martedì 15 settembre 2020

Cosa prevede un percorso di procreazione assistita?

 Un percorso di procreazione medicalmente assistita (PMA) inizia sempre con una prima visita realizzata da un ginecologo specialista in medicina della riproduzione. Durante questo primo incontro vengono visionate le indagini realizzate in passato (se presenti) e le più importanti vengono informatizzate; successivamente il medico realizza un’anamnesi generale e riproduttiva accurata (salute familiare e della coppia, uso di farmaci, allergie a farmaci, caratteristiche del ciclo mestruale, ecc); la donna è sottoposta poi a visita con ecografia, durante la quale vengono valutate le ovaie e l’utero.

Come risultanza delle analisi visionate, dell’anamnesi e della visita, lo specialista richiederà una serie di analisi ematiche e strumentali per inquadrare il caso nel migliore nei modi.

Pertanto, terminata la prima visita inizia la fase diagnostica che ha lo scopo di trovare eventuali cause dell’infertilità di coppia.

Le prove diagnostiche di primo livello (esami prescritti a tutte le coppie con problemi di fertilità) richieste hanno come scopo quello di valutare la riserva ovarica della paziente (conteggio dei follicoli antrali “AFC”, ormone antimulleriano, FSH, estradiolo), lo stato delle tube (isterosalpingografia o sonoisterosalpinografia), il seme (spermiogramma) e una serie di esami ematochimici di base (funzionalità tiroidea, emocromo, marcatori infettivologici, ecc).

Esistono poi una serie di esami di secondo livello che vanno richiesti in presenza di condizioni specifiche (isteroscopia, laparoscopia, test frammentazione del DNA spermatico, ecc). Terminata la fase diagnostica viene prospettata alla coppia il miglior trattamento per il caso specifico (Fase di trattamento).

I trattamenti di PMA si dividono basicamente in due livelli; tecniche di Iº livello o a bassa tecnologia come l’inseminazione intrauterina (IUI) nel quale la fecondazione dell’ovocita avviene nel corpo della donna e tecniche di IIº livello o a elevata tecnologia come la Fecondazione In Vitro (FIV), con trasferimento di embrione (FIVET) e la ICSI (iniezione intracitoplasmatica dello spermatozoo), nel quale la fecondazione avviene all’esterno del corpo della donna ossia in laboratorio (in Vitro).

Esistono anche procedure di IIIº livello che risultano più complesse da un punto di vista chirurgico ma in completo disuso come la GIFT, ZIFT e TET.

È da rimarcare in tutti i modi che a volte la risoluzione chirurgica di una problematica uterina (polipo, mioma, ecc), il ripristino dell’ovulazione in donne anovulatorie (induzione dell’ovulazione con rapporti mirati) o il miglioramento di alcune condizioni metaboliche (ipotiroidismo, insulino-resistenza) può portare alla gravidanza senza la realizzazione di tecniche di PMA.

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