venerdì 27 maggio 2016

Proviamo ad ascoltare cosa hanno da dire le madri surrogate prima di giudicarle





Troppo spesso ciò che si spaccia per opinioni da rispettare sono, nei fatti, veri insulti, diretti e indiretti ai bambini nati grazie alla procreazione medicalmente assistita (pma), ai loro genitori, ai donatori e donatrici di gameti, ai ginecologi e ricercatori che forzano la "natura". E così abbiamo sentito tutte e tutti dire la loro sulle nostre vite, le nostre famiglie, i nostri figli, le nostre scelte, sulle pma, la scienza, la chimica, la famiglia, la fine del mondo, della civiltà, la fine del maschile e del femminile, la teoria del genere, l'educazione sessuale e le cose più assurde e tristi.
Abbiamo sentito di tutto tranne qualcuno che dicesse che in un paese dove l'eterologa è finalmente possibile per le coppie sterili eterosessuali che così potranno avere figli che saranno legalmente riconosciuti come figli di chi li ha voluti e messi al mondo, i nostri figli continuano invece ad essere orfani di un genitore pur essendo nati esattamente come quegli degli eterosessuali.
I più spiritosi ci consigliano di adottarli i figli perché "ce ne sono tanti in case famiglie che nessuno vuole". Ma questi spiritosi non sanno che in Italia non è possibile per i singoli e le coppie non sposate adottare bambini rimasti senza genitori. il nostro stato ipocrita preferisce infatti cacciarli fuori dalle case "famiglia" a diciott'anni invece che aiutarli a costruire una rete familiare vera sulla quale potere contare anche da grande.
Ma il peggio in assoluto sono le "opinioni" o meglio le condanne senza appello e senza giudizio fatte alle donne che portano in grembo i figli per gli altri. Queste sono, per Aldo Busi:
tutte delle martiri, seppure consenzienti sia per dono alla loro star del cuore sia per denaro, vittime di traumi d'infanzia ai quali ora si assommava quello estremo di ridursi a insulse mammifere di cuccioli separati dalla loro vita e dal loro presente al taglio stesso del cordone ombelicale; la pietas che mi suscitavano queste puerpere orbate dalla nascita per una scelta che a me sembrava frutto di una coercizione e di una violenza di vastissima e insondabile, tenebrosa, funebre profondità
Marina Terragni invece è convintissima che "nel 99,9999 per cento dei casi le donne che cedono i loro ovociti e affittano i loro uteri lo fanno perché hanno bisogno di soldi".
Tutto questo è falso e sarei curiosa di sapere come fa lei a affermare questo e da dove vengono le sue statistiche. E anche quando c'è una compensazione monetaria, questa non toglie nulla alla consapevolezza e alla bellezza del dono perché mai nessuna somma sarebbe sufficiente per pagare la vita e il dono di sé. Come se, per esempio, l'azione dei Medici senza frontiere, per il solo fatto di essere pagati, perdesse la sua bellezza e non fosse più degna di rispetto e di ammirazione.
Io penso che sia tempo in questo paese di dare voce a queste donne e cominciare ad aprire un vero dibattito, serio e non isterico. Bisogna iniziare a comunicare con le persone, incontrale, lasciarle raccontare. È tempo anche di parlare con i nostri "poveri figli traumatizzati che crescono senza una madre, senza un padre, fatti con la chimica e roba sintetica" (anche se quando parlano siamo subito tacciati di strumentalizzarli). Bisogna parlare con i donatori e le donatrici e sentire dalla loro bocca che non sono e non vogliono essere i genitori dei figli di altri. Bisogna parlare con queste donne che sono invece, specie nei paesi in cui single e gay possono accedere legalmente alla gestazione per altri (Gpa), (Usa, Canada, Gran Bretagna, Belgio) delle donne straordinariamente forti, consapevoli, intelligenti e determinate.
Purtroppo, ancora troppo spesso, sono i maschi a decidere cosa hanno in mente le donne quando fanno delle scelte che per loro sono incomprensibili. Allo stesso modo esse vengono severamente giudicate dalle altre donne. Perciò ascoltiamo queste donne prima di parlare e capiamo chi sono e perché fanno delle scelte che, anche se per alcuni sono incomprensibili, meritano rispetto. Riconosciamo loro per lo meno una grande dignità, una grande consapevolezza, un grande amore per la vita.
Personalmente ho un grande rispetto per loro e più le conosco e più le ammiro e le ringrazio. Senza di loro tante famiglie non ci sarebbero, tanti figli felici non sarebbero nati.
Eccone una che ha portato in grembo i figli dei miei amici Franco e Tom.

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