venerdì 28 dicembre 2018

Dalle pazienti oncologiche una tecnica per salvare la maternità del futuro

        Ancora poco conosciuta in Italia, è una tecnica standard già utilizzata per preservare la fertilità nelle pazienti oncologiche, che oggi può permettere anche alla donna sana di conservare i propri ovociti in attesa che le condizioni sociali, economiche ed emotive (sicurezza economica, carriera, partner ideale per esempio) le consentano di progettare una gravidanza consapevole.

        Per confrontarsi sulle potenzialità di questa procedura si sono incontrati a Roma ginecologi, esperti di medicina della riproduzione e antropologi in un meeting dal titolo Social freezing in a freezing society.

        In Italia, una coppia su quattro ha problemi di infertilità e, secondo stime dell’Organizzazione mondiale della sanità, nel 2020, una coppia su tre, nel mondo, non sarà in grado di procreare. La principale (non unica, ovviamente) causa dell’infertilità di coppia è oggi l’età in cui la donna si sente pronta per la sua prima gravidanza. Età media che è passata dai 25 anni dei primi anni Novanta agli attuali 32 e che si allontana quindi sempre più dal picco biologico picco della fertilità, cioè tra i 25 e i 35 anni.

Картинки по запросу Dalle pazienti oncologiche una tecnica per salvare la maternità del futuro        »La fertilità delle donne – ricorda Maria Giuseppina Picconeri, ginecologa esperta di medicina della riproduzione, che ha organizzato l'incontro romano con il patrocinio della Facoltà di Medicina dell’Università “La Sapienza” della Capitale- è biologicamente determinata: nasciamo con un patrimonio ovocitario definito e destinato a esaurirsi progressivamente con l’aumentare dell’età biologica. La buona notizia è che i progressi raggiunti dalla tecnica della crioconservazione, alla base dell’egg freezing, ci permettono di affermare che superare l’asincronia tra il proprio orologio biologico e le personali condizioni sociali della donna, è oggi possibile. Meglio ancora, che è possibile passare dal concetto di preservazione della fertilità, alla prevenzione dell’infertilità».

        Per avvicinarsi a questa tecnica una donna dovrebbe rivolgersi a un centro di procreazione assistita per permettere agli esperti di valutare la sua situazione e la possibilità di procedere ai passaggi successivi. Le percentuali di riuscita sono determinate dal numero degli ovociti congelati (almeno 8-10) e restano legate all’età della donna al tempo del congelamento: il momento ideale resta quello del picco della fertilità, ovvero tra i 25 e i 35 anni. Il tasso di sopravvivenza degli ovociti, a scongelamento avvenuto, è migliorato notevolmente e si aggira oggi intorno al 95% per le donne under 35, mentre le possibilità di ottenere una gravidanza sono di circa il 50% (sempre nelle under 35). Quanto ai costi, in Italia si aggirano intorno ai 3.000-3.500 Euro (contro i 12-13 mila dollari negli Stati Uniti), ai quali bisogna aggiungere 300 euro per ogni anno di conservazione.

        In conclusione, non bisogna dimenticare che il prelievo degli ovociti «è un vero e proprio intervento chirurgico – avverte Picconeri - e come ogni intervento può comportare rischi che, a volte, possono determinare anche delle complicazioni importanti. Da qui l’importanza di affidarsi a centri specializzati e di comprovata serietà professionale».

Fonte http://www.healthdesk.it/medicina/pazienti-oncologiche-tecnica-salvare-maternit-futuro-1411277172

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