Caro direttore,
se tutto va come previsto, entro pochi mesi anche l'Italia avrà una legge che regola le unioni omosessuali. Una legge che non sarà un matrimonio (come tutti noi avremmo voluto), ma che se il testo passasse così come è stato incardinato in Senato conterrà un istituto equivalente al matrimonio per la coppia che contrae l'unione e la possibilità di adottare il figlio biologico del partner.
Per fortuna non siamo più ai tempi dei DICO e per "armare" l'opinione pubblica contro la legge non basta più dire che i gay non hanno diritto ad una legge che li tuteli perché malati e in alcuni casi appare spuntata anche l'arma per cui una coppia gay non potrebbe crescere un figlio sano ed equilibrato. Realtà e studi scientifici hanno del tutto scardinato queste obiezioni. Più se ne parla in modo non ideologico e più arrivano nelle scuole i nostri figli, più il pregiudizio si assottiglia.
In mancanza delle "vecchie" armi, gli oppositori della legge non possono fare altro che confondere le idee. E' il caso delle due menzogne messe in campo in questi mesi: il fantomatico complotto gender e l'affermazione che questa legge aprirebbe le porte all'utero in affitto.
Sull'inesistente complotto gender, vi avevo già scritto in occasione del Family Day. Viene usato per terrorizzare i genitori nelle scuole. Su questa notizia è dovuto intervenire lo stesso ministero della pubblica istruzione per evitare che si seminasse il panico tra le famiglie. Non esiste alcun complotto gender. Chi lo agita è pericoloso per i bambini perché semina odio e paura. Statene lontani.
L'altra menzogna è il cosiddetto tema dell'utero in affitto.
Dirò una cosa inequivocabile: sono contraria all'utero in affitto. Ma sul tema si sta facendo tantissima confusione.
Primo: la legge non modifica la legge 40. L'utero in affitto resta vietato in Italia. Secondo: l'utero in affitto non è una questione gay e non va usata contro la legge delle unioni civili. La pratica dell'utero in affitto è usatissima da coppie etero sposate e soprattutto da chi vuole nascondere la propria sterilità (non è il caso di gay e lesbiche per ovvi motivi) che proprio per questo si reca in Paesi dove invece si configura lo sfruttamento di donne indigenti. Che la questione sia delicata e scateni riflessioni sulla vita, sul materno, sulla psicologia neonatale nessuno di noi lo mette in dubbio. Sono temi che il progresso scientifico ci pone davanti e che dovremmo affrontare con serenità e senza blandire questi temi contro qualcuno. Però l'utero in affitto non è un tema "gay": è un tema dell'uomo del XXI secolo e così va affrontato come abbiamo affrontato trapianti e trasfusioni di sangue e l'uomo che camminava sulla Luna. Infine l'utero in affitto non è la Gestazione per Altri, che è il modo in cui sono nati tutti i bambini figli di coppie gay che conosco. In USA e Canada la Gestazione per Altri è soggetta a norme molto restrittive. In Canada è una pratica volontaria, possono accedervi solo donne sposate e che hanno già figli e che non versano in difficoltà economiche e non possono usare un proprio ovulo, quindi "portano" un embrione fecondato in vitro. Tutte norme che tendono a tutelare la donna e ad avere la certezza che chi accede a questa pratica lo fa: non per soldi e sapendo cosa aspettarsi da una gravidanza. Io non lo farei, ma non posso discutere questa scelta, non posso non accettare che qualcuno possa liberamente e gioiosamente fare una cosa che io non farei.
Infine gli stessi che agitano il tema dell'utero in affitto hanno firmato un emendamento che trasformerebbe la step child adoption in affido rafforzato. Cioè uno dei due genitori sarebbe meno dell'altro anche se ha cambiato pannolini dal primo giorno e via con tutta la retorica che vi risparmio su cosa sia essere genitore piuttosto che, semplicemente, poter generare bambini. Due cose ben diverse. Con l'affido rafforzato si risolve solo un problema. Quello di chi vuole negare che due omosessuali possano essere genitori. Non si risolve nessun problema ai bambini, anzi: il genitore affidatario in caso di separazione può abbandonare il minore. Immaginate un genitore non biologico che alla nascita di un figlio con un handicap dice: "No grazie, non è mio figlio e quindi non lo voglio affidato in modo rafforzato". Invece se le due persone sono "sposate" (o costituiscono questa cosiddetta formazione sociale specifica, scusate ma mi viene più facile usare una parola) il figlio che nasce è di entrambe perché entrambe lo hanno desiderato e voluto, cresciuto ed amato. Ed entrambe se ne devono occupare proprio perché un figlio non è un capriccio.
Quello che chi si
oppone a questa legge non riesce a comprendere fino in fondo è che la comunità omosessuale italiana sta chiedendo prima di qualsiasi altra cosa una legge che regoli le responsabilità tra adulti e degli adulti nei confronti dei minori. Prima ancora che un diritto, si sta chiedendo da venticinque maledetti anni, una legge giusta che regoli le nostre famiglie. Non vogliamo stare insieme tanto per passare il tempo. Non vogliamo fare figli per capriccio o per sovvertire la natura. Siamo mogli, mariti e genitori. Vogliamo che la legge lo scriva per tutelare i soggetti deboli in tutte quelle casistiche dolorose che possono colpire ogni famiglia.
Niente nella legge che il senato si appresta finalmente a discutere dopo 25 anni mette in pericolo un modello di famiglia per imporne un altro o mette a repentaglio la crescita sana dei bambini, basta guardare nella gay friendly Danimarca quanti bambini nascono procapite: una nazione invasa di bambini. Come avevo già scritto qui mesi fa: i problemi del Paese non sono i gay o le famiglie omogenitoriali, ma sono un welfare che sostenga la genitorialità, apra asili nido, aumenti per i genitori il tempo di qualità da passare con i figli, per questo spero che il Parlamento oltre ad approvare le unioni civili senza modificare il testo metta presto in campo un piano di welfare rivoluzionario.
Fonte http://www.repubblica.it/cronaca/2015/10/29/news/l_utero_in_affitto_non_e_una_questione_gay-126143619/
se tutto va come previsto, entro pochi mesi anche l'Italia avrà una legge che regola le unioni omosessuali. Una legge che non sarà un matrimonio (come tutti noi avremmo voluto), ma che se il testo passasse così come è stato incardinato in Senato conterrà un istituto equivalente al matrimonio per la coppia che contrae l'unione e la possibilità di adottare il figlio biologico del partner.
Per fortuna non siamo più ai tempi dei DICO e per "armare" l'opinione pubblica contro la legge non basta più dire che i gay non hanno diritto ad una legge che li tuteli perché malati e in alcuni casi appare spuntata anche l'arma per cui una coppia gay non potrebbe crescere un figlio sano ed equilibrato. Realtà e studi scientifici hanno del tutto scardinato queste obiezioni. Più se ne parla in modo non ideologico e più arrivano nelle scuole i nostri figli, più il pregiudizio si assottiglia.
In mancanza delle "vecchie" armi, gli oppositori della legge non possono fare altro che confondere le idee. E' il caso delle due menzogne messe in campo in questi mesi: il fantomatico complotto gender e l'affermazione che questa legge aprirebbe le porte all'utero in affitto.
Sull'inesistente complotto gender, vi avevo già scritto in occasione del Family Day. Viene usato per terrorizzare i genitori nelle scuole. Su questa notizia è dovuto intervenire lo stesso ministero della pubblica istruzione per evitare che si seminasse il panico tra le famiglie. Non esiste alcun complotto gender. Chi lo agita è pericoloso per i bambini perché semina odio e paura. Statene lontani.
L'altra menzogna è il cosiddetto tema dell'utero in affitto.
Dirò una cosa inequivocabile: sono contraria all'utero in affitto. Ma sul tema si sta facendo tantissima confusione.
Primo: la legge non modifica la legge 40. L'utero in affitto resta vietato in Italia. Secondo: l'utero in affitto non è una questione gay e non va usata contro la legge delle unioni civili. La pratica dell'utero in affitto è usatissima da coppie etero sposate e soprattutto da chi vuole nascondere la propria sterilità (non è il caso di gay e lesbiche per ovvi motivi) che proprio per questo si reca in Paesi dove invece si configura lo sfruttamento di donne indigenti. Che la questione sia delicata e scateni riflessioni sulla vita, sul materno, sulla psicologia neonatale nessuno di noi lo mette in dubbio. Sono temi che il progresso scientifico ci pone davanti e che dovremmo affrontare con serenità e senza blandire questi temi contro qualcuno. Però l'utero in affitto non è un tema "gay": è un tema dell'uomo del XXI secolo e così va affrontato come abbiamo affrontato trapianti e trasfusioni di sangue e l'uomo che camminava sulla Luna. Infine l'utero in affitto non è la Gestazione per Altri, che è il modo in cui sono nati tutti i bambini figli di coppie gay che conosco. In USA e Canada la Gestazione per Altri è soggetta a norme molto restrittive. In Canada è una pratica volontaria, possono accedervi solo donne sposate e che hanno già figli e che non versano in difficoltà economiche e non possono usare un proprio ovulo, quindi "portano" un embrione fecondato in vitro. Tutte norme che tendono a tutelare la donna e ad avere la certezza che chi accede a questa pratica lo fa: non per soldi e sapendo cosa aspettarsi da una gravidanza. Io non lo farei, ma non posso discutere questa scelta, non posso non accettare che qualcuno possa liberamente e gioiosamente fare una cosa che io non farei.
Infine gli stessi che agitano il tema dell'utero in affitto hanno firmato un emendamento che trasformerebbe la step child adoption in affido rafforzato. Cioè uno dei due genitori sarebbe meno dell'altro anche se ha cambiato pannolini dal primo giorno e via con tutta la retorica che vi risparmio su cosa sia essere genitore piuttosto che, semplicemente, poter generare bambini. Due cose ben diverse. Con l'affido rafforzato si risolve solo un problema. Quello di chi vuole negare che due omosessuali possano essere genitori. Non si risolve nessun problema ai bambini, anzi: il genitore affidatario in caso di separazione può abbandonare il minore. Immaginate un genitore non biologico che alla nascita di un figlio con un handicap dice: "No grazie, non è mio figlio e quindi non lo voglio affidato in modo rafforzato". Invece se le due persone sono "sposate" (o costituiscono questa cosiddetta formazione sociale specifica, scusate ma mi viene più facile usare una parola) il figlio che nasce è di entrambe perché entrambe lo hanno desiderato e voluto, cresciuto ed amato. Ed entrambe se ne devono occupare proprio perché un figlio non è un capriccio.
Quello che chi si
oppone a questa legge non riesce a comprendere fino in fondo è che la comunità omosessuale italiana sta chiedendo prima di qualsiasi altra cosa una legge che regoli le responsabilità tra adulti e degli adulti nei confronti dei minori. Prima ancora che un diritto, si sta chiedendo da venticinque maledetti anni, una legge giusta che regoli le nostre famiglie. Non vogliamo stare insieme tanto per passare il tempo. Non vogliamo fare figli per capriccio o per sovvertire la natura. Siamo mogli, mariti e genitori. Vogliamo che la legge lo scriva per tutelare i soggetti deboli in tutte quelle casistiche dolorose che possono colpire ogni famiglia.
Niente nella legge che il senato si appresta finalmente a discutere dopo 25 anni mette in pericolo un modello di famiglia per imporne un altro o mette a repentaglio la crescita sana dei bambini, basta guardare nella gay friendly Danimarca quanti bambini nascono procapite: una nazione invasa di bambini. Come avevo già scritto qui mesi fa: i problemi del Paese non sono i gay o le famiglie omogenitoriali, ma sono un welfare che sostenga la genitorialità, apra asili nido, aumenti per i genitori il tempo di qualità da passare con i figli, per questo spero che il Parlamento oltre ad approvare le unioni civili senza modificare il testo metta presto in campo un piano di welfare rivoluzionario.
Fonte http://www.repubblica.it/cronaca/2015/10/29/news/l_utero_in_affitto_non_e_una_questione_gay-126143619/
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