domenica 8 novembre 2015

Io, nata fertile, dopo troppi aborti cerco la fecondazione assistita eterologa

"La mia storia inizia a settembre 2009, quando mio marito ed io iniziamo a cercare un figlio per vie naturali. Non ho mai minimamente pensato che questo sarebbe risultato difficile, nonostante i miei 35 anni. Vengo da una generazione di donne che ha procreato in età avanzata, per noi è la normalità. Il nostro primo figlio arriva a maggio 2010, tutto sommato nemmeno troppo tardi, anche se io nel frattempo ho modo di informarmi e di capire cosa sarebbe dovuto accadere. Non ho nemmeno il tempo di abituarmi all'idea che lo perdo, spontaneamente, lasciandomi in un mare di lacrime e smarrimento. Era solo l'inizio del nostro cammino. Nell'anno successivo succede altre due volte. Aborti spontanei all'inizio della gestazione. Non sono adeguatamente seguita a livello medico, non sono soddisfatta. Sento che c'è un problema che non è l'infertilità, al momento. Cambiamo due dottori. Arriviamo allo specialista da cui ancora siamo in cura, che si occupa specificatamente di poliabortivitá. Iniziano esami diagnostici e molte analisi. Il quadro rivela piccole imperfezioni ma che non spiegano davvero tutti gli aborti. Inizio una terapia di integratori, acido folico, cortisone e cardioaspirina. A settembre 2011 arriva la quarta gravidanza. Il 15 ottobre, il quarto aborto. Non so cosa fare, non so più come muovermi. Sono in cura da un omeopata e grazie a un amico volenteroso, posso fare anche delle sedute di agopuntura. Con il 2012 inizia il monitoraggio dell'ovulazione ed esami del seme maschile. Siamo compatibili e sanissimi. Non ci sono evidenze che giustificano gli aborti. A maggio sono di nuovo incinta. Stavolta sembra andare tutto bene, poi una mattina improvvisamente avverto un dolore alla pancia che mi piega fisicamente e non mi fa più rialzare. È una corsa dal mio dottore e poi in pronto soccorso. 

Gravidanza extrauterina
. La tuba sinistra scoppia letteralmente, io ho un'emorrargia in pronto soccorso mentre attendevo di essere visitata e a mezzanotte sono in sala operatoria, perdo il bambino e la mia tuba, e una parte di me. Una parte della mia femminilità, che non tornerà più. Qui mi fermo, perché la mia quinta gravidanza è la mia ultima naturale. Mi convinco che a questo punto la mia strada è quella della procreazione medicalmente assistita. A settembre iniziamo. Ci rivolgiamo al privato, con grande sacrificio, convinti di essere seguiti più attentamente e senza dover fare file. La pma è tutto un mondo da scoprire, una grande opportunità. Noi che siamo stati una coppia fertile entriamo affascinati in punta di piedi in un mondo fatto di esami, medicine, controlli, microscopiche realtà. Siamo positivi. Io ho un'ottima risposta alla stimolazione, otteniamo quattro blastocisti di grado A, due mi vengono trasferite, due crionservate in laboratorio. Il 30 ottobre ho un risultato positivo delle bhcg.

La mia sesta gravidanza. Sono medicalizzata completamente: faccio punture, mattina e sera, ovunque, ovuli e pillole. A letto praticamente immobile. Ma non mi lamento. La gravidanza va avanti, arrivo a dicembre. Nonostante tutto, tutto si ferma, nuovamente. Il 7 dicembre 2012 vengo ricoverata, per la seconda volta in pochi mesi, e subisco un raschiamento. I mesi successivi, nel 2013, sono un susseguirsi affannato di voler capire perché, attraverso, genetisti, endocrinologi, ginecologici specialisti, psicologi. Non ho risposte dalla scienza. Solo che è probabile ci sia una problema genetico. È una risposta troppo vaga per me, non mi accontenta. A maggio mi preparo per accogliere i due embrioni crioconservati: uno non sopravvive allo scongelamento, l'altro non sopravvive e basta. La gravidanza nemmeno inizia. Ci fermiamo così, abbandoniamo il percorso nella pma, attendiamo quello che tutti chiamano, un miracolo, ma non rinunciamo a cercare nostro figlio. Non ci arrendiamo mai. 
Noi non abbiamo molti tentativi di pma alle spalle, i due che abbiamo fatto sono stati nel privato, dove pagando, sei trattato con i guanti. Il sistema italiano non ti permette di risolvere in breve tempo il tuo problema, sia per quel che riguarda le visite, gli esami, che i trattamenti stessi. La poliabortività poi, è un problema che viene riconosciuto solo dal terzo aborto in poi. Allora si inizia tutto il percorso di indagine specifica. Fino a due anni fa inoltre con un codice di esenzione per abortive si riconoscevano tutti gli esami da fare, ora non più. Ora è tutto a pagamento, sia che il percorso medico si fa in ospedale, sia nella clinica privata.
Non conosco la situazione all'estero nel pubblico. Nel privato, e quindi pagando, tutto funziona, ma spesso non ê indice di garanzia. Ci sono stati che hanno molta più esperienza di noi in termini di tempo, perché mai bloccati dalla legge 40, e che quindi hanno potuto senza dubbio acquisire maggiore sperimentazione e statistica. Ma ritengo sia una questione di tempo appunto, non di maggiore bravura dei medici.

Il problema è che non si ritiene un vero problema l'infertilità. Recentemente mi sono dovuta confrontare sia in internet che dal vero sul tema. L'infertilità non è avvertita come problema sociale, non a caso la risposta più comune che si ottiene in un confronto è "ma perché non adotti? Ci sono tanti bambini soli al mondo!". A me è accaduto che mi si consigliasse questo durante una telefonata in cui piangente annunciavo il mio sesto aborto. Questo modo di rapportarsi denota una non volontà a cercare di comprendere. L'eterologa e la pma rientrano in caselline precise in cui chi è all'esterno bolla con un "volere i figli a tutti i costi" chi non riesce a procreare. Io nasco come una fertile. Ho perso tanti figli durante il mio cammino, a causa di queste perdite sono diventata un'infertile. Ho toccato gli estremi di questo mondo complicato del voler essere genitore, posso parlare con cognizione e senza dubbio affermare che i miei figli sono arrivati non a tutti i costi, ma perché così dovevano andare le cose. Partendo da qui, e cioè che il desiderio di procreazione non è necessariamente solo un atto egoistico, altrimenti egoiste sarebbero tutte le coppie che decidono di fare figli, l'eterologa è un'opportunitá, un modo per accogliere una vita. I tabù non sono esclusivamente di natura religiosa. Ho avuto modo di confrontarmi sul tema anche da un punto di vista religioso e chi afferma che i divieti provengono solo dalla Chiesa, scade nel qualunquismo più banale tanto quanto chi pensa che l'eterologa è uguale all'adozione, e che la pma significa solo bambini fatti in laboratorio. I tabù sono nel nostro cuore, se ci si mettesse al posto dell'altro, non si alzerebbero tanti muri. Ma è un problema sociale, noi siamo una società di persone singole, abituate solo a pensare a se stessi e al proprio orticello.

Sono arrabbiata con chi non ha voglia di capire il mio dolore. Sono arrabbiata con chi non considera come lutti gli aborti e le perdite a qualunque età gestazionale della gravidanza. Sono arrabbiata con chi considera un non problema l'infertlità, nascondendo una situazione che oggi, visto il crescere dell'età in cui si può decidere di fare un figlio sta aumentando, è una realtà che ha conseguenze dirette sulla società. Sono arrabbiata con chi mi dice che la vita è anche altro. Certo che è anche altro, è una questione di scelte, diverse. Scelte, bivi, non giudicabili in nessun caso. Sono arrabbiata con le altre donne, che essendo destinate a procreare naturalmente, non comprendono il desiderio istintivo di un'altra donna, ghettizzando le altre e non interessandosi del loro dolore.

Frequento molto internet, per lavoro e per piacere. Gestisco un blog che parla di abortività da cinque anni. Scrivo per me perchè a me serve, scrivo per altre donne come me, perchè attraverso le mie parole molte donne si sono riconosciute e hanno dato un profilo al proprio dolore e al senso di vuoto che l'assenza di un figlio dà. Ci si sente meno soli, si cerca chi ha il tuo stesso problema e internet è un mezzo di comunicazione veloce e immediato che aiuta a sentirsi meno soli. Le donne che non riescono ad avere figli sono tantissime e in aumento, i forum che accolgono questo pubblico, molteplici. Moltissimi non seri,. I primissimi forums che si sono occupati di infertilità e procreazione assistita sono oggi delle associazioni vere e proprie che aiutano tante coppie. Lo scambio di informazioni è l'aspetto più importante e più interessante. Io stessa ho avuto numeri ed indirizzi di specialisti grazie ad internet, diversamente sarebbe stato difficile. Le donne che frequentano e che si confrontano fanno gruppo, nell'intento di formare catene di solidarietà. L'intento è quello di sostituirsi ad un servizio inesistente dello stato italiano. Sia da un punto di vista economico, che strutturale.

Non ci si dovrebbe nascondere. L'opinione pubblica non è pronta per accogliere un figlio nato da eterologa. Non lo è nemmeno se nato da omologa. Si pensa che in laboratorio i biologi costruiscono figli a nostro piacimento. Non c'è educazione civica, non c'è educazione nelle scuole. All'estero, si impara il tema dell'accoglienza sin da piccoli. In Italia no. La diversità è un elemento che ancora fa parte del tessuto sociale. Una coppia infertile è una coppia diversa. L'eterologa è un concetto che non è in nessun modo assorbito. A tutti i livelli. Sono un libero professionista e ho modo di incontrare e confrontarmi con persone di tutte le culture ed età, il concetto non è ancora passato e non sarà affatto facile educare verso ciò che è più importante: diventare genitore grazie ad un dono. Se ci fosse un atteggiamento più liberale coppie come la mia potrebbero discutere di donazione e di maternità, con lo stesso diritto degli altri genitori. La verità è che le coppie infertili non hanno diritti.
Questo è un paese che si perde nei corridoi degli uffici della burocrazia, ed è un paese che invecchia ogni giorno di più, fisicamente e mentalmente, perché non investe sulla famiglia. Aiutare una coppia a procreare e garantire il mantenimento di un figlio, è alla base di una società civile. La questione dell'eterologa si perde in questa ragnatela e si incastra così, in bilico. Uno stato che non ha soldi da investire su questi temi è destinato al fallimento. 

Gli specialisti costano. Se si vuole essere seguiti personalmente bisogna essere seguiti privatamente. Nel pubblico ci sono liste lunghissime di attesa. Altrimenti ci si rivolge a regioni diverse dalla propria, ci si sposta laddove c'è più esperienza, laddove non ci sono le file, perché il tempo per la coppia infertile, è sempre un nemico. Ma non solo. È un lusso anche fare le analisi, gli esami strumentali, le cure da fare, i medicinali, gli integratori. Attualmente noi affrontiamo una spesa di circa 100 euro mensili solo per integratori e medicinali. Escludendo le visite specialistiche e quelle già affrontate per la pma, che vanno dai cinque a diecimila euro a trattamento. Oggi, in questo momento di crisi, cercare di avere un figlio è senza ombra di dubbio un lusso".

Fonte http://d.repubblica.it/famiglia/2014/09/25/news/fecondazione_mamme_figli_sessuologa_ginecologa_valentina_berlinghieri_cermer_di_villa_mafalda_a_roma-2303820/

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