domenica 5 luglio 2015

Ellen Pompeo: «Ho affittato un utero, e allora?» L'attrice parla per la prima volta della sua seconda maternità. E di che cosa ne sarà di lei, dopo le 11 stagioni in cui ha amato, sul set di Grey's Anatomy, Patrick Dempsey

Stella Luna non ha alcuna intenzione di mollare la presa. Stringe con tutta la forza che ha nelle sue piccole mani il copricostume che indossa la mamma, Ellen Pompeo. La tira a sé, detta i tempi, le si rivolge seria seria: «Andiamo a fare il bagno, dai. Basta lavorare». 

In effetti, il mare chiaro che si stende di fronte al La Plage Resort, all’Isola Bella, sarebbe da abbandono del cappuccino appena ordinato, dei fogli che abbiamo davanti, e di tutte queste parole. Che arrivano al Taormina Film Fest, e a chiusura della stagione più triste di Grey’s Anatomy (su FoxLife), in cui Ellen Pompeo, tra le attrici più pagate al mondo – Forbes parla di 350 mila dollari a episodio –, fa i conti con l’uscita di scena del suo amore Patrick Dempsey, morto in un incidente d’auto. «Ci siamo amati per undici stagioni. Non a tutti capita questa fortuna», ride giurando che nulla sa delle ragioni per cui si sia scelto di finirla anzitempo qui, e così. Scansando una delle versioni più accreditate sul web, che la vorrebbe parte in causa della storia come delatrice alla moglie di Dempsey, sua amica, di un presunto tradimento di lui durante le riprese. «La vita va avanti fuori da un set, figurarsi dentro. Io posso ben dirlo: ho perso mia madre Kathleen che non avevo neanche 5 anni, eppure sono qui». 
Il timore dei fan è che lascerà anche lei la serie. È fondato? «Ho il contratto per 12 stagioni, e sono legalmente obbligata a completarle, se non voglio incorrere in penali. Dopo non so come andrà». 
Nel 2005, quando iniziò a essere la dottoressa Grey, si era da poco fidanzata con il produttore discografico Chris Ivery, ora suo marito. Il giorno dei suoi 37 anni lui si presentò con un diamante da 3 carati e mezzo... 
«Ci siamo conosciuti oltre vent’anni fa attraverso amici comuni di Boston. L’ho rivisto otto anni dopo a Los Angeles, e da lì non ci siamo più lasciati: mi sostiene, mi dà la sicurezza di cui ho bisogno. Spesso il lavoro mi porta fuori anche 80 ore a settimana, capita sia molto stanca e lui, semplicemente, si prende cura di me. È un padre attento. E anche il mio migliore amico». 
Ha sempre desiderato avere figli? 
«Da ragazza facevo la babysitter, non pensavo ne avrei avuti di miei. La voglia è venuta con Chris. In qualunque modo poi arrivino – naturale, con la fecondazione, grazie all’adozione, per una benedizione – dove c’è il vero amore, politica e pregiudizio non dovrebbero avere voce in capitolo».
Dove c’è il vero amore, politica e pregiudizio non dovrebbero avere voce in capitolo.
Cinque anni dopo la nascita di Stella Luna, avete deciso di avere Sienna May con la maternità surrogata. Perché?
«Motivi di salute: venivo da un cesareo, e il medico si è raccomandato. Più si va avanti con l’età, più un intervento, anche piccolo, diventa pericoloso. A 44 anni, questo era il modo più sicuro per me per diventare di nuovo mamma. La chirurgia è come volare: nella maggior parte dei casi tutto fila liscio ma, potendo, eviti». 
È stata mai giudicata per questa scelta? «Sì, senza diritto. Sul privato nessuno dovrebbe mettere bocca. Per esempio io trovo assurdo che le donne si rifacciano il seno rischiando ogni volta di morire. Però se qualcuno la pensa diversamente è legittimo».
Lei è vicina alla fondazione Telethon e alla ricerca tanto da curare nella serie Tv un paziente con la terapia genica: sostiene che «la scienza è un miracolo».
«Perché dà la vita, allontana la morte. Io le sono grata non solo per mia figlia, ma anche per mio padre Joseph. Malato di cancro, ha vissuto molto più a lungo, 15 anni oltre le previsioni, grazie a un trapianto di cellule staminali».

Com’è stata l’esperienza dell’utero in affitto? 
«Fantastica. Sono donne generose, quelle che si prestano a un atto che immagino devastante. La mia per me è come Madre Teresa di Calcutta».
Ha rapporti con lei?
«Non ne parlo, per suo rispetto».
Come ha preparato sua figlia all’arrivo della secondogenita?
«Con una favola: che un angelo con ali invisibili si stava occupando della sorellina, e l’avrebbe portata presto a casa».
C’è mai stata differenza tra loro? «No. Dio mi ha mandato questa bambina e io l’ho ricevuta. Se non l’avessi voluta, non sarebbe arrivata tra le mie braccia. Sienna May è più grande di me, di noi. Appartiene all’universo».
Suo nonno era di Gesualdo, provincia di Avellino. C’è stata? 
«Nonostante mi capiti spesso di venire in Italia, a volte anche a Roma ospite di Maria De Filippi, questa è la mia prima volta al Sud. Ho però due mesi di vacanza, l’intenzione seria di staccare, e le piccole sono affascinate dall’archeologia, così mi avvicino alle mie radici. Portandole a Pompei».


Fonte http://www.vanityfair.it/people/mondo/15/07/03/ellen-pompeo-mamma-figlie-intervista-maternita-surrogata-foto

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