La scoperta che il DNA fetale può essere estratto dal sangue materno già dalla decima settimana di gravidanza ha rivoluzionato la diagnostica prenatale. Inizialmente predisposto per indagare le tre principali aneuploidie cromosomiche: trisomia 13 o Sindrome di Patau, 18 o Sindrome di Edwards, 21 o Sindrome di Down e le anomalie dei cromosomi sessuali, allo stato attuale la versione più avanzata del Test prenatale non invasivo (NIPT) riesce ad effettuare lo studio della mappa cromosomica completa e 9 tra le più comuni sindromi da microdelezione.
La determinazione del sesso del nascituro, oltre che notizia gradita ai genitori, risulta di grande utilità per malattie genetiche legate al sesso come la Sindrome dell’X Fragile.
Il test se negativo va considerato rassicurante e i falsi positivi sono molto rari. Specificità e sensibilità sono significativamente superiori rispetto allo screening non invasivo combinato o Bi Test (TN+PAPP-A/βHCG) i cui falsi positivi si attestano intorno al 5% circa. Proprio per questo, i NIPT riducono drasticamente il ricorso alle indagini diagnostiche invasive, riducendo di fatto il numero degli aborti collegati a queste tecniche e le possibili, se pur rare, complicanze per le gestanti. Se il NIPT è positivo va eseguita l’amniocentesi meglio se con cariotipo molecolare con tecnica Array-CGH. Il DNA anomalo rilevato potrebbe derivare dalla placenta e non dal feto (discrepanza feto-placentare).
Il vero limite dei NIPT è il costo anche se sempre più coppie decidono di effettuarlo.
In maggio 2015, il Ministero Italiano della Salute ha pubblicato le linee guida per il corretto utilizzo dei NIPT basati sullo studio del cell-free DNA (cfDNA) fetale. Tra gli aspetti esaminati: metodiche, impatto sociale ed economico, sensibilità e specificità, è posta particolare attenzione alla Frazione Fetale (FF) ovvero la quantità di cfDNA fetale rilevata nel campione di sangue analizzato rispetto al cfDNA materno totale. Secondo la letteratura scientifica e le linee guida nazionali e internazionali per essere affidabile il risultato deve essere ottenuto da una percentuale di DNA fetale libero non inferiore al 4% del totale del DNA libero presente nel sangue materno.
Ad oggi non si conosce ancora il reale “limit of detection” (LOD) di FF al quale una specifica metodologia possa identificare una aneuploidia fetale. La presenza di una bassa FF oltre che richiedere la ripetizione del test, è associata ad un aumentato rischio di aneuploidie fetali ed è negativamente correlata con il peso materno. Infatti, l’aumentata quantità del cfDNA materno in donne obese può mascherare la FF rendendo difficoltoso lo screening delle aneuploidie. Come gestire questi casi?
Nel 2015 uno studio italiano ha determinato il LOD dell’analisi NIPT per valutarne specificità e sensibilità in pazienti con una FF<4% basandosi sulla tecnologia MPS. In questo studio la validazione e l’applicazione clinica del protocollo NIPT con un valore limite della FF del 2%, ha permesso di identificare 25 (23.8%) aneuploidie con FF compresa tra 2 e 4%. In queste pazienti le aneuploidie riscontrate non sarebbero state identificate utilizzando NIPT con limite del FF>4%. Dall’applicazione clinica del test non è stato ottenuto nessun falso negativo e i valori di sensibilità e specificità non sono stati influenzati dalla presenza di campioni con bassi livelli di FF. L’analisi statistica dei dati ha dimostrato che esiste un incremento di circa 6-volte (p>0.001) dell’incidenza di aneuploidie nei campioni con con FF 2-4% versus quelli con una FF>4%.
L’applicazione di un protocollo NIPT con un valore limite della FF del 2% capace di analizzare con accuratezza anche campioni con bassi livelli di FF offre quindi diversi vantaggi. In primis riduce il numero delle cancellazioni del test e delle ripetizioni del prelievo di sangue materno, che in caso di secondo insuccesso invierebbero la gestante ad un test diagnostico invasivo. Nelle donne in forte sovrappeso potrebbe ridurre le possibilità di un fallimento del test e rappresentare una più che valida opzione per altre metodologie di NIPT con limite di FF maggiore del 4%.
I NIPT vengono eseguiti dai laboratori di genetica accreditati. Inizialmente le company erano localizzate in USA, Inghilterra e Cina, ma già da alcuni anni le tecniche di sequenziamento NGS (Next Generation Sequencing) volte all’esecuzione dei NIPTS sono state importate anche da alcuni laboratori italiani, così garantendo maggior tutela per la tracciabilità e stabilità dei campioni di sangue che non viaggiano per il mondo rischiando di deteriorarsi a per eventuali ritardi di consegna, vengono refertati in italiano e inviati direttamente al ginecologo.
Fonte http://newsicilia.it/scienze/nipt-sempre-piu-allavanguardia/270291
La determinazione del sesso del nascituro, oltre che notizia gradita ai genitori, risulta di grande utilità per malattie genetiche legate al sesso come la Sindrome dell’X Fragile.
Il test se negativo va considerato rassicurante e i falsi positivi sono molto rari. Specificità e sensibilità sono significativamente superiori rispetto allo screening non invasivo combinato o Bi Test (TN+PAPP-A/βHCG) i cui falsi positivi si attestano intorno al 5% circa. Proprio per questo, i NIPT riducono drasticamente il ricorso alle indagini diagnostiche invasive, riducendo di fatto il numero degli aborti collegati a queste tecniche e le possibili, se pur rare, complicanze per le gestanti. Se il NIPT è positivo va eseguita l’amniocentesi meglio se con cariotipo molecolare con tecnica Array-CGH. Il DNA anomalo rilevato potrebbe derivare dalla placenta e non dal feto (discrepanza feto-placentare).
Il vero limite dei NIPT è il costo anche se sempre più coppie decidono di effettuarlo.
In maggio 2015, il Ministero Italiano della Salute ha pubblicato le linee guida per il corretto utilizzo dei NIPT basati sullo studio del cell-free DNA (cfDNA) fetale. Tra gli aspetti esaminati: metodiche, impatto sociale ed economico, sensibilità e specificità, è posta particolare attenzione alla Frazione Fetale (FF) ovvero la quantità di cfDNA fetale rilevata nel campione di sangue analizzato rispetto al cfDNA materno totale. Secondo la letteratura scientifica e le linee guida nazionali e internazionali per essere affidabile il risultato deve essere ottenuto da una percentuale di DNA fetale libero non inferiore al 4% del totale del DNA libero presente nel sangue materno.
Ad oggi non si conosce ancora il reale “limit of detection” (LOD) di FF al quale una specifica metodologia possa identificare una aneuploidia fetale. La presenza di una bassa FF oltre che richiedere la ripetizione del test, è associata ad un aumentato rischio di aneuploidie fetali ed è negativamente correlata con il peso materno. Infatti, l’aumentata quantità del cfDNA materno in donne obese può mascherare la FF rendendo difficoltoso lo screening delle aneuploidie. Come gestire questi casi?
Nel 2015 uno studio italiano ha determinato il LOD dell’analisi NIPT per valutarne specificità e sensibilità in pazienti con una FF<4% basandosi sulla tecnologia MPS. In questo studio la validazione e l’applicazione clinica del protocollo NIPT con un valore limite della FF del 2%, ha permesso di identificare 25 (23.8%) aneuploidie con FF compresa tra 2 e 4%. In queste pazienti le aneuploidie riscontrate non sarebbero state identificate utilizzando NIPT con limite del FF>4%. Dall’applicazione clinica del test non è stato ottenuto nessun falso negativo e i valori di sensibilità e specificità non sono stati influenzati dalla presenza di campioni con bassi livelli di FF. L’analisi statistica dei dati ha dimostrato che esiste un incremento di circa 6-volte (p>0.001) dell’incidenza di aneuploidie nei campioni con con FF 2-4% versus quelli con una FF>4%.
L’applicazione di un protocollo NIPT con un valore limite della FF del 2% capace di analizzare con accuratezza anche campioni con bassi livelli di FF offre quindi diversi vantaggi. In primis riduce il numero delle cancellazioni del test e delle ripetizioni del prelievo di sangue materno, che in caso di secondo insuccesso invierebbero la gestante ad un test diagnostico invasivo. Nelle donne in forte sovrappeso potrebbe ridurre le possibilità di un fallimento del test e rappresentare una più che valida opzione per altre metodologie di NIPT con limite di FF maggiore del 4%.
I NIPT vengono eseguiti dai laboratori di genetica accreditati. Inizialmente le company erano localizzate in USA, Inghilterra e Cina, ma già da alcuni anni le tecniche di sequenziamento NGS (Next Generation Sequencing) volte all’esecuzione dei NIPTS sono state importate anche da alcuni laboratori italiani, così garantendo maggior tutela per la tracciabilità e stabilità dei campioni di sangue che non viaggiano per il mondo rischiando di deteriorarsi a per eventuali ritardi di consegna, vengono refertati in italiano e inviati direttamente al ginecologo.
Fonte http://newsicilia.it/scienze/nipt-sempre-piu-allavanguardia/270291
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