Con la collaborazione del professor Giovanni Corsello, ordinario di pediatria dell’Università di Palermo e presidente della Società italiana di pediatria (Sip).
Il boom di allergie fra i bambini preoccupa la comunità scientifica. Negli ultimi 20 anni sono infatti triplicate, con il 20-25% di popolazione pediatrica che ne è affetta. In crescita sono tutti i tipi di allergie che si manifestano nei primi tre mesi di vita ma “In particolare – come spiega il professor Giovanni Corsello, ordinario di pediatria dell’Università di Palermo e presidente della Società italiana di pediatria (Sip) - quelle respiratorie e cutanee”.
Prevenirle nei neonati e nei più piccoli è possibile, ma la cura deve partire sin dalla gestazione.
Fattori di rischio e probiotici
“Oggi sappiamo – afferma Corsello - che gli inquinanti ambientali e il fumo di sigaretta hanno sicuramente un ruolo nell’amplificare il rischio allergie soprattutto quando c’è una predisposizione genetica”.
Un’arma può essere l’assunzione, quando c’è familiarità con le allergie, dei probiotici durante l’ultimo trimestre d’attesa. Evidenze scientifiche e indagini, dimostrano infatti come svolgano un ruolo utile di interazione con il sistema immunitario: “A livello intestinale, questa popolazione di batteri regola il modo in cui il sistema immunitario si sviluppa e favorisce la tolleranza di alcuni alimenti, riducendo il rischio reazioni anomale di tipo allergico”.
Attenzione però: i lavori scientifici sono stati eseguiti con probiotici di cui è documentata una funzione positiva, ovvero le categorie dei lactobacilli e bifidobatteri. Di quelli che vengono pubblicizzati come contenuti nello yogurt non si hanno evidenze soprattutto in termini di qualità e quantità. Quindi, per la giusta assunzione meglio chiedere al pediatra o al neonatologo e mai lanciarsi in cure fai-da-te nelle prime fasi della vita del neonato perché potrebbero essere dannose.
Sì all’allattamento
Una delle strategie di prevenzione abbracciata da tempo è l’incentivo all’allattamento materno. “Il latte materno – sottolinea il pediatra - non solo è un alimento naturale che garantisce i processi di crescita del bambino ma esercita anche una protezione biologica dell’organismo verso alcune malattie, comprese quelle allergiche”.
In Italia, mentre il primo trimestre di vita vede un’alta percentuale di mamme che allattano, nei successivi tre mesi si registra un crollo: è stimato infatti che solo il 10% delle donne allatti per tutto il primo semestre. “Un dato troppo basso – commenta Corsello -. Il latte materno va promosso per il primo anno di vita, e almeno nei primi sei mesi deve essere l’alimento esclusivo perché è grazie a questo che il bambino impara a tollerare gli alimenti senza innescare reazioni allergiche. Come Società di pediatria – aggiunge - abbiamo chiesto degli interventi sulle politiche sociali che incentivino un ripensamento dell’organizzazione del lavoro e della società sulla base delle esigenze dell’allattamento. Non solo per i bambini di oggi, ma anche per gli adulti di domani”. Senza dimenticare che, come ha ricordato recentemente l’OMS i bambini che non hanno allattamento materno sono anche quelli più a rischio di malattie infettive (link news).
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