Fra i fenomeni ai quali si fa più attenzione quando si tenta il concepimento c’è quello del gruppo sanguigno ed il fattore Rh.
Ma cosa c’entra il gruppo sanguigno con la gravidanza? In generale, al di fuori del caso delle trasfusioni, ha poca importanza, ma durante la gravidanza risulta davvero fondamentale sapere di che gruppo si è.
Se la madre è di gruppo sanguigno A, B, o AB positivo, allora non ha bisogno di conoscere il gruppo sanguigno del padre. Un discorso a parte invece si fa se la madre è di gruppo sanguigno 0 positivo. In questo caso dovrebbe controllare di che gruppo è il marito, in quanto se fosse A, B o AB il bambino potrebbe presentare l’ittero da incompatibilità AB0.
Questa è una malattia che si verifica solamente nel 20-25% dei casi in cui i genitori siano di gruppo sanguigno 0 positivo/ A, B o AB.
In questi casi il corpo della madre produce degli anticorpi autoimmuni che attraversano anche la placenta, entrano nel corpo del feto e distruggono i globuli rossi, causando il classico ittero (cioè la colorazione giallastra della pelle) e anemia.
Bisogna anche considerare l’esame del fattore Rh, una delle prime analisi che la donna in gravidanza deve effettuare. Il fattore Rh è un antigene che si torva sulla superficie dei globuli rossi del sangue, ma non in tutte le persone. Se una donna ha questo antigene, allora è Rh positiva; al contrario, è Rh negativa. Conoscere il fattore Rh serve per sapere in anticipo se ci potrà essere un’incompatibilità fra il sangue della madre e quello del feto.
Nel caso in cui la madre sia Rh Positiva e anche il padre lo sia, non bisogna fare nessuna terapia.
Diverso è invece il caso in cui Rh positivo è solamente il padre, mentre la madre è Rh negativo; allora il bambino ha il 50% di possibilità di nascere Rh negativo.
Il problema si verifica non nella prima gravidanza ma nelle eventuali successive, giacché se la madre fosse Rh positiva e il bambino no, il loro sangue, incrociandosi al momento del parto, potrebbe far sì che il corpo della madre crei degli anticorpi che nelle gravidanze successive alla prima potrebbero aggredire i globuli rossi del bimbo.
In caso in cui il bambino nasca da madre con Rh positivo e padre con Rh negativo o viceversa, dopo la nascita si effettua l’esame sul bambino. Si raccoglie subito un campione di sangue dal cordone ombelicale per poter determinare questo parametro. Se il piccolo ha fattore Rh positivo, la mamma subisce subito un’iniezione di anticorpi che evita che possa verificarsi il problema nelle gravidanze successive.
Un altro fattore che riguarda gruppi sanguigni e gravidanza è la maggiore difficoltà che hanno le donne di gruppo 0 a concepire, in quanto hanno una riserva di cellule uomo inferiore. Tale difficoltà è stata confermata da una ricerca dell’Albert Einstein College of Medicine di New York. Le donne che hanno concentrazione di ormone follicolo stimolante (Fsh) più alte hanno più difficoltà a concepire.
Fonte http://mammaoggi.it/gravidanza-gruppi-sanguigni-bisogna-preoccuparsi/
Ma cosa c’entra il gruppo sanguigno con la gravidanza? In generale, al di fuori del caso delle trasfusioni, ha poca importanza, ma durante la gravidanza risulta davvero fondamentale sapere di che gruppo si è.
Se la madre è di gruppo sanguigno A, B, o AB positivo, allora non ha bisogno di conoscere il gruppo sanguigno del padre. Un discorso a parte invece si fa se la madre è di gruppo sanguigno 0 positivo. In questo caso dovrebbe controllare di che gruppo è il marito, in quanto se fosse A, B o AB il bambino potrebbe presentare l’ittero da incompatibilità AB0.
Questa è una malattia che si verifica solamente nel 20-25% dei casi in cui i genitori siano di gruppo sanguigno 0 positivo/ A, B o AB.
In questi casi il corpo della madre produce degli anticorpi autoimmuni che attraversano anche la placenta, entrano nel corpo del feto e distruggono i globuli rossi, causando il classico ittero (cioè la colorazione giallastra della pelle) e anemia.
Bisogna anche considerare l’esame del fattore Rh, una delle prime analisi che la donna in gravidanza deve effettuare. Il fattore Rh è un antigene che si torva sulla superficie dei globuli rossi del sangue, ma non in tutte le persone. Se una donna ha questo antigene, allora è Rh positiva; al contrario, è Rh negativa. Conoscere il fattore Rh serve per sapere in anticipo se ci potrà essere un’incompatibilità fra il sangue della madre e quello del feto.
Nel caso in cui la madre sia Rh Positiva e anche il padre lo sia, non bisogna fare nessuna terapia.
Diverso è invece il caso in cui Rh positivo è solamente il padre, mentre la madre è Rh negativo; allora il bambino ha il 50% di possibilità di nascere Rh negativo.
Il problema si verifica non nella prima gravidanza ma nelle eventuali successive, giacché se la madre fosse Rh positiva e il bambino no, il loro sangue, incrociandosi al momento del parto, potrebbe far sì che il corpo della madre crei degli anticorpi che nelle gravidanze successive alla prima potrebbero aggredire i globuli rossi del bimbo.
In caso in cui il bambino nasca da madre con Rh positivo e padre con Rh negativo o viceversa, dopo la nascita si effettua l’esame sul bambino. Si raccoglie subito un campione di sangue dal cordone ombelicale per poter determinare questo parametro. Se il piccolo ha fattore Rh positivo, la mamma subisce subito un’iniezione di anticorpi che evita che possa verificarsi il problema nelle gravidanze successive.
Un altro fattore che riguarda gruppi sanguigni e gravidanza è la maggiore difficoltà che hanno le donne di gruppo 0 a concepire, in quanto hanno una riserva di cellule uomo inferiore. Tale difficoltà è stata confermata da una ricerca dell’Albert Einstein College of Medicine di New York. Le donne che hanno concentrazione di ormone follicolo stimolante (Fsh) più alte hanno più difficoltà a concepire.
Fonte http://mammaoggi.it/gravidanza-gruppi-sanguigni-bisogna-preoccuparsi/
Nessun commento:
Posta un commento