Non è sbagliato pensare che l’ambiente esterno influenzi incredibilmente la salute materna e fetale nel corso dei nove mesi. È uno studio a confermare ulteriormente ciò.
Sembrerebbe che vivere in zone aventi centrali elettriche a carbone potrebbe giocare un ruolo chiave nel determinare il peso neonatale.
Nello specifico, la presenza di queste centrali a carbone comporta un basso peso alla nascita. Come si è fatto a capire ciò? È uno studio a dimostrarlo.
Questa ricerca è stata pubblicata sulla rivista Nature Energy. Lo studio è stato condotto negli Stati Uniti, in seguito ad un incidente ad una centrale nucleare. Questo ha obbligato il territorio ad un passaggio al carbone. L’incidente di è verificato Three Mile Island e ha fatto sì che ci fosse la chiusura di diverse centrali nucleari. Queste sono state sostituite da quelle a carbone.
La ricerca della Carnegie Mellon University ha analizzato le caratteristiche cliniche dei bambini nati nelle zone investite da tale cambiamento. Nello specifico, nei 18 mesi successivi alla sostituzione delle centrali, notevoli sono stati gli esiti.
È stata dimostrata una riduzione del 5,8% di peso alla nascita. Più le mamme vivevano vicino le centrali, minore era il peso alla nascita. Inoltre, il concepimento avvenuto in prossimità della chiusura delle centrali aveva un’ influenza maggiore.
Questo significa che il carbone ha effetti sulla gravidanza e sul feto soprattutto nel primo trimestre. Diversamente, i contatti avuti con maggiore distanza e nelle ultime fasi della gravidanza risultavano relativamente più protettivi.
Il problema, secondo gli autori, sarebbe relativo al basso peso alla nascita. Un bimbo piccolo per età gestazionale potrebbe presentare dei livelli inferiori di Quoziente Intellettivo, problemi cognitivi e di salute.
Fonte http://www.passionemamma.it/2017/04/vivere-in-zone-con-centrali-a-carbone-influenza-il-peso-alla-nascita/
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