1. Nanna: così è sicura
Quando sono diventati genitori, negli anni Settanta-Ottanta, la raccomandazione che i nonni hanno ricevuto era quella di posare il bimbo nella culla in posizione prona, ovvero a pancia in giù, perché non rischiasse di soffocare in caso di rigurgito. Oggi, invece, grazie a numerosi studi, sappiamo che la posizione più sicura per prevenire la SIDS (Sudden Infant Death Syndrome), ovvero la sindrome della morte improvvisa del lattante, è quella supina, con il bebè sdraiato sulla schiena, non sulla pancia e non sul fianco. L’altra raccomandazione è quella di non fumare, perché il fumo dei genitori in gravidanza e dopo la nascita aumenta il rischio di SIDS. Importante, infine, evitare di coprire troppo il piccolo e mantenere la temperatura del locale in cui dorme intorno ai 20°.
2. Poppate al seno, sempre a richiesta
Le nonne del duemila sono diventate madri durante il boom del biberon, quando non si era ancora consapevoli dell’importanza del latte materno per la salute del bambino e non si conosceva bene la fisiologia dell’allattamento. “In quel periodovenivano date indicazioni scorrette ai genitori, per cui molti allattamenti si concludevano precocemente o non partivano neppure”, spiega la pediatra Antonia Bollina, che si è occupata della supervisione scientifica del volume“Neononni è facile!”. “Se infatti alle mamme viene suggerito di allattare ogni tre ore e di staccare il bimbo che sta ancora poppando dopo pochi minuti – quando ha assunto un latte dissetante e ricco di zuccheri, ma non quello più ricco di grassi e proteine della seconda parte della poppata – il seno non viene adeguatamente stimolato e raramente può produrre latte a sufficienza per coprire il fabbisogno di un bimbo che cresce. Inoltre, nel corso della giornata, il bebè non ha la possibilità di assumere tutto il latte che gli serve”. Oggi le poppate avvengono a richiesta, ovvero seguendo i segnali del bambino. Nelle prime settimane di vita, possono quindi essere molto numerose (8-10 o più nell’arco delle 24 ore), e ciò non significa che la mamma non produca latte a sufficienza, anzi! “La lattazione si basa su un meccanismo di domanda e offerta”, rassicura l’esperta. “Più il bimbo succhia e più latte viene prodotto”.
3. Pappa, meno tabelle più relax
Anche le regole per lo svezzamento sono cambiate rispetto al passato. Innanzitutto, i primi assaggi non avvengono più al quarto mese (o addirittura al terzo!), ma l’indicazione è di allattare in modo esclusivo fino al sesto mese. È intorno a questa data che la dieta del piccolo si arricchisce gradualmente, grazie all’introduzione dei primi cibi solidi. “In questa fase è molto importante l’atteggiamento degli adulti: per il bimbo lo svezzamento può rappresentare una piacevole avventura se viene accompagnano alla scoperta di nuovi sapori e consistenze con serenità e senza fretta”, commenta la pediatra. Ecco perché è importante rispettare i tempi del bambino, senza preoccuparsi e senza insistere, se inizialmente non gradisce la novità o se accetta solo pochi assaggi. Un approccio più flessibile è supportato anche dalle nuove indicazioni in materia di svezzamento che hanno mandato in pensione schemi e tabelle: si è visto infatti che la consuetudine di offrire un nuovo cibo alla volta, seguendo un rigido calendario (ad esempio, posticipando l’introduzione del glutine e di alimenti ritenuti potenzialmente allergizzanti quali pomodoro, uovo e pesce) non è realmente necessaria e non garantisce una maggior difesa nei confronti delle allergie alimentari. Un aiuto, per proteggere il piccolo da eventuali reazioni allergiche, viene proprio dall’allattamento che aiuta il sistema immunitario a modulare meglio le sue risposte, facilitando la tolleranza.
4. Le coccole non sono vizi
In passato si usava dire che piangere fa bene ai polmoni e alle mamme veniva spesso suggerito di insegnare al proprio piccolo a stare nella culla per non viziarlo. In realtà, la convinzione che rispondere prontamente al pianto del bebè, cullarlo, tenerlo in braccio, allattarlo spesso siano atteggiamenti che possono “viziare” il piccolo non è supportata da alcuna evidenza scientifica. Piuttosto è vero il contrario, perché diversi studi hanno dimostrato che la rassicurazione e le coccole rispondono a un’esigenza fisiologica del neonato. “Per nove mesi, ovvero per tutta la sua vita, il bimbo, è stato contenuto e cullato nel grembo della sua mamma”, commenta Giorgia Cozza. “Dopo la nascita, catapultato in un mondo dove tutto è nuovo e sconosciuto, la mamma, il suo abbraccio, la sua voce, il battito del suo cuore sono il porto sicuro dove il bambino torna a sentirsi protetto e felice”. E non è tutto. Si è visto che le coccole ricevute nei primi anni di vita, lo aiutano a crescere più sereno e sicuro di sé.
5. Alle neomamme serve sostegno, anche emotivo
I nonni sono le persone più vicine ai genitori. Il loro affetto e il loro sostegno può aiutarli ad affrontare con maggior sicurezza il passaggio epocale da figli a genitori.“Il ruolo dei nonni è quello di esserci, di porsi al fianco della neofamiglia come presenze discrete e rispettose, pronte a offrire il proprio supporto in caso di bisogno”, scrive Giorgia Cozza nel volume dedicato ai nonni. “Nei primi tempi successivi alla nascita, la neomamma è completamente assorbita dal suo bebè, occuparsi di un neonato è un impegno a tempo pieno! Ecco perché una teglia di lasagne o una porzione di arrosto, la spesa fatta, un aiuto per riordinare la casa possono fare la differenza. E in molti casi il sostegno di cui ha bisogno la neomamma è quello emotivo: i nonni, che le ricordano che è una mamma molto in gamba e la incoraggiano a fidarsi di se stessa e delle proprie potenzialità di accudire, nutrire e crescere al meglio il suo piccino, rappresentano il miglior antidoto per qualunque dubbio, ansia e incertezza”.
Fonte http://www.quimamme.it/io-e-il-mio-bambino/2015/08/26/nonni-aggiornati-in-5-lezioni/
Nessun commento:
Posta un commento