioni del cervello e altre funzioni cognitive (come il QI, le capacità di lettura, matematica, attenzione, memoria, linguaggio e la percezione visiva) e motorie.

       I dati raccolti hanno evidenziato che, dalla nascita fino al ventottesimo giorno di vita dei prematuri, la quantità di latte materno somministrato con allattamento ha portato a grossi vantaggi a livello cerebrale. Certo, lo studio ha qualche limite, ma si tratta comunque di un buon punto di partenza per entrare più nel dettaglio del perché ciò sia possibile.

       Inoltre, la pubblicazione ha lo scopo di stimolare gli addetti ai lavori, così come le madri, a supportare l'allattamento al seno agevolando e aiutando le donne che hanno difficoltà.

Fonte : https://scienze.fanpage.it/allattare-al-seno-rende-i-neonati-prematuri-piu-intelligenti/
http://scienze.fanpage.it/

La lunghezza del feto indica la salute del bambino dopo il parto

ecografia 15 settimaneLo studio australiano
     Kevin Blake, dell’University of Western Australia, ha usato l’ecografia per seguire lo sviluppo prenatale di un totale di 700 bambini. Sono state misurate e valutate le dimensioni della testa, dell’addome e del femore sin dalle 18 fino al raggiungimento delle 38 settimane di gravidanza. Successivamente, a sei anni d’età, è stata misurata la pressione agli stessi bambini soggetti allo studio. L’analisi dei dati rilevati ha permesso di rivelare una particolarità. Ovvero, che i feti che avevano femori corti a 24 settimane di gravidanza correvano un rischio molto più grande di soffrire di pressione alta dopo la nascita.

La lunghezza del feto indica la salute del bambino dopo il parto
     Secondo gli autori, le cosce sono un valido indice di tutto questo. Questa considerazione nasce dal fatto che la loro lunghezza è direttamente proporzionale alla grandezza del fegato e allo spessore del grasso sottocutaneo.

     Quindi, tali misurazioni riflettono lo stato nutrizionale generale del feto e, di conseguenza, il suo benessere. Infatti, tornando allo studio australiano, i bambini che avevano la pressione più alta erano anche quelli che precedentemente, crescevano più lentamente nella pancia della mamma.

I risultati dello studio australiano
     I dati forniti da questo lungo studio, permettono di riconoscere in anticipo i bambini a rischio di ipertensione e condizioni ad essa connesse, semplicemente misurando la lunghezza del femore sotto guida ecografica, durante la gestazione.

la lunghezza del feto     Inoltre, forniscono le prove che la “programmazione fetale” delle condizioni di salute da adulti, comincia prima di quanto si pensasse. Questa viene poi influenzata solo parzialmente dall’alimentazione e dallo stile di vita seguiti dalla madre nel corso degli ultimi mesi di gravidanza.

     Di base esiste una predisposizione, si può dire, congenita, per determinate condizioni patologiche. I test effettuati in gravidanza permettono di evidenziare anche la predisposizione ad essere soggetti a determinate problematiche a lungo termine.

      Non sottovalutare il potenziale di vari esami strumentali e anche ematochimici e proseguire nella ricerca è la cosa più giusta. Solo così sarà sempre più facile prevenire, anziché curare.


Fonte https://www.passionemamma.it/2018/02/lunghezza-feto-indica-salute-bambino-dopo-parto/

Viaggiare durante la gravidanza in macchina, aereo e treno: tutti i consigli

      E' arrivata la bella stagione , è tempo di prepararsi per le vacanze. Se state vivendo il vostro viaggio più bello, quello che dura 9 mesi e si conclude in sala parto, non vi preoccupate: anche per voi è giunto il momento di pensare a dove andare e a cosa mettere in valigia. Nessun pregiudizio e nessuna paura: durante la gravidanza si può viaggiare. Basta avere qualche accortezza in più e seguire dei semplici ma utilissimi consigli.

      Con il pancione, la prova costume non è un problema: si è sempre le più belle della spiaggia. E in montagna, respirare a pieni polmoni farà bene sia a voi sia al vostro piccolo. Ma se a spaventarvi e a rinchiudervi dentro casa è il mezzo di trasporto, questo è il nostro vademecum, tutto quello che c'è da sapere per viaggiare in gravidanza. Macchina o aereo? Il treno va bene? Tante domande, dubbi sempre più numerosi: a cui, noi, abbiamo provato a dare risposta.

Donna incinta in macchinaViaggiare in macchina durante la gravidanza

      Negli ultimi mesi può essere più difficile trovare la posizione comoda, ma viaggiare in auto è sempre possibile, anche durante la gravidanza. Magari senza scegliere mete lontane: troppe ore possono stressarvi in maniera eccessiva. L’importante è spezzettare il viaggio, facendo soste, almeno una ogni 90 minuti, per andare in bagno o semplicemente per sgranchirsi. Rimanere sedute a lungo è scomodo in dolce attesa.

      Se vi fa male la schiena, portate con voi un cuscino e appoggiatelo sullo schienale del sedile. Anche in movimento trovate il modo di stendere le gambe per scongiurare crampi o caviglie gonfie. L’acqua? Non deve mai mancare. Evitate di partire quando fa troppo caldo e vestitevi comode. La cintura, infine, è obbligatoria sempre: indossate la parte addominale della cinghia mettendola tra le cosce e fianchi, sotto la pancia. In questo modo sarete al sicuro senza esercitare pressione sul bambino.

Donna incinta viaggia in trenoPerché viaggiare in treno quando si è incinta

      Se in auto lo spazio è limitato, in treno godrete di maggiore libertà di movimento. I sedili sono ampi e a bordo troverete personale qualificato per soddisfare ogni esigenza. Potrete allungare le gambe e camminare lungo il corridoio, con l’unica accortezza che è quella di evitare di stare in piedi durante le frenate. Per viaggi distesi notturni, scegliete il compartimento letto, comodo per riposare o leggere un libro.

      Il vero vantaggio? Percorrendo tratti per lo più rettilinei, è davvero difficile provare nausea. Non ci sono curve e questo agevola anche le donne più sensibili. Non potendo sapere se il vagone sarà eccessivamente freddo o caldo, vestitevi "a cipolla" e portate con voi acqua e snack.

Donna in aereo      Superati i pregiudizi del viaggiare in gravidanza sull’aereo, è comunque buona abitudine prima di partire consultare il proprio medico. Molte compagnie, dopo le 28 settimane, richiedono di un certificato di "idoneità di volo", rilasciato dal ginecologo entro 15 giorni dalla partenza. Se a spaventarvi è il metal detector, potete tirare un sospiro di sollievo: i controlli di sicurezza non fanno male né alla mamma né al piccolino.

      Non c’è da temere nemmeno per quanto riguarda la diversa pressione atmosferica: se non si soffre di problemi cardiocircolatori, non si incorrere in nessun problema. In aereo è sempre meglio non stare in piedi, prediligete un posto accanto al corridoio che vi permetterà di distendere le gambe e fare qualche passo. Bevete molto e lasciate allacciata la cintura. Il personale di sicurezza è a vostra disposizione durante l'intero percorso.

Precauzione di viaggio per il primo trimestre

Una donna incinta vestita di rosso      Le prime settimane di gravidanza sono le più delicate perché la donna deve ancora adattarsi al nuovo assetto ormonale per accogliere l'embrione. Sono più frequenti le nausee e i giramenti di testa ma viaggiare si può, facendo particolare attenzione ai segnali che invia il corpo. In questa fase, il rischio di trombosi diviene più elevato: se si sceglie l'automobile, occorre aumentare il numero delle soste, scendendo e passeggiando per 10 minuti ogni 200 chilometri circa. L'abitacolo deve rimanere costantemente areato e la cintura allacciata, ponendo la parte orizzontale sulla zona pelvica e non sul ventre. Anche in treno da preferire sono le tratte di massimo 4 ore e, quando possibile, i vagoni poco affollati.

      In aereo, i pericoli restano circoscritti: farsi assegnare un posto in prima fila o vicino all'uscita di emergenza permette di avere maggiore spazio e mobilità. Anche in questo caso la regola è evitare di stancarsi in maniera eccessiva. Se avete piccole contrazioni o perdite di sangue, evitate di mettervi in viaggio. Soprattutto su strade dissestate, dove gli scossoni potrebbero rappresentare un fattore di rischio.

Consigli utili

      Il primo consiglio sempre utile è il seguente: non abbiate paura di viaggiare durante la gravidanza. In linea di massima, salvo diversa indicazione del proprio medico, si può scegliere ogni mezzo. Anche se l’ideale rimane quello più veloce. Il periodo migliore è il secondo trimestre, ma molto dipende dalla vostra salute e da quella del bambino.

Un passaporto sul pancione di una donna incinta      Evitate di stare sedute troppo a lungo, quando potete distendete le gambe o camminate un po'. La vostra fedele compagna deve essere l’acqua: una bottiglietta a temperatura ambiente vi aiuterà a non sentirvi mai disidratate. Indossate la cintura di sicurezza e portatevi dietro degli snack sani come frutta o cracker senza sale. Pianificate tutto con anticipo, la fretta non è una buona consigliera: scegliete il posto migliore e assicuratevi di avere sempre a portata di mano quello che vi serve.

       Prima di partire, è buona norma consultare il proprio medico e fare un controllo. Non è una sfilata di bellezza: meglio scegliere vestiti comodi e funzionali. Il concetto è sentito e risentito: vestirsi a strati, per coprirsi se si ha freddo o spogliarsi se fa caldo. Ma soprattutto, godetevi il viaggio e la compagnia di chi vi è accanto! È questo il consiglio sempre valido.

Fonte https://www.foxlife.it/2018/03/29/viaggiare-in-gravidanza-macchina-aereo-e-treno-tutti-i-consigli/

Pesce in gravidanza: nessun collegamento con l’autismo

      Mangiare pesce in gravidanza non è associato a un maggior rischio di autismo per i bambini. A suggerirlo è un importante studio che ha preso in esame le abitudini alimentari delle donne incinte. Lo studio, condotto dai membri dell'Università di Bristol, ha utilizzato le analisi di campioni di sangue, il consumo di pesce segnalato e le informazioni in merito all'autismo e ai tratti autistici di un campione di 4.500 mamme, ed esaminando i dati raccolti i ricercatori non hanno trovato alcun collegamento tra i livelli di mercurio nelle madri e il rischio di autismo o di tratti autistici nei figli.
Pesce in gravidanza
      L'unico effetto negativo evidenziato era una scarsa cognizione sociale se le madri non mangiavano mai pesce, specialmente per quanto riguarda le figlie femmine.

Le nostre scoperte confermano ulteriormente la sicurezza del consumo di pesce durante la gravidanza, non abbiamo trovato alcuna prova a sostegno delle affermazioni che il mercurio sia coinvolto nello sviluppo dell'autismo o dei tratti autistici

spiegano gli esperti, che sottolineano che i risultati emersi si aggiungono a un corpo di lavoro che sostiene la necessità di consumare pesce durante la gravidanza almeno due volte a settimana.

       Questo è uno studio robusto che conferma ciò che la ricerca precedente aveva già trovato: è un mito che alti livelli di mercurio nelle donne in gravidanza causano l'autismo

Fonte http://scienzaesalute.blogosfere.it/post/575740/pesce-in-gravidanza-nessun-collegamento-con-lautismo

Gravidanza, conosci questi disturbi?

       Quando resti incinta, sei consapevole che, giorno dopo giorno, il tuo corpo cambierà  e che le nausee, molto probabilmente, accompagneranno i primi mesi di gravidanza. Forse non sai, però, che una donna in dolce attesa può avvertire altri disturbi meno conosciuti ma altrettanto tipici.

       Per esempio, a partire dal secondo mese di gravidanza e fino a dopo il parto, le tue gengive potrebbero facilmente infiammarsi e gonfiarsi, arrivando a sanguinare quando ti lavi i denti. Nella maggior parte dei casi, il disturbo riguarda soprattutto la parte di gengiva compresa tra i denti incisivi e quella che circonda i molari. Questo fastidio è legato ai mutamenti che avvengono nel corpo della donna in attesa: la quantità di sangue in circolo raddoppia, aumentando il livello degli estrogeni e del progesterone – gli ormoni tipici dell’attesa – che dilatano i vasi sanguigni. Questi entrano più facilmente in contatto con i batteri nella bocca, causando infiammazione e sanguinamento. Cosa fare per curare la gengivite? Appena scopri di essere incinta, sottoponiti a una pulizia dentale. Poi, da sola, prosegui la tua igiene orale, lavando i denti dopo ogni pasto e utilizzando il filo interdentale. Completa il tutto con un colluttorio specifico.

Картинки по запросу gravidanza e disturbi       La nausea, a volte, potrebbe essere accompagnata da dolorosi crampi all’addome destro. Segno che soffri di calcoli alla colecisti. Si tratti di piccoli sassolini di dimensioni variabili che si formano nella cistifellea. In gravidanza, infatti, la mobilità della cistifellea è compromessa dagli elevati livelli di estrogeni. Per contrastare la colecisti, segui una dieta adeguata con pasti frequenti e leggeri a base di cereali integrali, frutta, verdura, pesce, carni bianche. Bevi tanta acqua ed evita bibite gassate, alcol e fritti.

       A partire dal sesto mese di gestazione, potresti sentire dolore nella zona del pube e del basso ventre. Questo perché alcune donne in gravidanza soffrono di pubalgia o, meglio, rilassamento doloroso della sinfisi publica. Le cause sono varie, ma quelle principali sono da ricercare nel peso del bambino e dal cambiamento di postura. Una ginnastica dolce può aiutare a combattere il problema. Ricordati anche di evitare di stare molto tempo in piedi e, quando ti siedi, non mantenere a lungo la stessa posizione. Inoltre, non indossare scarpe col tacco.

       Non di rado, in dolce attesa, potresti sentirti congestionata con frequenza. Questo perché un altro disturbo comune della gravidanza è la rinite gravidica e anche questa ha cause ormonali. In pratica, gli estrogeni e il progesterone, inducono una ipersecrezione di muco a livello nasale, provocando gonfiore e congestione. La rinite gravidica si manifesta come una sorta di raffreddore persistente, a partire più o meno dal terzo mese di gravidanza. Per combattere il problema, non fare di testa tua, assumendo cortisonici e vasocostrittori, che sono controindicati in gravidanza. Consulta il tuo medico. Saprà darti lui la cura più adeguata per liberare il naso e facilitare la respirazione.

        Se nel primo trimestre o al termine della gravidanza, tuo marito si rende conto che la notte mentre dormi produci molta saliva, non preoccuparti. Sono periodi in cui spesso si è colpiti dalla scialorrea (ipersalivazione). Anche questa condizione dipende dagli ormoni. In particolare, uno tra essi, la gonadotropina, riduce la capacità di deglutizione che, associata all’iperproduzione di saliva causa la scialorrea. Per ridurre la produzione di saliva, segui alcune semplici regole: lavati i denti regolarmente, usa il colluttorio e mastica chewing gum. Per la terapia farmacologica, consulta il tuo medico.

Fonte https://dilei.it/benessere/gravidanza-conosci-questi-disturbi-546313/546313/

lunedì 28 maggio 2018

Pulizie di casa in gravidanza: bisogna smettere di farle?

       Sfatato il luogo comune sul sesso in gravidanza –  avere rapporti sessuali nel corso della gestazione non è associato a eventi avversi – qui proviamo a fare chiarezza su un altro luogo comune legato ai mesi di dolce attesa: una donna incinta dovrebbe smettere di dedicarsi alla pulizia della casa?

       L’abbiamo chiesto alle ostetriche Ada Mellea e Grazia de Rosario dell’Ospedale Meyer di Firenze.

È vero che ci sono cose che si possono fare e altre no?
Картинки по запросу Pulizie di casa in gravidanza
       “La gravidanza non è una malattia” dicono innanzitutto. “Certo, l’organismo della donna cambia durante la gravidanza e deve adattarsi ai cambiamenti, ma sono cambiamenti fisiologici. Insomma, la donna incinta non è malata”. Può dunque continuare a condividere con il partner la cura e la pulizia della casa “adottando una serie di accortezze che, in fondo, sono valide per tutta la popolazione, come per esempio evitare le inalazioni tossiche dei detersivi”.

       Detto questo, “è preferibile che una donna incinta non salga sulla scala per pulire i vetri o i lampadari, col rischio di cadere e di incorrere in un danno fetale, in un trauma cranico, in una frattura femorale…”.

       Del resto, come si legge sulle Linee guida della gravidanza fisiologica, è il buon senso a indicare che i cambiamenti fisici e morfologici che si verificano in gravidanza possono interferire con la capacità della donna di impegnarsi in alcune forme di attività fisica, e che sia da evitare un’attività fisica che comporti un eccessivo impegno, un notevole sforzo fisico, il rischio di traumi addominali e cadute.

       Si tenga presente inoltre che l'aumento di peso e di volume dell'utero provoca una serie di modificazioni nella distribuzione del peso e dell'equilibrio della gestante, e soprattutto nella parte finale della gravidanza i chili in più possono farsi sentire con un maggiore affaticamento. Il consiglio dunque è di non “strafare” e affaticarsi.

       Ma, se la gravidanza è fisiologica, non ha alcun senso raccomandare la sospensione dell’attività fisica. Anzi: iniziare o continuare un'attività fisica moderata, come per esempio nuotare o camminare, non è associato ad eventi avversi.

“Via libera dunque anche alle pulizie di casa: spolverare, pulire i pavimenti, i bagni, rifare il letto…” commentano le ostetriche.

... detersivi: c'è bisogno di qualche precauzione in più?
4È noto che i detersivi inquinano. Da uno studio pubblicato sulla rivista Science, per esempio, è emerso che i prodotti comunemente usati per la pulizia della casa (sgrassanti, solventi…), l’igiene della persona, pesticidi… emettono sostanze chimiche ("composti organici volatili" o voc) che evaporando contribuiscono alla formazione delle polveri sottili, quindi all’inquinamento atmosferico.

       Mentre da uno studio pubblicato su American Journal of Respiratory and Critical Care Medicine è emerso che la maggior parte delle sostanze chimiche presenti nei prodotti per la pulizia causino a lungo andare irritazione delle mucose che rivestono le vie respiratorie danneggiando nel tempo le vie aeree.

       Secondo l’ostetrica Ada Mellea sarebbe dunque buona norma, ancor più se in gravidanza, “indossare i guanti durante le pulizie di casa e perché no anche la mascherina per evitare irritazioni cutanee (considerando che la pelle tende a essere più sensibile in gravidanza) e l’inalazione di sostanze tossiche. E aprire le finestre durante le faccende domestiche per evitare che gli inquinanti ristagnino in casa”.

Lavare i pavimenti e pulire i bagni: fa male davvero?  E passare l'aspirapolvere può causare contrazioni e parto prematuro?
       Le ostetriche del Meyer sono rassicuranti: “assolutamente no” dicono. “I lavori domestici, come lavare i pavimenti o passare l’aspirapolvere, non sono pericolosi e non sono controindicati per il rischio di contrazioni o parto pretermine”. “Ovviamente – aggiungono – non sono indicati in caso di diagnosi medica, quale per esempio inizio distacco di placenta, e se la donna ha ricevuto l’indicazione di stare il più possibile a letto”.

       In generale, comunque, in caso di placenta bassa, perdite ematiche, minaccia di parto pretermine e altri dubbi, meglio confrontarsi con la ginecologa che sta seguendo il percorso nascita.

Bisogna davvero solo affidarsi a detergenti naturali?
       Come dicevamo, i prodotti utilizzati per la pulizia della casa contribuiscono a peggiorare la qualità dell’aria che respiriamo dentro (e fuori) le mura domestiche, quindi è preferibile arieggiare gli ambienti durante il loro uso ma, come suggerito dalla Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e Odontoiatri (Fnomceo), per limitare l’inquinamento indoor, dovremmo usare rimedi naturali come sapone di Marsiglia, aceto, bicarbonato.

        "O almeno – aggiungono Mellea e de Rosario – fare a meno dei prodotti più tossici e aggressivi come candeggina, ammoniaca e acido muriatico”.

E se nonostante tutto non abbiamo nessuno che ci può aiutare?
       “La gravidanza non è una malattia, ma un momento in cui avere maggiore cura di sé” concludono, suggerendo a chi legge di “imparare anche a chiudere un occhio”. Il loro messaggio conclusivo, però, è quello di “non medicalizzare troppo la gravidanza, a meno che non sia il medico a raccomandare l’assoluto riposo per salvaguardare la salute della partoriente e del feto”.

Fonte https://www.nostrofiglio.it/gravidanza/pulizie-di-casa-in-gravidanza

Gravidanza dopo il cancro: 7 donne su 10 ce la fanno

Gravidanza dopo il cancro
      Concepire un bambino dopo il tumore non è più un sogno. Grazie ai progressi nel campo della procreazione medicalmente assistita, 7 donne su 10 riescono nel loro intento in meno di due anni e senza rischio di recidive.
      Uno studio dell’Unità specializzata in Oncologia e Riproduzione di Institut Marquès presentato in occasione del Congresso Nazionale della Società Italiana di Fertilità e Sterilità (SIFES), dimostra che 9 pazienti oncologiche su 10 sono state ritenute idonee a intraprendere un processo riproduttivo.
Картинки по запросу Gravidanza dopo il cancro: 7 donne su 10 ce la fannoL'82% delle pazienti oncologiche rimaste incinte ha un’età media di 40 anni  e per la maggior parte è stata affetta da un cancro al seno (35%), neoplasie ematologiche come leucemia o linfoma (29%) e cancro ovarico (14%).
      I trattamenti alle quali si sono sottoposte risultano la fecondazione in vitro (3,9%), la donazione di embrioni (11,7%) e soprattutto la donazione di ovociti (84%). Solo il 10% ha congelato gli ovociti prima del trattamento del cancro. Le pazienti, in buona salute, non hanno presentato una recidiva della malattia

IL PARERE DELL’ESPERTA
      Fino a qualche anno fa il desiderio di un figlio riguardava la metà delle giovani pazienti, ma meno di una su dieci rimaneva incinta dopo le terapie. In molti casi, a vincere era proprio il timore di recidiva tumorale. Il cambiamento di mentalità è dovuto principalmente all’aumento della sopravvivenza nelle donne in cui viene diagnosticato il tumore, come spiega la dott.ssa Michela Benigna, ginecologa e membro dell’Unità specializzata in Oncologia e Riproduzione di Institut Marquès: “Le campagne di prevenzione (ecografia mammaria e mammografia) fatte a tappeto su tutta la popolazione femminile, permettono di diagnosticare il tumore in stadi precoci e questo porta ad un trattamento più mirato che eleva la soglia di sopravvivenza nelle donne. Il tumore al seno è tra i più diffusi e ha la peculiarità di colpire le donne in età fertile.
      Trascorsi i cinque anni dai follow up che seguono il trattamento, le donne  si trovano ancora ad essere in un’età potenzialmente fertile e ancora con il desiderio di una gravidanza. Forse è per questo motivo che è aumentato il numero di donne che ricercano la gravidanza dopo una neoplasia” conclude l’esperta.

LA TESTIMONIANZA
      Mariagrazia aveva 32 anni quando le è stato diagnosticato un tumore al seno. E’ stato un momento molto difficile della sua vita, ma lo ha superato grazie all’affetto di parenti e amici. Dopo l’asportazione della massa tumorale ha intrapreso un ciclo di chemio e radioterapia. Terminata la radio ha iniziato l’ormonoterapia.  Le terapie riducono drasticamente la fertilità e in previsione di una maternità, avrebbe dovuto congelare gli ovuli: “Anche se nessuno me lo aveva consigliato ho deciso di rivolgermi a una clinica specializzata in crioconservazione degli ovociti.” racconta Mariagrazia “In quel periodo ero single ma non escludevo di avere un bambino in futuro”.
Le cure sono finite dopo sei anni e mezzo. Nel frattempo ha trovato l’amore e si è sposata.

      Quando insieme a suo marito hanno deciso di avere un figlio, Mariagrazia ha chiesto lo scongelamento degli ovuli ma ha avuto un’amara sorpresa, come spiega: “Al momento del congelamento non mi è stato detto nulla circa le percentuali di insuccesso a distanza di tempo. Purtroppo le fecondazioni non sono andate a buon fine”. Mariagrazia non si dà per vinta e si rivolge a un altro centro dove effettua un’ovodonazione tramite icsi che, fortunatamente, va a buon fine.
Oggi Mariagrazia ha 40 anni ed è al settimo cielo perché aspetto il suo primo bambino

Fonte https://www.pianetadonna.it/benessere/star-bene/gravidanza-dopo-cancro.html

Le cellule killer aiutano crescita e nutrimento del feto finché non si forma la placenta

Immagine 3D di un feto alla 25esima settimana       Le cellule ‘natural killer', conosciute anche come linfociti NK, aiutano la crescita del feto agevolando il nutrimento materno nelle prime fasi dello sviluppo e in attesa della formazione della placenta. La notizia arriva dai ricercatori della University of Science and Technology of China che sulla rivista specializzata Immunity hanno pubblicato il loro studio intitolato “Natural Killer Cells Promote Fetal Development through the Secretion of Growth-Promoting Factors”. Ma come è possibile? E cosa significa?

       Linfociti NK. Le cellule Natural Killer sono cellule del sistema immunitario che ‘amiamo' particolarmente perché sono in grado di contrastrare e distruggere le cellule tumorale e quelle infette da virus: insomma, sono killer non per noi ma per ciò che potrebbe fare molto male alla nostra salute.

       Cellule Killer e gravidanza. I ricercatori ci spiegano che durante il primo trimestre di gravidanza, le cellule killer abbondando nell'utore tra le cellule immunitarie presenti e il loro numero cala drasticamente dopo la formazione della placenta. Ma a cosa servono? In pratica gli esperti hanno scoperto che secernono dei fattori di crescita importanti per i topi (sui quali sono stati effettuati i test), ma anche per gli uomini: quelle uterine ad esempio agevolano la crescita dei vasi sanguigni nella placenta e hanno un impatto positivo sul peso del bambini e in generale sullo sviluppo del feto.

        A cosa serve questa scoperta. Scoprire che le cellule killer agevolano la crescita del feto è fondamentale per capire come utilizzarle per proteggere i bambini evitando procedure invasivi in caso di problemi di sviluppo: ad esempio con infusioni intravenose o somministrazioni per via vaginale. E non è tutto. Queste cellule sembrerebbero addirittura un'alternativa più sicura alle cellule staminali pluripotenti perché indurrebbero meno la formazione del tumore. Studi aggiuntivi sono necessari per comprendere meglio il funzionamento di queste cellule e, spiegano i ricercatori, per capire come contrastare i problemi di crescita fetali, gli aborti spontanei senza ragioni apparenti e la perdita del bambino correlata all'età.

Fonte: https://scienze.fanpage.it/le-cellule-killer-aiutano-crescita-e-nutrimento-del-feto-finche-non-si-forma-la-placenta/
http://scienze.fanpage.it/

Ecco alcuni consigli per la salute in gravidanza di mamma e bambino

       Quando si è in dolce attesa, diventa di vitale importanza prendersi cura di sé e del proprio bambino. Ecco perché è importante che la futura mamma si sottoponga ad esami periodici. I test prenatali aiutano a tenere sotto controllo lo sviluppo del bebè, mentre valutare se conservare le cellule staminali può essere un modo per preservare la salute futura di tutta la famiglia.

       Data la delicatezza del periodo, alcune donne si chiedono come approcciare l’assunzione di farmaci in gravidanza. Spesso li evitano anche se stanno poco bene, per paura di compromettere la salute del bambino. L’Agenzia Italiana del Farmaco è intervenuta in merito, così da spazzare via i falsi miti che potrebbero danneggiare la salute di tante donne. Grazie a un apposito portale internet, adesso le future mamme hanno tutte le informazioni riguardo il rapporto tra farmaci e gravidanza.
conservare le cellule staminali
       Il primo punto da chiarire è che non tutti i farmaci fanno male al feto. Se il medico conosce lo stato di gravidanza della donna e li ha prescritti comunque, allora non c’è niente da temere. Nel caso di terapie farmacologiche per malattie croniche, invece, è meglio discuterne con uno specialista. Spesso si sconsiglia di sospendere la terapia all’improvviso, meglio invece valutare nuovi dosaggi o la sostituzione con un farmaco alternativo.

       Durante la gestazione, le future mamme tendono a ridurre l’utilizzo dei farmaci per paura di complicazioni. Si tiene invece poco conto del periodo successivo alla nascita del piccolo. Mediante alcune campagne di comunicazione1, l’Aifa ha consigliato di mantenere una certa cautela nella somministrazione dei farmaci ai bambini. I farmaci destinati a un organismo in via di sviluppo, infatti, sono spesso diversi da quelli pensati per un individuo adulto. Cambiare il dosaggio di un farmaco potrebbe non bastare, bisogna invece evitare l’automedicazione e chiedere consiglio al pediatra.

       Purtroppo non tutte le malattie sono affrontabili con i farmaci da banco. Nel caso di alcune patologie si può ricorrere a trattamenti diversi come ad esempio il trapianto di cellule staminali del cordone ombelicale. Il Ministero della Salute, con il decreto ministeriale del 18 novembre 2009, ha riconosciuto questa tipologia di trapianto per il trattamento di oltre 80 malattie2.

       Per prendersi cura del proprio bambino, è essenziale seguire le indicazioni del proprio ginecologo prima e del pediatra dopo. Sarà quest’ultimo a consigliare i farmaci migliori da somministrare al piccolo.


Fonte  http://www.meteoweb.eu/2018/05/consigli-la-salute-gravidanza-mamma-bambino/1096937/#f2gKyd4zCJIQlYwW.99

La medicina sottovaluta il dolore femminile

Una ragazza tiene tra le mani la scritta SOS
       Nonostante siamo nel 2018, esistono ancora patologie silenti, difficili da riconoscere e che causano anni di sofferenze minando fortemente la qualità della vita. Tra queste, le meno diagnosticate sono le malattie femminili come la sindrome dell'ovaio policistico, l'adenomiosi, i fibromi uterini o l’endometriosi. Quest'ultima è una malattia in cui il tessuto che di norma cresce all’interno dell’utero si sviluppa all’esterno, causando mestruazioni molto dolorose, dolore durante la minzione, sanguinamento eccessivo e anche infertilità.

       Circa 176 milioni di donne in tutto il mondo sono affette da endometriosi ma spesso la scoperta della malattia avviene dopo anni e in relazione alla difficoltà di restare incinta. Sono ancora pochi i medici in grado di diagnosticarla tempestivamente, c’è ancora troppa mal informazione e così spesso le donne passano da una visita all’altra senza risolvere il problema e senza capire cosa ci sia di sbagliato in loro

Una donna rannicchiata sul letto soffre con le mani intorno al ventre       Uno dei problemi principali della mancata individuazione della patologia è dovuta al fatto di essere legata al ciclo riproduttivo femminile, il che comporta una difficoltà a considerare quale tipo di sofferenza durante il mestruo sia da ritenersi nella norma e quale no. Il risultato è quello di ritrovarsi a vivere in una condizione di costante sofferenza senza che venga riconosciuta, a differenza di quanto accade agli uomini, il cui dolore, statisticamente, è preso più sul serio.

       In relazione a questo, per sensibilizzare l’opinione pubblica nei confronti di questo argomemento, The Guardian ha raccolto una serie di testimonianze di donne che hanno dovuto lottare a lungo per accedere a una cura e avere la diagnosi giusta.

       Nella prima storia la protagonista si è vista respingere più e più volte la richiesta di accertamenti in quanto gli episodi di dolore acuto coincidevano sempre con l’arrivo del ciclo, di conseguenza i medici hanno supposto fossero legati ad esso e nulla di più. Solo alla fine, in seguito a un ennesimo episodio di sofferenza, la richiesta è stata presa in considerazione e dall’esame fatto è risultata la presenza di una massiccia ciste ovarica che le ha comportato la necessità di un intervento per la sua rimozione.

Una donna è seduta ai piedi del letto con un cuscino al petto
       Più o meno la stessa situazione è stata vissuta da una donna in Nuova Zelanda che soltanto dopo un ricovero in ospedale, dovuto al manifestarsi di una sindrome mestruale violenta con lancinanti dolori addominali, ha potuto ricevere la diagnosi e le cure riuscendo anche a restare incinta e a scongiurare il pericolo di infertilità.

       Un’altra donna racconta di aver trascorso gran parte della sua vita come se avesse delle lame di rasoio conficcate nel ventre. Una condizione così debilitante da portarla a non poter lavorare perché nessuno era disposto ad assumere una persona che per 4 giorni al mese si sarebbe dovuta assentare per malattia. Nonostante questo medici e famigliari erano convinti si trattasse solo di una questione legata al mestruo. La donna ha dovuto attendere anni prima di essere curata in modo adeguato per la patologia.

       In media tutte le testimonianze fornite parlano di un periodo di circa 10 anni per avere una diagnosi corretta, sebbene i dolori di cui soffrissero queste donne fossero in tutta evidenza fuori dal normale. Ma nessuno ha dato loro ascolto costringendole a convivere con problematiche fisiche castranti. Un dolore che ha minato anche la possibilità di fare carriera e di avere delle relazioni con l’altro sesso.

Una donna è sdraiata sul letto con la borsa dell'acqua calda sulla panciaLe cure

       Oggi la ricerca è più attiva per consentire una diagnosi tempestiva ed efficace di malattie come l'endometriosi ma la strada da percorrere è ancora lunga. Le cure abbracciano trattamenti ormonali, che comprendono l’assunzione della pillola contraccettiva, antidolorifici, interventi di chirurgia conservativa, attraverso la quale i medici possono eliminare parte dell’endometriosi, fino ad arrivare alla rimozione dell’utero, della cervice e di entrambe le ovaie nei casi più gravi.

        Alcune donne hanno anche affermato di aver tratto giovamento da uno stile di vita sano, praticando regolare attività fisica, altri sono ricorse a cure alternative - agopuntura e massaggi - altre hanno trovato giovamento nei regimi alimentari, eliminando totalmente dalla propria dieta gli alimenti col glutine, i dolci e la frutta. Nella speranza che un giorno arrivi una cura risolutiva e il rispetto del proprio dolore.

Fonte https://www.foxlife.it/2017/11/06/la-medicina-sottovaluta-il-dolore-femminile/