venerdì 13 novembre 2015

Banche del seme: come funzionano

La fialetta sbagliata

         Dopo il caso della bimba nera partorita da una donna negli Stati Uniti (che con la compagna si era rivolta alla Midwest Sperm Bank chiedendo invece seme di un donatore caucasico), ecco una panoramica su come funzionano le banche del seme.

La situazione in Italia

        Premessa necessaria. In Italia la fecondazione eterologa è legale dal 9 aprile 2014, quando la Corte Costituzionale ha dichiarato l’illegittimità della norma della legge 40 del 2004 che vietava il ricorso a un donatore esterno di ovuli o spermatozoi nei casi di infertilità. A regolare la materia sono le linee guida emanate a luglio dal Ministero della Salute e il Regolamento sulle donazioni, già approvato dal Consiglio Superiore di Sanità, che lo stesso Ministero ha trasmesso ad agosto alla Conferenza Stato-Regioni.         Passi importanti nell’iter che porterà a definire regole certe per i centri di procreazione assistita. È stata anche annunciata una campagna per promuovere la donazione dei gameti.

        Ma ecco lo stato dei fatti, secondo quanto previsto dalla legislazione. All’eterologa possono accedere solo coppie eterosessuali, sposate o conviventi, e solo con sterilità comprovata al 100 per cento. Per poter effettuare l’intervento è necessario disporre di ovociti o spermatozoi di donatori (a seconda che l’infertilità sia maschile o femminile, o di entrambi). Ad agosto il ministro della Salute Beatrice Lorenzin ha stilato il regolamento con le prescrizioni tecniche sulla donazione, una parte rimasta fuori dalle linee guida emanate precedentemente. Primo limite è quello dell’età dei donatori: tra 18 e 40 anni per gli uomini e tra 20 e 35 anni per le donne. Ogni donatore può arrivare a un massimo di dieci figli, per ridurre al minimo il rischio di unioni inconsapevoli fra consanguinei (è prevista solo una deroga per la coppia che desidera dare un fratello biologico a un bambino già nato). Il conteggio dei nati verrà tenuto da un Registro nazionale, previsto con la Legge di stabilità. L’anonimato è garantito per legge: sarà possibile tracciare il donatore di ovuli o spermatozoi solo per motivi di salute del nato. Inoltre è previsto che, per quanto possibile, si mantenga lo stesso fenotipo della coppia in relazione al colore della pelle, dei capelli e anche rispetto al gruppo sanguigno del bambino. Le procedure per la selezione del donatore sono basate su esami infettivologici e genetici, per escludere la trasmissione di patologie.

Carenza di donatori

        Ma oggi in Italia c’è un grosso problema: la carenza di gameti (ovociti e spermatozoi). Mancano donatori, al momento non esistono campagne di informazione. La legge prevede che non sia prevista alcuna retribuzione economica, ma solo «forme di incentivazione». «La donazione di cellule riproduttive è atto volontario, altruista, gratuito - si legge nelle linee guida del Ministero -, ma non si escludono forme di incentivazione in analogia con quanto previsto per donazione di altre cellule, organi o tessuti, purché non siano di tipo economico».
        I gameti donati vengono conservati nelle banche del seme: in Italia ne esistono numerose, sono presenti in quasi tutti i centri per il trattamento della sterilità (ed esistono anche strutture private che effettuano il congelamento dei gameti), ma per ora contengono per la maggior parte (almeno nei centri pubblici) campioni seminali raccolti per motivi di salute, per esempio nel caso di pazienti che sperano di avere figli in futuro nonostante la perdita di fertilità causata dalla malattia. Ci sono anche migliaia di ovociti congelati in Italia, sempre per gli stessi motivi. Questi gameti non rispondono agli standard richiesti oggi per la fecondazione assistita e dunque non possono essere utilizzati per l’eterologa. Fanno eccezione alcune cliniche private, che riescono almeno in parte a far fronte alla richiesta di interventi di fecondazione eterologa con donatori reperiti in loco. Il problema della mancanza di donatori non è solo italiano: recentemente la UK National Sperm Bank, banca nazionale dello sperma inglese, ha ammesso di avere solo 9 donatori e avviato una campagna per sensibilizzare gli uomini. Il problema è la mancanza di anonimato, stabilita in Gb da una legge del 2005: i figli dei donatori, una volta maggiorenni, hanno il diritto di conoscere il nome del padre biologico, anche se questo non comporta alcuna conseguenza legale.

La questione dell’anonimato

        In Italia l’anonimato è invece garantito: sarà possibile tracciare il donatore di ovuli o spermatozoi solo per motivi di salute del nato. Solo una volta compiuti i 25 anni, il nato con la fecondazione eterologa avrà la possibilità di conoscere l’identità del padre o madre biologici: a questo punto il donatore viene ricontattato e, se lo decide, potrà rivelare la propria identità. Un punto problematico, a parere di alcuni esperti, dato che tra alcuni anni (una ventina, si presume) alcuni figli dell’eterologa potrebbero avere il desiderio di conoscere il proprio padre - o madre - biologico (anche contro la volontà di quest’ultimo) e si rischia un fioccare di cause nei tribunali.

Fonte http://www.corriere.it/salute/cards/banche-seme-come-funzionano/fialetta-sbagliata_principale.shtml

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