martedì 10 maggio 2016

Ora si possono detrarre dal 730 le spese sostenute all'estero per l'eterologa: business in crescita, per lo più in mani spagnole

         Quanto a presa in giro della semplificazione fiscale, chapeau!. Ma il riferimento all'estero, induce a chiedere: perché mai le spese sostenute fuori dall'Italia per la fecondazione assistita sono diventate detraibili dalle tasse?          L'anno scorso il fisco aveva già introdotto la stessa detrazione per le operazioni mediche compiute in Italia, nei centri autorizzati alla «procreazione medicalmente assistita» (Pma). Centri per lo più pubblici, dove la fecondazione eterologa, per legge, è «libera e gratuita», mentre è a pagamento nei centri privati. Come mai questa estensione? La fecondazione assistita è un tema divisivo come pochi altri sul piano politico. Ammessa all'inizio solo per le coppie infertili (legge 40/2004), lo è diventata poi, a colpi di sentenze, anche per quelle fertili, fermo restando il divieto dell'utero in affitto e della stepchild adoption (adozione da parte delle coppie gay), di cui si è discusso a lungo nella legge sulle unioni civili, che torna in Parlamento questa settimana per l'approvazione definitiva. Un tema, quindi, con rilevanti aspetti sociali ed economici, come dimostra l'intervento del fisco. Ma di quale entità?
Secondo un'indagine 2012 dell'Osservatorio sul turismo procreativo, nel 2011 erano 4 mila le coppie che si recavano all'estero per un desiderio di maternità: duemila per l'eterologa, e poco più di 30 coppie per la maternità surrogata. Dati vecchi. Diverse sentenze, soprattutto una recente della Consulta, hanno demolito diversi divieti posti dalla legge 40/2004 sulla procreazione assistita, tanto che, secondo la relazione presenta nel luglio 2015 al Parlamento dalla ministra Beatrice Lorenzin, nel 2013 risultavano attivi in Italia 369 centri autorizzati alla Pma, con 91.556 cicli di trattamento iniziati su 71.741 coppie, da cui si sono ottenute 15.550 gravidanze, 12.187 bambini nati vivi, pari al 2,4% dei nati in Italia nel 2013. Dunque, un fenomeno da non sottovalutare.
         Dettaglio importante: il 64,8% dei trattamenti di fecondazione assistita viene svolto nei centri Pma pubblici e privati convenzionati, quindi a carico del servizio sanitario nazionale. La relazione Lorenzin segnala tuttavia una tendenza all'aumento dei centri privati, soprattutto nelle Regioni del Sud. Nel Lazio l'88% dei cicli avviene in centri privati, quindi a pagamento, mentre in Sicilia, Calabria e Puglia il Servizio sanitario non rimborsa nulla, poiché i centri Pma sono tutti privati, a pagamento. Risultato: le coppie che si spostano da una Regione all'altra sono il 26% del totale assistito. La fecondazione eterologa ha assunto le dimensioni di un business cospicuo soprattutto per la spinta di alcuni centri medici stranieri, che hanno insediato proprie filiali nelle maggiori città.
         Un'inchiesta di Avvenire («Eterologa, mani estere sul mercato italiano»), ha appurato che la clinica spagnola Instituto valenciano de infertilidad (Ivi), sede principale a Barcellona, più di 20 ambulatori nella penisola iberica, oltre 11 mila pazienti italiane in passato, l'estate scorsa ha inaugurato un proprio centro a Roma, quartiere Parioli, che, in otto mesi, ha accolto più di mille pazienti. Di queste, solo il 25% sono romane: le altre donne sono arrivate da tutta l'Italia, con Milano, Firenze e Taranto in testa. Il trattamento più richiesto è stato l'ovodonazione per la fecondazione eterologa, servizio che, dopo lo screening in Italia, viene effettuato in Spagna a tambur battente. Quindi, con un abbattimento radicale dei tempi delle liste di attesa italiane: a Careggi (Firenze), il centro italiano più impegnato in questo settore, l'attesa media per tentare l'eterologa è di un anno e 5 mesi.
         La stessa procedura è prevista dalla Eugin, altro colosso iberico dell'eterologa, che ha inaugurato un proprio centro a Modena: visite in Italia, e trattamenti a Barcellona, con un team italiano, anche per le donne che vogliono diventare madri da single a 50 anni. Il tutto spendendo 7-8 mila euro, viaggi esclusi. Spesa che, per le coppie con tutte le carte in regola (fatture di strutture estere autorizzate o di un medico specializzato italiano), sono ora deducibili dal 730.
         Altrettanto non si può dire per gli esborsi delle coppie che si recano all'estero per la maternità surrogata (l'utero in affitto), vietata in Europa e in Italia, benché «assolta» di recente da una clamorosa sentenza della Cassazione per una coppia di Napoli. Le somme in gioco sono più elevate: per una maternità surrogata in California, si spendono in media 130mila euro. Più o meno, quanto è costato far nascere Tobia Antonio, figlio biologico del compagno di Nichi Vendola, leader di Sel, diventato per l'occasione «neo-mamma» (Crozza dixit). Anche questo, un segno dei tempi. Ma non per il fisco.
Fonte http://www.italiaoggi.it/giornali/dettaglio_giornali.asp?preview=false&accessMode=FA&id=2083070&codiciTestate=1

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