lunedì 31 agosto 2020

La caffeina non fa bene al piccolo. In gravidanza meglio evitare il caffè

      Nove mesi senza caffè. Anzi, la rinuncia dovrebbe iniziare addirittura prima del concepimento. Perché secondo un nuovo studio pubblicato su BMJ Evidence Based Medicine il caffè in gravidanza non può essere considerato sicuro a nessun dosaggio. C’è una sola raccomandazione da dare alle donne incinte o che hanno intenzione di diventarlo: stop al caffè, neanche una tazzina la giorno è consentita.
      Questa drastica posizione è una novità. Finora istituzioni e società scientifiche del calibro del National health Service (NHS), dell’American College of Obstetricians and Gynecologists e della European Food Safety Authority (Efsa) erano state più permissive, concedendo alle future mamme di consumare due tazzine al giorno (200milligrammi), una quantità  considerata sicura perché incapace di danneggiare il feto.

      I ricercatori dell’Università di Reykjavik in Islanda guidati da Jack James si sono presi la briga di cercare le basi scientifiche di questo rassicurante consiglio. Trovandone però poche, talmente poche da suggerire che sia molto meglio adottare la prudenza più estrema.

      I ricercatori hanno passato in rassegna più di 1.200 studi sugli effetti della caffeina sulla gravidanza e il nascituro.

      Si sono così imbattuti in 48 studi osservazionali e meta-analisi pubblicati negli ultimi vent’anni che avevano individuato un  legame tra il consumo di caffè delle mamme e almeno una delle sei principali complicanze della gravidanza: aborto, morte fetale, basso peso alla nascita, nascita prematura, leucemia infantile, sovrappeso e obesità infantile.

      Altre 14 meta-analisi si concludevano indicando un’associazione tra il consumo di caffeina e quattro esiti negativi della gestazione: aborto, morte fetale, basso peso e crescita inferiore rispetto all’età gestazionale. Mentre tre meta-analisi non avevano trovato alcun legame tra assunzione regolare di caffè e nascita pre-termine. Quasi nessuno studio individuava una soglia di sicurezza che mettesse al riparo madre e figlio da qualunque pericolo.

      Insomma, analizzando i risultati degli studi scientifici degli ultimi decenni emergono molte più prove sui rischi che sulla sicurezza del caffè. Va detto, però, che tutte le ricerche passate al vaglio dagli scienziati islandesi sono di tipo osservazionale, un tipo di indagine che non stabilisce legami di causa ed effetto ma si limita a indicare una possibile associazione. Non c’è la pistola fumante, per intenderci, che potrebbe offrire un trial clinico randomizzato.

      Nonostante questo, di fronte a una cospicua serie di indizi sulla pericolosità del caffè in gravidanza, i ricercatori sostengono sia necessario scegliere la strada più sicura in assoluto, quella della totale abolizione.

      Del resto il processo di metabolizzazione della caffeina non dà garanzie di sicurezza per il feto.


      Se consumata durante la gravidanza, la caffeina attraversa la placenta, esponendo il feto a concentrazioni della sostanza simili a quelli della madre. Non potendo contare su risorse proprie per eliminare la caffeina, il feto si affida al metabolismo materno. Ma la velocità con cui la madre elimina dall’organismo la sostanza ingerita rallenta notevolmente con l’avanzare della gravidanza. Di conseguenza si suppone che la caffeina accumulandosi nel feto possa interagire con il suo sviluppo.

      «Le attuali raccomandazioni sul consumo di caffeina durante la gravidanza necessitano di una revisione radicale. In particolare, una serie di prove scientifiche indicano che alle donne incinte e alle donne che programmano una gravidanza debba essere consigliato di di evitare la caffeina», concludono i ricercatori.

Fonte http://www.healthdesk.it/prevenzione/caffeina-non-fa-bene-piccolo-gravidanza-meglio-evitare-caff

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