Mamma e papà, infatti, hanno spesso stili di accudimento diversi, complementari. Tradizionalmente la mamma svolge un ruolo protettivo; il suo rapporto con il bambino, nel primo anno di vita è simbiotico. Il papà, invece, è più rivolto all’esterno e accompagna il piccolo fuori dal nido. È questa combinazione di stili che permette al bambino di uscire dalla fusione materna e di crescere. Non c’è una posizione giusta e una sbagliata: è una differenza che fa bene alla bambina, perché le fa sentire che ci sono diversi modi di amare ed essere amata.
Analogamente, avere una visione diversa sull’educazione non deve essere vissuto per forza come un limite. Ciò che è sbagliato è arroccarsi sulle proprie posizioni e convincersi che l’altro ha torto. Quando si verifica questo, però, si tratta di un problema di comunicazione all’interno della coppia e, paradossalmente, l’educazione del bambino non c’entra nulla. Ma perché questa difficoltà di comunicare si manifesta proprio sulle scelte che riguardano i figli? Perché in questo caso emergono negli adulti le parti più infantili, quelle che non si è imparato a dominare. E dire sì quando l’altro dice no, significa volersi affermare a tutti i costi, puntare i piedi per terra, proprio come i bambini.
i consigli di Paola Scalari, psicologa e psicoterapeuta della coppia
Quando non si è d’accordo sui metodi educativi del partner, è importante discuterne mettendosi in ascolto reciproco, senza lanciare accuse ed esprimendo i propri sentimenti in prima persona: “Se accontenti la bambina in tutto, ho paura che un domani faticherà a fare delle rinunce”, oppure: “Temo che se tu le dici sempre sì, alla fine ai suoi occhi io sarò il genitore ‘cattivo’”. Se ci si pone in questo modo, ammorbidendo i toni e smussando i conflitti, diventa più facile stabilire un’alleanza educativa. E si evita di litigare davanti al bambino.
Comunque, non ci si deve preoccupare troppo di eventuali incoerenze.Entro certi limiti, insomma, le modalità diverse dei genitori non sono negative perché il bambino impara che ci sono stili diversi e che la coerenza assoluta non esiste.
È normale che un bambino si rivolga più spesso al genitore più accondiscendente. Ma questo meccanismo diventa rischioso quando si crea un’alleanza “contro” l’altro genitore. Se, per esempio, il papà è solo un compagno di giochi che concede tutto ma al momento giusto non sa porre dei limiti, c’è il rischio che il figlio impari a schierarsi contro la mamma ogni volta che vorrà fare qualcosa di ‘proibito’, perché sa che avrà un genitore pronto a difenderlo.
Per riuscire a riequilibrare i rapporti, mamma e papà dovrebbero provare a scambiarsi i compiti. Dovrebbero, insomma, alternarsi sia nei momenti di svago sia quando occorre far sentire l’autorevolezza dell’adulto.
Fonte http://www.quimamme.it/io-e-il-mio-bambino/2011/11/10/quali-regole-per-nostro-figlio/
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