venerdì 16 dicembre 2016

L’acido folico riduce il rischio di ictus?

acido folico riduce rischi ictus    In un gruppo di partecipanti, al farmaco somministrato per il trattamento dell’ipertensione era combinata la somministrazione di acido folico, detto anche vitamina B9. Il trattamento è durato in media circa 4 anni e mezzo. In questo periodo, nel campione che aveva assunto questa sostanza, il numero di primi infarti era inferiore: 282 contro 355, con un’incidenza di 2,7% a fronte del 3,4% dell’altro gruppo. Ridotto anche il rischio di attacchi ischemici, infarti e morte cardiovascolare, mentre non sono state registrate significative differenze tra i due gruppi per l’ictus emorragico. «Già in passato alcuni studi avevano correlato il basso livello di acido folico con il rischio di malattie cardiovascolari. Ma i dati di questo studio, relativi alla prevenzione primaria in soggetti ipertesi, sono piuttosto forti», sottolinea la dottoressa Simona Marcheselli, responsabile dell’Unità operativa di Neurologia d’urgenza di Humanitas. «Nei sottogruppi con valori bassi di acido folico, l’attività protettiva del farmaco è ancora più evidente».
L’acido folico deve essere assunto con il cibo
    «Secondo altri studi, inoltre, un basso livello di acido folico è associato ad alti valori di omocisteina, una proteina con effetti pro-trombotici, ovvero che porta alla formazione di coaguli nei vasi sanguigni», aggiunge. L’ictus è la terza causa di morte dopo le malattie cardiovascolari e il cancro. Secondo la Società italiana dell’ipertensione arteriosa, in Italia si contano circa 200mila casi ogni anno, di cui l’80% sono nuovi episodi.
    L’acido folico non viene prodotto dall’organismo ma deve essere assunto con il cibo e dalla flora batterica intestinale. Lo contengono, tra gli altri, spinaci, asparagi, arance, legumi e cereali. Negli Stati Uniti è possibile acquistare alimenti “fortificati”, con aggiunta di vitamina B9. In Italia non esiste l’obbligo di produzione di alimenti fortificati, ma sono disponibili integratori a base di acido folico. «Se questi dati dovessero essere confermati – continua la specialista – si potrebbe seguire l’esempio americano per incrementare i livelli di acido folico nelle diete più povere di questa sostanza, come quella indiana. La fortificazione eviterebbe il ricorso all’assunzione di farmaci contenenti acido folico».

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