mercoledì 23 settembre 2020

In caso di endometriosi la possibilità di successo della PMA diminuisce?

 L’endometriosi è una condizione ginecologica in cui il tessuto endometriale (endometrio), che forma il rivestimento uterino, cresce in organi diversi dall’utero. Gli impianti endometriosici possono crescere ovunque nella cavità pelvica, compresi gli organi riproduttivi e intorno a essi. Possono anche talvolta formarsi al di fuori della cavità pelvica, nell’intestino, nell’appendice e nel retto.

La ricerca sostiene che tra il 30% e il 50% delle donne con diagnosi di endometriosi lottano anche con l’infertilità. La probabilità di una donna con endometriosi non trattata di concepire ogni mese è solo del 2-10%, rispetto al 15% -20% della popolazione generale.

Le procedure di PMA di II livello (FIVET, ICSI) offrono una valida opzione per ottenere una gravidanza in queste pazienti.

L’impatto dell’endometriosi sulle percentuali di successo delle tecniche di PMA è controverso. In uno studio retrospettivo dell’ASRM (American Society of Reproductive Medicine), condotto su 2.245 pazienti con diversi stadi della malattia, è stato dimostrato che per gli stadi I-II è stata osservata una riduzione del tasso di fertilizzazione, e per gli stadi III-IV si è evidenziato una maggiore quantità di farmaco per la stimolazione con un minor numero di ovociti ottenuti.

In termini di neonati vivi, non ci sono state differenze significative fra donne con e senza endometriosi, eccezion fatta per quelle con stadi avanzati ed endometriomi ovarici,  in cui le percentuali di successo erano significativamente più basse. Tuttavia l’iperstimolazione ovarica controllata seguita da fecondazione in vitro o inseminazione intrauterina è stata dimostrata in studi randomizzati e controllati essere più efficace del concepimento spontaneo per le donne con endometriosi.

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