“In base al Testo Unico sulla maternità e paternità, questi certificati devono essere inviati all’INPS direttamente dal medico del Servizio Sanitario Nazionale, esclusivamente per via telematica, utilizzando il medesimo sistema di trasmissione delle certificazioni di malattia” – si legge nel parere – “Lo schema di decreto sottoposto all’Autorità, che ha già recepito molte delle indicazioni fornite dall’Ufficio del Garante nel corso di incontri avuti con le amministrazioni interessate, presenta, tuttavia, ancora dei profili che devono essere ulteriormente perfezionati”.
Dunque, secondo l’Authority lo schema va integrato “prevedendo che l’invio telematico dei certificati, come stabilito dalla normativa, non sia automatico, ma avvenga su richiesta della lavoratrice per consentirle di potersi avvalere dei diritti che l’ordinamento le riconosce (interruzione della gravidanza, non riconoscimento del figlio, parto in anonimato). Occorre, infatti, scongiurare il rischio che si instauri la prassi dell’invio automatico dei certificati senza verificare che la donna sia una lavoratrice e che voglia avvalersi dei benefici erogati dall’Inps”.
Ancora, il Garante richiede che nello schema “deve essere inserita una specifica disposizione che preveda l’adozione di idonee misure di sicurezza a protezione dei dati. Particolare attenzione poi, deve essere, riservata ai dati che, in base alla normativa di settore o ai principi del Codice privacy, possono essere inclusi nei certificati. Nello schema vanno quindi evitate le diciture che possono risultare generiche o ambigue, o che possono arrecare lesioni alla riservatezza delle lavoratrici”.
Fonte http://www.mammeoggi.it/donne-garante-riservatezza/11616/
Dunque, secondo l’Authority lo schema va integrato “prevedendo che l’invio telematico dei certificati, come stabilito dalla normativa, non sia automatico, ma avvenga su richiesta della lavoratrice per consentirle di potersi avvalere dei diritti che l’ordinamento le riconosce (interruzione della gravidanza, non riconoscimento del figlio, parto in anonimato). Occorre, infatti, scongiurare il rischio che si instauri la prassi dell’invio automatico dei certificati senza verificare che la donna sia una lavoratrice e che voglia avvalersi dei benefici erogati dall’Inps”.
Ancora, il Garante richiede che nello schema “deve essere inserita una specifica disposizione che preveda l’adozione di idonee misure di sicurezza a protezione dei dati. Particolare attenzione poi, deve essere, riservata ai dati che, in base alla normativa di settore o ai principi del Codice privacy, possono essere inclusi nei certificati. Nello schema vanno quindi evitate le diciture che possono risultare generiche o ambigue, o che possono arrecare lesioni alla riservatezza delle lavoratrici”.
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