mercoledì 23 dicembre 2015

E’ giusto che promuoviamo il transfer degli embrioni allo stadio di blastocisti?

       In un lavoro scientifico di revisione delle esperienze mondiali su questo argomento Maheshwari e Coll.  dell’Università di Aberdeen in Inghilterra hanno dimostrato l’esistenza di rischi non piccoli per i bambini nati mediante il transfer di blastocisti.

       Questi ricercatori hanno dimostrato un aumento di parti prematuri (Dar e Coll.,2014; Maheshwari e Bhattacharya, 2013), gemelli monozigoti (Luke e Coll, 2014), bambini troppo grandi per l’età gestazionale (Zhu e Coll., 2014), anomalie congenite (Dar e Coll.,2014), percentuali alterate di neonati maschi e femmine(Chang e Coll., 2009).
       Non si deve trascurare che questi rischi riguardano perciò anche la diagnosi preimpianto che generalmente si esegue proprio allo stadio di blastocisti per diagnosticare malattie genetiche trasmesse dai genitori o aneuploidie degli embrioni.
       Questo lavoro di Maheshwari ora aggiunge dubbi anche   sulla salute dei bambini nati con queste tecniche di coltura . Pertanto i ricercatori inglesi si chiedono quanto valga la pena tentare di aumentare le percentuali di gravidanza con il transfer di blastocisti se poi i bambini nati con questa tecnica sono esposti a rischi di vario genere come quelli sopra evidenziati .
       Molti centri  pertanto si stanno riorientando verso colture embrionali più brevi (2-3 giorni) con risultati molto incoraggianti come quelli del  Centro Biofertility.
       Infatti nella tabella sono riportati i  risultati più recenti del centro Biofertility relativi agli ultimi 102 cicli di ICSIeseguiti e li abbiamo confrontati con quelli della media dei centri italiani pubblicati dall’Istituto Superiore di Sanità e relativi al 2013. Questi cicli sono stati   eseguiti con un grado massimo di personalizzazione e trasferendo in utero gli embrioni dopo 2 o al massimo  3 giorni di coltura. Nella colonna di  sinistra si vedono le età medie delle pazienti ( per Biofertility 39,7 anni contro una età media dei centri italiani invece  notevolmente più bassa : 36,5 anni) . Nella colonna successiva c’è la percentuale di beta HCG positive che era del 45% per Biofertility e dell’19,5% per la media dei centri italiani. Ma anche nella quarta colonna si vede una differenza notevole nelle percentuali di gravidanze avanzate (cliniche) :27,4% per Biofertility e 14,7% nella media nazionale dei risultati.

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