martedì 5 aprile 2016

Fecondazione assistita, ora la Legge 40 rischia la spallata della Corte Costituzionale

ROMA

       Ha già raccolto l’adesione di oltre 600 scienziati di 22 diversi Paesi. Ma mentre la petizione lanciata dall’Associazione Luca Coscioni per la libertà di ricerca sulle staminali embrionali sta facendo proseliti in tutto il mondo, l’ultima spallata alla discussa Legge 40 sulla procreazione medicalmente assistita potrebbe arrivare ora dalla Corte Costituzionale.  

       Il nodo da sciogliere riguarda il divieto, previsto dalla normativa vigente, di destinare alla ricerca, col consenso della coppia, gli embrioni che non possono essere impiantati perché affetti da gravi patologie. E che oggi vengono crioconservati rimanendo di fatto inutilizzati. Esaminando il ricorso di una coppia sottoposta a diversi cicli di procreazione assistita con esito negativo (tutti gli embrioni prodotti sono risultati malati), il tribunale di Firenze, ritenendo che il divieto possa essere in contrasto con la Costituzione e la Convenzione di Oviedo sulle biotecnologie, ha rinviato gli atti alla Consulta, che discuterà il caso domani (giudice relatore è Rosario Morelli). 

       Non è detto, però, che la decisione arrivi già nel corso della prossima udienza. Gli avvocati della coppia, Filomena Gallo e Gianni Baldini, e quelli dell’Associazione Vox, Massimo Clara e Cinzia Ammirati, hanno infatti presentato un’istanza per chiedere che sia valutata la possibilità – peraltro rientrante nelle funzioni esclusive della Corte di azionare i poteri istruttori vista la natura scientifica delle questioni in discussione – di raccogliere i pareri di alcuni scienziati qualificati. Tra loro, la senatrice a vita Elena Cattaneo, nella sua veste di docente e direttore del Centro di ricerca sulle cellule staminali della Statale di Milano, e Michele De Luca, direttore del Centro di medicina rigenerativa “Stefano Ferrari” dell’Università di Modena e Reggio Emilia. Oltre a Michele Testa (Università di Milano), Vania Broccoli (Cnr), Giulio Cossu (Università di Manchester) e Giuseppe Remuzzi (Irccs).  

       Non è escluso che una richiesta analoga, con l’indicazione di un’ulteriore rosa di nomi, possa arrivare anche dall’Avvocatura dello Stato, che nel giudizio rappresenta la Presidenza del Consiglio dei ministri, qualora l’istanza dei legali venisse accolta. In questo caso sarebbe convocata un’adunanza ad hoc in altra data per lo svolgimento delle audizioni. Quanto al merito della decisione che i giudici della Corte Costituzionale saranno chiamati a prendere, il divieto della Legge 40 che si chiede di rimuovere non riguarda la possibilità di fare ricerca scientifica sugli embrioni tout court, ma solo lo specifico caso in cui sia la coppia a chiederlo per ricerche connesse con la patologia dalla quale è affetta. Se il divieto cadesse, come sostiene il tribunale di Firenze che ha sollevato la questione, non si produrrebbe, quindi, vuoto normativo. 

       «L’Associazione Luca Coscioni sta portando avanti una petizione per chiedere la cancellazione immediata del divieto rivolta al Parlamento e al governo che potrebbe farlo attraverso un atto urgente – spiega l’avvocato Gallo che è anche segretario dell’Associazione –. Una petizione che sta registrando adesioni, oltre ogni previsione, da gruppi di ricerca che lavorano sulle staminali studiando possibili cure e applicazioni cliniche a malattie come il Parkinson, il diabete e alcune patologie dell’occhio».  

       Studi ai quali, al momento, la normativa vigente pone dei limiti. «È possibile fare ricerca solo sulle staminali importate dall’estero – prosegue la Gallo –. Mi pare una grande ipocrisia: gli embrioni italiani non possiamo utilizzarli, ma se arrivano le staminali estratte dagli embrioni all’estero sì. Ci vorrebbe un po’ di coerenza». A differenza di altri Paesi, attualmente, i gruppi di ricerca italiani sono costretti ad “importare” le staminali embrionali da centri svedesi, belgi, americani, australiani e britannici. Contattata da «La Stampa», rispetto alla possibilità di essere audita in qualità di esperto dalla Consulta, la senatrice Cattaneo ha preferito non rilasciare dichiarazioni «per rispetto alle scelte istruttorie che domani saranno adottate dalla Corte Costituzionale». Tuttavia, in un eloquente articolo a sua firma “Non è un Paese per scienziati (ma c’è un modo per diventarlo)”, pubblicato in prima pagina su «Repubblica» a gennaio scorso, in maniera altrettanto eloquente, la Cattaneo scriveva: «Non è un Paese per scienziati se si commina il carcere a ricercatori che derivino da embrioni umani “sovrannumerari abbandonati” cellule staminali…».  

       Aspettando la decisione della Consulta, quel che è certo è che, nella memoria presentata per conto della Presidenza del Consiglio, l’Avvocatura dello Stato ha contestato la richiesta di audizioni avanzata dai legali della coppia e dell’Associazione Vox, sostenendo che «nel caso di specie non sembrano, invero, sussistere i presupposti per un’attività istruttoria né in generale né in particolare con riferimento a quella specificamente richiesta» dagli istanti. Una posizione che ha scatenato la dura replica del tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni, Maro Cappato: «Mentre il Governo Renzi sferra il proprio attacco agli scienziati e, al tempo stesso, alla Corte costituzionale, la comunità scientifica italiana e internazionale si è mobilitata sottoscrivendo la petizione a favore della libertà di ricerca sulle staminali embrionali, come chiedeva già 15 anni fa il leader radicale Luca Coscioni». 

Fontehttp://www.lastampa.it/2016/03/21/italia/politica/lultima-spallata-legge-potrebbe-arrivare-ora-dalla-corte-costituzionale-ClXqykG6UThEvATeKarbNO/pagina.html
Twitter: @Antonio_Pitoni 

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