lunedì 17 agosto 2015

Genitori in 10 mosse


            Ecco dieci passi per arrivare pronti al primo “Uèèè” della piccola grande creatura che vi metterà alla prova nel mestiere più difficile ed entusiasmante di tutti: quello di genitore.
1 – Scegliete il momento giusto per dare la notizia al mondo            Scegliere è una parola grossa. Infatti, il momento in cui annunciare la lieta novella si situa in una finestra temporale alquanto ristretta. Nei primi tre mesi, meglio tenere la bocca chiusa. Nessun problema per il papà che, a parte qualche svagatezza di troppo, appare quello di sempre. Diversa la situazione della futura mamma che, proprio nel momento in cui vorrebbe mantenere un basso profilo, dà segnali inequivocabili della propria condizione. Tipo: vomitare sulle scarpe del capo o svenire alla vista della suocera. Ma ammettiamo di essere riusciti a conservare il segreto nel periodo tabù. A questo punto, sbrigatevi a dare la notizia. O l’incipiente pancetta rovinerà l’effetto sorpresa.            Importante rispettare le gerarchie, avvisando i parenti in ordine di prossimità e avvertire le due famiglie nell’ambito dello stesso weekend. Meglio dare la notizia di persona e in un evento conviviale. Occhio a non dimenticare nessuno. E a non fare promesse che non siete sicuri di voler mantenere. Tipo: “Papà, se è un maschietto lo chiameremo come te”.

2 – Per lei: non farti sopraffare dai racconti di parenti e amiche            All’inizio di ogni gravidanza, il consulto con la propria squadra di opinion leader al femminile è inevitabile. Peccato, però, che l’attesa susciti spesso lunghi racconti pieni di preoccupanti particolari, mai qualcuna che sostenga di aver avuto una gravidanza liscia come l’olio. Per non parlare del parto! Rottura delle acque modello Vajont. Levatrici che saltano sulle pance per far uscire neonati recalcitranti. Travagli di giorni e nessun cenno di dilatazione nonostante dosi massicce di ossitocina. Ma l’unica cosa che devi sapere è che il parto è come un derby, cioè un match da triplaimpossibile fare un pronostico. E allora perché fasciarsi la testa con nove mesi di anticipo?

3 – Mantenete la dignità di fronte alla prima ecografia.            Qual è il momento più bello della periodica visita di controllo? Poi il dottore schiaccia un pulsante ed ecco che il silenzio dello studio viene squarciato da quella che sembrerebbe la colonna sonora di un sabato sera in una discoteca. E, dopo una pausa teatrale, sussurra: “È il cuore del vostro bambino”. È un trucco che non fallisce mai, pensa compiaciuto il medico, osservando i due che si prendono la mano e iniziano a scambiarsi frasi tenere e incomprensibili.            A questo punto la strada è in discesa. Il dottore (o la dottoressa) addita ed enumera parti anatomiche del nascituro. Usa diminutivi, più che giustificati dalle micro misure: «Ecco il femorino… La testolina…» I due riescono a scorgere solo macchie indistinte, ma lo stesso annuiscono commossi. Solo diversi giorni più tardi avranno il coraggio di confessarsi che quanto avevano visto più che un bambino in miniatura aveva ricordato a entrambi quella volta che un temporale aveva messo fuori uso l’antenna centralizzata. E solo allora smetteranno di parlare come dei cretini e riacquisteranno un minimo di dignità.

4 -  Sopportate le frasi inopportune e insulse che vi sentirete ripetere continuamente            Appena saputo che aspettate un bambino, ognuno si sentirà autorizzato a dire la sua. Il consigliere non richiesto assume un’aria da chi la sa lunga di solito direttamente proporzionale alla stupidaggine che sta per sparare. Si pensi per esempio all’enorme profondità di una frase come: “Un figlio ti cambia la vita” (ma va?), che poi viene subito perfezionata con qualche “botta di ottimismo”, nel caso che qualcuno avesse avuto il sospetto che il cambiamento prefigurato fosse positivo. Ed ecco allora frasi di cui non si sentiva minimamente il bisogno, come: “Non vi farà chiudere occhio” (cui verrebbe da rispondere “Ma perché? Mica tutti i bambini devono venire su rompiscatole come i tuoi!”), oppure il vago, e quindi ancora più inquietante, “Vedrete…”.            Tutto ciò che va detto a proposito di questi personaggi è: “Non ascoltateli”. Del resto, se qualcuno li avesse presi sul serio, il genere umano si sarebbe già estinto da tempo.

5 – Assumete una posizione comune sul sesso in gravidanza            Su questo tema ognuno ha la sua idea e la sua esperienza. Sia fra gli uomini sia fra le donne, c’è chi scende in sciopero per nove mesi, turbato persino dall’idea e chi invece intensifica la propria attività trovando in quella situazione particolare nuovi stimoli. L’unico augurio che si possa fare a una coppia è che entrambi i componenti la pensino alla stessa maniera. L’abbinamento morigerata-maniaco o viceversa è garanzia sicura di esaurimento nervoso, proprio in un momento in cui ansie e tensioni già di per sé non mancano.            Di certo, se la coppia si dà da fare sotto le lenzuola, scoprirà, soprattutto negli ultimi mesi, un nuovo significato dell’espressione “terzo incomodo”…

6 - Per lui: valuta se cambiare l’auto senza essere succube della pubblicità            Non avendo la scusa della crescita della pancia per rifarsi il guardaroba, gli uomini si concentrano su un altro tipo di shopping: l’automobile. Avremo un bambino? Ci vuole un’auto più grande, più moderna, con tutte le più recenti dotazioni. Tutti questi sono ovviamente alibi. La realtà è che un uomo vorrebbe sempre cambiare la macchina, aspetta solo una buona occasione per far passare questo gesto irrazionale per una scelta saggia e ponderata. Così i lunghi e noiosi pascoli nelle vie commerciali al seguito della gestante, vengono vivacizzati da improvvisi avvistamenti di concessionarie o di edicole zeppe di riviste dedicate ai motori.            Gli uffici marketing conoscono questa debolezza e ne approfittano. Non è tanto un fatto di capienza del bagagliaio o sistemi di sicurezza negli sportelli posteriori: è piuttosto una questione di messaggio pubblicitario. A giudicare da alcuni spot, l’uomo medio attende la partner all’uscita dal consultorio con il dépliant di una monovolume in mano. Ma a dare retta alla pubblicità, si può andare oltre e avere l’impressione che in realtà non si cambi l’auto perché si aspetta un figlio, ma si faccia un figlio perché si vuole cambiare l’auto….

7 – Per lei: goditi l’improvvisa gentilezza e allegria con cui quasi tutti ti trattano            Il pancione, inutile negarlo, predispone bene il mondo nei tuoi confronti. Tutti fanno a gara per essere gentili. Anche senza secondi fini ed è un po’ questa la novità. Parenti, amici, conoscenti, passanti, sconosciuti: tutti sorridenti e servizievoli.            Essere incinte è la condizione ideale per evitare di pulire casa, stendere il bucato, fare la spesa, salire le scale e portare pesi. “Io lo farei tanto volentieri, figurati – dirai al tuo compagno piegato in due sulla lavatrice in un’attività con cui non ha la minima dimestichezza – ma non vorrei che il bambino ne risentisse”. E il poveretto, il cui unico contributo alla pulizia della casa era stato finora provvedere alla propria igiene personale, abbozzerà.            E poi tutti chiedono di te e del baby, mentre del partner si disinteressano (anche il giorno del suo compleanno).            Tutto bello, bellissimo. Ma stai tranquilla: non durerà. Una volta sfornato il baby, agli occhi degli altri tornerai invisibile. Salvo risplendere, almeno in parte, di luce riflessa. Sarà infatti il nuovo nato a fare incetta di sguardi estatici e commenti benevoli.

8 - Cercate di sopravvivere al corso preparto            Non pensi di scamparla chi prevede un cesareo. Nel corso preparto non si parla solo di spinte, ma anche dei cambi del pannolino e delle ragadi al seno di chi allatta. Aspetti non certo esaltanti, siamo d’accordo, ma di sicuro utili a tutti. Quindi, la frequenza è consigliata e non solo alla futura mamma. A un paio d’incontri, anche i maschietti sono caldamente invitati a partecipare. In uno dei due, si prova a insegnare agli uomini a massaggiare il coccige delle future mamme, con la speranza che questo possa lenire il dolore del parto. Serve a poco, ma almeno unisce la coppia. Nel secondo incontro, si parla dei primi giorni con il bambino, tra cordoni ombelicali da medicare, cacche da pulire e notti da saltare. Chissà quanti genitori, a questo punto, cambierebbero idea, sentendosi inadeguati al compito che li attende… Peccato che, ormai, sia tardi!

9 - Pensate al messaggio da mandare quando sarà nato            Sappiate che chiunque non venga informato via sms del lieto evento entro mezz’ora dal taglio del cordone ombelicale vi toglierà il saluto. Così come chi non riceva per e-mail una foto del nuovo arrivato nel giro di 24 ore e chi entro la settimana non sia stato allietato da un videoclip o almeno da una presentazione in PowerPoint completa di fumetti spiritosi.            E voi, consapevoli di tutto questo, vorreste fare il vostro esordio in società con un messaggio standard, uguale a tutti gli altri? Come minimo ci vorrà una filastrocca, una rima, una battuta a effetto, se non proprio un’animazione, qualcosa di multimediale. Insomma, quel genere di fesserie con cui si intasano le reti telefoniche a Capodanno, di quelle che tutti cancellano immediatamente, ma che se non le ricevessero ci rimarrebbero male.            Quindi pensateci in tempo, date sfogo alla vostra vena artistica, all’occorrenza assoldate un poeta, ma non fatevi trovare impreparati!

10 - In sala parto: no panic. Ok, panic!            Come capire che è arrivato il momento clou? La regola è che non ci sono regole. Non sempre i segnali sono clamorosi, ma se la data del termine si avvicina e si avverte “quel certo non so che”, meglio correre in ospedale. Alla visita di controllo, tutto dipende dai centimetri di dilatazione: 2 (“Torni a casa”), 5 (“In sala parto, con calma”), 10 (“Ma è pazza? A momenti partoriva sul taxi!”). L’unico consiglio che si può dare a questo punto è di mantenere la calma e risparmiare le energie. La cosa può andare per le lunghe, perciò è meglio stare tranquilli (già, fosse facile…). Non farsi mancare acqua fresca, generi di conforti e il partner vicino.  Quando poi il gioco si farà duro e si sarà entrati “nel vivo”, meglio verificare la sua reale motivazione a rimanere in sala parto.
            Mettere al mondo un bambino è raramente una passeggiata di salute (da qui l’espressione “è stato un parto” per indicare un’operazione lunga, laboriosa e pesante). Però il premio finale giustifica ogni sforzo. Siete genitori. In bocca al lupo!

Fonte http://www.dolceattesa.rcs.it/2011/10/genitori-in-10-mosse/

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