mercoledì 23 settembre 2020

NASCITE: COSA È SUCCESSO NEGLI ULTIMI 50 ANNI

 Nell’arco di mezzo secolo, la fertilità maschile nel mondo si è ridotta di circa il 50%. Il passare del tempo ha generato una diminuzione di natalità anche in Paesi notoriamente sovrappopolati, come l’India e i Paesi dell’America Latina. La causa di questo drastico calo è attribuibile principalmente alla diffusione di patologie comuni della sfera riproduttiva, come il varicocele, e a malattie meno conosciute, come l’orchite, i disordini endocrini e le patologie genetiche cromosomiche. Nelle donne, i principali problemi d’infertilità riguardano invece ostruzioni e disfunzioni tubariche, turbe ovulatorie, endometriosi, malformazioni uterine, ridotta riserva ovarica e poliabortività.

L’origine di queste patologie può essere infiammatoria, ovvero determinata da malattie sessualmente trasmissibili, problematiche ormonali e malformative, oppure legata allo stile di vita e all’ambiente, tra cui spiccano l’età avanzata in cui una coppia decide di avere un figlio, le condizioni di stress, le alterazioni del ritmo sonno-veglia, i fattori di inquinamento ambientale e alimentare, le abitudini scorrette, l'abuso di alcool, il fumo e l'uso di droghe.

Oggi, però, «il punto non è semplicemente l’infertilità, quanto il fatto di poter avere un figlio sano», commenta la ginecologa Daniela Galliano, direttrice della sede romana dell’Istituto Valenciano per l’Infertilità, clinica internazionale all’avanguardia sul fronte delle tecniche per la procreazione assistita. «Sappiamo che, in una donna, l’età avanzata influenza la qualità degli ovuli, la loro quantità (la cosiddetta riserva ovarica) e può favorire l’aumento di cromopatie, ovvero di anomalie cromosomiche». Fondamentale diventa pertanto la diagnosi preimpianto, un’analisi che consente di esaminare gli embrioni ottenuti dalla fecondazione assistita - prima del loro trasferimento nell’utero - sia dal punto di vista morfologico sia del corredo genetico; «in questo senso, tale diagnosi può essere intesa come una sorta di medicina preventiva», precisa la dottoressa Galliano.

L’abitudine sempre più diffusa in Occidente di posticipare la gravidanza dopo i 30 e i 40 anni, per ragioni personali o di lavoro, può rivelarsi quindi estremamente penalizzante in termini di riproduttività.

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