Hanno speso 10.500 euro. E ora chiedono alla Regione di avere il rimborso delle cure, in base dalla direttiva europea che disciplina la mobilità sanitaria. "Perché l'eterologa è una cura per la sterilità che in Italia non potevamo ottenere in tempi certi. Per questo siamo andati in Spagna. La direttiva prevede che le cure all'estero siano rimborsate dal Paese di provenienza: è quello che chiediamo. E siamo pronti ad andare in tribunale per ottenerlo".
Nella Lombardia che ha imposto alle coppie di fare l'eterologa pagando di tasca propria, Andrea, 38 anni, è più agguerrito che mai: vive in un comune dell'hinterland, e dopo tre tentativi di omologa andati a vuoto all'Humanitas, ha deciso con la moglie di volare a Barcellona per un ciclo di eterologa, grazie al quale lo scorso marzo hanno scoperto di aspettare due gemelli. Una grande gioia, che però è stata accompagnata sin da subito da un intenso lavoro di ricerca, "per capire se della cifra spesa era possibile avere un rimborso, perlomeno parziale. Non per una questione finanziaria, ma di tutela dei nostri diritti", dice Andrea. Che è arrivato a una svolta quando ha scoperto la direttiva 2011/24/Ue, recepita da un legge italiana del 2014: stabilisce che i cittadini di un Paese Ue possano curarsi in uno degli stati comunitari con il rimborso del loro servizio sanitario. "Questo nel caso in cui nel proprio Paese non sia possibile avere le cure - spiega Andrea - e le terapie rientrino nei livelli essenziali di assistenza, i Lea". Ossia, le patologie a carico della sanità pubblica.
"Il caso dell'eterologa è particolare, perché sebbene sia stato annunciato che rientrerà nei Lea, ancora non è così - ricorda lui, che si è rivolto alla Casa dei diritti del Comune - In Lombardia però l'omologa è pagata dal servizio sanitario, tant'è che per i nostri tre tentativi abbiamo pagato solo un ticket di 36 euro. In più il Tar ha dichiarato illegittima la decisione della Regione di far pagare l'eterologa, sostenendo che fosse discriminatoria, dato che l'omologa viene rimborsata: è a questo che ci appelliamo".
Il caso ha un precedente: in Emilia l'anno scorso una coppia è riuscita a farsi rimborsare l'eterologa,appellandosi appunto alla direttiva Ue. "Questo mi ha fatto capire che ci sono degli appigli - ricorda Andrea - L'Asl ha rifiutato la nostra domanda, che abbiamo presentato con un modulo 'fai-da-te' visto che allo sportello neanche volevano darci quello ufficiale. Ora faremo ricorso in autotutela e se, come ci aspettiamo, la domanda sarà bocciata di nuovo, andremo da un giudice. È una strada lunga e costosa, ma è una questione di principio".
Fonte http://milano.repubblica.it/cronaca/2016/05/22/news/fecondazione_eterologa_rimborso-140320418/?ref=search
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