giovedì 2 luglio 2015

Gravidanza: lavorare fa bene. Ma non bisogna esagerare

Essere in gravidanza non significa essere malate, ma richiede un po' di attenzione. Lavorare anche fino alle 36° settimana non ha un impatto negativo sulla salute generale del bebè ma bisogna evitare lavori fisicamente impegnativi, come per esempio stare in piedi otto ore al giorno, perché si rischia un rallentamento della crescita del feto

Essere in gravidanza non significa essere malate, ma richiede un po' di attenzione. È giusto continuare a lavorare e vivere normalmente, ma l’importante è non esagerare con fatica e stress. 

Cercate di evitare troppe ore in piedi

Secondo un recente studio condotto all’Università di Rotterdam, pubblicato sulla rivista Occupational and Enviromental Medicine, stare troppe ore in piedi e lavorare più di 40 ore a settimana, influirebbe negativamente sulla crescita intrauterina del feto, rallentandola.

Lo studio ha coinvolto 4.680 future mamme e ha mostrato come non siano tanto gli sforzi fisici o il sollevamento di pesi (non esagerati) a influire sulla crescita del piccolo, ma uno stress fisico e psicologico continuo, come appunto lavorare più di 40 ore settimanali o stare in piedi troppo a lungo.

La ricerca ha evidenziato come le donne che lavoravano più di 40 ore settimanali hanno dato alla luce bambini più piccoli rispetto a chi ne ha lavorava la metà. I piccoli comunque risultavano sani.

“Non è il lavoro in sé che nuoce. Anzi, le donne impegnate fuori casa tendono in generale ad avere meno complicazioni in gravidanza rispetto alle casalinghe: l’importante è prestare attenzione ai possibili fattori di rischio del proprio lavoro” – spiega Alex Burodorf, uno degli autori dello studio.
Lavorare fino alle 36° settimana dunque non ha un impatto negativo sulla salute generale del bebè (ovviamente se non esposto a sostanze tossiche e teratogene) e sull’aumento dell’incidenza di parti prematuri, anche in caso di un lavoro che prevede sollevamento di pesi non eccessivi. Tuttavia lavori fisicamente impegnativi come stare in piedi otto ore al giorno, può portare a un rallentamento nella crescita del bebè che alla nascita peserà circa due etti in meno con una circonferenza cranica di circa 1 cm inferiore rispetto alla media.
 
Si tenga conto peraltro che lasciare il lavoro troppo presto, può portare a ansia e depressione non soltanto alla futura mamma, ma anche ai colleghi che la devono sostituire.
Questo effetto prende il nome di stress da lavoro correlato e colpisce 1 lavoratore su 4.

Secondo le osservazioni dei Laboratori Fiaso (Federazione italiana delle aziende sanitarie e ospedaliere), questo effetto porta a maggiori errori e a un calo produttivo agendo negativamente sia sul benessere organizzativo dell’azienda che sulla neo mamma nella quale aumenta anche la preoccupazione della ricollocazione lavorativa post parto.




Fonte http://www.nostrofiglio.it/gravidanza/maternita-e-lavoro/gravidanza-lavorare-fa-bene-ma-non-bisogna-esagerare

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