lunedì 18 aprile 2016

Trenta anni fa la prima nata da procreazione medicalmente assistita e utero in affitto

      Fino ad allora infatti negli Stati Uniti c’erano gia’ state alcune centinaia di madri che, generalmente dietro compenso, avevano offerto a coppie, in cui la donna non era in grado di sostenere una gravidanza, il proprio utero per portare avanti la gestazione di un bambino per meta’ biologicamente loro, e per meta’ del padre. Ma il caso di Shira e’ stato diverso: Shannon Boff, una casalinga 22enne, fu la prima ‘incubatrice umana’, dato che nel suo utero venne trasferito un embrione ricavato da ovociti e sperma della coppia.
      A Sandy, la madre biologica, era stato rimosso l’utero dopo una gravidanza finita con la morte di una bambina nata prematura. Boff, che ricevette un compenso di 10mila dollari, non aveva dunque alcuna relazione genetica con la bambina. La donna, gia’ sposata e madre di un bambino di 4 anni, racconto’ di averlo fatto non per i soldi ma per aiutare una coppia che non poteva avere figli. Da allora molte cose sono cambiate nel mondo: diversi Stati hanno autorizzato questa pratica, consentendo a molte coppie etero e omosessuali di diventare padri, mentre altri, come l’Italia, l’hanno vietata. I principali paesi cui ci si rivolge sono Stati Uniti, India e Ucraina. La spesa varia dai 10.000 ai 40.000 euro a seconda del paese.
      Numeri precisi non ce ne sono. Secondo l’American Society for Reproductive Medicine dal 2004 al 2011 il numero di nascite da utero in affitto e’ aumentato del 200%, mentre l’Osservatorio sul turismo procreativo parla di flusso di un centinaio di coppie italiane l’anno che vanno all’estero. La maternita’ surrogata e’ permessa, a patto che sia altruistica nel Regno Unito, in Olanda, Ungheria, Australia, Canada, e Islanda, mentre e’ autorizzata, dietro compenso, in Croazia, Danimarca, Lettonia, Cipro, Georgia, Israele, Sudafrica e Thailandia.
      La gestazione per altri e’ spesso arrivata agli onori delle cronache per politici, vip o attori che vi sono ricorsi, come il cantante Elton John, le attrici Nicole Kidman e Tyra Banks, o in Italia l’ultimo caso e’ stato quello del politico Nichi Vendola. Un percorso che non e’ indolore per le madri surrogate, in particolare quelle dei paesi poveri. Le donne devono infatti sottoporsi, dopo l’inseminazione, a iniezioni di ormoni, prendere pillole e adottare un particolare stile di vita. C’e’ il rischio di gravidanze gemellari e magari di aborti selettivi e il carico psicologico: molte si sentono in colpa per aver dato via il bambino e non sempre la famiglia le supporta in questa scelta. Circa gli effetti di questa scelta sui bambini invece, uno studio inglese del 2011 ha visto che i bambini di 7-10 anni, che già sapevano di essere figli di madre surrogata, erano indifferenti o avevano un atteggiamento positivo, grati del fatto che la loro madre fosse stata aiutata.
Fonte http://www.online-news.it/2016/04/08/trenta-anni-fa-la-prima-nata-da-procreazione-medicalmente-assistita-e-utero-in-affitto/#.VxRZBtSLRH0

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