martedì 31 maggio 2016

Infezione da Citomegalovirus in gravidanza

Citomegalovirus

/pictures/20141125/infezione-da-citomegalovirus-in-gravidanza-585610301[3879]x[1615]780x325.jpeg       Tutte le donne conoscono ormai il rischio di contrarre la toxoplasmosi in gravidanza e sono a conoscenza anche delle misure precauzionali da adottare. Esiste però un altro virus particolare, più sconosciuto ma da non sottovalutare: il Citomegalovirus. Si tratta di un virus appartenente alla famiglia degli herpesvirus (come la varicella, l’herpes labiale o il virus della mononucleosi).

Come fare ad accorgersi di aver contratto l'infezione?

       Nella maggior parte dei casi e come per la toxoplasmosi la malattia è del tutto asintomatica. Anche nel 10% dei casi in cui si presentino dei sintomi essi non sono specifici e possono essere riconducibili ad una banale influenza, o, in alcuni casi alla mononucleosi (febbre alta, placche dolenti in gola, spossatezza che dura alcuni giorni).
       Per questo motivo all'inizio della gravidanza vengono prescritti degli esami ematici infettivologici, che comprendono anche il citomegalovirus. Nel caso in cui gli esami del sangue rilevino una positività all'infezione o un sospetto si procede con un altro prelievo di sangue chiamato test di avidità (o avidity) che serve a stabilire con approssimazione quando si è venuti a contatto con il virus. Un test di avidità che dia come risultato 60-65% indica che l'infezione è avvenuta oltre 4 mesi prima se invece è uguale o inferiore al 30% indica un'infezione recente.

Cosa fare allora se risulta che l'infezione è recente? Che probabilità ci sono che passi al bambino?

       Partiamo dal presupposto che secondo dati statistici la trasmissione dalla mamma al bambino sia circa del 40% se viene contratta per la prima volta. Non è ancora stato dimostrato che esista una correlazione tra il momento dell'infezione e i danni al bambino ma si presume che, essendo un organismo in formazione, il primo trimestre di gravidanza sia quello più pericoloso. Nel caso quindi in cui dagli esami ematici risulti una probabile infezione recente è indicato sottoporsiall'amniocentesi, procedura leggermente invasiva che va a prelevare un campione di liquido amniotico per analizzarlo in laboratorio.
       Se risulta positivo probabilmente è avvenuta la trasmissione fetale ma attenzione, l'infezione non è un indicatore di malattia.
       Ma se in gravidanza non ho eseguito questo tipo di prelievo come faccio a sapere se il mio bambino ha contratto l'infezione? E cosa rischia un bambino che contrae l'infezione?
       Ci sono dei test che possono essere fatti sulle urine del neonato oppure sul sangue che viene normalmente prelevato per altri esami metabolici (test di Guthrie) prima della dimissione dall'ospedale. Non è però consigliato fare questo tipo di esami su tutti i neonati perché l'85-90% sono del tutto asintomatici anche se hanno contratto l'infezione.
       Per questo motivo all'inizio della gravidanza vengono prescritti degli esami ematici infettivologici, che comprendono anche il citomegalovirus. Nel caso in cui gli esami del sangue rilevino una positività all'infezione o un sospetto si procede con un altro prelievo di sangue chiamato test di avidità (o avidity) che serve a stabilire con approssimazione quando si è venuti a contatto con il virus. Un test di avidità che dia come risultato 60-65% indica che l'infezione è avvenuta oltre 4 mesi prima se invece è uguale o inferiore al 30% indica un'infezione recente.

Cosa fare allora se risulta che l'infezione è recente? Che probabilità ci sono che passi al bambino?

       Partiamo dal presupposto che secondo dati statistici la trasmissione dalla mamma al bambino sia circa del 40% se viene contratta per la prima volta. Non è ancora stato dimostrato che esista una correlazione tra il momento dell'infezione e i danni al bambino ma si presume che, essendo un organismo in formazione, il primo trimestre di gravidanza sia quello più pericoloso. Nel caso quindi in cui dagli esami ematici risulti una probabile infezione recente è indicato sottoporsiall'amniocentesi, procedura leggermente invasiva che va a prelevare un campione di liquido amniotico per analizzarlo in laboratorio.
       Se risulta positivo probabilmente è avvenuta la trasmissione fetale ma attenzione, l'infezione non è un indicatore di malattia.
       Ma se in gravidanza non ho eseguito questo tipo di prelievo come faccio a sapere se il mio bambino ha contratto l'infezione? E cosa rischia un bambino che contrae l'infezione?
       Ci sono dei test che possono essere fatti sulle urine del neonato oppure sul sangue che viene normalmente prelevato per altri esami metabolici (test di Guthrie) prima della dimissione dall'ospedale. Non è però consigliato fare questo tipo di esami su tutti i neonati perché l'85-90% sono del tutto asintomatici anche se hanno contratto l'infezione.
       Per questo motivo all'inizio della gravidanza vengono prescritti degli esami ematici infettivologici, che comprendono anche il citomegalovirus. Nel caso in cui gli esami del sangue rilevino una positività all'infezione o un sospetto si procede con un altro prelievo di sangue chiamato test di avidità (o avidity) che serve a stabilire con approssimazione quando si è venuti a contatto con il virus. Un test di avidità che dia come risultato 60-65% indica che l'infezione è avvenuta oltre 4 mesi prima se invece è uguale o inferiore al 30% indica un'infezione recente.

       Facendo i controlli che vengono prescritti e rispettando queste piccole norme igieniche, il rischio di contagio e trasmissione si riduce drasticamente e consente di vivere la gravidanza in maniera serena, come dovrebbe essere.


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