giovedì 23 luglio 2015

Lei incinta, io no. Come superarlo?

         Mi è capitato di conoscere donne che hanno intrapreso il percorso della procreazione medicalmente assistita insieme ad una sorella o ad una cara amica, magari perché entrambe con la stessa difficoltà a procreare, condividendo gli stessi centri, le stesse fasi, l’identico iter e che, alla delusione di una delle due, si sia invece contrapposta la gioia dell’altra.

         Questo tipo di esperienze porta a dover gestire sia il fallimento per l’esito negativo del tentativo di fecondazione sia un sentimento di rabbia ed invidia nei confronti della compagna di viaggio e magari di vita.
         Il dolore provato è spesso acuito dal fatto che la persona per cui si prova rancore è proprio una sorella, o l’amica di infanzia, una cognata, una persona comunque vicina, verso la quale non ci sarebbe mai sognato di provare un sentimento malevolo.
         E per quanto ci si sforzi, per quanto ci si alleni a far sorrisi finti, proprio non si riesce a gioire per la lieta notizia dell’altra.
         Nel caso in cui siano coinvolte due sorelle, spesso, la famiglia d’origine sottovaluta il dolore dell’una rispetto alla gioia dell’altra e questo acuisce la sofferenza della persona coinvolta.
         Oppure, semplicemente perché incapace, la famiglia sbaglia approccio, evitando di chiedere cosa realmente prova e cosa senta. E non c’è niente che causi sofferenza come il sentirsi a disagio nella propria famiglia, proprio quando, il supporto dei propri parenti dovrebbe alleviare il dispiacere per il fallimento.
         E al dolore si aggiunge dolore; si mescolano sentimenti contrastanti, si aggrovigliano emozioni ingigantite da aspetti consanguinei.
         Non c’è ricetta che indichi come uscirne, né vademecum che possa aiutare a sbrogliare la matassa di questi sentimenti.
         sostegno psicologico, magari organizzato sulla base di incontri con altre coppie che vivono lo stesso problema. Un confronto che insegni a condividere il peso del dolore che, se spartito, può risultare meno devastante.
Può però essere utile ricorrere ad un
Sull’autrice
Raffaella Clementi è autrice di ‘Lettera a un bambino che è nato‘, un libro-diario in cui racconta la sua esperienza personale di fecondazione assistita fino alla nascita del figlio.
Fonte http://mammenellarete.nostrofiglio.it/voglio-un-figlio/fecondazione-assistita/lei-incinta-io-no-come-superarlo

Nessun commento:

Posta un commento