mercoledì 18 ottobre 2017

Amniocentesi: quando farla, i rischi e il costo

L’amniocentesi è un esame che consiste in un prelievo transaddominale di liquido amniotico dall’utero. Con questa procedura si ottengono dei campioni biologici che permettono di effettuare la cosiddetta diagnosi prenatale. Questo esame permette infatti di individuare problemi cromosomici, in particolare la cosiddetta trisomia 21, cioè la Sindrome di Down, le malattie ereditarie del feto e alcune malattie del sistema nervoso centrale.

Grazie all’analisi del liquido amniotico prelevato, viene stabilito il cariotipo del feto, cioè la sua "carta d’identità" cromosomica. Se all’analisi del liquido amniotico risulta un’anomalia del cariotipo fetale, i genitori possono decidere, con l’aiuto dei medici, di ricorrere all’aborto. Se il medico ti ha consigliato l’amniocentesi, puoi approfondire le ragioni che portano ad eseguire questo esame, il suo svolgimento e i rischi ad esso connessi, tenendo sempre presente che l’amniocentesi non è obbligatoria.
Esiste inoltre un esame innovativo, il Praenatest, che aiuta a scoprire se il feto è affetto da sindrome di Edwards o di Patau.

Quando è consigliato fare l'amniocentesi?
Amniocentesi L’amniocentesi di solito viene consigliata o addirittura raccomandata alle donne che hanno superato i 35 anni perché con l’età aumentano i casi di trisomia 21. È consigliata anche nel caso in cui ci sia forte rischio di malattie ereditarie o di famiglie con precedenti casi di Sindrome di Down. A volte alcune donne si rifiutano di sottoporsi a questo esame, per motivi etici o personali, ma in ogni caso se il medico prescrive l’amniocentesi o la consiglia caldamente, significa che c’è una motivazione dettata da ragioni mediche. In ogni caso anche prima dell'amniocentesi è possibile sottoporsi a un altro esame di diagnosi prenatale, la villocentesi.

Da che settimana di gravidanza si può fare?
L’amniocentesi può essere praticata fin dalla sedicesima settimana di gravidanza. È proposta sistematicamente qualora la gravidanza presenti dei rischi conclamati e a tutte le future mamme dai 35 anni in su. Può essere prescritta anche più tardi, oltre la ventesima settimana in caso di gravidanze a rischio, come quelle in cui si verifica l’incompatibilità del fattore Rh, qualora ci sia una sospetta malformazione neurologica o all’apparato digerente e, ancora, nei casi di insofferenza fetale che necessitino un intervento immediato.

Sì o no? L'obbligo di informazione per decidere se farla
Amniocentesi Ogni donna che sia in una situazione di incertezza deve avere l’opportunità di chiarire ogni dubbio e porre quindi al medico tutte le domande che desidera. A sua volta il medico ha l’obbligo legale di rispondere e di offrire tutte le informazioni sull’amniocentesi e su tutte le conseguenze e i rischi ad esso connessi. Ogni futura madre deve avere piena consapevolezza del perché effettuare questo esame. È questo infatti l’unico modo per affrontare con fiducia e serenità l’amniocentesi. In ogni caso, prima dello svolgimento dell’esame, la futura mamma firma il cosiddetto consenso informato all’esecuzione dell’amniocentesi, attestando di essere a conoscenza di tutte le informazioni.
Come si esegue un'amniocentesi?
Innanzitutto viene eseguita un’ecografia morfologica che determina eventuali anomalie nel feto. Si osservano l’attività cardiaca, l’estensione della placenta, le pareti dell’utero. Successivamente il medico si concentra sulla posizione del feto e sul liquido amniotico. Viene scelto il punto di inserimento dell’ago, lontano dalla placenta e dalla testa del feto. Attraversando la parete addominale si procede al prelievo di 15-20 ml di liquido amniotico. Nonostante l’assenza di anestesia, la madre non prova dolore, ma solo un semplice fastidio, come quello che si percepisce con una normale puntura. Il calibro dell’ago infatti è sottilissimo.

Quanto dura?
La durata dell’amniocentesi è di trenta minuti al massimo, compresa l’ecografia. Possono presentarsi delle piccole difficoltà, ad esempio nel caso in cui la placenta sia posizionata nella parte anteriore dell’utero o nel caso in cui la madre abbia un fattore Rh negativo. In questo caso è necessaria la somministrazione di immunoglobuline anti-D per prevenire un’eventuale immunizzazione Rh. In ogni caso, dopo il prelievo, è raccomandato alle future mamme di riposarsi per due giorni, di non fare alcuno sforzo e possibilmente di rimanere tranquille a casa. In caso di contrazioni, crampi, perdite di sangue o di liquido è opportuno mettersi immediatamente in contatto con un medico.

I rischi per la mamma e il bambino
Amniocentesi L’amniocentesi comporta un rischio di aborto dello 0,5-1%, cioè uno ogni 200 prelievi effettuati. A mettere un po’ a disagio è anche il gesto: l’idea di un ago che viene infilato nel ventre, vicino al feto, può fare una certa impressione. In realtà il feto non corre alcun rischio e la sensazione che le madri provano è quella di una semplice puntura. In ogni caso è sempre opportuno rivolgersi a uno specialista di comprovata esperienza, sia per ottenere informazioni, sia per effettuare l’esame.

Quanto costa fare un'amniocentesi?
Quanto costa fare l'amniocentesi? Se ti rivolgi a un ospedale pubblico, l'amniocentesi va dai 600-700 euro per testare le principali malattie cromosomiche e le trisomie (come la Sindrome di Down) agli 800-1000 euro per esami più approfonditi nella ricerca di eventuali malattie più rare. Il Servizio Sanitario Nazionale prevede invece l'amniocentesi gratuita per le donne sopra i 35 anni, o per i casi in cui ci sono comprovati fattori di rischio per le malattie cromosomiche, come ereditarietà o presenza di altri figli con malattie cromosomiche.

Fonte allfemminile.com

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