lunedì 20 giugno 2016

NUOVE SCOPERTE SULLA FERTILITÀ: LA KISSPEPTINA

        La dieta ipocalorica, alla quale si sottopongono molte donne, a maggior ragione se unita a un’attività fisica rilevante, è una delle prime cause di infertilità. Lo testimoniano i casi di molte atlete professioniste che sono esposte a questo problema in una misura di circa 10 volte superiore a quella riscontrata nella media della popolazione femminile.ciclio_ovulare
        Sulla base di queste considerazioni, all’European Congress of Endocrinology di Breslavia è stato recentemente presentato uno studio riguardante nuove scoperte sulla fertilità. La kisspeptina e l’importanza del suo ruolo è stata valutata dai ricercatori dell’Imperial College di Londra e questa indagine apre le porte della speranza a migliaia di donne.

        Un semplice trattamento ormonale, poco costoso e meno invasivo delle odierne tecniche di fecondazione in vitro, potrebbe risolvere problemi di mancanza di fertilità. Infatti, questa nuova scoperta sulla fertilità è in pratica un ormone che favorisce la liberazione di particolari molecole in grado di controllare la fertilità femminile.

        Si tratta dell’ormone luteinizzante che, in condizioni normali, il cervello rilascia ogni due ore. Si è invece visto che, nelle atlete, i tempi di rilascio dell’ormone luteinizzante sono più lunghi, a causa della dieta ipocalorica e dell’attività fisica intensa. Nei casi più estremi può addirittura verificarsi una scomparsa del ciclo mestruale al quale seguono, come è ovvio, problemi legati al concepimento.

        Sempre grazie al medesimo studio è stato anche svelato un rapporto fra la sterilità o problemi che si manifestano con una difficoltà di avvio della pubertà e una mutazione del gene per la kisspeptina. Gli esperimenti che sono stati presentati a Braslavia hanno sottoposto 5 donne che presentavano amenorrea ipotalamica a una cura basata sulla somministrazione, in 6 occasioni differenti, di dosi diversificate di kisspeptina. L’ormone è stato iniettato direttamente in vena con un’infusione della durata di ben 8 ore. Ad alcune donne, invece, è stato somministrato un semplice placebo.

        L’esperimento ha confermato che, grazie all’utilizzo della kisspeptina, è effettivamente possibile incrementare la quantità di rilascio dell’ormone luteinizzante.


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