sabato 26 settembre 2015

Venire al mondo

        “Ma cosa significa in realtà nascere? (…) Egli se ne sta come sospeso in un ambiente liquido, senza fatica, immerso in un mondo ovattato e tiepido, privo di luce e quasi totalmente silenzioso. Non ha bisogno di respirare, di mangiare, né di digerire (…) poi all’improvviso qualcosa si mette in moto e una specie di cataclisma scuote dalle fondamenta quell’universo di pace: con frequenza sempre maggiore le pareti dell’utero si serrano addosso al bambino spingendolo verso un impervio e stretto passaggio che faticosamente si apre davanti a lui. Tutta la testa è profondamente incuneata in quella sorta di corridoio, compressa da ogni lato, sempre spinta in avanti, per un tempo lungo ore e ore, a volte anche giorni interi. Intanto l’ossigeno che arriva dal cordone ombelicale diminuisce e comincia a manifestarsi una certa asfissia: il suo piccolo corpo viene schiacciato, le membra distorte, il tronco imprigionato sempre più strettamente. Poi di colpo viene proiettato nel nuovo mondo. (…) luci violente, rumori crudi e sconcertanti, superfici dure, aspre, fredde, in un’atmosfera che è di almeno quindici gradi inferiore a quella del suo nido liquido appena abbandonato. La fame di ossigeno è diventata insostenibile, l’asfissia lo soffoca. Egli deve respirare e con il suo primo respiro emette il suo primo suono, il grido della nascita che per i medici e per la mamma è il suo grido di vita”.        
        
         Così il pediatra Marcello Bernardi descrive cos’è la nascita dal punto di vista del bambino. Ciò che per le mamme è un evento carico di aspettativa, di gioia e di timore, per il neonato è un cambiamento epocale, sconvolgente, carico di angoscia.

         Non che nascere con un parto cesareo sia diverso. Il passaggio repentino e inaspettato da una culla ovattata e rassicurante a un improvviso mondo freddo, rumoroso e accecante è un’esperienza ugualmente scioccante, forse la più terrorizzante della sua vita tanto che verrà dimenticata.
         Quando il bambino viene alla luce viene messo sul seno della mamma per poter sentire per qualche istante il suo odore, il calore della sua pelle, il battito del suo cuore. E ricevere una seppur minimarassicurazione.
         Entro cinque minuti dalla nascita, viene sottoposto a un rapido esame per valutare il cosiddettoPunteggio di Apgar. E’ un metodo inventato nel 1952 per valutare lo stato di salute del neonatoattraverso un punteggio (da 0 a 2) assegnato a ciascuno di cinque parametri vitali fondamentali:
  • Frequenza cardiaca
  • Attività respiratoria
  • Reazione agli stimoli
  • Tono muscolare
  • Colore della pelle
         Un Apgar 10 (cioè 2 punti assegnati a ciascun parametro) è segno che il neonato sta bene, il suo cervello è ben ossigenato e la respirazione è nella norma.
         Dopodiché gli vengono iniettate alcune gocce di collirio antibiotico per prevenire eventuali infezioni batteriche contratte durante il suo passaggio nel canale vaginale, riceve una piccola dose di vitamina K e infine viene lavato, pesato e misurato.
A quel punto viene portato nella camera dalla mamma.

Fonte http://www.paginemamma.it/it/574/parto-e-nascita/nascere/detail_138100_venire-al-mondo.aspx?c1=60&c3=8470

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