lunedì 17 agosto 2015

Se la gravidanza è a rischio

         In passato, in presenza di determinate patologie, avere un bebè era destinato a rimanere un sogno irrealizzabile. Oggi, per fortuna, non è più così: grazie ai progressi della medicina, sempre più spesso anche le donne con malattie gravi e complesse hanno la gioia di diventare mamme. Ma quando una gravidanza può essere considerata a rischio? Possiamo parlare di tre gruppi di patologie. Vediamoli insieme.

Tre gruppi da tenere d’occhio

  1. Il primo gruppo comprende le malattie croniche preesistenti alla gestazione, che possono subire un peggioramento con la gravidanza stessa o, in qualche modo, interferire con essa: malattie cardiovascolari, neurologiche, immunologiche come il lupus eritematoso, nefropatie e così via.
  2. Nel secondo gruppo rientrano tutte quelle patologie tipiche dell’attesa, che possono insorgere nel corso dei nove mesi, come l’ipertensione gestazionale o ildiabete gravidico.
  3. Il terzo gruppo, infine, è formato da patologie dello sviluppo del feto, come il ridotto accrescimento uterino.
         Un discorso a parte meritano le gravidanze gemellari, che oggi sono sempre più frequenti e che, pur non rientrando necessariamente in uno di questi gruppi, meritano di essere seguite con particolare attenzione dato l’elevato rischio di parto prematuro.

 Come viene seguita la futura mamma?

         I percorsi di accompagnamento della gravidanza si differenziano a seconda del tipo di patologia. È chiaro che per le donne che rientrano nel primo gruppo, e quindi già soffrono di malattie croniche di una certa gravità, tale percorso deve iniziare ancora prima del concepimento. La futura mamma sarà quindi affiancata dal ginecologo e dallo specialista che si occupa della patologia per pianificare attentamente la gravidanza, valutare la necessità di eventuali modifiche della terapia, prevedere possibili complicanze. In alcuni casi può essere opportuno un ricovero ospedaliero per un inquadramento più preciso della malattia o per la somministrazione di farmaci particolari.
         Oggi, praticamente tutte le divisioni di ostetricia delle grandi città hanno un Reparto di patologia della gravidanza più o meno strutturato, e se non un reparto interamente dedicato almeno un certo numero di letti per le gravidanze a rischio all’interno del reparto di ostetricia. E qui, la donna può avvalersi della consulenza di diversi specialisti contemporaneamente.

 In genere, basta il ginecologo

         E che cosa accade quando la malattia insorge durante i nove mesi? Le patologie tipiche della gravidanza vengono generalmente trattate dallo stesso ginecologo,  capita di rado che si debba avere il supporto di un altro specialista. Ci può essere però la necessità di effettuare controlli strumentali ed esami di laboratorio più di frequente e di avere l’esito subito: la futura mamma può allora fare riferimento a un ambulatorio di patologia della gravidanza.
         In tutti i casi, in particolare se l’attesa viene ritenuta a rischio a causa di una patologia fetale, è importante verificare che la struttura presso cui si intende farsi seguire sia dotata anche di un adeguato Reparto di neonatologia, in modo da poter far fronte a qualsiasi problematica dovesse insorgere dopo la nascita. La presenza di un chirurgo pediatra, per esempio diventa fondamentale qualora si presenti la necessità di un intervento nelle prime settimane di vita.

Serve sempre il cesareo?

         Non è così scontato che una gravidanza a rischio debba  concludersi con un parto cesareo. Anzi, per alcune patologie, come certe malattie cardiovascolari che espongono la donna al rischio di trombosi, il parto naturale è addirittura consigliabile. Poi, per una serie di motivi, i parti cesarei sono effettivamente più frequenti nelle donne con gravidanza a rischio, ad esempio nei casi di preeclampsia, di ridotto accrescimento del feto, nelle gravidanze gemellari. Ma la situazione va valutata attentamente, caso per caso.

Fonte http://www.dolceattesa.rcs.it/2013/04/se-la-gravidanza-e-a-rischio/

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