venerdì 19 febbraio 2016

Serve un padre?

          Caroline Flint, ministro della salute, ha presentato le nuove proposte del governo inglese in tema di procreazione assistita. Una delle modifiche di maggior impatto, contenute nel nuovo documento, “White Paper”, propone di rimuovere la clausola che vincola, nell’attuale legislazione, l’accesso ai trattamenti di procreazione assistita “all’esistenza di un padre”.
          L’Human Fertilization and Embryology Authority ha ritenuto, fino ad oggi, che gli specialisti della medicina della riproduzione dovessero tenere conto, nella loro operatività, della salute del bambino che sarebbe potuto nascere e che la presenza di un padre costituisse un imprescindibile requisito per la tutela del suo sviluppo fisico e psichico.

          Se le proposte del White Paper divenissero legge, gli specialisti non potrebbero più negare l’accesso ai servizi medici della riproduzione assistita né a donne sole, né a coppie omosessuali.

          Se “il bisogno di un padre”, questo è il termine scelto dall’Authority, si riferisca esclusivamente ad un padre biologico o possa estendersi alla necessità di una figura paterna, che può essere identificata in uno zio, in un nonno, o in altre figure significative, in grado di assumere ruoli, funzioni e codici paterni.
          La distinzione non è ininfluente poiché è l’assenza di una figura, di una posizione paterna, più che l’assenza di un padre biologico, ad incidere sullo sviluppo del bambino.
Non è raro, d’altro canto, osservare come un padre biologico, per i più svariati motivi, non sia in grado di assumere e svolgere una funzione genitoriale paterna.

Serve un padre?
          Su questo tema delicatissimo e complesso, l’analisi della letteratura e i dati della ricerca empirica esprimono posizioni differenti. Si tratta di convinzioni che riflettono principi etici ed orientamenti di valore fortemente diversificati in relazione ai differenti contesti culturali e sociali.  Posizioni, infine, significativamente condizionate dai diversi indirizzi di scuola sia nell’ambito della ricerca che in quello della clinica, ambiti in cui non è facile perseguire la neutralità che la scienza richiede. 
          E’ ormai noto, da tempo, il punto di vista della psicoanalisi sulla necessità della doppia genitorialità per l’armonico sviluppo della persona.
          Ma l’analisi della ormai vasta bibliografia fornisce dati complessivamente rassicuranti sulla crescita di bambini allevati ed educati da donne sole o da coppie omosessuali.
In queste famiglie le competenze genitoriali, la capacità di prendersi cura, di accogliere e  proteggere, di favorire profondi legami di attaccamento, di stabilire rapporti di fiducia, appaiono positive e i bambini cresciuti in queste famiglie non hanno più problemi degli altri, né a livello cognitivo, né nell’equilibrio emotivo e nelle competenze relazionali.

Fonte http://www.news_pma/231/serve-un-padre

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