domenica 24 aprile 2016

Il riposo dopo il transfer...serve davvero?

Una delle domande che più spesso viene posta dalle donne che hanno eseguito il transfer degli embrioni in utero a conclusione di un ciclo di fecondazione in vitro é "ma ora cosa devo fare, come mi devo comportare?". Oppure, nei casi di fallimento, quante volte ci sentiamo chiedere "ma ho fatto qualcosa che non dovevo fare? Non sono stata abbastanza ferma?".Il comportamento da tenere dopo aver effettuato il trasferimento in utero degli embrioni é uno degli aspetti più controversi e le indicazioni che vengono poste dai centri al riguardo sono le più varie, ma in linea di massima per lo più orientate a raccomandare uno stile di vita piuttosto tranquillo anche se non mancano indicazioni più o meno estreme con raccomandazioni ad un riposo pressoché assoluto.Questo orientamento "cautelativo" non trova però riscontro nei dati attualmente presenti in letteratura, sia per quanto riguarda il riposo nell'immediato post-transfer che per quanto riguarda il comportamento nei giorni successivi in attesa dell'esito della procedura.

Subito dopo il transfer embrionario una delle maggiori paure é che un qualsiasi movimento possa portare all'espulsione degli embrioni per cui, in genere, le pazienti vengono mantenute in posizione sdraiata per un periodo variabile da qualche minuto a circa un'ora. Uno studio pubblicato nel 1998 da Sharif e coll. (1) ha analizzato l'influenza del mancato riposo sia subito dopo il transfer che nei giorni successivi in 1091 cicli di fecondazione in vitro. In pratica subito dopo il transfer le pazienti venivano fatte alzare, invitate a svuotare la vescica e dimesse invitandole peraltro a proseguire le loro normali attività nei giorni successivi. Le percentuali di gravidanza ottenute in queste pazienti sono quindi state confrontate con quelle riportate dal registro tenuto dalla Human Fertilization and Embriology Authority (HFEA) in 19.697 cicli eseguiti in un anno in Inghilterra. Le percentuali di gravidanza clinica per transfer e per ciclo nelle pazienti oggetto dello studio é stata rispettivamente pari al 37,8% ed al 30%. 

Tali percentuali sono risultate comparabili, ed anzi più elevate, rispetto a quelle riferite dalla HFEA che riportatava una percentuale di gravidanze cliniche per transfer del 22,9% e per ciclo del 18,9 %.Un ulteriore studio pubblicato nel 2005 (2), focalizzato sugli eventuali effetti della mobilizzazione immediata subito dopo il transfer degli embrioni non ha evidenziato differenze statisticamente significative in termini di percentuali di gravidanza ottenute, riportando una percentuale di gravidanza pari al 24,55% nelle pazienti che si sono mobilizzate subito dopo il transfer e pari al 21,34% nelle pazienti che sono rimaste sdraiate per un'ora dopo il transfer. 

Un'ulteriore conferma dell'assenza di effetti negativi dell'immediata mobilizzazione é emersa dallo studio di Purcell e coll. (3) pubblicato nel 2007. In questo studio gli Autori hanno valutato le differenze in termini di gravidanza tra un gruppo di 82 pazienti che sono state mantenute in posizione sdraiata per 30 minuti dopo il transfer degli embrioni ed un analogo gruppo di 82 pazienti che invece si sono alzate e sono state subito dimesse dopo il transfer. Anche in questo caso non é stata evidenziata alcuna differenza tra i due gruppi ottenendo percentuali di gravidanza del tutto sovrapponibili (in entrambi i casi pari al 50%) e, limitando l'analisi alle sole pazienti al loro primo tentativo, ottenendo percentuali di gravidanza pari al 49% nelle pazienti che erano rimaste sdraiate e pari al 53,9% in quelle che invece si erano alzate subito dopo il transfer.Infine un recente studio di Kucuk e coll. (4) ha analizzato l'influenza dell'attività fisica svolta sia prima che durante i trattamenti di fecondazione in vitro in termini di impatto sul tasso di impianto degli embrioni e di percentuale di gravidanze evolutive portate a termine. In questo studio il grado di attività fisica svolto é stato valutato mediante un questionario, compilato dalle pazienti all'inizio del trattamento e sette giorni dopo il transfer, in cui venivano richieste informazioni sul tipo e sull’entità di attività fisica eseguita (camminare, lavorare a casa o in ufficio, tipo del lavoro svolto etc.). Sulla base di questo questionario le pazienti sono quindi state suddivise in gruppi in rapporto al grado di attività fisica svolto (lieve, moderata, intensa).  

Nessuna delle pazienti che hanno partecipato allo studio ha svolto un’attività fisica di tipo intenso per cui tutte rientravano nel gruppo ad attività fisica lieve o moderata. Il tasso di gravidanze a termine nelle pazienti che avevano eseguito attività fisica moderata è risultato pari al 47,6% contro solo il 22,1% nelle pazienti che invece avevano ridotto la loro attività. Analogamente anche il tasso di impianto embrionale è risultato significativamente più elevato nelle pazienti che avevano eseguito attività fisica moderata con una percentuale pari al 29,6% rispetto al 19,4% delle pazienti che avevano eseguito attività fisica lieve. Pertanto da questo studio si evidenzia, non solo l’assenza totale di effetti negativi dell’attività fisica, ma addirittura la presenza di un qualche effetto positivo della stessa.In conclusione gli studi al momento presenti in letteratura, seppur limitati, indicano chiaramente come, sia il mantenimento della posizione sdraiata nell'immediato post-transfer che il riposo nei giorni successivi, non abbiano alcuna utilità ai fini dell'esito della procedura. Inoltre il recente studio di Kucuk e coll. fornisce indicazioni di migliori risultati nelle pazienti che hanno normalmente proseguito la loro attività, cosa che potrebbe, anche a detta degli autori, porsi in correlazione con un minor grado di stress vissuto da queste donne. Sulla base di questi elementi appare quindi auspicabile a mio avviso uno sforzo da parte di noi medici al fine di informare e supportare correttamente la donna ed aiutarla così ad affrontare con maggior tranquillità il percorso della procreazione assistita, allontanando per quanto possibile le ansie, le paure o i sensi di colpa che purtroppo in molti casi tendono a prendere il sopravvento.

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