La Corte di Cassazione si è espressa in maniera chiara e trasparente: non si può, e non è comunque giusto, mettere un freno alla voglia di diventare genitori. Questo significa che le coppie infertili che vorrebbero avere un figlio e che non riescono a farlo in maniera naturale, non dovrebbero combattere contro paletti specifici sulle loro capacità di essere mamma e papà a seguito della loro età.
La sentenza della Corte è chiara, e proviene da un caso specifico che si verificò, circa sei anni fa, a Casale Monferrato, dove una bimba di soli sei mesi (concepita proprio per mezzo della fecondazione assistita) venne tolta ai genitori per motivi di età: la mamma naturale aveva 57 anni e il papà invece 69, due età considerate a tutti gli effetti troppo lontane dalle reali capacità di crescere una bambina in maniera adeguata.
Con precise accuse di egoismo, i genitori si videro togliere la bambina, perché avrebbe corso il rischio di ritrovarsi orfana in tenera età o di dover accudire mamma e papà durante il delicato periodo dell’adolescenza. Per sei anni, la bambina ha vissuto in comunità protette, in attesa di essere adottata.
Ma la sentenza della Corte di Cassazione ha fatto sì che la bimba ritornasse a casa da mamma e papà: l’età non deve essere considerata un parametro per stabilire se una coppia possa (o meno) avere figli.
Questa sentenza potrebbe quindi avere un importante riferimento sulla fecondazione assistita: nella Legge 40 non vi sono specifiche regole che determinano limiti per accedere alla fecondazione assistita, ma solo che la donna deve essere in età potenzialmente fertile. Ma le regioni si regolano spesso in maniera differente: in molte regioni, infatti, il limite di età per accedere all’eterologa è esplicito.
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