C’è sempre un coinvolgimento di tre parti. Lui, lei e un altro: una coppia e un gamete di un donatore maschile o, nella maggior parte dei casi, femminile. C’è un commercio di ovuli e spermatozoi. C’è la ricerca di affinità somatiche (per genitori biondi si trovano gameti da donatori biondi) ma la differenza con la surrogata è che a portare avanti la gravidanza è un membro della coppia. Questo fattore, secondo alcuni, garantisce che, nonostante la presenza di cromosomi esterni alla coppia, ci sia un coinvolgimento corporale che svii il “problema” di un genitore non biologico.
Fino al 2004 la pratica, in Italia, era legale, come nella maggior parte dei Paesi europei. Con l’introduzione della legge 40, è stato vietato il ricorso all’eterologa perché considerata come “preludio di pratiche eugenetiche”. Gli italiani, nel 2005, sono stati chiamati alle urne, su iniziativa dei radicali, per decidere se abrogare il divieto. Niente quorum, niente eterologa. Ma il problema si aggirava prendendo un volo e andando in Spagna. Nel 2014 la Corte costituzionale ha emanato una sentenza che ha dichiarato incostituzionale il divieto all’eterologa, ma il 75% delle coppie che ricorre a questa forma di fecondazione assistita continua ad andare all’estero. Perché?
LA (META) ETEROLOGA A METÀ
La legge italiana vieta di pagare chi dona ovuli o spermatozoi: “Il problema si risolve, in parte, attraverso una cooperazione con centri esteri importando gameti congelati provenienti da centri europei (soprattutto spagnoli)”, spiega Alberto Vaiarelli, ginecologo specialista in infertilità di coppia. “Mi è capitato una sola volta di avere una paziente che volesse donare ovuli. Ma è impensabile che una donna sostenga tutte le spese di donazione gratis. Le punture, la stimolazione, l’intervento chirurgico, l’assenza da lavoro per due settimane. Il risultato è che per evitare di creare un commercio di soldi sui gameti, considerato moralmente inaccettabile, la domanda venga soddisfatta con la creazione di altri due mercati: quello dei gameti congelati provenienti dall’estero e quello del turismo riproduttivo”.
Un po’ come approvare una legge che autorizzi la coltivazione di pomodori ogm che sopravvivono in terre aride, ma vietare la vendita dei semi ogm. “Se non abbiamo la materia prima da impiantare nell’utero della donna, in molti casi siamo costretti a consigliare di andare all’estero, come fanno circa 10.000 coppie l’anno”, chiosa il dottor Vaiarelli.
Compri un biglietto per la Spagna – meta preferita per vicinanza linguistica e geografica – evitando le lunghe file di attesa italiane. I centri scelgono per te ovuli esteticamente affini provenienti da donne pagate 1.500 euro (2.000 in Belgio). Paghi sui 7.000 euro e speri che la gravidanza vada a buon fine.
L’ETEROLOGA GAY
“In Italia l’eterologa per coppie gay è vietata perché – osserva il ginecologo – la tecnica è riservata esclusivamente alle coppie eterosessuali con dimostrazione di assoluta infertilità. Se una donna è lesbica, allora non può accedervi. Anche in quei casi consigliamo di andare all’estero dove la donna, anche se fertile, può usufruire della donazione di spermatozoi”. Aereo, 7.000 euro, speranza, attesa. “Le donne vanno nei centri dove si sentono più a loro agio. Per esempio esiste un centro di inseminazione, in Norvegia, dove lavorano solamente lesbiche: infermiere, ginecologhe, segretarie. Le donne lesbiche, lì, si sentono capite e non imbarazzate”.
E gli omosessuali? “Le coppie gay composte da due uomini, se ricchi, possono ricorrere all’utero in affitto, arrivando a pagare anche 200.000 mila euro”, una vera boutique dell’utero in affitto, come ha scritto Rossana Miranda. Ma rispetto ai 100 – 170.000 di cui Formiche.net aveva parlato, il prezzo cresce perché, spiega il ginecologo, “chi lo ha detto che l’ovulo sia della donna che presta l’utero?”. Quattro persone: gli affittuari, la locatrice e chi produce le chiavi per aprire casa. Un condominio affollato.
Fonte http://formiche.net/2016/03/05/eterologa-utero-in-affitto-legge-40-referendum/
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