martedì 20 ottobre 2020

Covid-19: più casi di ansia e depressione tra le neomamme

 La sensazione, basandosi sull’esperienza clinica, l’hanno avuta in tanti, in questi mesi. Ai tempi del Covid-19, ginecologi, ostetriche e psicologi hanno visto peggiorare (nel complesso) la salute mentale delle gestanti e delle neomamme. Le risposte raccolte tra coloro che hanno seguito (e continuano a seguire) le donne incinte sono state pressoché unanimi. E i primi dati sembrano confermare le impressioni. Il tasso dei disturbi d’ansia e della depressione post-partum è più che raddoppiato, nei primi mesi del 2020. A certificarlo è uno studio canadese, condotto su 900 donne: di cui il 60 per cento in dolce attesa, con le altre che invece avevano già partorito nei 12 mesi precedenti. I risultati, pubblicati sulla rivista Frontiers in Women’s Global Health, confermano i sospetti avanzati anche dagli specialisti. Durante la pandemia, quello delle donne incinte rappresenta un target sensibile al peggioramento delle condizioni psicologiche.

L’indagine è la prima di questo tipo - condotta su un campione di simile ampiezza - a certificare il peggioramento dello stato di salute mentale delle gestanti durante la pandemia. A documentarlo è stato un gruppo di ricercatori dell’Università di Alberta, che tra il 14 aprile e l’8 maggio ha realizzato un sondaggio attraverso i social network Facebook, Instagram e Twitter. Nella ricerca sono state coinvolte donne incinte (520) e giovani mamme (380, genitori da meno di un anno). A loro è stato chiesto di fornire informazioni di carattere generale (età, livello di istruzione, condizioni di salute psicofisica generale) e di rispondere a una serie di domande focalizzate sull’attualità (per indagare se avessero sintomi riconducibili al Covid-19, se si fossero sottoposte al tampone, se stessero o meno lavorando, in che modo stessero affrontando l’isolamento). Fin qui la premessa, seguita da alcuni quesiti mirati a rilevare lo stato di salute mentale: prima della gravidanza (in modo da tenere conto dei precedenti) e nel periodo in corso. Valutando la presenza di alcuni possibili campanelli d’allarme, i ricercatori hanno riscontrato un sensibile peggioramento delle condizioni psicologiche delle donne. Nello specifico, il riscontro dei disturbi d’ansia è passato dal 29 al 72 per cento. Per i sintomi depressivi: dal 15 al 41 per cento. Ovvero, tra le due e le tre volte in più: in appena un anno. Un peggioramento che, secondo i ricercatori, potrebbe essere stato dettato anche dalla riduzione dell'attività fisica (segnalata da oltre 6 donne su 10), in grado di apportare benefici alla mamma e al bebè.  

Le conclusioni dello studio non derivano da diagnosi certe di depressione. Ma i test utilizzati (EPDS per la depressione post-partum e STAI per l'ansia) sono considerati dei validi strumenti per uno screening, da cui psicologi e psichiatri partono per accertare la presenza o meno dei disturbi. «Al di là dei numeri, è indubbio che la pandemia abbia avuto ripercussioni sulla salute mentale delle gestanti - afferma Emanuela Beretta, responsabile del servizio di psicologia in area ostetrica degli Spedali Civili di Brescia -. Le ricadute sono state maggiori per le donne positive al Sars-CoV-2 o comunque sospette, in attesa dell'esito del tampone. In questa situazione, molte hanno temuto per la salute propria e del bambino. Queste preoccupazioni hanno determinato un incremento dei disturbi d'ansia, dell'umore, di alcuni segni del disturbo post traumatico da stress e della depressione». Ma a peggiorare non è stata soltanto la salute mentale delle donne contagiate. Secondo le conclusioni di un'indagine condotta dall'Università Federico II di Napoli, oltre i due terzi delle gestanti intervistate (100, tutte campane) ha segnalato un incremento dell'ansia (più marcato tra chi era nel primo trimestre della gestazione). L'aver rilevato gli stessi problemi in un'area meno colpita dalla pandemia dà l'idea delle ricadute per le donne incinte. Tutte hanno faticato ad affrontare l'isolamento imposto dalla contingenza. Ai papà (e altri altri parenti), nella maggior parte dei punti nascita, è stato impedito l'accesso in ospedale durante i giorni di degenza. E in molti casi la donna ha dovuto vivere in solitudine anche le fasi del travaglio (o buona parte di esso) e del parto. Una condizione forzata - rimasta tale dopo il ritorno a casa, fatta eccezione per la presenza del compagno - che ha finito per minare lo stato d'animo delle donne in attesa.


Fonte https://www.fondazioneveronesi.it/magazine/articoli/ginecologia/covid-19-ansia-e-depressione-post-partum-in-aumento-tra-le-neomamme

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