Su come è stato ottenuto questo apparente progresso ci sono però finora pochissimi dettagli, anche perché i risultati della ricerca non sono stati ancora pubblicati su riviste scientifiche. I dati della sperimentazione sono per ora stati solo presentati al congresso annuale della European Society of Human Reproduction and Embryology che si è tenuto nei giorni scorsi a Helsinki da Konstantinos Sfakianoudis, ginecologo alla clinica greca Genesis Athens. Oggi, per le donne che arrivano tardi al pensiero di concepire un figlio, o per la minoranza di donne che vanno incontro a menopausa precoce, prima dei 40 anni, la fecondazione eterologa, ammessa in Italia nel 2014 con una sentenza della corte costituzionale che ha modificato la legge 40, è l’unica possibilità. Se ci fosse modo di ri-avviare la produzione di ovociti propri, invece di ricorrere alla fecondazione assistita con ovociti donati, una donna potrebbe sperare di avere un figlio “suo” anche geneticamente.
Ma è davvero troppo presto per dire se potrebbe funzionare. Secondo Andrea Borini, esperto di fecondazione assistita e presidente della Società italiana di fertilità e sterilità, “non si tratta innanzitutto di dati controllati, cioè non è stato fatto uno studio clinico regolare per valutare l’efficacia del trattamento. Poi bisognerebbe capire se gli ovociti ottenuti sono ‘sani’, con un corredo cromosomico regolare”. I rischi, insomma, potrebbero essere elevati in un campo dove è forte la spinta a introdurre tecniche e trattamenti prima ancora che la loro efficacia e sicurezza sia del tutto dimostrata.
Fonte http://www.panorama.it/scienza/salute/tornare-fertili-dopo-la-menopausa/
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