I bambini concepiti con il metodo IVM, ossia la maturazione in vitro degli ovociti, non mostrerebbero differenze nelle funzioni cognitive a due anni rispetto a quelli nati da fecondazione in vitro (IVF) o da iniezione di spermatozoi intra-citoplasmatica (ICSI), o concepiti spontaneamente. E’ quanto osserva uno studio tedesco pubblicato su Human Reproduction.
Lo studio
Thomas Strowitzki dell’Università Ruprecht-Karls di Heidelberg in Germania insieme ai suoi colleghi, ha condotto il primo studio controllato, in singolo cieco, prospettico, sullo sviluppo mentale dei bimbi nati dopo IVM. Lo studio ha incluso 21 gravidanze con concepimento IVM ottenute presso l’Università di Heidelberg tra il 2009 e il 2015. Ciascun caso è stato confrontato con bimbi nati con metodi FIVET e ICSI. I dati di 40 bambini concepiti spontaneamente sono stati utilizzati come ulteriore controllo ai due anni.
I ricercatori hanno effettuato l’ecografia di 62 embrioni allo screening del primo trimestre, di 57 feti alla 21 settimana di gravidanza, di 60 neonati alla nascita e di 37 bambini al loro secondo compleanno. L’endpoint primario era lo sviluppo mentale all’età di 2 anni secondo il punteggio dell’indice Bayley-II. I risultati non hanno mostrato differenze significative tra i piccoli concepiti con il metodo IVM nelle varie tappe di sviluppo rispetto agli altri bambini.
“Siccome la procedura IVM ha il potenziale per essere la più diffusa al mondo, dobbiamo sapere se ci sono eventuali rischi futuri per la prole concepita secondo questo metodo”, afferma Mindy F. Christianson che lavora presso la Divisone di Endocrinologia riproduttiva e infertilità della Johns Hopkins University School of Medicine di Lutherville in Maryland. Secondo la dottoressa Christianson, la procedura IVM offre vantaggi a specifiche popolazioni, come le donne malate di cancro. Questo studio aggiunge ulteriori informazioni rispetto a studi precedenti, tuttavia i dati devono essere interpretati con cautela a causa delle piccole dimensioni del campione.
Fonte http://www.quotidianosanita.it/scienza-e-farmaci/articolo.php?articolo_id=50426
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