mercoledì 13 aprile 2016

Rosolia: contagio, incubazione, cura e rischi in gravidanza

Come si cura la rosolia in gravidanza

      La rosolia è una di quelle malattie che destano preoccupazione nelle mamme, sia se le stesse sono in attesa, sia quando il bambino è troppo piccolo.
È infettiva ed è causata dal virus del genere rubivirus. In genere si contrae in età infantile, tra i 5 e i 14 anni, ma è possibile anche esserne colpiti durante l’età adulta. Il problema sussiste qualora fosse una donna in gravidanza a contrarre la rosolia./pictures/20150424/rosolia-contagio-incubazione-cura-e-rischi-in-gravidanza-3673828218[2676]x[1115]780x325.jpeg

      In tal caso la malattia potrebbe comportare gravi danni al feto – soprattutto nelle prime settimane, aborto spontaneo e morte intrauterina, oppure causare la nascita di feti privi di vita o con difetti congeniti.
      È  possibile valutare l’immunità della mamma con il rubeotest che verifica la presenza o meno della stessa.
La rosolia nel bambino è considerata come una semplice malattia dalla quale si esce nel giro di qualche giorno e lasciando che la stessa faccia il suo decorso.
      Può essere prevenuta con un vaccino, non obbligatorio, che viene chiamato trivalente perché contro morbillo, rosolia e parotite. Rispetto al morbillo è una malattia che comporta uno stato di malessere molto più lieve e, a fare la differenza, è anche l’assenza di tosse o rinite. Potrebbe comparire anche la febbre, ma lieve.

I sintomi della rosolia

      È possibile contrarre la rosolia una sola volta nella vita, come per il morbillo o la varicella e, al quel punto, si diventa immuni.
      In genere, i primi segnali sono lieve febbre, rigonfiamento doloroso delle linfoghiandole situate dietro il collo, con eruzione cutanea rossastra diffusa sulla pelle che dura poco tempo. L’esantema è simile a quello del morbillo, ma è meno evidente, più leggero. Si diffonde partendo dal viso, poi interessa il collo sino ad invadere anche il tronco, braccia e gambe. Anche la lingua rimane interessata dalla presenza dell’esantema che dapprima comincia a svilupparsi con macchioline rosse che si fondono sino a diventare una intera.

Il contagio della rosolia

      Si trasmette tramite le goccioline respiratorie presenti nell’aria e che si disperdono attraverso uno starnuto o venendo a contatto con le secrezioni provenienti da naso e bocca del soggetto infetto. Il periodo di incubazione va dalle 2 alle 3 settimane prima della comparsa dei primi sintomi ed il soggetto è da ritenersi capace di trasmettere la malattia, dalla settimana precedente la comparsa dell’eruzione rossastra sulla pelle, sino a circa 4 giorni successivi al verificarsi del fenomeno.
      Quando ci troviamo di fronte ad un neonato affetto da sindrome congenita – che ha contratto la malattia in gravidanza – egli diventa un soggetto infetto per lunghi periodi. In tal caso, infatti, il virus può essere trasmesso anche due mesi dopo la nascita o, addirittura, anche dopo più di un anno.

Come curare la rosolia

      Come spiega l'Istituto superiore di sanità come le altre malattie esantematiche, anche la rosolia non presenta una cura specifica, né esistono farmaci mirati al problema. Bisogna aspettare che la malattia faccia il suo corso, al massimo, qualora si verificasse la presenza di febbre alta – caso eccezionale perché la rosolia comporta solo febbre lieve – abbassarla con l’utilizzo del paracetamolo.Ovviamente è bene chiedere sempre il parere del ginecologo

Il vaccino contro la rosolia

      Come specificato, esiste il vaccino  trivalente contro morbillo-rosolia-paraotite che serve come cura preventiva per combattere la malattia. Le dosi consigliate sono: una tra i 12 e i 15 mesi e l’altra dose di richiamo verso i 5-6 anni

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