domenica 30 settembre 2018

Vulvovaginite e vaginosi: cosa sono?

Problemi intimi
        La vagina rappresenta insieme alla vulva (complesso dei genitali esterni) l'ultimo tratto dell'apparato genitale femminile, una sorta di cavità virtuale che mette in comunicazione l'interno con l'ambiente esterno. Oltre alla sua funzione di accoglienza dell'organo maschile durante il rapporto sessuale e a quella di fuoriuscita del feto durante il parto, la vagina ha anche la funzione di proteggere la donna da "aggressioni" da parte di patogeni esterni che, senza questa naturale barriera protettiva, potrebbero penetrare all'interno dell'organismo, provocando conseguenze ben più gravi, a partire da situazioni di vulvovaginite e vaginosi.

        Nel corso degli anni di vita della donna, la vagina, sterile fino alla nascita, viene colonizzata da microorganismi che vanno a costituire la cosiddetta "microflora endogena", normalmente presente in un equilibrio dinamico, ovvero influenzabile da vari fattori interni ed esterni e quindi in continuo cambiamento.

        Se questo vero e proprio "ecosistema vaginale" venisse in qualche modo compromesso, si assisterebbe al passaggio dalla fisiologia alla patologia, come avviene appunto durante l'insorgenza delle vaginiti (che spesso diventano vulvovaginiti) e delle vaginosi.

        I Lattobacilli acidofili rappresentano circa il 95% di questa flora durante l’età fertile della donna e hanno la funzione di mantenere un ambiente vaginale acido, ostile alla colonizzazione di patogeni esterni e nello stesso tempo di limitare la crescita incontrollata di altri organismi presenti in vagina in minime quantità ma potenzialmente dannosi. Alcuni ceppi producono inoltre perossido di idrogeno, sostanza che risulta tossica per un gran numero di specie batteriche, e sono in grado di interferire con l'adesività dei patogeni alle pareti vaginali.

Vaginite o vulvovaginite

        Con il termine di vaginite ci si riferisce ad un  processo infiammatorio a carico della vagina, con frequente coinvolgimento anche della vulva, tanto è vero che in genere si preferisce parlare di vulvovaginite.

        Si riconosce facilmente in quanto sono sempre presenti sintomi irritativi come prurito, bruciore, calore, fastidio fino a talvolta anche dolore. A livello oggettivo locale è facile riscontrare gonfiore ed arrossamento locale e la comparsa di secrezioni vaginali anomale o maleodoranti.

        A volte si tratta di forme su base allergica o traumatica, oppure da esposizione ad agenti irritanti, oppure sono forme secondarie a malattie dermatologiche.

        La causa infettiva è però riscontrabile in almeno la metà delle donne che riportano questi sintomi e segni e nella quasi totalità delle donne che presentano questi disturbi in età fertile.

        Le vaginiti batteriche in particolare rappresentano la maggioranza ed il loro riscontro è in continuo aumento nella popolazione rappresentando, se non il primo, uno dei motivi per cui più frequentemente le donne si rivolgono al ginecologo.

        Se tempestivamente diagnosticate e curate, esse sono in genere risolvibili in tempi brevi e non lasciano particolari conseguenze.

Vaginosi

        Quando si parla di vaginosi invece ci si riferisce ad una condizione in cui spesso non sono presenti quei sintomi infiammatori menzionati prima, che invece caratterizzano le vulvovaginiti.

        Si tratta di un'affezione vaginale comune nelle donne in età fertile ed è provocata da un batterio di nome Gardnerella vaginalis. Quando l'infezione da Gardnerella si manifesta con sintomi infiammatori eclatanti, allora si può parlare di vaginite batterica anzichè vaginosi (che in genere come termine si ritrova nei referti dei pap test in molte donne asintomatiche).

        La vaginosi riflette senz'altro una radicale alterazione dell'ecosistema vaginale con un sovvertimento quantitativo delle specie microbiche presenti in vagina. I lattobacilli sono infatti notevolmente ridotti o assenti, mentre predominano a concentrazioni superiori al normale batteri come la Gardnerella e altri anaerobi obbligati (cioè batteri che vivono in assenza di ossigeno). Ne consegue un innalzamento del pH vaginale che favorisce ulteriormente la proliferazione di questi batteri.

        Non è ancora perfettamente chiaro il meccanismo per cui insorga una vaginosi; sicuramente lo stile di vita incide, a partire dal comportamento sessuale ed igienico e dallo stato immunitario della donna.

        La presenza di Gardnerella si associa spesso alla presenza di perdite maleodoranti in assenza di altri sintomi.

Come curare vaginite e vaginosi

        Mentre il riscontro di batteri generici o vaginosi al pap test può anche non essere trattato se la donna non ha sintomi, una vaginite dovrebbe sempre essere trattata con preparati locali o farmaci da assumere per via orale.

        Farmaci come il metronidazolo e la clindamicina sono attualmente i più utilizzati per debellare la Gardnerella e trattare le vulvovaginiti batteriche; bisogna ricordare alle donne di non bere alcolici durante l'assunzione di metronidazolo per bocca, per non incorrere nell'"effetto antabuse", ovvero un effetto collaterale che si manifesta con un’improvvisa vampa di calore e l’arrossamento del viso.

        Il partner dovrebbe essere trattato con la stessa terapia se anche lui fosse sintomatico, o nei casi di persistenza o ricorrenza della vaginite da parte della donna.

        Al di là della terapia da fare in fase acuta, molto importante è cercare di prevenire le recidive, mantenendo un corretto stile di vita e buone norme igieniche e tenendo “alte” le difese immunitarie.

        Ripristinare la giusta quantità di lattobacilli in vagina è senz'altro utile per ripristinare le difese locali ed il pH ottimale, come anche l'uso di perossido di idrogeno o preparati simili che rilasciano ossigeno in vagina creando condizioni sfavorevoli alla replicazione dei batteri anaerobi.

Fonte https://lines.it/ginecologia/candida-e-problemi-intimi/vulvovaginite-e-vaginosi-cosa-sono

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